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Autore: TeddySoyaMonkey    08/02/2013    18 recensioni
[Interattiva]
"Ambarabà ciccì coccò
Un tributo mi schiattò,
era in vita da troppe ore
e di funghi avvelenati mangiò le spore.
La fine degli Hunger Games decretò,
Ambarabà ciccì coccò."
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Caesar Flickerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Distretto 1

Eyelyner
 


Dopo che le truccatrici e i parrucchieri ebbero finito di sistemare la pettinatura di Caesar Flickermann, che quell'anno sfoggiava una sfumatura di rosa particolarmente accesa, il presentatore si posizionò sulla piccola "X" rossa al centro del palco e mentre il pubblico già iniziava ad applaudire lanciò uno sguardo di sottecchi al cameraman che con le dita gli fece segno che sarebbero andati in onda tra tre... due... uno... un sorriso illuminò il volto del presentatore che aprì le braccia come a voler abbracciare tutta Panem.
Il pubblico urlava ed applaudiva per l'eccitazione che le interviste davano. Avevano già conosciuto i tributi ma le interviste erano il momento che, apparte i giochi veri e propri, preferivano.
-Grazie, grazie!- Esclamò il conduttore facendo cenno agli spettatori perchè si calmassero. Quando gli applausi si fecero abbastanza flebili da permettere di parlare Caesar aggiunse:- Benvenuti, benvenuti! Sono felice di avervi qui questa sera... e sono convinto che anche i meravigliosi tributi di quest'anno lo saranno!- Un altro scroscio di applausi.
-Cosa dite, li chiamiamo subito sul palco?- Le ovazioni dal pubblico non poterono che essere affermative.
Caesar sorrise, come se quella fosse una grande ed inaspettata sorpresa, quindi esclamò:- Facciamo entrare il primo Tributo. Viene dal distretto uno ed è la sola, unica e meravigliosa... Eyelyner Millerh!-
Altri applausi ed una ragazza, bella da mozzare il fiato, avvolta in un vestito rosso ed attillato piuttosto semplice ma che slanciava la sua figura perfetta entrò in scena, camminando a testa alta. Aveva occhi magnetici, di un azzurro che passava al verde acqua quando rifletteva le luci intense del palco.
Proseguì verso Caesar che l'aspettava con una mano protesa verso di lei, un gentile invito ad accomodarsi su una delle due poltrone appena dietro di lui.
La ragazza gli si avvicinò, gli strinse la mano e lo baciò sulle guance con espressione altera, quindi si sedette con un movimento sinuoso sulla poltrona, scostando un ciuffo di capelli biondi strategicamente lasciato fuori dalla crocchia morbida in cui i capelli erano legati. A quel gesto tutta Panem sembrò trattenere il fiato.
-Be',- Esordì Caesar, sedendosi a sua volta sulla poltrona. Guardò la ragazza con un'espressione di stupore calcolato e poi ammiccò in camera. -direi che siamo davvero stupendi questa sera.-
-Grazie.- Rispose Eyelyner, il tono gelido che aveva usato non scalfì l'umore di Capitol City, che già l'idolatrava.
-Bene, Eyelyner...-
-Lyn.- Lo interruppe lei. -Preferisco Lyn.-
Caesar sorrise. -Lyn... il tuo è un bellissimo nome, è stato tuo padre a dartelo?-
La ragazza puntò il suo sguardo freddo sul presentatore:- No,- Disse con una naturalezza stentata che quasi sembrava tradire qualcosa di strano, di celato. -Il nome me l'ha dato mia madre.-
-Una donna meravigliosa, immagino. Ma il vero fulcro, per così dire, è il signor Millerh, il vincitore della cinquantott'esima edizione. Vuoi parlarci di come ha reagito alla tua nomina?-
La ragazza si mosse un po' a disagio sulla poltrona ed iniziò:- Come sapete tutti mi sono offerta volontaria, alla Mietitura.- Disse, poi individuò una telecamera poco dietro a Caesar e rivolse gli occhi verso di lei, come suo padre- e mentore- le aveva detto di fare:-Mio padre è un grand'uomo. Ha vinto la sua edizione con onore, ed è stato forte. Ovviamente io non posso essere da meno. Ho lui come mentore e, be', sono forte e sveglia.-
