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Autore: Sinead1370Kimaira    07/02/2013    2 recensioni
Ci sono tanti modi per vivere la vita da Vampiro.
Ci sono tanti vampiri che hanno deciso di vivere in pace con gli umani, altri che hanno deciso di ucciderli per divertimento. Ci sono Vampiri che sono liberi e altri che per l'ebrezza della vendetta hanno deciso di inchinarsi davanti ad un Signore. Ci sono Vampiri che riconosco ancora la loro famiglia e altri che ucciderebbero un loro fratello per puro capriccio.
E poi c'è Lui. Qualcosa di esattamente a metà. Un Vampiro che vive ai piedi del suo Signore, ma mantiene la sua dignita. Un Vampiro che ha giurato odio ai suoi fratelli eppure non li ha ancora uccisi.
Ma prima o poi dovrà prendere una decisione e solo in quel momento capirà chi è veramente.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Damon Salvatore, Klaus, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve Mondooo!! *Rotolano balle di fieno*
Ok non c'è nessuno.... e vabbene! Mi scuso per il ritardo ma confesso che è stato difficile scrivere questo capitolo!!!
Ringrazio Contessa barthory per la sua recensione allo scorso capitolo.
Bhè che dirvi..... un capitolo piuttosto particolare e difficile per me da scrivere.... spero l'apprezziate!
 Per la parte della piccola "incisione" (capirete leggendo) scommetto che la cara Contessa saprà riconoscere da dove ho preso ispirazione!
Vi lascio al Capitolo......


BUONA LETTURA!




...The memory of a meeting in front of a grave....








“Ti insegno io a comportarti in quel modo.”
Zach poteva giurare che quella frase non gli era piaciuta per niente.
E nemmeno gli occhi iracondi di Klaus che lo divoravano con avarizia e ingordigia.
Sapeva esattamente cosa gli sarebbe successo di lì a pochi minuti, eppure si sentiva come fuori dal corpo.
La sua mente si rifiutava di pensare al presente, ma era rimasta in pausa nel momento in cui aveva rivisto i suoi fratelli.
Era incredibile.
Come minimo avrebbe dovuto cercare un modo per farsi perdonare da Klaus, impresa impossibile ma con i suoi trucchi speciali poteva anche riuscirci, e invece si stava torturando il cervello chiedendosi cosa avessero fatto i suoi fratelli in quegli anni.
Erano sempre stati insieme?
Erano tornati a volersi bene come in passato?
Si odiavano ancora?
Lo odiavano ancora?
Nel profondo del cuore sentiva di non poter sopportare una risposta affermativa all’ultima domanda.
In quegli anni da Vampiro per lui era esistito solo Klaus, solo l’Originale con i suoi capricci e le sue voglie, con i suoi piani per radunare le bare dei defunti fratelli.
E Zach lo aveva seguito sempre.
Non per plagio o asservimento.
Doveva tutto a Klaus.
Lui gli aveva dato la possibilità di smascherare quella sgualdrina di Katherine, era stato lui a renderlo un Vampiro e a prenderlo con sé.
Aveva chiesto un compenso altrettanto alto, però.
Si era preso l’innocenza e la vita di un ragazzo di quattordici anni e l’aveva tenuto legato a sé con un’invisibile corda alla quale aveva attaccato il cuore di Zach.
Il giovane Salvatore ricordava bene il momento in cui aveva visto Klaus per la prima volta.
Si sentiva smarrito come un cucciolo che ha perso la madre.
E effettivamente così era.
Solo che a lui non era rimasto nessuno.
Era cresciuto sotto le percosse di un padre bigotto, sentendosi in continua colpa per la morte di parto della madre, aveva sopportato i violenti colpi di suo padre pensando di meritarli.
Aveva avuto il dono di due fratelli meravigliosi che aveva visto cambiare sotto i suoi occhi, li aveva visti correre insieme e ridere e il giorno dopo ne aveva sentito gli insulti e i litigi.
Aveva trascorso due anni odiando una donna che aveva sconvolto la sua vita, portandogli via quello che gli era rimasto.
E poi in una calda giornata di giugno era apparso Lui.
Gli occhi celesti, dello stesso colore di quelli di Damon gli infondevano una fiducia innata...
 
