Anime & Manga > Full Metal Alchemist
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Autore: Yuichan    28/08/2007    3 recensioni
In questa storia ho voluto cercare di capire il vero caratteri di questi personaggi che mi hannoi appassionato dall'inizio... cosa succederà se tutto quello di cui hanno bisogno gli venisse meno all'improvviso?
Genere: Romantico, Triste, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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26

26. Non è ancora finita

 

Riportò sia Winry che Riza a casa di Glacyer e tornò al quartier generale per riprendere il lavoro. Era rimasto alquanto scosso da quello che era accaduto in quella stanza, Ed sembrava davvero aver perso ogni speranza di poter uscire da quel luogo orribile e questo lui non riusciva ad accettarlo. In ufficio tutti i suoi compagni vollero sapere delle condizioni di Edward, trovò ad attenderlo anche il sergente Brosh e il sottotenente Ross, ormai ristabilita e rientrata in servizio da quasi una settimana. Mustang sedette alla sua scrivania incrociando le mani sotto il mento e sbuffando, trovare le parole adatte per descrivere lo stato del Fullmetal era davvero difficile.
- Colonnello Mustang, non c’è ancora permesso andare a far visita ad Edward, mi spiega il perché, sono in ansia per lui.- A parte Havoc, nessuno di loro era a conoscenza delle vere condizioni del ragazzo, nessuno di loro poteva neanche immaginare come stesse in quel momento e quanto si sentisse frustato il Flame Alchemist.
- Ed non riceve nessuno in questo momento, ha bisogno di riprendersi e stare lontano dall’esercito… , non può che giovargli.-
- Perché non la smette di prenderci in giro per una buona volta!- Maria Ross si era alzata in piedi, mettendo da parte il rispetto che doveva ad un suo superiore. - Mi spieghi questo allora?-
La donna sbattè con forza un piccolo plico di fogli sulla scrivania del colonnello e gli ordinò di leggerli attentamente. Gli occhi del Flame Alchemist si spalancarono dalla sorpresa, era un rapporto dettagliato su quello che era successo in quei giorni, del recupero del tenente Hawkeye e di Winry, della trasmutazione eseguita da Ed e di dove fosse ricoverato in quel momento. Il rapporto era firmato proprio dal colonnello Mustang.
- Chi le ha dato questo rapporto?- disse
con un filo di voce, le mani gli tremavano terribilmente.
- Era diretto all’ufficio del comandante supremo, non era stato lei a dirci di tenere tutto in segreto? Devo dedurre che sia un modo come un altro per ottenere una gratifica e magari una promozione a generale di brigata per caso?-
- Sottotenente Ross, cerca di calmarti è sempre un nostro superiore…- Brosh era intervenuto per calmare la rabbia della donna, parlando in quel modo rischiava una punizione se non direttamente il posto e lui non avrebbe mai accettato che la donna di cui era innamorato venisse punita, visto che era stato lui ad intercettare quel rapporto qualche ora prima.
- Al diavolo i gradi, il rispetto e altre stupidaggini! Io amo quel ragazzino da profondo del mio cuore e non le permetterò di sfruttare quello che è successo per ottenere una promozione… adesso lei mi spiega che significa che Ed è chiuso in un istituto d’igiene mentale, che gli è successo?!- Stava gridando, non riusciva più a controllare le sue emozioni, gli occhi le si erano riempiti di lacrime senza volerlo, nonostante avesse promesso a se stessa di non piangere davanti a nessuno. A parte il sergente Brosh, nessuno in quell’ufficio cercava di calmarla, forse perché erano più che convinti che avesse ragione o si fidavano ciecamente del loro colonnello.
- Non ho scritto io il rapporto.-
- Ah no? Allora mi spieghi perché c’è scritto tutto quello che Ed ha fatto, ma non una parola sulla trasmutazione che lei e il maggiore avete fatto in ospedale per il tenente Hawkeye?-
Un’altra cocente e cruda verità gli era stata gettata addosso. Tutto sembrava fatto a posta per far credere che fosse stato proprio lui ad avvertire il comandate supremo di quello che era accaduto.
- Questo rapporto è già arrivato dal comandante supremo?-
- No signore, era sulla scrivania della sua segretaria, ma il comandante è fuori da giorni, quindi non ne sa nulla.-
- Bene sergente, ha fatto un buon lavoro.- Detto questo Mustang indossò ad una velocità impressionante i guanti alchemici, gettò il rapporto nel cestino e gli diede fuoco senza pensarci troppo. - Che tu lo creda o meno non ho redatto io questo rapporto. Quindi c’è qualcuno che sa ogni cosa, non voglio puntare il dito contro nessuno, solo che non mi fido del comandante supremo e tanto meno della sua segretaria.- E come poteva fidarsi, aveva visto quella donna molte volte e ricordava alla perfezione il suo viso, identico a quello dell’homunculus che, assieme al bambino, lo stavano costringendo a mettere in atto la trasmutazione della pietra filosofale. Non poteva essere sicuro che anche il comandante supremo fosse implicato in una simile questione, ma non poteva neanche escluderlo. Mustang si alzò dalla sedia e fece per andarsene dall’ufficio, fermato all’ultimo momento dal sottotenente.
- Voglio sapere di Ed, la prego colonnello… poi potrà punirmi per essere stata violenta nei suoi confronti.- Mustang voltò lo sguardo verso la donna, facendola indietreggiare di qualche passo. Sorrise, come per rassicurarla e le prese il braccio tirandola verso di se.
- Le va di uscire con un suo superiore sottotenente Ross? Le prometto che non mi approfitterò del mio grado in nessuna circostanza.-
Lei annuì semplicemente e si allontanò insieme al suo superiore, lasciando tutti, soprattutto Brosh, con un palmo di naso.

