Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
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Autore: LostInStereo_GD    08/02/2013    3 recensioni
-Allora, imbecille.- esclama Brian. –Come stai?-
Lo guardo, sorridendo, e scrollo le spalle. –Fisicamente? Emotivamente?- domando a mia volta. –Fisicamente sto sempre meglio. Emotivamente, sono un bicchiere di vetro buttato per terra.- sussurro.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Sono le dieci di mattina, e mentre io e Matt stiamo giocando alla playstation e Valary è fuori con Owen, suonano alla porta.
-Vai tu, Vee.- mi dice Matt, senza staccare gli occhi dallo schermo.
-Ehi, sei tu il padrone di casa.- ribatto, senza distogliere lo sguardo dalla TV. Rimaniamo in silenzio a giocare per un’altra manciata di secondi, ma poi il campanello inizia a suonare insistentemente, e il mio amico allora mette in pausa, sbuffando, e si dirige verso la porta.
-Ma chi cazzo è che rompe i coglioni a quest’ora di sabato matt… Oh, ciao Brian!-
La voce di Matt ha un brusco cambio di tono, e io scoppio a ridere come un idiota.
-Farò finta di aver sentito solo l’ultima frase, Sanders.- esclama ridendo Syn, spingendolo da parte per entrare in casa.
Il mio amico fa capolino in sala, con i suoi soliti jeans strappati, la canottiera nera e i capelli bloccati da strati e strati di lacca, e mi sorride.
-Ehi, coglione.- esclama. –Sei pronto?-
Mi alzo, sorridendogli a mia volta, e annuisco. –Certo.- gli dico. –Devo solo prendere le stampelle e arrivo.-
-Ehi, ehi.- esclama però allora Matt, rivolto a Brian. –Dove pensi di portare il mio chitarrista?-
Syn sospira. –Cazzo, Shadows, ma tu ascolti mai una conversazione in cui l’argomento principale non sei tu?!- sbotta.
Matt scoppia a ridere, mettendosi in una posa plastica da modello. –Certo che no.- dice. Io e Brian scoppiamo a ridere.
-Vado da Brian a provare un po’.- gli dico, sorridendo. –A fare un po’ i coglioni, sai com’è.-
Il mio amico fa una faccia offesa. –E non mi avete invitato?- esclama, con tono falsamente irritato. –Che amici di merda!-
Syn gli salta addosso, prendendolo a pugni, e poi ridacchiamo tutti.
-Te lo riporto verso mezzogiorno, non ti preoccupare.- dice Brian, dandogli una pacca sulla spalla. Mi guarda, strizzandomi un occhio, e mi fa cenno di andare.
Saluto Matt e prendo le mie stampelle, che sono nell’ingresso, ed esco insieme a Brian.
Scendiamo le scale esterne della casa, andiamo verso il SUV del mio amico ed io entro dal lato del passeggero, sedendomi. Syn entra subito dopo, e mette in moto.
La sua casa è piuttosto distante da quella di Matt, per cui mi metto comodo.
-Chi mettiamo, oggi?- mi domanda Brian, prima di partire. Mi fermo un attimo a riflettere.
-Uhm.- dico. –My Chemical Romance? Magari Three Cheers For Sweet Revenge.- esclamo infine.  Brian annuisce. –Ottima scelta, amico.- mi dice. Afferra il CD e lo inserisce, e subito si diffondono nell’aria le note della prima traccia, Helena.
Con i My Chem come sottofondo, io e Brian parliamo poco, ma la nostra amicizia è sempre stata così: bellissima proprio perché, tra me e lui, le parole sono piuttosto inutili. A volte ci basta guardarci negli occhi.
Circa a metà del viaggio però, Brian esordisce:
-Io ho una cazzo di fame assurda.- Mi guarda. –Fermiamoci da Starbucks, ti va?-
Annuisco. –Certo.- dico. –Ora che ci penso, ho una certa fame anche io.-
Pochi metri dopo, il mio amico guida l’auto dentro un grosso parcheggio asfaltato, che si trova di fronte ad una bassa e larga struttura beige, sul cui tetto spunta la tipica insegna verde e bianca, e mi aiuta a scendere, anche se ce la faccio benissimo da solo.
