Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: SoProudDirectioner    08/02/2013    11 recensioni
Due ragazze, Bessie e Kamryn, hanno scelto per la loro vita una strada sbagliata.
Alcool, droga, e bullismo le hanno portate in un riformatorio in Scozia, circondato dal nulla: il Brat Camp.
Cinque coinquilini le aspettano dentro la stanza 111, cinque coinquilini strani, considerati perciolosi dalla maggior parte dei ragazzi nel Camp, cinque coinquilini con storie diverse dalla loro, ma con uno stesso scopo: uscire da quella via la cui buona condotta era scomparsa.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Chapter one.



Kamryn 

 

Un edificio grigio e con almeno trecento anni si ergeva imponente di fronte ai miei occhi apparentemente azzurri, se non fosse stato per colpa delle lenti a contatto colorate.
Il cielo era coperto da una spessa coltre di nubi, da cui scendevano piccole gocce, che cadevano sui miei capelli, scivolando poi sui miei stivali con le borchie.
Dobbiamo veramente venire qui?” chiesi alzando un sopracciglio, e come risposta da Bessie, la mia migliore amica, ricevetti un'alzata di spalle.
Sull'edificio spiccava la grande insegna dorata, con la scritta “Brat Camp” bene in vista.
Il Brat Camp era una sorta di riformatorio per adolescenti con problemi, nel mio caso erano problemi di droga, bullismo, ribellione contro gli adulti, alcolismo, e chi più ne ha più ne metta.
Dopo aver mandato in coma una ragazzina di dodici anni per averla picchiata, i miei genitori e quelli di Bessie decisero di mandarci in questo fatidico Brat Camp, essendo convinti che ci avrebbe cambiate.
Non c'era niente di peggio che dormire in stanza con altre sudicie persone, disfarsi di qualsiasi cosa che fosse superficiale, come i piercing e i miei abiti borchiati.
Quando entrammo in quelle mura sentii un acre odore di muffa, infilai le mani in tasca e camminai a testa alta, notando che gli altri ragazzi ci guardavano con aria spenta, debole.
Mi sedetti sul bancone della segreteria tirando fuori un pacchetto di sigarette, e accendendone una.
Osservai la mia figura nella vetrata di fronte a me, partii dagli stivali neri, scrutando le borchie, salendo fino ai collant neri bucati di proposito, i pantaloncini neri di pelle, la maglietta bianca con la scritta “fuck the police.” e il giacchino di pelle.
Infine i miei capelli neri e mossi, legati in una coda di cavallo alta.
Kamryn Dawson e Bessie Mills, giusto?” chiese una donna di mezza età picchiettandomi la spalla, per poi prendere la sigaretta dalle mie mani e spegnerla.
E tu sei una rompicoglioni, giusto?” risposi a mia volta facendole il verso.
Innanzitutto scendete dalla scrivania, ragazze.”
Io e Bessie ci guardammo divertite, ed entrambe allungammo i piedi appoggiandoli sulle carte ben ordinate.
Sbagliate atteggiamento. Se pensate di essere uniche e speciali in questo posto vi sbagliate, ho gestito soggetti ben peggiori di voi, quindi abbassate la cresta, chiaro?” la donna si sedette sulla sedia girevole, e ci fece segno di scendere, e così facemmo.