-Non lo metto in dubbio!- Caesar rise e Capitol City gli fece eco, la camera staccò dal primo piano della ragazza per mostrare a Panem il pubblico sconquassato dalle risate. Anche Lyn sorrideva, ma sentiva la cicatrice che, ben nascosta dal vestito e dalle doti dei suoi truccatori che non erano comunque riusciti ad eliminarla del tutto, prudeva, rendendo la pelle dalla spalla alla clavicola formicolante. Ricordava ancora come suo padre era sbottato, nella grande cucina della loro bella casa, del coltello da cucina, della madre che urlava. -Sei troppo debole!- Aveva detto. -Troppo debole per venire scelta!- E l'aveva colpita. Da quel momento il lungo segno che portava era il costante ricordo di come non fosse stata selezionata per rappresentare il suo distretto, esattamente un anno prima di avere fortuna.
-Ma andiamo avanti!- Esclamò Caesar poi, protraendosi un po' verso Lyn che lo guardò con fare leggermente sprezzante.
-Parliamo ora dei giochi... tu sei molto bella, credi che questa dote ti penalizzi o ti avvantaggi rispetto ai tuoi avversari?-
Lyn scrollò le spalle, facendo ondeggiare le giocche bionde intorno al viso. -Non saprei, ma di certo sono una da tenere d'occhio.- Fece un sorriso sghembo, un po' crudele ma insieme involontariamente ammiccante. -Mi definirei... letale.-
A quelle parole gli spettatori andarono in estasi, esultando come pazzi.
-Meraviglioso!- Esclamò Caesar, ridendo con aria ammirata. -Quel che di definisce una femme fatale!- Lyn smise di sorridere per assumere un'espressione leggermente dubbiosa, non capendo se quella reazione era data dalle sue parole o per tutta l'azione che, di fatto, aveva promesso definendosi letale.
Quando gli spettatori si furono ripresi Lyn tornò a fissare il conduttore, in attesa.
-Parliamo del tuo distretto, l'uno, è davvero magnifico, vero? Ti piaceva vivere lì?-
Lyn scrollò le spalle. -È un bel posto, molto ricco, sì, ma non ho mai avuto molto tempo per la sua bellezza.- Disse, sottolineando quel "sua" come a voler dire che la propria, di bellezza, bastava e avanzava. -In fondo ho passato molto tempo ad allenarmi, sai.-
-Eri molto desiderata all'accademia, immagino.-
-Effettivamente sì, ma vuoi sapere un segreto, Caesar?- Disse mentre la folla a stento si tratteneva. Il presentatore fece un'espressione d'assendo e le si accostò un altro po'.
-Non ho ancora trovato- Disse infine Lyn, inclinando la testa da una parte. -un ragazzo che sia all'altezza per me.-
La folla scoppiò come se credesse che quel "ragazzo all'altezza" si nascondesse proprio tra di loro.
Un po' tutti i ragazzi di Capitol City si identificarono nelle parole di Lyn che riuscì perfettamente nell'intento di crearsi la fama di bellezza impossibile che aveva stabilito col padre.
-Sono certo che prima o poi arriverà qualcuno che ti farà battere il cuore.- Le disse Caesar. Lyn, in tutta risposta alzò le spalle e sospirò, un po' strafottente, come a dire che stava aspettando quel qualcuno, ma che, in fondo, al suo cuore di ghiaccio non importava granchè. La reazione sconquassò ulteriormente il pubblico e quando si riprese Caesar tornò ad appoggiarsi alla poltrona.
- Ancora una domanda.- Disse. -Cosa hai provato durante la mietitura?-
-Ero... eccitata. Pronta.- Rivolse lo sguardo alla telecamera. -Quando ho alzato la mano per offrirmi volontaria ho sentito l'adrenalina scorrermi nelle vene e...- Si interruppe, come temendo di poter rivelare troppo. Ovviamente era tutto studiato.
-E...?- La esortò Caesar.
-Ed è stato allora- Continuò Lyn, aguzzando lo sguardo verso la camera. -che ho capito che avrei vinto.-
Altre ovazioni, quella volta faticarono particolarmente ad estinguersi e Lyn sorrise raggiante, sapendo che quella che aveva appena infiocchettato in bella forma era la verità: lei avrebbe vinto.

