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Autore: AngelsOnMyHeart    07/02/2013    3 recensioni
[FANFICTION IN REVISIONE DAL 15/11/2015]
[Capitoli revisionati: 11/15]
Gli anni sono trascorsi dalla vittoria dei Guardiani e la conseguente sconfitta di Pitch, l'Uomo Nero.
Dieci anni, ad essere precisi.
Tutte le attività delle Leggende sono tornate alla normalità e di quei difficili giorni, non è rimasto altro che un lontano ricordo.
Ma non tutto è esattamente tornato come prima, poiché, da quella notte, una luce sul Globo ha smesso di brillare.
Scarlett è una studentessa di diciotto anni, una semplice ragazza la cui vita non ha nulla che possa ritenersi degno di nota ma che cela nel proprio petto un peso oscuro, il quale sta lentamente trascinando la sua mente nell'oblio.
Incubi.
Da che la ragazza riesca a ricordare, la sua mente è sempre stata tempestata da neri, asfissianti ed orribili incubi e non è mai stata in grado di capire il motivo per cui questi infestassero il suo sonno. Sapeva solamente che erano sempre presenti e che, qualunque cosa facesse, sarebbero tornati notte dopo notte.
Ma il tempo inizia a stringere e, con questo, molte verità verranno a galla, portandosi dietro altre domande le cui risposte non sempre saranno un sollievo per l'anima.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pitch, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo V
Verità che feriscono (e confondono)



 
Scarlett si agitò allontanandosi, così da scrollarsi dalle spalle quella stretta che le stava facendo male.
:-Chi sei?-. Chiese con un filo di voce tremante all'uomo alto.
:-Ma come? Vorresti dire che ora non mi riconosci? Eppure tu ed io ci conosciamo da dieci anni ormai, Scarlett-. Le rispose lui con stampata in volto la più falsa delle incredulità, burlandosi di lei mentre le rivolgeva la mezzaluna del suo sorriso. Infine, senza attendere una sua risposta, le diede le spalle allontanandosi da lei, allargando teatralmente le braccia per sgranchirsi la schiena.
Al seguito di un crick ed un crack del suo collo, esclamò con entusiasmo un sonoro :-FINALMENTE!- scoppiando poi a ridere col capo rivolto verso il cielo –Non ne potevo più di starmene rintanato, laggiù, sotto i letti! Non puoi neanche immaginarti la puzza dei calzini. I tuoi poi -cielo!- non parliamone nemmeno. Cos'è che tieni nascosto sotto quel letto? Una decina di cadaveri per caso?-.
Scarlett non gli rispose, anche perché in quel momento non avrebbe proprio saputo come controbattere, il pensiero di quella creatura, nascosta sotto al suo letto per la bellezza di dieci anni, la fece rabbrividire e inoltre non credeva che l'uomo attendesse una sua reale risposta a quella provocazione. Quindi rimase perplessa a fissarlo, tenendo attentamente d'occhio anche il suo più piccolo movimento. Evidente era, più che mai, l'ondata di stupore che l'aveva appena travolta. Stava realmente facendo una grandissima fatica nel riuscire a realizzare che quell'uomo, nulla più di un completo svitato, altri non era che la causa scatenante di buona parte dei principali problemi della sua vita che, per tutti quegli anni, era stata il pari di un girone infernale.
Quante domande iniziarono a vorticare nella sua testa! Quante cose avrebbe voluto sapere, in quel momento. Al partire da chi fosse, esattamente, quella bizzarra creatura dalle fattezze umane, da dove venisse, quale era il suo scopo ma, alla fine, le sue labbra decisero che sono una domanda aveva essenziale bisogno di essere pronunciata in quel momento.
:-Perché?-. Chiese quindi, senza aggiungere nient'altro, alzando un po' la voce così da sovrastare la risata dell'uomo, così da riuscire ad avere la sua attenzione. Lui, continuando a darle le spalle, volse appena il capo per guardarla di sbieco, mostrandole il marcato profilo del suo viso che rivelò un naso quasi impossibile da descrivere: quasi aquilino ma con la linea del setto nasale perfettamente in pari con quella della fronte.
:-Oh ma è semplice-. Rispose lui continuando a sorriderle spavaldo e, come in uno dei migliori spettacoli di illusioni, la sua intera figura svanì risucchiata nel terreno, divenendo una macchia nera ed informe che scivolò rapidamente tra le foglie secche per raggiungere i piedi di Scarlett in un battere di ciglia, riemergendo infine con lo stesso identico aspetto di prima, piazzandole il viso spigoloso e scavato ad un palmo dal naso.
