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Autore: Nilsson    08/02/2013    0 recensioni
Una ragazza di diciott'anni, ha sempre affrontato ogni mietitura senza paura, in totale indifferenza.
Inosservata e con la testa sulle spalle, nascosta dalla sua caparbietà, non ha mai suscitato l'interesse di nessuno...La sua vita tranquilla verrà completamente ribaltata nel giro di quindici minuti.
Che i Cinquantaduesimi Hunger Games abbiano inizio !
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
Capitoli:
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Pre-Allenamenti -

 
“Questa è andata.”
Sussurro a me stessa. Scendo lentamente dal carro e preferisco non guardare gli altri tributi sfilare, lo farò con calma questa sera, dopo aver messo un comodo pigiama.
Benjamin non sembra dello stesso parere e si sofferma lì a guardare con una smorfia il resto dei carri.
Io do le spalle alla sfilata e mi dirigo verso Mike che mi accoglie esultante; mi abbraccia forte e mi chiede come mi sono sentita.
-Ero convinta mi riempissi di moine e osservazioni stupide, grazie di interessarti al mio umore. Comunque, un po’ sotto pressione ma sciolta, nessun effetto concreto insomma.
-Non c’è bisogno che ti dica che ti sei già fatta un’immagine positiva agli occhi dei Capitolini. Ho preferito nettamente sapere le tue sensazioni, sono interessanti rispetto alle solite!
-Magnifico.
Dico un po’ spiazzata, sorridendogli nervosamente. Torniamo insieme al nostro piano chiacchierando amichevolmente. Mike avrà sui 23 anni, ha i capelli ricci come Jody e qualcosa nello sguardo che me lo ricorda, sorrido teneramente al pensiero.
Vorrei fargli sapere quanto mi manca e quanto mi manca la mia monotona vita lì; perché devo andare a questi inutili giochi? Mi hanno strappato dalla vita. Dalla mia rassicurante realtà. Qui non c’è niente di rassicurante, sono persone che conosco da poco meno di tre giorni, posti eleganti e moderni a cui non sono abituata ed a questi sorrisi finti e privi di emozione preferisco di gran lunga gli occhi pieni di brutalità dei miei compagni di classe al distretto.
Portatemi via da qui, portatemi a casa, qualcuno lo faccia, per favore.
Quando mi ritrovo di fronte le facce di Janis, Michelle, Rosalie, Derek e Heidi interrompo i miei pensieri.
Gli ultimi tre ci vengono in contro sorridenti e pieni di vita. Mi stringono forte e si congratulano per la mia espressione che non lasciava tradire alcuna emozione di troppo, interrotta solamente dall’ilarità coinvolgente del pubblico. Janis e Michelle mi salutano con un cenno del capo ed immagino si fermino ad aspettare Benjamin. Janis mi sembra solo ridicola. Scuoto la testa e mi dirigo verso la mia stanza con l’intenzione di cambiarmi, ma prima Rosalie annuncia che tra dieci minuti ci si ritrova in sala da pranzo per mangiare. Annuisco e mi chiudo la porta alle spalle. Vorrei farmi una doccia ma a quanto pare non c’è tempo, prendo dall’armadio un paio di jeans scuri ed una camicetta celeste. Una volta arrivata in sala da pranzo mi siedo istintivamente vicino a Mike, è come se la sua presenza mi proteggesse dagli sguardi del trio: Janis, Michelle, Benjamin.
-Domani inizierete ad allenarvi, separatamente. - Comincia Michelle.
-E sarete anche consigliati da noi, separatamente.- Aggiunge Janis.
-Come mai? Interviene Rosalie
-Niente di particolare, crediamo sia più costruttivo date le loro…divergenze.- Risponde Mike impeccabile.
Rosalie annuisce e continua a pranzare tranquillamente; io intanto mi sono riempita il piatto di tacchino arrosto, sandwich al prosciutto ed un gran contorno di patate croccanti. Mangio tutto velocemente come se non vedessi cibo da secoli. Tanto che, ad un certo punto, Rosalie si gira a guardarmi schifata. Heidi scoppia a ridere convulsamente seguita da Derek, divertiti dalla strana smorfia apparsa sul viso della Better.
Mike ed io, dopo averla guardata meglio, non riusciamo a trattenerci e finiamo col ridere anche noi.
Inizialmente si dimostra offesa, ma non riesce a nascondere il sorriso divertito sul suo volto così, si congeda velocemente e ci lascia alle nostre risa. Interrotte bruscamente in seguito da Benjamin.