Andiamo verso il locale, e sono sorpreso dal fatto che ci sia molta gente. In genere vengono tutti verso le otto, otto e mezza, mentre oggi sono le dieci e un quarto ed è pieno come non l’ho mai visto.
-Non penso che riusciremo a trovare un posto a sedere, sai?- dico a Brian. Ma lui si guarda intorno comunque e, per una fortunata coincidenza, vede due ragazze lasciare il loro tavolo.
-Din din din!- esclama Brian. Mi guarda. –Synyster è magico.- Mi fa segno di andare con lui, e ci sediamo al tavolo con molta calma.
Iniziamo a chiacchierare un po’, decidendo di aspettare qualche minuto perché alla cassa ci sia meno gente.
“Forse dovrei parlargli del fatto che l’ho visto piangere ieri sera”, penso. Ma Brian mi sembra così spensierato oggi, che proprio non ci penso a farlo ripensare alla bambina di Johnny e Lacey.
-..E a New York entriamo in questo bar dove…- Syn sta finendo di parlare, ma all’improvviso qualcuno gli dà un colpetto sulla spalla.
Lui si gira, incuriosito, e incontra con gli occhi una ragazza bassa, che avrà sì e no quindici anni, con lunghi capelli riccioli e biondi e due enormi occhi celesti. Indossa una maglietta di Nightmare, e capisco subito che ci siamo imbattuti in una fan.
-Ciao.- esclama lei, sorridendo radiosa. Io e Brian ci guardiamo, contagiati dall’aspetto allegro della ragazza. Ci sorridiamo e la salutiamo a nostra volta. –Piacere, io sono Amber.- si presenta lei, stringendoci le mani. –E lasciatemi dire che amo la vostra band.-
Rido, divertito, e lei mi guarda. –Come stai, Zacky?- mi domanda, come se fossimo vecchi amici. –Mi è preso un bello spavento quando ho saputo quello che ti è successo.-
-Oh, beh.- le dico io. –Piano piano va meglio.-
Amber mi sorride, sollevata, porgendo a me un foglio e a Synyster una copia del nostro album “Avenged Sevenfold”.
-Me li potete fare due autografi?- ci chiede, gentilmente. –L’album è mio, è uno dei miei CD preferiti in assoluto, e il foglio è per mia sorella Christina, che è in ospedale.-
-Certo!- esclama Brian. Sorride, e autografa la copertina dell’album. Me la passa, mentre io gli do il foglio che ho già firmato, e infine li restituiamo alla ragazza.
-Grazie mille.- ci dice. Ci guarda, sorridendo. –E non solo per l’autografo.- Abbraccia prima Brian e poi me, e dopo essersi allontanata si volta di nuovo verso di noi, sorridendo, e ci saluta con la mano.
La maglietta a maniche corte lascia scoperto l’avambraccio, e noto un particolare che a prima vista sembra un’illusione ottica. Socchiudo gli occhi, osservandola meglio, e poi con un sussulto mi paralizzo.
La pelle di sul braccio di Amber è completamente martoriata, ricoperta da una fitta e intricata ragnatela rosea.
Ci metto un secondo prima di capire che sono cicatrici. Cicatrici che le ricoprono tutto l’arto.
Prima di sparire dietro un tavolino, vedo Amber rivolgermi uno sguardo indecifrabile.
 
***
Non appena varchiamo la porta di casa Haner, vedo una seconda Valary venirmi incontro.
-Ciao, Vee.- esclama Michelle.
Le sorrido, salutandola a mia volta e abbracciandola.  -Ciao, Michelle.- le dico.
-Ehi, piccola.- le sussurra invece Syn, dandole un bacio. La donna sorride istantaneamente, guardando il marito con espressione adorante.