Ci diede tutte le informazioni, poi ci accompagnò nella nostra camera, congedandoci velocemente.
Da domani inizierete il percorso, se vi vedo vestite in questo modo indecente saranno guai.” concluse girando i tacchi per tornare nel suo ufficio.
Guardai Bessie schiaffeggiandomi la fronte.
Non ci credo. Mi tocca mettere questa cosa?” chiesi retoricamente guardando inorridita la divisa tra le mie braccia.
E togliere tutti i piercing.” rispose Bessie scuotendo la testa.
Sospirai aprendo la porta con la chiave.
Siete le nuove ragazze, giusto?” chiese un ragazzo biondo squadrandoci da capo a piedi.
Sì, e tu saresti..?” domandò Bessie alzando un sopracciglio.
Niall. Niall Horan. Uno dei vostri cinque... coinquilini.”  disse andando via.
Cinque coinquilini?
Avevo capito bene?
Dovremo stare in stanza con altre cinque persone?” chiese Bessie con gli occhi spalancati.
Con altri cinque ragazzi.” si intromise un ragazzo riccio avvicinandosi alla mia amica.
Sospirai pesantemente e, dopo aver posato la mia borsa per terra, andai a cercare il balcone, portandomi dietro una cartina e il contenitore dell'erba.
Mi sedetti a terra e iniziai a crearmi uno spinello, quando feci per accenderlo mi accorsi di non aver preso l'accendino.
Sbuffai e mi rialzai, e nel rientrare in casa mi scontrai contro un ragazzo, e lo spinello mi cadde a terra disfandosi.
Cazzo, stai attento, coglione!” esclamai piegandomi per raccogliere l'erba sparsa e la cartina.
E tu chi saresti, mocciosa?” chiese il moro tirandomi su per il colletto.
Lo sbattei al muro puntandogli un dito contro il petto.
Kamryn Dawson, molto piacere.” mi presentai con finta cordialità “Chiamami mocciosa un'altra volta e ti mando all'ospedale.” sussurrai infine al suo orecchio.
Come vuoi, mocciosa.” ripeté lui con un ghigno in viso.
Accumulando tutta la forza possibile lo tirai su prendendolo dalla maglietta, e caricai il pugno, ma quando feci per sferrarlo Bessie sbucò in terrazzo.
Kamryn, lascialo.” disse preoccupata.
Neanche per sogno. Questo figlio di puttana mi ha chiamato 'mocciosa'.” risposi fissandolo furiosa.
Calmati, ti prego. Non vorrai mandare anche lui in coma? Già ci è bastata quella bambinetta per farci venire in questo stupido posto. Siamo troppo giovani per la galera.
Lo lasciai andare tenendolo sempre contro il muro, lui sosteneva lo sguardo, con il contorno degli occhi leggermente arrossato, segno che fosse tossico-dipendente.
Chi siete voi?” chiese lui.
A quanto pare, le tue nuove coinquiline. Per mia sfortuna.” risposi acida.
Io sono Zayn Malik. E se credi di avermi spaventato ti sbagliavi, mocciosetta.” mormorò al mio orecchio per poi rientrare in casa.
La rabbia ribolliva nelle mie vene, fino a farmi salire una scarica di odio fino al cervello.
Nel giro di pochi secondi il mio viso assunse un colore rosso.
Avevo grandi problemi a gestire l'ira, e quando mi capitava di dover perdere il controllo erano guai.
Fortunatamente Bessie riuscì a impedirmi di entrare in casa per picchiarlo, o l'avrei ridotto male.
Odiavo già questo Brat Camp.