Scarlett odiò con tutta se stessa quel contatto così ravvicinato ma, contrastando il suo enorme desiderio di indietreggiare, decise di restare immobile al suo posto, fronteggiando l'uomo e fissandolo dritto negli occhi.
L'indice appuntito si lui andò a posarsi sul suo petto, proprio dove le batteva il cuore, ora vittima di una dolorosa tachicardia :-Voglio solamente questo-.
La risposta era chiara e concisa. Eppure lei continuava a non comprendere. Voleva il suo cuore? E per quale motivo? Iniziando a preoccuparsi ancora di più della piega che stava prendendo la situazione, gli rimandò un'occhiata perplessa, inarcando esageratamente il sopracciglio destro.
:-Vorresti il mio cuore? Cosa saresti, una specie di trafficante di organi per lupi mannari, vampiri e compagnia bella?-.
Ed eccolo lì, strano che non avesse fatto la sua apparizione già da qualche minuto. Il suo pessimo senso dell'umorismo aveva la particolare dote di presentarsi nei momenti meno opportuni, un po' come i compiti in classe a sorpresa. Anche se, a dirla tutta, la possibilità che quella domanda potesse avere un fondo di verità iniziò a spaventarla.
“Fa almeno che non brillino” pensò.
L'uomo agitò il grigio indice, proprio davanti al piccolo naso della ragazza, scuotendolo al rintoccò della sua lingua che schioccava.
:-No, non direi- le rispose ridacchiando- Vedi, non è proprio il tuo cuore ad essere nei miei interessi, mi spiace deluderti dolce fanciulla, quello di cui ho bisogno è solo quel che il tuo piccolo organo palpitante contiene. Nulla di più, è semplice no?-. Terminò la frase e le sorrise malignamente.
Bene, perfetto. Tutto apposto allora, no? Beh...no. Perché lei continuava a non capire. Cosa poteva mai rendere il suo cuore tanto speciale? Cosa poteva contenere se non sangue pulsante come quello di qualsiasi altra persona?
:-Perché proprio il mio cuore? Cos'ha di tanto speciale?-. Domando infine, sperando di ricevere finalmente una risposta definitiva ma, tutto quello che ottenne fu una forte, denigratoria e fragorosa risata. Scarlett si sentì parecchio a disagio, era davvero una domanda così sciocca da scatenare un simile sollazzo nel suo interlocutore? Abbassò quindi il capo, come era sempre stata solita fare nelle situazioni che le creavano imbarazzo, e si strinse nelle proprie braccia, spostando il terreno con la punta della scarpa.
:-Oh ma quanta tenerezza! Ovviamente hai sempre creduto di essere speciale, non è così? Perché a te sennò? Giusto? Deve sicuramente esserti riservato un ruolo importante in tutto questo casino che è stata la tua vita, è questo che ti racconti, no?-. Scarlett non poteva credere a ciò che le sue orecchie udirono. Di come l'uomo si stesse prendendo gioco di lei, sbattendole in faccia, senza alcun remore, tutte le bugie a cui si era disperatamente aggrappata in quegli anni. Riducendo quella sua piccola speranza in carta straccia, tra una risata ed un'altra.
:-Se proprio ci tieni a saperlo, è stato solo un caso- continuò a spiegare lui con estrema noncuranza -Avevo bisogno di un qualsiasi moccioso da utilizzare come possibile garanzia e...eccoti qua. Sei stata solo la prima bambina che mi è capitata tra le mani, congratulazioni!-. E scoppiò nuovamente a ridere, portando le mani contro il petto, quasi non fosse capace di riuscire a contenere tutto il divertimento. A Scarlett venne spontaneo chiedersi se ciò lo divertisse veramente a tal punto o se, molto più probabilmente, lo facesse solo per ferirla.
Tuttavia, iniziò a credere realmente di essere abbastanza stupida, visto che davvero non riusciva ancora a comprendere di cosa stesse esattamente parlando. Garanzia? Per cosa?
Ma ormai, a quel punto, iniziò a non importarle più.
Perché quelle parole riuscirono a ferirla più di mille frecce scagliate contro di lei nello stesso istante, sebbene si trovasse nel bel mezzo di una radura sentiva le sue spalle messe al muro. Costretta a far fronte ad una realtà che si stava rivelando ben peggiore di ciò che aveva sempre immaginato.
