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Autore: smile989    09/02/2013    1 recensioni
Nove ragazzi che, sporgendosi da un balcone, ammirano l'alba. Nove ragazzi che sono diversi.
I pensieri di una di loro, una semplice adolescente - forse non così tanto "normale" come si crede.
Ma questa non è un'alba come tutte... è la prima alba del 2013.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota iniziale: se volete, leggetela ascoltando http://www.youtube.com/watch?v=kKyrULAfvq8 , vi assicuro che ne varrà la pena. E' una canzone stupenda, strumentale, assolutamente perfetta per quanto state per leggere. E' stata la sua colonna sonora. Se finite il testo prima che la musica concluda, vi prego di continuare ad ascoltare.

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Mi appoggio alla fredda ringhiera in ferro battuto, stringendomi di più nella coperta in pile azzurra. Il freddo gelido e penetrante delle sei del mattino punge dietro la mia nuca, solleticando l’attaccatura dei capelli e provocandomi leggeri brividi lungo la schiena. Carlo mi da’ una leggera spinta; lo guardo, interrogativa, e comprendo che sta barcollando.
La mancanza di sonno gli sta davvero dando problemi di equilibrio, s’appiglia a qualunque cosa nel raggio di un metro.
 Alla mia sinistra, risatine leggere, superficiali, di Sara e Riccardo. Appoggio la mia testa sulla spalla di Carlo e ci avvolgo tutti e quattro nella coperta. Dall’altro lato del balcone, Chiara, imbronciata e taciturna, osserva il cielo con cipiglio malinconico, in attesa. 
Questa notte l'ha tradita, l'ha ferita, l'ha delusa. Le rimane solo la speranza di un'alba riparatrice: un'alba che riesca a portarsi via quel disastro, che le faccia dimenticare, che la consoli come solo le cose immateriali sanno fare. Senza giudicarti, in silenzio.
Al suo fianco ci sono Luigi, intento a raccontare aneddoti carini a Michela, che ascolta divertita annuendo, e Federico. Lui è appena uscito dalla casa calda e comoda, ed è rimasto pietrificato dall’umida aria ghiacciata della notte che ancora tarda a diradarsi. Lo vedo spaesato, confuso, come se si fosse appena svegliato.

Vedo tutto beige.


E poi c’è lui. A mezze maniche, nel gelo avvolgente della notte di Capodanno. Scruto la linea elegante del suo profilo, le lunghe ciglia chiare che contornano gli occhi di un verde profondo, la mascella squadrata, i capelli biondi dal taglio punk. Ha una sigaretta tra le dita e il fumo che sfugge dalle labbra schiuse, sovrapponendosi alla leggera nebbiolina nell’aria. Io non mi allontanerei mai dalla sua bocca, così simile a un bocciolo di rosa in fioritura...
Il suo corpo magro, ossuto e spigoloso da ballerino maledetto quasi sparisce dentro quella t-shirt troppo larga dei Ramones. Mi chiedo come faccia a non tremare.
Si passa una pallida mano simile a un ragno tra i capelli, annodandoli ancora di più, e reclina la testa all’indietro. Osservo attenta il suo collo lungo, il pomo d’Adamo che sporge, simile a una collinetta.
Bello e dannato, mi ripeto.
Poi sorride. Guarda in alto e sorride, così, senza alcun motivo apparente.
Del tutto sbilanciato, la schiena piegata all’indietro, lentamente si apre - con scatti sempre più rapidi - in una grossa, eclatante, rumorosa risata aspra e stridula. Il suo corpo emaciato è scosso dai singhiozzi; la cenere della sigaretta cade ritmica e silenziosa a terra, a tempo col suo sogghigno.
Sento sulla schiena il leggero peso di qualcuno che mi tocca: mi volto, e scorgo Federico e Luigi che s’infilano sotto la coperta e Chiara che si frappone tra me e Carlo.
Michela si accosta a Riccardo e si fa piccola piccola, per trovare anch’essa il suo posto al calduccio.
Anch’io accenno a un sorriso, e torno a guardare il cielo.
La sua risata si chiude pian piano, ansimante, nel silenzio vibrante e quasi magico di quella mattina. Tutto tace, tutto è ricoperto di brina.

Argento.

