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Autore: G_wen    09/02/2013    1 recensioni
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"E' vero. E' distante. Non puoi vederlo nè puoi toccarlo ma puoi sempre immaginarlo. Non esiste la realtà ma esiste la nostra realtà. Quella che tutti chiamano apparenza. Immaginazione."
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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2 giorni dopo.
Stella andò al parco. Si sedette sulla solita panchina e rivide quel ragazzo di fronte a lei. Come l'altra volta.
Prese a leggere ma smise subito. I litigi con la madre l'avevano stressata. Si sentiva come se fosse lei la colpevole di tutto. Rimase immobile ad ammirare quel parco. Era un luogo silenzioso, tranquillo, non c'erano nè altalene nè scivoli, non era un parco per bambini. Stella esaminava tutto. I pochi alberi nei dintorni, il prato con l'erba bassa. Le foglie che ricoprivano l'inizio della corteccia di ogni albero. Tutto le pareva familiare. Ricordò per un secondo quando la madre e il padre la portavano in quei posti. Simili a questo. Correva a occhi chiusi nel lungo prato che le pareva infinito. Raccoglieva fiori e girandole, si sedeva sull'erba a guardare il cielo. Le stelle.
La sua mente era confusa. Vide suo padre quando gli aveva regalato un cucciolo di cane. Quando ci giocava e quando un giorno si era svegliata e non l'aveva trovato. Charlin lo aveva venduto a Mary poichè ella lo desiderava e a loro servivano soldi. Barry era contrario ma lasciò che tutto accadesse.
Quando Stella lo era venuto a sapere aveva pianto e non voleva parlare più con i genitori ma il padre era entrato nella sua camera e l'aveva vista seduta sul pavimento con la schiena appoggiata alle sbarre del letto, aveva in braccio un pupazzo, un orsetto bianco, allora si sedette anche lui e dopo qualche secondo di silenzio disse "E' così che va' la vita. Di sbagli se ne fanno tanti ma l'importante è restare uniti" lei lo aveva guardato asciugandosi le lacrime e aveva pronunciato "Ma lui è distante"
Barry rispose dopo un pò "E' vero. E' distante. Non puoi vederlo nè puoi toccarlo ma puoi sempre immaginarlo. Non esiste la realtà ma esiste la nostra realtà. Quella che tutti chiamano apparenza. Immaginazione"
Stella aprì gli occhi di colpo.
Prese il suo libro e andò via.
Quando rientrò a casa vide la zia Mary sul divano, parlava con Jhon ma interruppero il discorso non appena la videro entrare.
- Di cosa parlavate? - disse mentre appoggiava la borsa sopra il tavolino.
- Tua madre ha avuto un incidente - esclamò Jhon
- Non è divertente - continuò lei lanciandoli un occhiata.
- Stella.. Non è uno scherzo -

I fossi e le curve impedivano di andare più veloci.
Jhon guidava e accanto a lui sedeva Mary.
Stella si sentiva come una bambina, come quando Barry aveva avuto l' incidente, le tremavano le mani e il solo pensiero di non sapere cosa era successo la faceva rabbrividire.
Quando arrivarono, scesero di corsa e si avvicinarono alla greffa di persone che circondavano l'auto distrutta in una cunetta. Il paraurt era distrutto e cadeva a pezzi, le gomme anteriori sgonfie. Persino la cappota era spaccata.
Aveva rotolato ben due volte prima di rimettersi in piedi.
La polizia circondava la zona, c'erano striscioni rossi e bianchi che impedivano il passaggio ma la ragazza li sorpassò e scansando la polizia andò da sua madre.
Era coricata in un lettino, pronta per essere portata in ospedale. Aveva un taglio nella fronte piuttosto grande e qualche graffio nelle guancie.
- Mamma.. Mamma - esclamò piano ma lei era incosciente.
- Si sposti per favore - disse un uomo con la divisa mentre la faceva tornare indietro
- Andrà tutto bene - continuò.

La ragazza quella sera era tornata al parco.
Aveva bisogno di stare sola. Di stare lontana dai suoi zii.
Si sedette sulla solita panchina tenendosi strette a se le ginocchia. Il vento le sfiorava i capelli e le faceva venire in mente tante cose. Quando aveva una famiglia per esempio. Famiglia. Quella parola per lei non aveva più un significato. Una lacrima percorse il suo viso scendendo giù fino al mento.
Rimase pensierosa per un po', poi si voltò quasi di scatto.
Vide che quel ragazzo era ancora lì. Su quell'esatta panchina.
Questa volta però, incrociò il suo sguardo.
Lei si alzò e nonostante la voglia che non aveva, i pensieri che la torturavano pian piano, andò a sedersi accanto a lui.
- Buongiorno - esclamò esso voltandosi dalla sua parte.
- Buongiorno - rispose asciugandosi le lacrime dal viso.
Si sedette con le gambe incrociate e dopo qualche secondo disse - Ti vedo sempre, qui -
- Si, vengo tutti i giorni. Mi piace questo posto, tu invece? Vieni spesso? -
Stella notò che il suo sguardo era quasi sempre rivolto verso il basso, anche se parlava con lei
- Vengo spesso, per leggere, quando sono triste -
- E dimmi, perchè sei triste? -
Lei sorrise e abbassò lo sguardo, come se non sapesse cosa dire, poi però si rivoltò dalla sua parte
- Mio padre è morto in un incidente ma è successo sette anni fa', non capisco il perchè mi manchi ancora -
E fu' proprio quell'ancora a farla rattristare.
- Capisco. Mio padre è morto quando avevo sette anni. Mia madre era alcolica e si drogava. E' morta solo un anno fa' -
La ragazza si rese conto che c'erano persone molto più sfortunate di lei, che oltre un genitore, li avevano persi entrambi.
- E sei triste? - chiese quasi in un fiato
- Triste è dire poco, comunque.. qual'è il tuo nome? -
- Io sono Stella, tu? -
- Benny -.
E così ogni giorno si incontravano lì e si raccontavano cosa succedeva nella loro vita.

 
  
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