Sì, perché quell'uomo le stava tranquillamente spiegando, senza crearsi il minimo problema peraltro, che la sua vita era crollata nel fondo dell'abisso, con un biglietto di sola andata, senza una valida ragione, e se ne stava assumendo tutto il merito con evidente fierezza.
:-Quindi è tutto qui? Non c'è nient'altro. Tutto quel che ho passato, ogni tormento subito, gli incubi e le notti insonni, è stato solamente un caso e, la causa di tutto, sei tu?-.
:-Modestamente-. Sghignazzò lui senza scomporsi, quasi meritasse un premio per tutto questo, magari sperava pure che lei lo ringraziasse stringendogli calorosamente la mano?
La rabbia iniziò nuovamente a ribollirle nelle vene, l'umiliazione che stava subendo bruciò così tanto che credetti di stare per trasformarsi in una nuova versione della Torcia Umana.
Si sentiva così stupida, si era lasciata trascinare dagli eventi da non accorgersi della sciocchezza a cui era corsa incontro a braccia aperte. Il suo desiderio di trovare un senso, una volta per tutte l'aveva resa cieca. Ritrovandosi solamente più confusa di prima, ancora più senza speranza di prima. Gli occhi iniziarono a pizzicarle, cercò con tutta se stessa di non crollare ma una lacrima sfuggì comunque al suo controllo, scivolando lungo la sua guancia per l'indignazione subita.
:-Cosa fai ora? Piangi? Suvvia Scarlett, come potevi davvero credere di essere tanto speciale? Eppure ti guardi allo specchio ogni giorno, controllando ossessivamente quella ricrescita che ti fa tanto timore. Non sei nient'altro che una banale ragazzina spaventata. Se non fosse per me, ovviamente-. Rise ancora più forte.
“Se non fosse per lui?” pensò sbigottita “SE NON FOSSE PER LUI?”
Ormai non era più nemmeno arrabbiata. No, quello era uno stato che ora era andato ad evolversi in qualcosa di più forte, primitivo e potente: l'ira. Un'ira cieca prese il sopravvento su di lei, togliendole il completo controllo delle proprie azioni che, col senno di poi, non avrebbe compiuto tanto avventatamente.
Qualcosa di molto simile ad una scarica elettrica le attraversò la schiena. Si chinò per prendere uno dei tanti fasci di legno provenienti dai resti del letto che si era sfasciato poco prima davanti ai suoi occhi. Lo afferrò saldamente e a mani nude, senza curarsi delle schegge. Non le importò del dolore, a quello avrebbe potuto pensare più tardi, al momento non sentiva altro che il proprio sangue ribollire mentre inquadrava il suo obiettivo, decisa nel portarlo a termine ad ogni costo. Uno ad uno. Avrebbe spaccato uno ad uno i denti di quel brutto muso sghignazzante.
:-Brutto figlio di put... -. E così via con una lunga e fantasiosa lista di improperi che si susseguirono l'uno all'altro -i quali sarebbe meglio non elencare, fidatevi- mentre Scarlett scattava verso di lui, agitando alla cieca la stecca di legno, pronta a colpirlo.
L'uomo, colto alla sprovvista, riuscì a schivare il primo colpo solo all'ultimo istante, schivando il primo fendente scivolando lateralmente sulla sua ombra.
Le sue labbra iniziarono a muoversi freneticamente, sicuramente stava cercando di dirle qualcosa, magari blaterava qualche scusa che avrebbe dovuto farla ragionare, mentre lei si scagliava ripetutamente addosso, ma Scarlett non udì una sola parola fuoriuscire dalle labbra sottili dell'uomo e, tanto meno, era interessata a sapere cosa volesse dirle, o a fermarsi per ascoltare. Anzi, l'espressione di paura che si era dipinta sul lungo volto grigio di quello strano essere, le diede la prima grande soddisfazione di quella lunga giornata. Quindi anche lui, nonostante le apparenti spoglie sopranaturali, temeva il dolore fisico. Chissà quanto sarebbe stato ancor più appagante vedere quel viso cinereo tumefatto e sanguinante.
E questo solo grazie a lei.
Purtroppo ogni colpo che si susseguì all'altro finì con l'andare a vuoto ma ormai c'era vicina. Non sarebbe potuto sfuggire ancora a lungo alla sua ira e, quando l'uomo si ritrovò con la schiena poggiata contro il tronco di un albero, sul viso di Scarlett che si dipinse un oscuro ghigno che distorse completamente i delicati lineamenti del suo viso.
