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Autore: Allyn    09/02/2013    6 recensioni
Quando Yuki si risvegliò Zero dormiva ancora. Un braccio sotto il cuscino, l’altro abbandonato sul materasso spoglio, la mano aperta, in cerca di lei, anche nell’incoscienza del sonno...
Dal capitolo amore e sangue [...]Afferrò il viso di Zero con tutte e due le mani, baciandolo con foga, , per poi buttarlo con il suo peso a terra, leccargli piano il collo, e prendendosi ciò che ormai era suo di diritto.
Affondò i canini con molta meno gentilezza di quanto aveva fatto il ragazzo, bevendo avida, ancora assetata per quei mesi passati senza di lui.
“Sei diventata una vampira veramente brava, Yuki” Le mormorò il ragazzo osservandola, gli occhi chiusi, le labbra impegnate, il viso arrossato. Chiuse gli occhi anche lui, felice per quel gesto, per quel loro scambio d’amore, ma triste allo stesso tempo, nell’immaginarsi ancora umano, nellnell’immaginare lei, ancora umana. Cosa avrebbero fatto, insieme in quel bagno? Di certo la loro passione non sarebbe esplosa in un reciproco dissanguarsi, mordersi, bersi...si sarebbero consumati a vicenda in un altro modo, possedendosi nell’altro modo che conoscevano, l’unico che lo Zero umano avrebbe potuto condividere con la sua Yuki umana...
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaname Kuran, Un po' tutti, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

Confessioni

 

Le prime luci dell’alba destarono Zero dal suo sonno. Flebili raggi, di un sole velato, filtravano dalla finestra illuminando la piccola stanza; Yuki sembrò non esserne minimamente disturbata, perché giaceva ancora raggomitolata su un fianco, i capelli ribelli sparsi sul cuscino, gli occhi ancora serrati, vittima del dolce incantesimo di Morfeo.

Una volta seduto sorrise, passandosi una mano tra le scomposte ciocche argentate, cercando di ridare un ordine alla chioma solitamente liscia. Si sentiva leggero, sospeso in un sogno, per un attimo credette di dormire ancora, perché la visione di lei, della sua pelle chiara, nuda, avvolta nelle pieghe morbide di quella trapunta rattoppata, non gli sembrava ancora reale. Per quanto tempo, per quante notti, chiudendo gli occhi, al ritorno dall’ennesimo incarico di Hunter, si era cullato con quelle immagini, con quei desideri che riteneva irrealizzabili? Ogni singola ora, ogni singolo istante, che aveva trascorso separato da Yuki, era stato impiegato per ricordarla, per immaginarla, e adesso lei era lì, sua, e lo sarebbe rimasta per tutto il tempo che il destino gli avrebbe concesso.

Riportò alla mente ancora intontita dal sonno il ricordo della notte appena passata, delle mani di lei strette alle sue spalle, mentre sussurrava il suo nome in un sospiro, il solletico dei suoi lunghi capelli sul petto, sul viso, e quei baci prima dolci, poi intensi, poi di nuovo dolci. Riportò alla mente il piacere, la voglia di non fermarsi per niente al mondo, la voglia di amarsi in quel modo fino allo sfinimento, fino a quando il cuore e la carne non si sono saziati del corpo dell’altro.

E così era stato, il sottile corpo di Yuki si era accasciato dolcemente sul suo, ancora allacciati, i cuori accelerati, rapidi, complici. Le aveva sussurrato di amarla, tante di quelle volte che non ne contava il numero, glielo aveva ripetuto fino a quando la stanchezza non si era abbattuta sulle sue palpebre.

Si lasciò nuovamente cadere sul materasso, in un certo senso ancora stanco, nonostante avesse riposato nel migliore dei modi. La sua Yuki non accennava a svegliarsi, e in quell’istante Zero rise di se stesso, e della sua impazienza. Si sentiva come un bambino, emozionato, alla sola idea di rivedere il cioccolato degli occhi di lei, di rivedere quel viso animarsi, ridestarsi da quel sonno profondo.