Ed eccoci. Tutti e nove. Siamo i ragazzi strani di una generazione di fotocopie, siamo quelli inadeguati. Siamo il bug, il loop nella canzone, l’errore nel sistema. Siamo lo sbaglio della società. Siamo quelli che indichi per strada, ma nonostante tutto siamo felici. Pieni di aspettative: questa è la nostra notte, ci diciamo. Questo dovrà essere il nostro anno.
Per forza.
Perché per quanto possiamo definirci pessimisti, per quanto danneggiate siano le nostre anime, per quante ne abbiamo passate e per quanto sia torbido il passato di ognuno di noi, siamo giovani, e i giovani non possono far altro che essere fiduciosi.
Altrimenti che futuro potremmo costruire?

Cremisi.


Fissiamo tutti quanti lo stesso punto, lo stesso cielo.
Siamo tutti in attesa di quell’astro splendente. Non sappiamo perché sia così importante per noi, perché siamo qui alle ore 6.02 del primo Gennaio fuori a un balcone, pronti a buscarci un malanno, a stringerci e abbracciarci per combattere il freddo.
E poi, ecco… mi sembra di vedere qualcosa laggiù… quasi… E sì, è lui! Eccolo! Il primo raggio! Si schiude lento, si srotola pigro dalla linea d’orizzonte e il suo sbadiglio è una luce che si sparge accecante.
Ed ora il suo gemello, stavolta più veloce: è repentino, fulmineo, già mi è entrato negli occhi. Il cielo si tinge lentamente di rosso e comincia a emergere una sfera infuocata, quasi fosse una sirena che affiora dall’oceano. Le nubi simili a sbuffi di fumo da un camino si diradano, vengono trafitte da spade luminose.
Il sole, ormai galleggiante nel firmamento, taglia la nebbia, ci sfiora tutti.
Guardo lui di nuovo; è baciato dalla stella, la sua pelle nivea scintilla deliziosamente nell’alba del primo giorno.
E’ così che lascio cadere la coperta e striscio verso di lui, affiancandolo. E’ così che il freddo mi aggredisce come una belva. E’ così che lui butta la cicca dal balcone con un leggero scatto delle dita, mormorando con quella voce roca e al contempo stridente, pungente e ironico: “Questa era la mia prima ultima sigaretta…”.  E' così che mi arraffa rude con quel braccio quasi scheletrico, mi tira a sé - come se ci fosse qualcuno pronto a rapirmi da un momento all’altro e lui volesse trattenermi  - e porta il mio fianco rotondo vicino al suo appuntito. Posso sentire il suo corpo duro contro il mio, morbido. Posso sentire il suo odore inebriante di tabacco Lucky Strike e biscotti…
Non so perché profumi di biscotti, ma è una cosa che mi fa impazzire…

Azzurro.

 
“Buon anno nuovo, splendore.”
Ed è così che si spegne il suo sussurro, in un bacio ghiacciato di fumo sulla mia fronte, puro come l’alba che abbiamo appena ammirato.

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Smile's corner: 
Salve a tutti!
Come potete ben vedere, questa è la prima storia che pubblico. L'ho scritta in un momento molto particolare: il 2 Gennaio 2013, il giorno dopo gli avvenimenti qui descritti. Ero terribilmente triste e malinconica e la scrittura per me è sempre stata terapeutica. E' il mio modo di "esorcizzare" ciò che mi assilla e sfogarmi, buttare giù le mie emozioni e paure.
E' per questo che scrissi di getto, senza pensare. Misi su la musica della band omonima a questo pseudo-racconto e scrissi, basta. Senza rileggere, senza correggere.
A distanza di un mese e qualche giorno, ho rivisto questa cosa salvata sul mio computer e mi sono sfidata a pubblicarla: non perché sia un mio lavoro particolarmente bello (anzi, è piuttosto stupido e banale), ma perché così mi hanno detto cuore e cervello. Per questo non l'ho revisionata, né aggiunto o tolto parti. L'ho messa qui così come la scrissi in quel momento di sfogo.
Vorrei avere la vostra opinione: che sensazioni vi ha dato? Anzi, vi ha dato qualcosa? Che ne pensate del mio stile? Che errori ho fatto? Cosa posso migliorare, su cosa lavorare? Fatemi sapere, se avete qualche minuto.
So che davvero non è nulla di che, ma c'è voluto molto coraggio per pubblicarla... non siate troppo rudi! <3
Grazie a tutti quelli che leggeranno e recensiranno questa... cosa, non so come altro definirla.

Cheers,
Smile

P.S.: se non si era capito, è autobiografico. E quello 'splendore' alla fine, è in corsivo perché è così che lui mi chiama. E ogni volta è una fitta al cuore.
  
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