Lo avrebbe colpito, sì, ancora ed ancora, e dopo avrebbe goduto nel vederlo contorcersi a terra dal dolore. Proprio come lui aveva tratto piacere nel vederla disperarsi per tutti quegli anni.
“Occhio per occhio” pensò la ragazza, roteando velocemente la doga, ormai non sarebbe potuto sfuggirle.
Fu proprio in quell'ultimo istante, in cui l'uomo si ritrovò non propriamente pronto ad affrontare la sua dura lezione, che un'idea parve illuminare il suo sguardo dorato. Allungò repentinamente la mano avanti a se, aprendola: nel giro di pochi secondi una manciata delle tenebre che li stavano circondando raggiunse il palmo della sua mano, radunandosi su di esso ed ammassandosi più e più volte, dando forma ad un agglomerato di oscurità della grandezza di un pugno e, a quel punto, lo strinse con forza nel proprio pugno.
Scarlett si fermò, come paralizzata, la doga scivolò dalle sue mani, cadendo silenziosamente sul manto di foglie secche. Infine cadde anche lei sulle proprie ginocchia, portando le mani contro il petto.
Non aveva idea di come fosse possibile, ma sentiva il suo cuore venire stritolato in una saldissima morsa che la lasciò boccheggiante, rendendole impossibile persino urlare per il dolore. Si accasciò sul terreno, rovinando su di un fianco e contorcendosi dal dolore.
:-Affascinante non trovi?-. Le chiese l'uomo, avvicinandosi a lei ed osservando il suo pugno chiuso lungo cui scorrevano delle ombre liquide che scivolarono lungo la sua nera veste, confondendosi con tutto il resto.
Era lui l'artefice di tutto. Era lui che stava stritolando il suo cuore, stringendolo con forza nel suo pugno.
Quando la raggiunse si chinò su di lei, sul viso non tardò ad apparire nuovamente quel maledetto sorriso compiaciuto.
:-Devo ammetterlo, ragazzina, sei riuscita a sorprendermi. Non mi aspettavo di vederti tirar fuori gli artigli ma sai come si dice...- il suo pugno finalmente si aprì e la massa nera che occupava il suo palmo si dissolse nell'aria, così come il dolore che svanì istantaneamente dal petto della ragazza-...il gioco è bello quando dura poco. Per cui ora, da brava, stai ferma e rendimi ciò che è mio di diritto-.
Mentre parlava le si era messo cavalcioni sullo sterno, posando la mano aperta all'altezza del suo seno.
:-Questo farà un po' male-. Ridacchiò.
Ed aveva ragione.
Il cuore iniziò dapprima a pulsarle piano ma, in poco tempo, le pulsazioni aumentarono, sfociando di lì a poco in una terribile tachicardia. Il suo battito divenne sovrumano ed il muscolo iniziò col contorcersi nei più dolorosi spasmi che il suo corpo avesse mai provato, trasformando ogni secondo successivo nel più insopportabile e doloroso momento della sua vita.
Dunque era giunta la fine. Beh, non era di certo non quello l'epilogo che aveva sperato. Avrebbe voluto avere la forza di lottare ma, a quel punto, non aveva possibilità di fare nulla. Avesse anche avuto la forza di opporsi, non sarebbe comunque riuscita a schiodarsi dal terreno, con l'uomo che la sovrastava, schiacciandola con tutto il suo peso.
Un vortice nero e denso iniziò a fuoriuscire dal suo petto.
Tremò, spaventata.
Non voleva morire così, con tutti quei rimpianti. Senza essere mai stata in grado di apprezzare un attimo di felicità, senza avere nemmeno il vago ricordo di cosa fosse un sogno, o averne mai realizzato uno. E sua madre...non avrebbe più avuto la possibilità di dimostrarle che non c'era nulla di sbagliato in lei. Ed il suo sorriso, non avrebbe più avuto occasione di rivederlo.
I pensieri iniziarono lentamente a perdere un senso, i sensi vennero a mancare. Era inutile continuare a disperarsi, ormai, era finita.
O forse non ancora?
Seppure la vista le si fosse in parte annebbiata, fu ugualmente in grado di vedere la scia di luce che apparve dinanzi ai suoi occhi, una scia fatta di sabbia dorata che andò ad interporsi tra lei e l'uomo, il quale si allontanò repentinamente con un balzo all'indietro, prendendo le distanze da quella fulgida luce.
Scarlett riprese nuovamente a respirare, i sensi tornarono stabili ed i suoi battiti si regolarizzarono. Era ancora viva.