Erano in macchina, Mustang guidava tenendo gli occhi fissi sulla strada e non aveva detto neanche una parola da quando erano partiti, sul lato del passeggero Maria Ross era alquanto imbarazzata dalla situazione, soprattutto da quello strano silenzio.
- Colonnello… è arrabbiato con me per caso?- lo chiese a voce molto bassa, sperando che lui non si adirasse ulteriormente, ma Mustang non era il tipo da prendersela con gli altri e gli rispose rivolgendole un semplice sorriso.
- Anzi dovrei ringraziarti. Sei una donna forte e decisa, ammiro il tuo carattere.-
- La ringrazio, ma sono stata molto scortese con lei.-
Dopo qualche secondo di silenzio, Mustang decise di fermare la macchina in un piccolo parcheggio coperto, spense il motore e chiuse ogni finestrino della vettura, voltandosi verso la donna. Maria Ross rimase basita da quel modo di fare, lo aveva davanti, lo osservava mentre spostava i capelli corvini dagli occhi felini che lo contraddistinguevano, era davvero un uomo affascinante.
- In questo periodo non ho né la forza né il tempo per occuparmi di queste faccende, come ad esempio scoprire chi ha scritto quel rapporto, ma con questo non voglio dire che me ne lavo le mani.-
- Vuole che investighi io su questo caso?- gli aveva risposto senza mai staccare lo sguardo dagli occhi di lui, come se fosse stata catturata da una strana magia.
- No, nessuno di voi dovrà investigare su questo per ora e questo è un ordine, non dovete fare nulla.- lei annuì poco convinta, ma non poteva ribattere. - Ora parliamo di Ed, infondo è lui che ti interessa.- Come se si stesse sfogando, rigettò tutto quello che sapeva in un mare di parole e informazioni che Maria faticò ad assimilare tutte in una volta. Solo in quel momento lo vide davvero come un uomo normale, osservò ogni suo movimento, tutte le volte che parlava di Riza e intrecciava le dita tra loro, imbarazzato; ogni volta che nominava Winry e si spostava i capelli dal viso; oppure quando si riferiva ad Ed e si appoggiava senza forze al sedile della vettura sbuffando. Lei d’altro canto non si comportava in modo molto diverso, continuava ad accavallare le gambe ad intervalli regolari e teneva tra le mani un piccolo e ormai distrutto fazzoletto di carta.
- Povero Ed, io non avrei mai immaginato una cosa simile. E Winry come l’ha presa?-
- Non ne ho idea… non mi ha mai detto niente, continua a tenersi tutto dentro… Vorresti andare a trovare Fullmetal, credo che ti farebbe entrare.-
Lei annuì e Mustang accese nuovamente l’auto, uscì dal parcheggio e imboccò la strada per l’ospedale. Una volta arrivati era come se qualcuno le avesse attaccato un peso sul cuore, non era come andarlo a trovare in ospedale, cosa che aveva fatto un paio di volte, era una cosa completamente diversa che la metteva in difficoltà.
- Se non te la senti non sei obbligata, capisco che possa essere difficile, lo è stato anche per me.-
- No voglio andare, credo che essere chiusi qui sia molto peggio.-
Non avrebbe saputo che parole usare per descrivere quel luogo, tetro e disperato forse erano quelle che si avvicinavano di più. Come al solito, fermo davanti alla camera di Ed incontrarono il suo dottore, che li fermò prima che potessero avvertire il giovane.
- Lei chi è mi scusi? Non per essere maleducato signorina, ma Ed riceve solo due persone per ora.-
- Non si preoccupi, se Ed saprà che è qui vorrà vederla.- Il dottore rimase qualche secondo ad osservare la donna, la divisa da militare non le donava e avrebbe potuto mettere in ansia anche il ragazzo, però non si oppose oltre. Maria Ross bussò delicatamente alla porta, nuovamente fu Al a rispondere per primo.
- Al, sono Maria Ross, posso entrare?- sentì Al rivolgersi al fratello per chiedergli il permesso e stranamente, sorprendendo sia Roy che il dottore, fu proprio Ed a dirle di si, sembrava felice. La donna entrò nella stanza chiudendo la porta. In quel momento, forse curioso della reazione di Ed, il dottore invitò il colonnello ad osservare la scena in un luogo appartato. Lo portò in una stanza con un grande specchio sulla parete, da cui riuscivano a vedere la camera di Ed e la donna che si avvicinava al lettino. In quel momento Al decise di lasciarli soli e uscì senza che nessuno gli dicesse nulla.
- Ciao Ed, sono felice di vederti.- Il ragazzo sembrava eccitato nel vederla, si agitava contento cercando di attirarla verso di se e le sorrideva continuamente, il suo viso era rilassato e dolce, come quello di un bambino.
- Sono contento che il tuo braccio sia guarito e che sei venuta a trovarmi, grazie.- La donna sedette ai piedi del letto, si accorse delle cinghie in pelle che lo tenevano fermo ed era come se in quel momento le stessero stringendo il cuore. Ed si accorse che le stava osservando e alzò il braccio sano per mostrargliele meglio, alzò le spalle senza abbandonare il suo sorriso.
- Dicono che a volte divento violento per questo mi tengono legato e non avendo l’auto-mail non riesco neanche a muovermi, però… se prometto di rimanere buono, potresti liberarmi almeno la mano, mi fa male.- Lei non temeva che potesse avere reazioni violente, si fidava di lui e non riusciva a vederlo in quello stato, ci pensò bene eppure non riusciva a resistergli, si avvicinino a lui iniziando a sciogliere la cinghia. Dalla stanza il dottore osservò la scena e avvertì subito l’infermiere perché si preparasse a fermare il ragazzo se si fosse comportato male, eppure Roy non sembrava affatto in pensiero.
Maria allontanò la cinghia, facendola ricadere al lato del letto ed esaminò l’abrasione che aveva lasciato sulla pelle di Ed. Teneva la sua mano tra le sue, la sentiva più piccola del normale, era smagrito molto.
- Posso abbracciarti?- chiese lui sorprendendola.
- Certo che puoi.- Maria si avvicinò al ragazzino cingendolo con delicatezza, lui gli passò il braccio dietro al collo e poggiò la testa sul suo petto, ascoltando i battiti del cuore di lei accelerare.
- Io non ti farei mai del male, ti voglio bene. Mi piacerebbe che tu fossi la mia mamma in questo momento…- aveva abbassato la voce, adagiandosi sul suo profumo e appoggiandosi a quel calore che la distingueva da tutte le altre. Lei gli passò una mano sui capelli, li aveva lasciati sciolti e il quello stato, lo facevano sembrare ancora più piccolo.
- Ti prego portami via di qui, non fanno altro che dirmi cose cattive, continuano a ricordarmi cosa sono stato costretto a fare, mi parlano di Winry come se fosse ancora viva e io non lo sopporto più. Voglio solo essere lasciato in pace per un po’, non riesco a dimenticare di aver ucciso tutte quelle parsone…- Si strinse a lei come se fosse l’unica salvezza, come se non avesse nient’altro che lei nella vita.
- Non sei solo Ed, ci sono io adesso e anche gli altri ti sono vicini…- Ed si aggrappò alla divisa della donna, chiedendole di sdraiarsi insieme a lui, Maria poggiò la schiena alla parete mentre lui appoggiava nuovamente la testa sul suo petto, cercando un altro abbraccio. - Dormi un po’ ora, io ti rimango vicino lo prometto.-
- Mi fido di te, non mi abbandonerai come ha fatto lei.-
- Neanche lei lo ha fatto, ci credi se sono io a dirlo?- Ed alzò il viso verso di lei e gli sorrise, si avvicinò e gli poggiò un bacio veloce sulle labbra, tornando poi nella posizione di prima.
- Va bene… se lo dici tu non posso arrabbiarmi… mi manca tanto…- lo aveva detto con un filo di voce prima di addormentarsi senza volerlo tra le braccia della donna.