Bessie

Ero una ragazza ribelle, lo ero sempre stata e un brat camp non avrebbe cambiato il mio comportamento. Si erano ostinati a mandarmi in un riformatorio pensando che potessi in qualche modo migliorare, che smettessi di fumare e di bere, ma la gente era solo illusa. Io ero fatta così perché avevo scelto di essere così; nulla e tanto meno nessuno avrebbe cambiato ciò.
Avevo diciassette anni, troppo grande per essere una ragazza per bene, ma troppo piccola per essere una cattiva ragazza. Ero bloccata in questa fascia, ero confusa. Ma ovviamente non era questa la causa della mia dipendenza dall’alcool.
Mia madre aveva divorziato quando avevo solo otto anni; ero troppo piccola per capire il vero significato delle loro azioni, ero troppo piccola per capire che mio padre rientrava a casa ubriaco fradicio e da tale picchiava mia madre, ero troppo piccola per capire che le urla di ogni notte che sentivo dal mio letto non erano cani o animali, ma i miei genitori. Ero, semplicemente, troppo piccola.
Ma ero cresciuta e cominciavo a intuire il perché mia madre non volesse mai parlarmi di mio padre e perché cercava di tenermi lontana da tutto ciò che lo aveva fatto diventare un mostro.
Forse ero destinata a diventare come lui, ero destinata a finire in un manicomio insieme a Kamryn, la mia migliore amica. Forse era una malattia genetica, oppure ero semplicemente io: Bessie Mills, una ragazza ribelle.
Espulsa da quattro scuole per rissa e per aver fumato in classe, denunciata per aver picchiato un mio compagno e per poco rinchiusa in galera accusata di aver incendiato un capanno abbandonato in mezzo al bosco.
Sul mio corpo portavo i segni di ogni mia azione, rappresentati da tatuaggi.
Mia madre e mio fratello mi parlavano a stento, quelle poche parole che ci scambiavamo erano “è pronta la cena” e “esco, ci vediamo”.
Si erano arresi da quando avevo preso quella strada, la strada che avrebbe portato alla mia rovina.
Pensavano di cambiarmi, di evitarmi il dolore che mio padre stesso aveva provato.
Si sbagliavano.
Non avrei rinunciato a tutto ciò, non avrei rinunciato all’unico modo –anche se sbagliato- di essere me stessa.
Libri, vestiti eleganti, diploma.
Queste parole non rientravano nella mia vita e né tanto meno nel mio vocabolario.
L’unica persona che mi capiva era la mia migliore amica.
Ogni persona conosce la propria amica fidata a scuola o a un campo estivo o al mare: io l’avevo conosciuta in galera.
Non eravamo state tanto in quel posto, giusto il tempo di cominciare a insultare il poliziotto che faceva la guardia alla nostra cella e affezionarci l’una all’altra.
Eravamo molto simili.
Mia madre, appena le avevo comunicato di aver trovato l’amica giusta, si era ravvivata e mi aveva rivolto un sorriso –il primo da quando ero diventata un’alcolista- che si era subito spento appena le avevo raccontato di lei.
Quello fu l’inizio della mia fine.
Avevamo cambiato scuola, sembrava andare tutto bene quando mandammo una ragazzina in ospedale.
Mio fratello divenne una belva, cominciò a insultarmi e ad accusarmi di aver rovinato la sua vita e quella di mia madre. L’insulto più pesante tra tutti fu: “la verità è che tu e nostro padre siete uguali”.
Mi aveva paragonata a lui, a quel verme che picchiava mia madre.
Quelle parole furono seguite da un interrotto silenzio che si spezzò con un: “prepara le valigie, tu e Kamryn partite”.
Furono le ultime parole che avrei sentito da mia madre fino a quando non sarei uscita da quella specie di carcere. Quanto saremmo dovute rimanere lì? Qualche settimana? O qualche mese? O anni?
Ormai le domande che mi ponevo erano diventate semplici parole accostate l’una all’altra.
Lei non mi avrebbe dato alcuna spiegazione.
Adesso c’eravamo solo io, Kamryn Dawson e il Brat Camp.
 