Qualcosa, o qualcuno, era corso in suo aiuto.
Ci mise qualche secondo per riuscire a focalizzare, mentre risaliva dalle tenebre in cui era quasi annegata, e quando lo fece si ritrovò dinanzi lo spettacolo più sorprendente e meraviglioso a cui i suoi occhi avessero mai avuto il piacere di assistere.
Delle figure, cinque per l'esattezza, si stagliavano dinanzi a lei, così da creare un muro che avrebbe impedito all'uomo in nero di avvicinarsi a lei ancora una volta.
Al centro della schiera vi era un omone grande e massiccio, avvolto in una giacca rossa, piuttosto larga e, apparentemente, molto calda. Aveva lunghi capelli di un bianco candido coperti da un copricapo di pelliccia nera. Nelle grandi mani, inguantate di nero, teneva strette due scimitarre.
Alla sua destra seguivano un basso ometto dalla corporatura tondeggiante, la sua pelle era chiarissima tanto che le sue luminose vesti dorate riuscivano a farla splendere. Al suo fianco vi era una longilinea figura femminile dotata di splendide ali semi trasparenti, la luce del sole che filtrava attraverso di esse rimandava dei tenui riflessi rosati che a Scarlett sembrarono simili a quelli delle vetrate di una chiesa. Questa si volse verso la ragazza e le sorrise, mostrando il proprio viso pallido e dei graziosi occhi viola contornati da lunghe ciglia color magenta, le fece un piccolo cenno della mano, indicandole il terreno, così da farle intendere che sarebbe dovuta restare ferma dove si trovava. Il corpo della creatura alata era completamente rivestito di piume, se fatta eccezione per il viso e e le piccole mani, i cui colori sfumavano dal giallo sul petto e la testa, al verde lungo le braccia ed il busto, terminando in un intenso blu lungo le estremità.
Sembrava l'incrocio tra una donna ed un colibrì.
L'attenzione di Scarlett ora si spostò alla sinistra del grande uomo in rosso, dove incontro altre due figure piuttosto peculiare: il primo, seppur all'apparenza potesse non sembrare una creatura assurda quanto le precedenti, era un ragzzo albino dai bianchi e corti capelli. Nonostante il freddo i suoi piedi erano scalzi e, per questo, arrossati. Indossava solamente una felpa blu con cappuccio e dei larghi calzoni marroncini a pinocchietto, la sua pelle chiarissima risplendeva pallida alla luce del sole e poggiava tutto il suo peso su di un alto bastone ricurvo, la cui venature erano attraversate da luccicanti fili argentati.
L'ultima figura, invece, fu quella parve coglierla più di sorpresa, poiché si rivelò essere quella di un enorme coniglio, così alto da essere secondo in altezza solo all'uomo nel centro e dal folto e grigio manto, maculato di un grigio più scuro in strane forme tribali, La cinghia di una fondina lo attraversava all'altezza dello sterno, la quale serviva come fodero per due boomerang che in quel momento teneva stretti nelle zampe. Gli avambracci delle zampe anteriori erano avvolti da due alti bracciali di pelle, adornati da pietruzze multicolori.
No, non poteva aver mai assistito a qualcosa di simile in vita sua, nemmeno i suoi incubi, per quanto assurdi, erano mai arrivati a tanto.
:-Come non immaginare che ci avreste messo il muso voi cinque-.
Sbraitò l'uomo, Scarlett riuscì a vederlo appena, attraverso le figure che si erano posizionate a mo' di scudo per proteggerla, mentre puntava l'indice ossuto contro di loro.
:-Sparisci Pitch e, forse, non daremo a te lezione che meriti questa volta-. Tuonò l'omone avvolto nel cappotto rosso, per Scarlett fu impossibile non notare il suo spiccato accento russo.
:-Sodo al dritto come al solito North- rise Pitch, chinandosi platealmente –vedi, quella ragazza possiede qualcosa che è di mia proprietà. Io non sto facendo altro che riscuotere il debito con tutti gli interessi. Quindi pregherei voi fenomeni da baraccone, di farvi da parte-.
:-Non lo ripeteremo Pitch- Intervenne il coniglio gigante, puntando un boomerang contro il petto dell'uomo, il quale indietreggiò, portando le mani avanti -Vattene-. Gli disse quello a denti stretti.