Le sfiorò una guancia col dorso della mano, poi la fronte, liberandola dall’intreccio di quei morbidi fili ebano, scoprendo la bellezza di un volto giovane, rilassato, le ciglia lunghissime che quasi sfioravano la curva degli zigomi.

“Yuki...” La chiamò posandole un bacio leggerissimo sulle labbra dischiuse.

“Ho sempre desiderato, vederti così, sentirti così vicina...” Ammise, sicuro di non essere udito, ma di giungerle magari come un eco lontano in qualche suo sogno.

Non seppe spiegarsi il perché, ma le parole fluirono rapide, forse perché protette dal sonno profondo di lei, forse perché in quell’istante, in cui tutto gli sembrò esser perfetto, capì che era giusto svelare i suoi misteri, i suoi segreti, anche se questi sarebbero stati uditi solamente da quelle pareti silenziose, custoditi per sempre in quella piccola camera.

Cominciò a parlare quasi sussurrando, piano, la testa tra le mani, lo sguardo basso, perso tra le lenzuola.

“La prima volta che vidi Kuran provai un senso d’odio incredibile, inizialmente lo detestavo per la sua natura di mostro...Un vampiro, come la donna che mi ha condannato, poi, chiuso nella mia stanza ripensai a quel gesto. Le sue mani pallide che sfioravano il tuo viso, in un modo tanto dolce; quegli occhi amaranto, posarsi su di te, appropriarsi di ogni tuo lineamento, e poi, eccolo, il tuo sorriso felice, le tue labbra che sfiorano la sua guancia. Lo odiavo, Yuki, perchè ero geloso, perché non capivo il tuo comportamento, non capivo per quale motivo tu non scappassi dalle mani di quell’immonda creatura. Ricordo ancora quella sera in cui entrasti in camera mia, allegra come non mai, cercasti di lodare la bontà di quell’essere, farneticavi riguardo una coesistenza pacifica, proprio come il direttore...ricordo ancora le tue mani, le tue piccole e morbide mani, quelle che tante notti mi avevano carezzato gentilmente la testa, aiutandomi a ritrovare il sonno; quelle mani si erano macchiate dell’odore di lui, ricordo ancora quando rifiutai il tuo tocco. Fece male Yuki, pensare che quelle mani che dolcemente tendevi verso il mio viso, fino a pochi minuti prima avevano stretto quelle del vampiro. Ma tu non capivi, non comprendevi il mio dolore, non riuscivi a realizzare che oltre al mio odio per quella razza, c’era anche la gelosia nei tuoi confronti. Tu eri un sole nel buio della mia vita, un sole splendente che ridonava i colori al mio mondo, che mi permetteva di non perdere la speranza, di non sprofondare nella pazzia, di incatenare dentro di me il germe che quella donna aveva iniettato nelle mie vene umane. Crescevamo, ma i tuoi occhi rimanevano per lui, sempre e comunque, il tuo cuore batteva per Kuran. Come potevo competere? Ti aveva salvata, indubbiamente ti amava, ti adorava, ti proteggeva. No, non potevo competere. Un inverno ormai lontano ti ammalasti, avevi la febbre alta, eri svenuta a scuola. Il direttore ti aveva delegata alle dolci cure di un bel sonno. Avrei voluto sedermi accanto a te, tenerti la mano per aiutarti a riposare, ma non ne avevo il coraggio, preferivo guardarti da lontano, un qualcosa di candido, perfetto, immacolato, che non avrei mai voluto sporcare. Era più facile, amarti così, volerti bene in quel modo distante, avrei sofferto meno, il giorno in cui saresti andata via, o il giorno in cui la follia del livello E mi avrebbe tenuto distante da te, dal mio sole splendente. Kuran arrivò anche quel giorno d’inverno, avevo imparato a tollerare la sua presenza, in quella casa, per volere del direttore, e per il tuo...Dovetti rimanermene in silenzio, quando con il suo passo viscido entrò in camera tua. Aspettai che se ne andasse, e mi sedetti fuori dalla tua porta, preoccupato. Rimasi così tanto in quella posizione, attendendo che ti svegliassi, così tanto che