-Così, tu con lei e loro con me?
-Sì, non penso ci siano persone contrarie a questo sistema.
-No, no. - Confermo io.
-Ci ritroviamo stasera in salone per renderci conto con chi ci ritroveremo nell’arena, okay Eleonor?
-Alle otto in punto, d’accordo Benjamin.-
Ci alziamo con una certa fretta da tavola e prendiamo ognuno la propria direzione. Decido di esplorare un po’ l’appartamento; vorrei trovarci un posto dove poter ascoltare in Pace i miei pensieri.
E’ ampio e luminoso, ha tante porte dall’aria misteriosa ed un pavimento in marmo freddo e bianco.
Dopo poco, trovo una scaletta a chiocciola che mi conduce in terrazza. La vista mi si apre su quella che dovrebbe essere la frenetica vita di Capitol City, ma sono le tre del pomeriggio e la città tace.
Mi siedo sul muretto che la delimita ed assaporo il momento di quiete. Sono convinta di non riflettere su niente, ma i miei pensieri vanno involontariamente alla voce squillante di Katrina, alla stretta sicura di Jody ed a quelle piccole braccia che mi si avvolgevano al collo due giorni fa, alle piccole braccia di Peter.
Piango tutte le lacrime che non ho mai pianto, sollevo gli occhi al cielo e desidero come non ho mai desiderato di scappare da questo mondo ingiusto. Mi rigano il volto e fanno male come acido sulla pelle, vorrei smetterla di farle scivolare giù dagli occhi ma sembrano non volersi fermare. Mi accascio a terra, appoggiata al muro e ci resto per quella che mi sembra un’eternità. Quando mi rendo conto che si stanno facendo le cinque e la città sta prendendo animo mi alzo in piedi e scendo a testa bassa le scale, sperando di non incontrare gli occhi di nessuno. Arrivata di fronte alla porta della mia camera, mi ci intrufolo dentro facendo meno rumore possibile, mi spoglio e con un dito scorro su uno schermo per far aprire la doccia e farne uscire un getto di acqua bollente. Non lavo i capelli, rimango semplicemente lì sotto in tranquillità.
Quando ne ho abbastanza, esco e mi asciugo lentamente. Faccio scorrere la spazzola sui capelli bagnati ed in seguito il phon. Infilo l’accappatoio e mi aggiro in cerca di un libro e di uno snack. Mentre cammino indisturbata per l’appartamento incontro Mike.
-Ti capita spesso di incontrare persone in accappatoio?- Mi dice ridendo.
-Ha ha ha, non era previsto, buonasera Mike! Tranquillo, sotto non sono nuda e non ho intenzione di toglierlo all’improvviso. Comunque, se mi cambio, mi fai compagnia per uno snack?
-Con piacere Eleonor.-
Corro in camera ad indossare una tuta comoda e mi ritrovo seduta con lui a parlare.
-Mike…credo di avere bisogno di qualche dritta per domani.-
-Innanzitutto, cerca di capire che tipi sono i tuoi compagni di arena. E vedi di non farti troppi nemici, cara.-
-Ehm…ci proverò.- dico pensando al mio rapporto con Benjamin.