 Coco

-Che ragazza meravigliosa!- Esclamò Caesar qualche minuto dopo, Mentre la figura leggiadra di
Eyelyner spariva dal palco. -Ma senza indugiare oltre, presentiamo il prossimo tributo.- La folla tacque in attesa, come se non sapesse chi sarebbe stato chiamato di lì a breve. Il conduttore sorrise, spalancò le braccia e annunciò:
-Diamo il benvenuto a Coco, dal distretto uno!- E di nuovo la folla scoppiò in un applauso fragoroso. Coco, che in quel momento stava entrando si chiese se a fine trasmissione avessero le mani arrossate a furia di applaudire. Mani arrossate... per un terribile momento gli sembrò di rivedere le escoriazioni che un tempo gli avevano coperto la pelle e che avevano bruciato tanto mentre le persone cattive col camice gli iniettavano sostanze ed elettrodi che gli davano scosse quando aveva le reazioni sbagliate per qualche nuovo farmaco.
-Ehi, calmati.- Si sentì dire da qualcuno appena dietro di lui, di vicino e di gentile. Capì che si trattava di Juliet. -Calmati, è tutto a posto.-
Intanto, sul palco, uno stranito Caesar che non capiva come mai nessun tributo fosse ancora apparso. Così, facendo un plaeale gesto di invito, ripetè: -Ecco a voi... Coco!-
-Ora vai.- Disse a quel punto la ragazza. -È il tuo momento.-
-Ho paura.- Sussurrò a denti stretti il ragazzo.
-Non devi averne, ci sono io con te.- La carezza sui capelli che Juliet avrebbe voluto dargli non arrivò perchè in quel momento Coco venne spinto sul palco da un addetto alla sicurezza, o forse da un tecnico scocciato. La folla scoppiò in ovazioni e Caesar gli rivolse un sorriso gentile, ma l'unica cosa che desiderava in quel momento il ragazzo era scappare. I riflettori erano accecanti e le urla insoportabili e fu solo grazie a Juliet che Coco riuscì ad avanzare fino alla poltrona, sulla quale si abbandonò.
-Direi che ti piace farti attendere.- Gli disse Caesar in tono scherzoso, sedendosi con molta più grazia. Coco si mosse, a disagio, il suo mentore gli aveva detto di apparire "a posto", ma in quel momento non riusciva a capire cosa volesse dire. La giacca di pelle viola che indossava stridette contro la poltrona lucida e quel suono sembrò riscuoterlo, fissò il conduttore e disse:- Ho avuto... qualche problema tecnico.-
-Oh, ma è normale, è normale.- Sorrise Caesar e Coco provò a imitarlo, ma quando la folla di capitolini applaudì come incoraggiamento le labbra del ragazzo tornarono ad essere una linea dritta e piena. Notando quel cambiamento d'espressione Caesar si affrettò a chiedere:- Allora, Coco, parliamo della mietitura... cos'hai provato quando ti sei offerto?-
Il ragazzo di affondò le unghie nel palmo della mano e mosse le scarpe, troppo grandi per i suoi piedi, sul pavimento del palco, interdetto. La voce di Juliet sembrò sovrastare quelle del pubblico agitato:- Menti.- Disse.
Coco allora capì di non poter dire che era stata proprio la ragazza a dirgli di alzare la mano per offrirsi volontario. Anzi no, non glielo aveva detto, gliel'aveva ordinato... Voleva che Coco in qualche modo si ribellasse a Capitol City e Coco l'avrebbe fatto.
-Io... ero felice.- Disse, guardandosi i pantaloni, anch'essi in pelle viola. -Volevo offrirmi da... da tantissimo.-
-E finalmente hai avuto la tua occasione, congratulazioni.- Gli disse il conduttore. -I tuoi genitori come l'hanno presa?-
-Io non vivo con i miei genitori.- Replicò subito, la sua questione familiare era, per così dire, l'unica cosa che aveva di sicuro nella vita. -Vivo con Marcus, lui è... mio fratello.- Continuò poi, quasi intenerito
-Oh, da come ne parli devi volergli molto bene. Ti è venuto a salutare dopo la mietitura?-
-Sì, lui...- Le lacrime gli salirono agli occhi. Cosa poteva dire di Marcus? Che gli aveva promesso di raggiungerlo a Capitol City? Che la sua faccia cinerea l'aveva fatto piangere come una ragazzina? Fu Juliet a venirgli, di nuovo, in aiuto:- Menti.-