Il dottor Krad li aveva convocati entrambi nel suo ufficio, aveva osservato bene il comportamento di Ed insieme a quella donna e se ne era compiaciuto molto.
- Non si è agitato anche se lei le ha parlato della ragazza, Edward ha piena fiducia in lei e crede a ciò che dice, potrebbe essere un buon passo avanti.-
- Però dottore vorrei che venisse liberato da quelle corde, non fanno che peggiorare la situazione.- Maria Ross era una donna risoluta e sapeva far rispettare il suo volere, il dottore sentì subito su di se il peso di quelle parole e il modo in cui le aveva dette, non poteva far altro che far pensare ad un militare quale era.
- E’ una precauzione, non sappiamo quando possa avere delle crisi e il fatto che non le ha avute oggi non significa nulla. Si rende conto di essere stata imprudente? Con questo non voglio dire che sono d’accordo nel tenerlo legato o imbottirlo di narcotici, ma a volte fatica a riconoscere persino suo fratello e questo è pericoloso per gli altri e soprattutto per lui stesso.-
Il dottore si tolse gli occhiali e li pulì con un panno, stava riflettendo sulla condizione di Edward, come faceva da giorni. Inforcò nuovamente le lenti e incrociò le mani sul mento.
- Io credo che sia giunto il momento di mettere Edward davanti alla verità, deve vedere la ragazza, capire che è viva e rendersi conto che non è solo. Se ci riusciamo possiamo sperare di fargli superare anche il trauma di ciò che ha fatto.-