 


Il giovane Salvatore si preparava come ogni anno a vivere quel giorno nefasto.
Il tre giugno lui era nato.
E il tre giugno, lo stesso tremendo giorno, sua madre era morta.
Aveva spirato quando la donna che l’aveva assistita nel parto le aveva porto il nuovo nato.
Era stato lui a ucciderla, come suo padre non si dimenticava mai di ricordargli.
Non aveva mai festeggiato un compleanno.
Mai avuto dei regali.
Mai avuto gli auguri.
Dopo la morte di sua madre gli sembrava decisamente poco opportuno andarsene in giro contento.
Compiva quattordici anni quel giorno.
Se lui non fosse nato, quei quattordici anni li avrebbe vissuto Ocèane* con i suoi figli e suo marito.
Magari avrebbe passeggiato per i campi raccogliendo fiori.
E di certo non sarebbe stata sotto tre metri di terra a marcire per colpa sua.
Soffocando un singhiozzo si strinse ancora di più nelle spalle, accostando le ginocchia al petto e abbassando il capo, fino a sfiorare con il naso la stoffa dei pantaloni.
Era di fronte alla tomba di sua madre a chiederle perdono.
Come ogni anno, come ogni giorno, come sempre.
Eppure Damon e Stefan gli ripetevano sempre che la madre lo amava.
Oh i suoi fratelli!
Erano una benedizione… lo erano sempre stata… fino a due anni fa.
Fino a quando quella maledetta donna non li aveva stregati.
Quella Katherine Petrova si era insinuata in casa loro come una serpe e si era guadagnata subito l’affetto di Giuseppe grazie alla sua storiella strappalacrime e non era passata inosservata agli occhi dei due Salvatore.
Damon e Stefan avevano iniziato a comportarsi come animali affamati che vogliono difendere il territorio.
E lei giocava con entrambi.
Si fingeva debole e innocente, mentre le scintillanti lacrime le cadevano dai grandi occhi nocciola, era spensierata e allegra mentre si faceva rincorrere nel labirinto di rose della villa ed era scaltra e predatrice quando sgattaiolava per i corridoi e raggiungeva una volta la camera di Damon e un’altra quella di Stefan.
Si fingeva gentile con lui e cercava di compatirlo.
Gli aveva raccontato un mucchio di fandonie e aveva cercato di ingraziarselo raccontandogli dell’incendio in cui erano morti i suoi genitori.
Gli aveva addirittura detto che lui era più fortunato perché aveva ancora un padre.
Ma cosa ne sapeva lei.
Non era si certo la bella Katherine a sentire le urla del padre contro di lui, non era di certo lei a portare sulla coscienza una morte, non era lei a vedere i segni dei lividi sulla pelle candida e non era lei ad aver perso anche i suoi fratelli.
Erano due anni oramai che nemmeno Stefan e Damon gli facevano più gli auguri.
Prima dell’arrivo di quella sventurata era loro abitudine festeggiare insieme durante la notte il suo compleanno, nascosti nel buio della camera mangiavano qualche dolcetto preparato da Amelie** e gli davano i loro piccoli regali.
Era dura evitare che Damon obbligasse Giuseppe a dare una festa, ma ogni anno anche il maggiore dei Salvatore si rassegnava e si accontentava di vedere la felicità negli occhi di Zach al lume di una candela.
Quel giorno un vento caldo e soffiava leggero e muoveva i fili d’erba verde smeraldo.
I fiori tipici della primavera erano così fuori luogo per l’atmosfera tetra che doveva esserci in un cimitero.
Zach deposto sul freddo marmo della tomba un mazzo di giacinti color porpora, ciclamini e una sola rosa bianca.
Aveva trovato nella vecchia soffitta un libro della madre nel quale c’erano scritti a mano con bella grafia tutti i significati dei fiori.
E lui lo aveva studiato.
Fiore per fiore, pianta per pianta.
Gli era sembrato che con ogni petalo si avvicinasse sempre di più alla madre.
Eppure quei fiori sembravano soffrire a contatto con la bara.
Mentre continuava a rimuginare sulla sua vita passata sentì due occhi che gli si posavano sulla schiena.
Uno sguardo sembrava attraversarlo da parte a parte e, colto di sorpresa, si voltò con gli occhi arrossati.
A poca distanza da lui si ergeva un uomo dai capelli castani chiari e gli occhi celesti.
Indossava un abito gessato di sartoria di un colore tra il marrone e il nero, con una camicia ricamata e completamente bianca.
Era sicuramente un nobile straniero, magari Europeo dato il colore degli occhi.
E poi parlò.
La sua voce era qualcosa di caldo e roco, ma al contempo ammaliante.
Teneva lo sguardo sulla tomba quando le corde vocali vibrarono e dalle labbra uscì un soffio delicato: “ Giacinto porpora come perdono, i ciclamini per l’addio e la rosa bianca come silenzio. Era tua madre?”
Zach si strofinò il volto quasi a riscuotersi da quello stato di torpore in cui quella voce l’aveva fatto cadere e annuì.
Il suo cervello gli ordinò di rispondere a parole per evitare di sembrare ancora più patetico e si alzò in piedi mentre disse: “ Si, era mia madre. E’ morta di parto.”
L’uomo gli si avvicinò e guardò la foto bianca e nera incastonata nel marmo e coperta dal vetro lucido.
Guardandolo poi in volto disse: “ Era una donna incantevole. Hai i suoi stessi occhi. Io sono Lord NiKlaus Mikaelson.”
Gli occhi di Zach iniziarono a scintillare per quel complimento.
Era vero, lui era la copia esatta della defunta madre.
Sorpreso da tanta gentilezza e tanto interessamento disse: “ Piacere L. Micaelson. Il mio nome è Zachary Andres Dereck conte di Salvatore.”
L’uomo fece un piccolo inchino e disse: “ Il piacere è tutto mio Conte di Salvatore. Conoscete Giuseppe di Salvatore?”
Zach storse impercettibilmente il naso e con voce rassegnata e quasi triste disse: “ E’ mio padre.”
Klaus lo guardò quasi ghignando e disse: “ Non ne sembrate entusiasto.”
Il giovane Salvatore sospirò e disse: “ Vi sbagliate. Sono solo stanco.”
Bugiardo.
Dannato bugiardo!
L’uomo di fronte a lui disse: “Allora sarà meglio che torniate a casa. Non è prudente per un ragazzo essere fuori da solo.”
E con ciò si girò, incamminandosi verso l’uscita del cimitero.
Sembrava mosso dal vento, una figura strana e quasi eterea.
Si fermò quasi all’improvviso e senza girarsi disse: “ A proposito… Buon compleanno Conte.”
Zach rimase incredulo, fermo davanti alla bara della madre con le mani strette sul cuore, mentre la voce di Klaus si disperdeva nel vento caldo e le sue lacrime si confondevano con l’erba verde.