mi addormentai. Quando apristi la porta, non riuscii a dire niente, e me ne andai, senza darti una risposta, senza dirti che ero rimasto lì solo per rivedere il tuo viso sveglio, libero dal rossore della febbre. Quante volte Yuki, quante volte mi sono nascosto dietro una maschera di ghiaccio, dietro una freddezza che te minavi con i tuoi sorrisi più radiosi. Crescevamo, e con i nostri corpi cresceva il mio amore per te, cresceva il mostro dentro di me, cresceva quell’inumana sete...e crebbe così tanto Yuki da farmi commettere il gesto più atroce. Ma tu mi cercavi, mi guardavi, ti preoccupavi per me, anche quando mi allontanavo, anche quando ti evitavo, quando scappavo, tu mi ritrovavi sempre...ed io trovai il tuo collo, morsi la tua carne innocente, affondai i canini succhiando avidamente come un mostro. Ti volevo, il vampiro dentro di me bramava il tuo sangue, i miei desideri si fondevano, e trovavano la loro soddisfazione più vile in quel gesto animale...poi sono arrivati, come sempre, pronti a salvarmi, i tuoi occhi, la tua voce, la tua imperdonabile offerta, le tue mani che sganciavano i bottoni della giacca, che liberavano la pelle del collo per me, che scoprivano le piccole vene, il loro pulsare sordo. Ti offristi, vittima e guerriera, volevi combattere per me e con me, al mio fianco, tenermi in vita, nutrire il mostro. Come avrei potuto non amarti ancor di più di quanto già non stessi facendo? E così scivolammo nell’oblio più totale, nella vergogna e nel peccato. Poi giunse lui. Giunsero le tue paure, e i suoi denti, la verità riemerse dalle memorie perdute, riemerse nel sangue e dal sangue. Tu, stessa mia piccola Yuki, eri un mostro. Non riuscivo neppure a capire, la mia testa non comprendeva quell’assurdità, non riusciva ad affiancare la candida e pura visione che avevo di te, della tua bontà, a quelle creature, a quei mostri dalle sembianze umane. Eppure tu eri lì, le braccia aperte, pronte a schermare il fratello ritrovato, per proteggerlo dalla mia pistola. Quanto dolore Yuki, mi portò quella rivelazione, e quanto dolore, nel vedere le mani di lui strapparti via dalle mie braccia. Non saresti più stata mia...quando mai lo eri stata? Io mi ero solo preso con la forza ciò che in realtà era sempre appartenuto di diritto a Kuran. Lo scontro con Rido, la sua morte, il nostro addio, quel primo bacio al sapore di sangue e morte, la mia vana promessa di sopravvivere ed ucciderti...la mia voglia di amarti. Quanto dolore mia piccola Yuki, quanto, anche quando sei tornata, anche quando mi hai chiesto di odiarti, anche quando capivi, comprendevi, sapevi, e le tue mani incerte cercavano il mio collo, i tuoi canini penetravano la mia carne. Mi volevi, nello stesso tremendo modo in cui io desideravo te, come un mostro, come una donna, come un vampiro. Ed è stata bellissima quella notte, è stata l’imperdonabile inizio di questa follia, della nostra condanna a morte. Ed ogni mio sogno è sembrato avverarsi, eri mia, mi avevi scelto, mi amavi...Non so, cosa ci accadrà adesso, per quanto mi sembri di vivere in un sogno, una strana e nuova ansia mi attanaglia, ma ti prometto Yuki, che in questo oblio di sangue ti proteggerò, sempre, a costo della mia stessa vita...”

Forse le pronunciò tutte quelle parole, sottovoce, come in una confessione, o forse le pensò solamente. Non seppe dirlo neppure lui, e non seppe neanche legger niente nell’espressione indecifrabile di Yuki, quando questa riaprì gli occhi, rivelandogli il cioccolato tanto bramato.

“Zero, sei già sveglio?” Mormorò con voce impastata, stringendosi contro la sua figura magra, poggiando la testa sulla sua pancia.

Il ragazzo annuì, carezzandole la fronte.

“Che ore sono?” Chiese lei, stiracchiando caoticamente le gambe, per poi incrociarle a quelle del compagno.