Edward Elric, quindici anni. Alchimista di Stato all’età di dodici anni e conosciuto con il nome di Fullmetal Alchemist. Orfano di madre, padre scomparso, l’unico famigliare in vita è il fratello minore Alphonse. Del passato di entrambi e di come abbiamo potuto ridurre i loro corpi in quello stato non so molto. Il paziente presenta gravi disturbi della psiche e perdite di memoria riconducibili ad un forte trauma. Pur di salvare la ragazza di cui probabilmente era innamorato, Winry Rockbell, è stato costretto ad uccidere molte persone con una trasmutazione alchemica. Lo shock lo ha portato a credere che anche la ragazza sia perita in quello scontro, responsabile il soggetto nominato da tutti come Envy. Un ragazzo dal passato oscuro, sembra essere fratello maggiore di Edward, ma manifesta una forte schizofrenia e sadismo. Da quando è stato ricoverato ha ricevuto poche persone, tra cui il fratello minore, il colonnello Roy Mustang e il sottotenente Maria Ross. Di particolare interesse il rapporto con quest’ultima. Fino ad ora il ragazzo si è sempre rifiutato di sentire nominare il nome di Winry, reagendo con violenza contro chiunque gli dicesse che la ragazza era viva, al contrario non ha avuto nessuna reazione quando è stata la donna a dirlo. La vede come una specie di figura materna, quindi un qualcosa di sacro e intoccabile. Per ora è l’unico miglioramento appurato da quando è stato ricoverato. Ho parlato anche con la ragazza, ha riportato una temporanea cecità e difficoltà di movimento dovuta ad un avvelenamento. Mi ha messo al corrente di molti dettagli che il colonnello Mustang mi ha tenuto nascosti, ho compreso meglio il rapporto che lega Edward alla ragazza ed a Envy. Ad ogni modo vorrei mettere Edward davanti alla realtà, comprendere quale reazione possa avere vedendo la ragazza viva con i suoi occhi, visto che fin ora si sono incontrati solo una volta e il paziente non era in grado di capire la situazione in quanto sotto sedativi, dopo una violenta crisi…”