 
 



E ora quello stesso uomo era in piedi di fronte a lui.
Solo nella sua versione più spaventosa e sadica.
Zach sapeva esattamente di aver esagerato e la sua convinzione fu accentuata quando sentì il rumore metalli di un paio di manette che gli furono agganciate ai polsi.
Guardò Klaus fisso negli occhi e con voce piena di afflizioni , disse: “ Nik… lo so che ho sbagliato… io…”
La frase fu interrotta sul nascere dalla mano grande dell’Originale che si posava sulla sua bocca mentre vide le pupille di Klaus rimpicciolirsi e sentì la voce tagliente dire: “ Non una parola…”
Non poteva parlare.
Doveva subire e basta.
A quel pensiero le ginocchia gli cedettero ma Klaus lo bloccò tra il muro freddo e il suo corpo.
Gli teneva i polsi legati sopra la testa e gli disse: “ Allora… lo sai che meriti una punizione, vero? Che cosa dovrei fare ora, dovrei farti del male,forse?”
Zach scosse la testa in segno negativo, sperando di convincere l’Originale a lasciarlo andare, ma la presa sui suoi polsi aumentò di più fino a quando le unghie di Klaus non gli si conficcarono nelle azzurrine vene del polso, aprendo la sottile e pallida carne.
Un rivolo di sangue gli colò fin dentro la manica, solleticandogli macabramente il braccio.
L’uomo si avvicinò ancora di più a lui e disse: “ Non era una domanda. Guarda cosa mi costringi a fare. Se tu ti comportassi bene con me io non sarei costretto a ferirti…”
Zach lo guardò con gli occhi arrossati mentre un insano timore gli cresceva dentro.
Klaus lo fissò con il suo sguardo penetrante.
Celeste nel celeste.
Mare nel mare.
Con una voce quasi furiosa gli chiese: “ Loro contano ancora qualcosa per te? Questa è una domanda.”
Il ragazzo scosse la testa in segno negativo.
Bugiardo.
Dannato Bugiardo.
Quella risposta fece infuriare Klaus che lo strattono, facendogli sbattere il capo contro il muro e disse: “ Voglio la verità!”
E per la prima volta in vita sua lui fu sincero.
Con un gesto spaventato e alquanto impercettibile annuì.
Sentì una mano calda smorzargli il fiato e serrargli la cosa con la forza di un serpente.
E poi vide di nuovo gli occhi di Klaus.
Le pupille che si restringevano e la sua voce che gli intimava: “ Tu li odi. Per te esisto solo io. Mi hai capito?”
E gli fu ridonato l’uso della parola.
Ammaliato Zach rispose: “ Si. Solo tu.”
L’Originale sorrise deliziato e disse: “ Però non pensare che sia finita qui.”
Gli diede la possibilità di staccarsi dal muro solo per far pesantemente cadere la sua mano sulla sua guancia.
La forza che impresse in quel colpo fece cadere Zach che urtò di nuovo la testa sul pavimento.
Lo alzò per il bavero della camicia e gliela strappò di dosso facendo saltare i bottoni che rimbalzarono per tutta la stanza.
Il capo in seta rimase sul freddo pavimento mentre Klaus sfilava dalla tasca un piccolo coltellino a molla.
Era un modello elegante, col manico nero e lucido.
La lama scintillava sotto la luce del lampadario.
Con precisione chirurgica l’Originale iniziò a incidere una K sul ventre piatto del ragazzo.
Zach aveva urlato e si era dimenato mentre la lama affondava nella sua carne, il bruciore provocato dalla verbena di cui era intriso il pugnale era insopportabile e soprattutto avrebbe fatto si che il taglio non si sarebbe rimarginato.
Sarebbe rimasta una cicatrice.