-Poi, concentrati su ciò che può esserti utile nell’arena. Molti pensano sia una cosa oggettiva, ma in realtà è molto soggettiva, devi pensare molto egoisticamente. Avere in testa un programma ben preciso delle tue intenzioni e delle tue mosse, da lì deve derivare gran parte dell’allenamento.-
-So solo una cosa certa: voglio sopravvivere quanto basta per ammazzare i favoriti e fare in modo che questi giochi siano il più possibile…equilibrati.-
-Pensi sia facile? Devi essere astuta per ammazzare qualcuno con molta più esperienza di te; devi iniziare a ragionare su cosa mangerai, come ti riparerai dal freddo o su come affrontare un qualsiasi tipo di arena. Poi pensare ai tuoi punti di forza, in modo da esibirli il più possibile agli strateghi. Cerca di capire cosa ti potrebbe far comodo come arma.-
Prima che io possa rispondere mi precede avvertendomi che tra poco inizierà la replica ed è meglio che mi rechi in salone, a quanto pare io e Benjamin la guarderemo soli. Dicono possa essere un bene confrontare le nostre opinioni sui tributi…Non sono completamente d’accordo, ma accetto mio malgrado. Prima di allontanarmi sussurro un “grazie” a Mike quasi senza accorgermene, lui si volta e mi fa l’occhiolino per poi lasciarmi sola in salone. Sono le otto meno cinque, aspetto Benjamin infastidita dal fatto di essere arrivata per prima. Due minuti più tardi lo vedo sbucare con Janis e Michelle alle calcagna che, prima di allontanarsi, gli dicono qualcosa all’orecchio; l’impertinenza mi irrita ma cerco di rimanere indifferente. Si siede vicino a me sul divano ed accende la televisione. Appariamo noi, in effetti siamo proprio buffi passati i primi trenta secondi; con quei bronci mantenuti a stento ed il piede fuori dal carro come fosse appoggiato su qualcosa di materiale, mi sorprendo di me stessa. Distretto due, banali e agguerriti, come i soliti tributi del distretto due. Distretto tre, elettronica; il ragazzo si chiama Back ed è timido e impacciato, mi fa una certa pena e vorrei farne la conoscenza, ha soli quattordici anni. La ragazza sembra socievole e sicura di sé senza  esagerazione, ha lunghi capelli biondi ed un sorriso smagliante – deve nascondere qualcosa – penso; non faccio attenzione al suo nome. Distretto quattro, sono vestiti da pescatori poveri ma la ragazza da un’impressione maestosa e brutale, si chiama Amber. Guardo disinteressata distretto cinque, distretto sei e distretto sette. Mentre il distretto otto attira la mia attenzione; gli abiti che indossano i tributi sono lunghe casacche fatte di toppe e rappezzamenti, con metri che cadono sui fianchi e tasche qua e là, tutti colorati.
Il ragazzo si chiama Artur, ha i capelli rosso scuro, gli occhi neri e si guarda intorno cercando di nascondere l’emozione. La ragazza, Ebony, mostra lunghi capelli neri simili ai miei e sorride maliziosa al pubblico.
Hanno solo l’età in comune: tredici anni.
 Li guardo tristemente, vorrei che almeno uno di loro riuscisse a tornare a casa.
Dal nove una ragazza dagli zigomi alti e gli occhi scavati, sembra anoressica. Dal dieci e dall’undici niente di importante. Il dodici presenta un ragazzo con della fuliggine in faccia e gli occhi verde acqua, cangianti.
“E’ di una bellezza sorprendente” osservo dentro di me. Esce il sigillo di Capitol City e poi la faccia di Caesar.
-Spegni.- Dico a Benjamin, lui esegue e poi si volta verso di me. Siamo rimasti per tutto il tempo in silenzio, adesso sono curiosa di sapere che cosa pensa.
-Chi ti ha colpito di più?- Chiedo.
-Ovviamente, visti gli sguardi dei ragazzi del due e la brutalità della ragazza del quattro, mi alleerò con loro.
-Lo immaginavo, io vorrei proteggere i ragazzini dell’otto.-
-Saranno i miei primi obiettivi. Meglio levarli di mezzo subito, no?- Dice sorridendo con arroganza.
-Sei deplorevole.
Sta per rispondere ma mi lascio la soddisfazione dell’ultima parola e me ne vado pensando che domani cercherò di fare conoscenza con qualcuno. Rosalie mi vede andare verso camera mia e mi avverte che tra poco si cena.
-Mi faccio un panino e vado a letto, buonanotte a tutti.- Le rispondo.
Lei mi guarda stranita ma decide di non contraddire la mia decisione e di lasciar perdere. Così cambio direzione e vado in cucina; tiro fuori una pagnotta dalla dispensa e la farcisco con tonno e majonese, mi siedo sola ad un tavolino e la mangio velocemente. Ho solo voglia di fare una lunga dormita, così mi avvio verso camera mia e mi metto sotto le coperte in tuta. Chissà per quale oscura ragione, chiudo gli occhi con l’immagine della ragazza dai lunghi capelli biondi in mente. Domani iniziano le danze.




Considerazioni dell’autrice:
Ciao a tutti – sempre se c’è qualcuno che mi segue – ragazzi, devo ammettere di essere un po’ sconfortata!
Perché non so se ci sia effettivamente qualcuno che mi legge…nessuno che recensisce! Nessuno che mi da opinione! Se vi capita di passare, per favore, fatemi sapere che cosa ve ne pare. Ricambio volentieri.
Bacioni, una scimmia. 
  
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