Scendemmo dalla macchina.
Non ebbi nemmeno il tempo di chiudere la portiera e salutarla, che mia madre era già alla fine della strada. Stava scappando.
Come biasimarla?
Avete figli con problemi di droga o alcool? Sono bulli e sono la causa di molte risse? Abbiamo la soluzione giusta per voi: il Brat Camp. Lasciate i vostri figli in questo posto magnifico: giardini grandi e verdi, piscine per chiunque, stanze bellissime e arredate nel miglior modo possibile.” abbassammo il volantino e ci guardammo sconvolte.
Ma dove cazzo siamo finite?” domandai preoccupata.
L’edificio davanti a noi era orribile.
I cancelli alti erano la sola cosa che ci dividevano da esso.
Avremmo potuto scappare e l’avremmo fatto se avessimo saputo come tornare a casa.
Il Brat Camp cadeva a pezzi, era di un grigio scuro.
Era completamente diverso da come lo aveva descritto il volantino.
Prendemmo un bel respiro e sorpassammo i cancelli alti e appuntiti.
Cominciava a piovere, sentivo le gocce posarsi sulle mie braccia nude.
Forse mettere la canotta con il gilè di jeans non era stata una grande idea.
La signora che lavorava come segretaria ci diede un paio di chiavi indicandoci la nostra camera.
Odiavo quel posto, non avrei resistito un minuto di più senza poter fumare o bere. Non avrei mai potuto indossare quella specie di divisa che ci avevano rifilato rinunciando alle mie Dr. Marteens o ai miei anfibi, ai miei jeans strappati e rivestiti di scritte che io e Kam avevamo fatto. Non potevo rinunciare ai miei capelli colorati e doverli ritingere di castano. Non avrei mai tolto i miei piercing alle orecchie, all’ombelico e al naso.
Non l’avrei mai fatto, quella era Bessie Mills.
I corridoi sembravano infiniti, i colori delle pareti erano di un grigio scuro che metteva tutt’altro che allegria, il pavimento era rivestito con la moquette.
Mentre camminavamo lungo il corridoio per arrivare alla stanza, dalle porte delle stanze si affacciavano soprattutto ragazzi, che ci squadravano oppure facevano versi e commenti poco carini.
Cos’è? Volete una foto?” sbottai infastidita dai loro sguardi.
Si, preferibilmente nude..” commentò uno di loro.
Perché non andate a masturbarvi pensando a noi nude ah? Almeno ci degnate della vostra assenza.” rispose a tono Kamryn.
Trovammo la stanza numero 111 e dopo aver infilato le chiavi nella toppa, sentimmo un altro di loro parlare.
Ahia, buona fortuna se dovete andare in quella stanza..” ignorammo le loro parole ed entrammo.
La stanza era abbastanza grande. C’era una finestra ampia che illuminava tutto il ‘salone’. Sul divano vidi cinque -o forse di più- ragazzi seduti mentre giocavano a carte.
Stronzo non vale così! Non puoi barare!” un ragazzo dai capelli castani sparati ai lati e con una voce leggermente femminile, scaraventò sul tavolino il mazzetto di carte.
Guardai Kamryn con una faccia interrogativa.
Evidentemente abbiamo sbagliato stanza..” rigirò le chiavi tra le mani, “..eppure qui c’è scritto 111. O quella della reception è rincoglionita o ci toccherà davvero stare in questa topaia, con questi maniaci..”.
Appoggiai a terra i bagagli e un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi color cielo si presentò.
Poco dopo lo raggiunse il ragazzo che giocava a carte. Aveva i capelli riccioli e gli occhi chiari. Sorrise e sul suo volto si formarono un paio di fossette. Aveva un piercing sotto il labbro, verso destra e  il collo era segnato da tatuaggi.
Quindi.. lui sarebbe stato uno dei miei coinquilini? Dei miei cinque coinquilini?
Sono Harry, Harry Styles.” mi tese una mano che rifiutai di stringere.
Ero venuta in quel campo solo perché ero stata costretta ad andarci, non per fare amicizie.
Bessie Mills. Dov’è la mia camera?” riportò la mano in tasca e mi sorrise.
Sapeva solo sorridere?
Mi indicò una porta alla sua destra, sorridendomi ancora.
Forse aveva una paralisi facciale.
Ti aiuto con i bagagli!” il ragazzo dai capelli sparati si alzò dal divano per aiutarmi a portare i borsoni, ma Harry –si chiamava così giusto?- lo bloccò dicendo che mi avrebbe aiutata lui.
La camera era piccola rispetto a quella che avevo a Cardiff.
Le pareti erano spoglie, vi erano due letti singoli situati contro la parete e una porta finestra ancora con le persiane chiuse.
L’armadio non c’è?” domandai al ricciolo.
Mi sfiorò un braccio e mi sussurrò un ‘no’ all’orecchio.
Le sue dita scesero fino ai miei jeans e mi morse il lobo.
E’ la fine, pensai.
Mi voltai di scatto e con violenza gli diedi uno schiaffo in faccia.
Toccami un’altra volta pezzo di merda, e ti pesto a sangue.” intanto gli altri tre erano sull’uscio della porta che ridevano vedendo una ragazza pestare un ragazzo.
Che cazzo ridevano, poi?
Harry si massaggiò la guancia dolorante e uscì dalla camera.
Io gli avrei mollato un bel gancio destro e poi un sinistro e in fine, per concludere in bellezza, un bel calcio nelle palle!” il ragazzo dai capelli sparati era simpatico.
Mi piaceva.
Aveva carattere ed era divertente.
Vaffanculo Louis!” si sentì provenire dal salone.
Io sono Louis The Tommo Tomlinson.” gli sorrisi e lo salutai con un cenno del capo.
Da dietro di lui spuntò una testa ricciola castana.
Io sono Liam Payne, piacere..” salutai anche lui.
Notai che fino ad ora avevo visto e conosciuto solo quattro di loro, così ritornai in salone. Non feci in tempo a sorpassare il divano dove Harry era seduto che mi prese per un fianco e mi spinse verso di lui.
Mi piacciono i tuoi capelli..” mi scrocchiai le nocche, respirai profondamente e mi alzai dal divano.
Non avrei resistito in quel posto un minuto di più.
Uscii sul balcone giusto in tempo per fermare Kamryn dal picchiare un certo Zayn e fumarmi una sigaretta.
Ora capivo cosa intendevano quei ragazzi prima, queste persone non erano normali, affatto.

 


Buonasera ragazze, siamo tornate con una nuova storia.
Sappiamo che non abbiamo ancora terminato l'altra, ma avevamo voglia di postarvi questo capitolo.
Speriamo vi piaccia,
fateci sapere che ne pensate.
Alla prossima,
#SoProudDirectioner
  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: SoProudDirectioner