Il dottore aveva riletto e riletto più volte i suoi appunti cercando qualche soluzione meno drastica, ma non ne aveva trovata. Quella mattina si era diretto nella stanza del giovane, aveva fatto uscire il fratello e si era seduto accanto al letto.
- Buongiorno Edward, come ci sentiamo oggi?-
- Meglio da quando mi avete slegato.- sembrava sereno e questo rese felice il medico.
- Ti sei comportato bene in questi giorni, devo dedurre che la visita di quella donna ti abbia giovato?-
- Si, lei è una persona speciale.- Lo aveva detto sorridendo, era la prima volta che aveva una simile reazione parlando di una persona del suo passato. Di solito o non ne parlava affatto o aveva una reazione violenta.
- Te la senti di rispondere a qualche domanda?- Annuì semplicemente, aveva promesso al sottotenente di collaborare e lo avrebbe fatto pur di uscire da quel luogo. Il dottore prese la sua cartella e una penna iniziando ad annotare tutto quello che gli avrebbe detto.
- Edward come ti senti da quando il sottotenente Ross viene a trovarti tutti i giorni?-
- Sto bene, lei è gentile con me e non cerca di farmi del male, vuole aiutarmi.-
- Ma anche gli altri vogliono aiutarti. Che mi dici di tuo fratello Alphonse.-
- Lui è molto paziente con me, a volte è lui il maggiore tra i due. La mia vita non avrebbe senso senza di lui.-
Tutte queste cose lui le sapeva bene, ma era un modo come un altro per mettere il giovane a suo agio, farlo parlare era la soluzione migliore.
- Perché non mi racconti qualcosa tu adesso, va bene tutto.-
- Che dovrei dirle?- Nonostante sembrasse riluttante, la cosa lo aveva incuriosito non poco e di questo il dottor Krad se ne compiacque.
- Quello che vuoi, ad esempio se c’è qualcosa a cui pensi spesso in questo periodo, qualche desiderio o magari qualcosa del tuo passato. Scegli tu.-
Rimase qualche secondo a riflettere su cosa dire, non era semplice visto che si era sempre limitato a rispondere alle sue domande.
- Ultimamente ho in mente una canzone, mi sembra di averla sentita da qualche parte, ma non ricordo dove. Mi ha messo tanta nostalgia.-
- Di cosa parlava la canzone?-
- Parlava di qualcosa che era sfuggito, pensieri e parole mai dette… giorni futuri in cui si sarebbero ricongiunti… Due persone lontane che vogliono rivedersi, ma non possono.- La cosa lo aveva incuriosito, sembrava si stesse riferendo proprio al rapporto che c’era tra lui e Winyr, anche se da solo non se ne rendeva conto, forse era davvero arrivato il momento di farli incontrare.
- Edward, vorrei che tu incontrassi una persona, lo devi fare se vuoi uscire da qui e guarire…-
- Volete farmi incontrare di nuovo il fantasma di Winry, era lei che cantava quella volta, ma lei non lo farebbe mai per me, lei non la conosce come la conosco io…-
- Devi capire la differenza tra ciò che è vero e ciò che credi… nessuno ti tradirà questa volta, ti do la mia parola che non soffrirai mai più… domani Ed la vedrai…-
- Ma io la vedo già adesso è questo che non capite. Lei è qui con me, la vera Winry non quella che volete farmi vedere e io lo proverò domani, così capirete tutti che non sono pazzo.-

   
 
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