-Noi andiamo un po’ su a provare.- le dice Brian. –Crisi di astinenza.- le spiega subito dopo, sorridendo.
Michelle scoppia a ridere, annuendo. –Certo, capisco.- esclama. Mi sorride e sospira. –Allora a dopo. Ti fermi a pranzo, Zacky?- mi chiede poi.
-Oh, no grazie, Michelle.- le dico, mentre sto già salendo le scale (anche se, lo devo ammettere, con un po’di fatica). –Matt e tua sorella mi aspettano.-
Lei annuisce, salutandomi con la mano, e io e Brian saliamo al piano superiore.
Appena varco la soglia dell’enorme sala prove di Syn, mi sboccia istantaneamente il sorriso sul volto.
Non me la ricordavo così grande. Sfioro la batteria, gli amplificatori, il basso che ha lasciato Johnny “in caso passassi di qua” e il pianoforte.
Mi soffermo un attimo sui tasti, colto da un improvviso flashback, travolgente come un uragano.
2006, avevamo iniziato a comporre brani per il nostro nuovo album.
Eravamo lì, tutti quanti. C’era il piano, e il basso, c’erano Jimmy e Johnny.
Io, Brian e Matt eravamo seduti a fare gli idioti, probabilmente eravamo anche ubriachi, e ricordo questa melodia meravigliosa al pianoforte, fantasticamente in contrasto con il basso.
Era dolce, quasi profonda. Sia Jimmy che Johnny stavano improvvisando, era raro che si fermassero. Erano persi nella musica.
Ricordo che Jimmy iniziò a cantare una canzone macabra ma fottutamente divertente, dicendo “Oh sì, Matt, questa qua finisce dritta nel prossimo album”.
Io ridevo, e Jimmy anche, con quei suoi strambi occhiali neri che lo facevano sembrare così intellettuale, e iniziò a cantare un accattivante ritornello.
Must have stabbed her fifty fucking times, I can’t believe it.
Ricordo che l’espressione sul viso di Jimmy si fece tutto d’un tratto seria, concentrata, e che capimmo tutti che non stava più cazzeggiando, ma che stava facendo quello che gli riusciva meglio. Comporre.
Premeva i tasti deciso, ma sapevo che stava andando a caso. Anche Johnny lo stava facendo, ma gli accordi dei due strumenti si incastravano alla perfezione l’uno nell’altro.
Smettemmo di parlare e di ridere, e fu come se la sbornia se ne andasse giusto per darci l’opportunità di ricordare quella base.
Mi ricordo gli occhi di Jimmy. Quell’azzurro limpido prendeva sempre una sfumatura più scura quando suonava. Si vedeva che ci metteva il cuore.
Muoveva la testa e il corpo a ritmo con le mani, come se stesso suonando il piano con tutto sé stesso. Socchiuse le palpebre, continuando con gli accordi.
Erano passati quasi dieci minuti quando si fermò. Si voltò, soddisfatto, con gli occhi sgranati. Sorrideva, annuendo, e mi guardò.
-Ce l’ho.- sussurrò. –Me la ricordo. Ho le parole. E gli accordi.-
Matt annuì. –Era geniale.- disse con semplicità. Brian acconsentì, sorridendo.
Jimmy mi guardava, con gli occhi illuminati.
-È fantastica, Rev.- gli dissi infine. I suoi occhi si spalancarono di felicità. Quella fu una delle rare occasioni in cui tutti e cinque ci chiudemmo in un unico, forte abbraccio.
Mi accorgo di piangere solo quando vedo le lacrime cascare sul piano nero. Brian mi arriva accanto lentamente, e mi stringe una spalla.
-Lo so.- sussurra. –Fa male, tanto male.-
Singhiozzo. –Sembra… Sembra solo un incubo a volte, vero?- gli chiedo. Lui annuisce, senza fiatare.