-Lui era felice che mi fossi offerto.- Disse, poi si portò la mano al collo dove la targhetta di Marcus, quella che gli aveva dato alla visita e che da allora Coco non si toglieva mai, si nascondeva sotto la camicia scura. Il ragazzo l'afferrò e la mostrò a Caesar: -Mi ha anche regalato questa.-
Il conduttore la osservò con interesse e proprio nel momento in cui l'uomo aprì la bocca per parlare Coco capì di aver fatto un terribile errore:- Una targhetta da pacificatore?- Chiese quello.
Il ragazzo trasalì. Si diede mentalmente dello stupido. Già gli sembrava di sentire Juliet sgridarlo; con quel gesto aveva rivelato molto, troppo, di sè e di Marcus.
-Mio... nostro nonno lo era.- Mentì. -Lui l'ha passata a Marcus prima di... di morire.-
Un attimo di silenzio invase il palco e Coco non capì se fosse un silenzio sospettoso o solidale nei confrotni del nonno morto, e solo quando il conduttore gli mise una mano sulla spalla come a consolarlo il ragazzo si rilassò un po'.
Il pericolo era scampato e per il momento nessuno intuiva la verità, o almeno così sperava. Il suo passato era ancora al sicuro, ma di certo Juliet si sarebbe arrabbiata per la sua distrazione.
-Sono certo che tuo nonno sarebbe fiero di te, essere volontari è un grande onore.- Caesar interruppe così i suoi pensieri, annuendo con convinzione. -Rivelami una cosa, però, sei nervoso di entrare nell'Arena? Sono certo che i nostri amici- Indicò la platea.- sapranno tenere un segreto simile.-
Coco deglutì, mentre il pubblico che fino a quel momento non era stato particolarmente esaltato, sentendosi chiamato in causa, scoppiò in un vociare assordante. Avrebbe dovuto essere grato a
Caesar, che stava cercando di incoraggiarlo con una terapia di applausi, ma quel tentativo sortì l'effetto contrario e Coco, intimidito, decise di alzare intorno a sè una sorta di armatura che lo spinse a rispondere in tono duro:- No, per niente.- Quasi ringhiò. Con Juliet aveva deciso di non mostrarsi una minaccia per gli altri tributi e per non far cadere quella facciata invece di dire quant'era bravo con le armi disse:- Quel che deve succedere succederà.-
Il pubblico applaudì e Coco resistette all'impulso di coprirsi le orecchie con le mani. Avrebbe ceduto se Caesar non avesse posto fine alle domande alzandosi in piedi e facendo cenno al ragazzo di imitarlo. Gli afferrò la mano e la strinse in modo vigoroso accompagnando il gesto da una fraterna pacca sulla spalla.
-Ti ringrazio, Coco.- Disse, poi si rivolse al pubblico e urlò:- E possa la buona sorte essere sempre a favore di questo tributo!-
In seguito all'ennesimo scroscio di applausi un tecnico fece cenno a Coco di uscire di scena e, molto più velocemente di com'era entrato, il ragazzo si affrettò fuori dal palco.
Non appena i riflettori smisero di accecarlo il ragazzo sentì Juliet sospirare:- Tutto sommato è andata bene.- Disse, prima di inziare, come Coco aveva sospettato, a riprenderlo per aver parlato della piastrina da pacificatore di Marcus, ma ora, lontano dagli sguardi dei capitolini che, solo ora se ne rendeva davvero conto, gli ricordavano quelli che aveva ricevuto nel suo travagliato passato, si sentiva al sicuro.

 

Angolo di Ted:

Sì, ho saltato la mietitura, sì, ho saltato le visite e sì, ho saltato anche la sfilata. Ora potete giustiziarmi.
L'ho fatto perchè in primis non volevo scopiazzare le altre interattive e poi perchè quello che salto lo aggiungerò come flash-back. Inoltre non voglio togliere spettacolo ai veri e propri giochi, ma mi serviva far conoscere i tributi.
Ah, e tutto ciò non ve l'ho detto prima perchè sono masochista e voglio riuscire battere il mio record di bandierine rosse in una storia.
Detto questo, c'è un gruppo di questa interattiva su fb, che non linkerò per questioni di privacy. Se qualcuno non è stato aggiunto me lo dica e si provvederà.
Odiosamente vostra,
Teddy
Ps. Mi scuso con tutti quelli che hanno avuto problemi per le prenotazioni dei tributi, ma sono tremendamente svampita.

  
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