:-Uuh! Quanta violenza- scherzò Pitch senza scomporsi, nonostante l'evidente inferiorità numerica -E va bene, va bene. Per questa volta lascerò correre, nonostante tutto ho atteso per dieci anni questo momento, qualche giorno di attesa non potrà far altro che rendere ancor più gustosa la vittoria che mi attende-. L'uomo schioccò le dita e dalle tenebre apparve un nero destriero che trottò fieramente al fianco del suo padrone, il quale accarezzò la criniera sabbiosa dell'animale prima di issarsi sulla sua groppa.
:-Vogliate perdonarmi ma per il momento sono costretto a salutarvi, dei preparativi mi attendono. Recitate pure la vostra inutile parte se vi aggrada ma, questa volta, non vi basterà qualche banale trucchetto per contrastarmi-.
Tirò quindi le redini ed il cavallo si impennò, iniziando a trottare in cerchio un paio di volte attorno al gruppo per poi lanciarsi contro il muro di tenebre dove si dissolse lasciando dietro di se nient'altro che la sua lugubre risata e la nebbia nera, che già aveva iniziato a diradarsi, svanì come se non fosse mai esistita.
I Guardiani sembrarono tirare un sospiro di sollievo, potendo dedicarsi finalmente alla ragazza, rimasta ad osservarli a terra per tutto quel tempo. I suoi grandi occhi neri erano increduli e le sue labbra serrate dalle emozioni contrastanti che stava provando.
La prima a farsi avanti fu la fata, Dentolina, che le volò vicino posandosi leggiadra sulle proprie ginocchia per poggiarle delicata la piccola mano su di una guancia :-Tranquilla tesoro, ci siamo noi ora. E' tutto a posto? Ti ha fatto del male?-. Aveva un tono gentile e premuroso ma Scarlett non avrebbe saputo nemmeno pronunciare il suo nome, in quello stato. Non era nemmeno più tanto sicura di ricordarselo, a dirla tutta.
Poi il rumore di un sacchettino di monete che veniva lievemente scosso giunse al suo orecchio sinistro, il che la costrinse a voltarsi, trovandosi faccia a faccia con l'omino dorato. Sandman, ovviamente non pronunciò parola, le prese semplicemente una mano, così da stringerla ed accarezzandola tra le sue cercando di rassicurarla.
:-Ragazzi non statele addosso. Lasciatela respirare-. Li rimproverò il ragazzo dalla felpa blu che Scarlett notò, solo in quel momento, essere ricoperta di un leggero stato di brina, ed i suoi occhi erano del colore del ghiaccio più freddo. Di chi altri poteva trattarsi se non di Jack Frost?
:-Non vedete che è sconvolta? -.
La ragazza continuava a seguirli conversare, spostando lo sguardo da una parte all'altra, allibita ed ammutolita, mentre tentavano di trovare un modo di farla rinsavire dal suo stato di shock che la stava momentaneamente rendendo muta.
:-Diamole sorso di Vodka-. Propose North con convinzione, scatenando un forte dissenso da parte degli altri, i quali gli rivolsero un'occhiataccia :-Stavo solo dicendo-. Si scusò infine, grattandosi il capo.
:-Intanto aiutiamola rimettersi in piedi-. Esclamò Calmoniglio, ossia il coniglio gigante. La creatura che, sino a quel momento, aveva maggiormente colpito la ragazza per via del suo aspetto, avanzando verso di lei con passo deciso.
Allora successe una cosa alquanto strana e curiosa.
Non appena la creatura si chinò su di lei, per aiutarla ad alzarsi, la ragazza parve riprendersi improvvisamente dal proprio torpore...cominciando ad urlare.
Calmoniglio, ritrovandosi un udito particolarmente sviluppato, si trovò costretto ad abbassare repentinamente le lunghe orecchie, spaventato dalle grida che la ragazza continuava a lanciare ad ogni suo passo e, più il poverino tentava di dirle qualcosa o chiederle cosa avesse fatto per farla spaventare a quel modo, più quella aumentava le sue grida, indietreggiando e scalciando per sfuggire alla sua presa
Infine, forse un po' per la carenza di sonno, forse perché ormai priva delle forze che Pitch le aveva sottratto pochi minuti prima, crollò nuovamente a terra, perdendo definitivamente i sensi.
I Guardiani le si avvicinarono cautamente, scambiandosi sguardi colmi di domande e chiedendosi cosa potesse averle scatenato una simile reazione in lei non appena Calmoniglio si era fatto avanti, cercando solamente di aiutarla oltretutto.
Come avrebbero potuto anche solo immaginare che Scarlett avesse il terrore dei conigli?
   
 
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