–Lo sai, spesso mi dimentico che è morto.- sussurra Brian, dopo minuti interminabili di silenzio. –Mi è ancora così naturale ascoltare una canzone nuova alla radio e dirmi “Chissà cosa ne penserà Jimmy”.-
Scoppio in una risata amara, ma ritorno serio subito dopo. Scuoto la testa. –Non può essere vero.-
Brian si siede per terra, appoggiando la schiena al muro. Mi volto a guardarlo, e poi lo imito.
-Eppure lo è.-
Rimaniamo così, fianco a fianco in silenzio, per minuti che sembrano ore.
-Ti sei ricordato di quando abbiamo composto A Little Piece Of Heaven, vero?- mi domanda Syn infine. Annuisco, e lui scoppia in una risata breve, secca.
-Che giorno, che è stato.-
Annuisco, sorridendo. Rimaniamo di nuovo in silenzio una manciata di secondi, ma poi Brian con un sospiro si alza, dirigendosi verso le chitarre.
-So cosa vuoi suonare.- mi dice poi, dandomi le spalle. –O perlomeno, è quello che vorrei suonare io.-
Osserva dubbioso la parete dove vi sono le chitarre, e infine ne afferra una marrone chiaro, acustica, e una elettrica nera a sottili righe bianche. La sua preferita.
Mi porge quella acustica con un sorriso, mettendosi a sedere vicino a me. –So Far Away.-
Sorrido debolmente, annuendo. Incrocio le gambe, sistemando la chitarra sulla coscia sinistra e tenendola con la mano destra.
Suono il primo accordo, fermandomi dove Matt dovrebbe cantare. Ma né io né Brian apriamo la bocca. Procedo, continuando a suonare da solo per pochi minuti.
Poco dopo, ecco che parte il primo assolo di Brian. Lo osservo con la coda dell’occhio: è chino sulla chitarra con gli occhi chiusi, quasi sicuramente arrossati, i tratti del viso addolciti, la bocca stretta in un’unica linea nera che sembra protendersi all’infinito.
Sembra quasi sudare, dall’impegno che ci mette. Riprendo a suonare, per poi gettarmi nel mio assolo di chitarra acustica.
La chitarra di Syn si aggiunge poco dopo, e come al solito questo effetto mi fa salire le lacrime, che respingo con tutto la forza.
Non so dire perché, ma questo assolo mi è sempre sembrato terribile in tutta la sua bellezza. Le note sono come coltelli affilatissimi, che mi colpiscono sempre diretto nel cuore.
Mi riportano sempre a vivere il momento in cui Brian, confuso e pallido, era venuto da me a dirmi che avevano ritrovato il corpo di Jimmy. Stavo ancora con Gena, allora, e ricordo bene di come le sue lacrime mi avevano dato fastidio.
“È solo un pessimo scherzo riuscito alla perfezione”, mi dicevo. Mi aspettavo sul serio che The Rev spuntasse da un momento all’altro da dietro un cespuglio esclamando “Vi ho fregato, stupidi idioti!”
Respiro affannosamente, tentando di stare al pari con gli accordi. Ho gli occhi spalancati dalla valanga di sentimenti che mi travolgono di nuovo, e guardo Brian, come se fosse un’ancora di salvezza.
-I love you, you were ready, the pain is strong and urges rise.- Cantiamo insieme, guardandoci negli occhi.
-But I’ll see you, when it lets me, your pain is gone your hands untied.- Brian accenna ad un sorriso.
-So far away… And I need you to know.- Mi chino di nuovo sulla mia chitarra.
-So far away… And i needed to need you to know.-
Lasciamo entrambi che le note si diffondano nell’aria e che scompaiano da sole.
Syn sorride, e mi abbraccia.
–Magari ci sta guardando.- mi sussurra.
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Eccomi di nuovo qua, con un capitolo che penso darà una svolta fondamentale a questa storia. Ma passerà un po' di tempo prima che ve ne accorgiate.
Spero vi piaccia , e anche se vi fa schifo una recensione fa sempre piacere, le critiche sono ben accette!
Alla prossima ;)
LostInStereo_GD

 
 
 
  
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