"Non è cambiato niente dall'ultima volta."

"Ho preferito lasciare tutto così com'era,  non ho messo piede qui per anni."

"Capisco." Silvia passo un dito sul mobile, constatò i centimetri di polvere e li soffiò. "Si, però l'ultima volta l'avevo spolverata e messa in ordine, ora dovrò faticare il doppio!"  Disse allargando le braccia e facendo un giro su se stessa, per enfatizzare la mole di lavoro.

Christoph si passò una mano fra i capelli: " Si, hai ragione, avrei dovuto fare un po' di pulizie, ma sai il dolore della tua perdita e i problemi che io e i miei fratelli avevamo avuto dopo la guera, mi impedivano di poter fare o pensare a qualcos'altro."

"Passi la mia stanza, ma addirittura l'intero castello, la tua casa è un vero disastro."

"Lo so, lo so. A eccezione della mia camera il resto fa schifo." Aggiunse Hesse sedendosi pesantemente su una poltrona e  alzando una nuvola di polvere.

Silvia tossì vistosamente e aprì la grande finestra, facendo entrare dell'aria pura.

Era tornato quasi tutto alla normalità.

Le due nazioni avevano iniziato una nuova relazione, seppur contro il desiderio di Lovino, quest'ultimo però aveva per un piccola parte accettato il fidanzato di sua sorella, anche se non l'avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto le felici pressioni di Feliciano.

I mesi erano passati e un nevoso novembre si era affacciato sulle loro vite.

Silvia stava recuperando ogni giorno la gaiezza del passato e le loro vite stavano prendendo la giusta piega . 

Si erano finalmente fidanzati ufficialmente e dopo pochi giorni quel giuramento sancito fra le lacrime si compì. 

Divennero marito e moglie, non come nazioni, ma come persone.

Questa sarebbe stato un bel finale.

Infatti sarebbe stato!

 

Hesse si svegliò al rombo di un tuono.

Faceva quel sogno da infinite notti e ormai non ne poteva più, era stanco, terribilmente spossato.

Tutto quello che aveva provato era solo un'illusione, una dolce, dolcissima illusione, creata per consolare il suo cuore arido.

Quel mattino di giugno non era mai arrivato, lei non aveva dimenticato niente, lei non era mai stata una "Bella Addormentata", lei era semplicemente svanita nel nulla.

Semplicemente Silvia non ce l'aveva fatta, avevano sofferto tanto e troppo a lungo, i suoi fratelli non erano riusciti a proteggerla.

E quel mattino del 18  giugno 1946, lei era semplicemente scomparsa, come Sacro Romano Impero, come suo nonno prima di lei. 

Per chi non era in grado di sopravvivere a questo mondo, non restava altro che soccombere.

Hesse non riuscì a salvarla.

 

In tutti quei decenni, lui era semplicemente sopravvissuto, perché quella che aveva vissuto fin ora non poteva chiamarsi vita, come poteva vivere sapendo che lei non esisteva.

Non avrebbe più sentito la sua risata cristallina vagare per le sale di quell'immenso castello, ne respirare il suo meraviglioso profumo, ne amarla con passione.

Tutti i loro progetti, il matrimonio, i figli, tutti i loro sogni erano svaniti con lei.

 

Hesse si alzò dalla poltrona, prese una bottiglia di whisky e versò il contenuto in un bicchiere, cercando di affogare il dolore in quel meraviglioso liquido ambrato.

Un lampo illuminò la stanza.

 

"Christoph!"

Sentì la voce di Silvia, Hesse si girò cercandola, ma nella stanza non c'era nessuno.

' Dannazione, ancora! '

In un moto di rabbia gettò il bicchiere, frantumandolo, senza aver bevuto una sola goccia consolante.

Si  sedette di nuovo sulla poltrona, gettando la testa fra le mani e gridò fra il singhiozzi: "Silvia!"

La pioggia non riuscì a coprire quel doloroso gemito d'amore, che risuonò per l'intero castello.

Era solo.

 

Eppure Hesse non sapeva che a centinaia di chilometri di distanza, oltrepassando cime innevate, impetuosi torrenti, colline battute dalla pioggia, in una villa nel mezzo della campagna romana, all'interno di una stanza illuminata da una luna invernale, qualcuno aveva sentito il suo richiamo.

 

 

"Christoph, mi prometti che staremo sempre insieme?"

"Si, lo giuro!"

Salve ragazzi!
Questo è l'ultimo capitolo. Finalmente direte, ebbene si, l'ultimo. Ve l'avevo detto che era breve!
Comunque devo confessarvi una cosa, in realtà avrei  voluto far morire suicida Hesse, però mi sono detta: "Che schifo! Facevo prima a farlo morire direttamente al primo capitolo, facendo risparmiare tempo ai lettori!"
Ed infatti invece di una morte alla " I dolori del giovane Werther ", ho preferito un finale aperto, così è più epico, si può dire.
Si, mi piace l'epicità, come avrete letto in altre storie.
Come avete notato ho ripreso alcune parti del primo tanto per chiudere il cerchio della storia, che devo dire la verità l'ho fatta un bel po' melensa e introspettiva, ma che ci posso fare, la corrente romantica mi ha sempre ispirato. 
Bene è con questo capitolo che vi lascio, umile regalo di uno scrittore senza fama!(cit. mia)
Un caloroso saluto!
La vostra Sachi93!