“E’ancora presto, per alzarsi...ma se proprio vuoi...”

Yuki gli rivolse uno sguardo che Zero non seppe decifrare, ma che comunque basto a zittirlo, poi si avvicinò suo collo, per leccarlo piano, con la punta della lingua.

“Scusami Zero...” Sussurrò già colpevole, poco prima che i suoi denti affondassero nella carne.

Il ragazzo sospirò, consapevole che la sete arretrata della compagna doveva ancora esser soddisfatta. La lasciò bere, debitore, lisciandole i capelli con il palmo della mano, per scendere poi sulla sua schiena scoperta, nuda, sui suoi fianchi, ebbro di un desiderio più umano.

“Sei bellissima, Yuki, anche così” Seppe dire, prima di portarla sotto di sé, baciare quelle labbra sporche di rosso, prima di farla sua di nuovo, instancabile, affamato di quel corpo, di quel viso, di quel respiro.

Lei rise, consapevole, complice.

 

 

“Kaname, ti prego...” Lo implorò Ruka, in ginocchio di fronte al sanguepuro, gli occhi inondati dalle lacrime.

Un forte vento spirava dal nord, portando con sé un cielo voglioso di neve.

“Sei stata un’ottima alleata Ruka, ma adesso è il momento che tu prenda la tua strada, ciò che sto per compiere...”

Lei non lo lasciò finire, si alzò di scatto, per stringere a sé quel corpo perfetto che tanto aveva amato.

“Bevi il mio sangue, maestro, fino all’ultima goccia, se ciò riuscirà a placare la tua rabbia, bevimi fino ad uccidermi, se ciò servirà a fermarti...” Gridò, ferendosi il collo con le unghie curate.

Il moro sospirò tristemente, consapevole dell’amore di quella vampira, ma consapevole che niente l’avrebbe fermato, tantomeno la sua offerta.

I primi fiocchi di neve cominciarono a cadere dal cielo, in raffiche violente, che gli frustavano gli abiti, i capelli, i pensieri...quei pensieri fissi, tutti per lei, per la sua Yuki.

“Ruka...ti ringrazio...ma non devi, hai una lunga vita davanti a te, e faresti la mia felicità, se ti allontanassi da me, per non voltarti mai più, per fuggire dal dolore che potrei arrecarti. Sei stata una splendida alleata, davvero, ma quei tempi felici e lontani, sono giunti a termine, è il momento che le illusioni crollino, e che il destino si compia...” Esordì, svanendo in un lampo oscuro.

Ruka pianse tutte le sue lacrime, china su quel marciapiede già bianco di una neve sporcata dal suo sangue, che copioso scivolava dalle ferite che si era inflitta.

Kain si precipitò da lei, come sempre, si chinò per raccoglierla da terra, senza sforzo, per stringere tra le braccia il suo corpo esausto, annichilito.

“Devi lasciarlo andare Ruka...i sanguepuro, sono creature troppo distanti da noi, perché sia possibile comprenderle” Seppe dirle, per poi riportarla a casa.

 

 

Angolo dell’autore.

So sorry! Scusate il tremendo ritardo...me chiede perdono, ma le università sono note per infliggere agli studenti lunghissimi periodi di stress preesame, in ogni caso, grazie per aver letto anche questo, forse troppo breve capitolo. Penso che sia giusto, per una volta lasciare un po’ di spazio a Zero e alle sue confessioni. Una specie di doveroso omaggio al suo personaggio triste e solo ahaha

Un bacio a chiunque abbia letto, e un abbraccione a chi sarà così gentile da commentare!

Al prossimo capitoletto

Ps: viva questo Zero superfocoso ahaha

Pps: un ringraziamento speciale va a quelle anime pie che mi fanno sempre felice con le loro recensioni, e con tutta la pazienza del mondo perdono il loro tempo a legger le mie storielle:

Panda_Ellie

Heart

Asterion

VKlove

I am The Darkness_

__Astronomy__

_RosaSpina_

_Piccola Yuki_

Violetta_

 Grazie davvero, mi date sempre quella voglia, bellissima, di continuare a scrivere fan fiction <3

Allyn

   
 
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