Klaus si era sporto verso il volto del ragazzo e si era seduto a cavalcioni sul ragazzo in modo da tenerlo fermo.
Gli aveva bisbigliato con la stessa naturalezza di un’infermiera che fa la puntura ad un bambino: “Stai buono, altrimenti non viene bene…”
E poi aveva riso.
Rideva mentre tracciava quelle linee ordinate che componevano le lettere del suo nome.
Soddisfatto del risultato aveva abbandonato l’arma insanguinata sul freddo pavimento e si era chinato a catturare le labbra del ragazzo in un bacio violento e possessivo.
Irritato dall’ostinazione e dalla strana reticenza di Zach gli aveva morso con vigore le labbra serrate, in modo da potersi impossessare completamente della bocca.
La lingua si muoveva rapida e suadente e con voracità assaporò il gusto dolce e delicato dell’altro, mentre un rivolo di saliva colava lento e silenzioso sul mento.
Dopo svariati minuti Klaus si staccò dalla bocca dell’altro e scese a giocare sul collo, creando invisibili cerchi in corrispondenza della giugulare.
Il sangue pulsava veloce nelle vene come una danza dal ritmo ipnotico, la pelle estremamente sottile e pallida sembrava implorare di essere morsa, e Klaus l’accontentò.
Mentre i suoi canini affondarono nella carne rosea e consistente e il sangue scivolava allegro nella gola, le sue mani iniziarono e vagare sul corpo di Zach.
I polpastrelli si sfregarono sadici sulle ferite ancora aperte provocando un brivido di fastidio al Salvatore che gemette con voce flebile.
Klaus beveva avidamente e intanto con la mano sinistra scese lungo i fianchi del ragazzo, giocherellando con i bordi dei pantaloni scuri.
Zach sospirò e gemette in preda a mille emozioni contrastanti e si vergognò come non mai di quel suo compartamento.
L’Originale si staccò dal suo collo e gli passò una mano sulla guancia sussurrandogli all’orecchio: “ Solo io posso farti provare tutto questo.”
E sorrise, mentre si alzava dal corpo del ragazzo lasciandolo sul freddo pavimento.
Dall’incisione sul ventre proveniva un odore di carne bruciata e le membra indolenzite erano pesanti come blocchi di marmo, ma nonostante questo il giovane Salvatore riuscì a rimettersi in piedi e trascinandosi su per le scale, arrivò fino in camera sua.
Riuscì a distinguere a malapena la sagoma del letto e vi si gettò sopra a peso morto.
Pianse.
Disperatamente le lacrime rotolarono sulle guance impregnando  le lenzuola nere.
Il corpo era scosso da forti e frequenti singhiozzi, mentre la sua mente cercava di isolarsi dal mondo intero.
Non sapeva perché stesse piangendo.
Per quello che era successo poco fa, per i suoi fratelli o per quella sua vita di cui non ci aveva capito niente.
E così fra le lacrime e i singhiozzi si addormentò.







Angolino Mio.....

Bene bene... direi che dopo la piiiiiiicola parte Slash posso anche morire.... ma è la prima che scrivo perdonatemi se fa schifoooo!!
Chiariamo i due piccoli asterisco
* Oceane è un nome francese che ho dato io alla madre dei 3 salvatore. Non sapendo quale fosse il vero nome.
** Amelie è il nome di una serva.... ricordatelo perchè probabilmente apparirà anche in altri Flash Back

Che dire più...... Niente... spero vi piaccia e lasciatemi un piccolo commentinoooooo!!!
Alla prossima!! <3 <3
  
  
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