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Autore: AllePanda    09/02/2013    2 recensioni
In questa storia Katniss e Peeta sono gli stessi e vivono nello stesso modo ma il mondo in cui vivono è diverso. Non esistono gli Hunger Games qui! La storia è ambientata in una cittadina americana della prima metà del 1900 e loro due come Romeo e Giulietta scoprono di amarsi. Un amore impossibile quello tra la figlia di un minatore morto nelle miniere e il figlio di un commerciante?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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 Peeta’s POV (Punto di vista di Peeta):

La ragazza che fino ad un attimo fa avevo timore ad avvicinare, mi è finita letteralmente addosso schiacciando tra i nostri corpi la torta preparata da mio padre. Ogni anno mi prega di portarla ad una donna del Giacimento dai capelli biondi e gli occhi azzurri, caratteristiche che denotano chiaramente il fatto che le sue origini non sono queste. Infatti quasi tutti coloro che abitano nel giacimento hanno gli occhi grigi e i capelli scuri, ma non la signora Everdeen. Figlia di commercianti, abbandonò tutto pur di coronare il suo sogno d’amore. Suo marito era un minatore, sfortunatamente morì nell’esplosione di una miniera quando io avevo solamente undici anni. Io e sua figlia Katniss infatti, questa bella ragazza dai capelli castani che ora mi fissa con sguardo stupito e quasi accigliato mentre si alza in piedi, siamo coetanei. Eppure, non ci siamo mai parlati, sebbene io l’abbia tenuta d’occhio per più di 12 anni. Mio padre non ha mai dimenticato la madre di Katniss, esattamente come io non riesco a togliermi sua figlia dalla testa da quando a cinque anni cantò in classe la canzone della Valle. Sembra una sorta di sadico scherzo del destino, lo ammetto. Ho cercato in questi anni di farmene una ragione. Ho pensato di parlarle centinaia di migliaia di volte, ma all’ultimo momento mi sono sempre tirato indietro. Oggi la torta doveva rappresentare un bel ricordo, un regalo che mio padre fa alla madre di Katniss ogni anno da quando il marito non c’è più. Non che mio padre si sia messo in testa di sfasciare la nostra famiglia, perché lui è come me: è un “bravo ragazzo”, ama moltissimo sia me che i miei due fratelli maggiori e…be’ suppongo che in fondo debba voler bene anche a mia madre, nonostante lei non lo tratti decisamente in modo amorevole.  La torta è più un simbolo di amicizia, di un legale profondo che non si è spezzato negli anni: affetto allo stato puro, incondizionato, semplice. Credo che questo significhi amare davvero. Purtroppo però la situazione attuale è un tantino precipitata e mi ritrovo a balbettare parole vuote mentre dalla scatola di cartone che ho in grembo, trasudano crema e cioccolato, debordando fino a cadere in terra.

 

- E’ un disastro! – mi esce dalla bocca, mentre sono ancora confuso.

- Catnip! – sento esclamare poco lontano, e quando alzo lo sguardo dalla mia giacca impiastrata di torta, vedo il ragazzo bruno che si avvicina.

- Lasciami in pace adesso Gale! – è la risposta secca di Katniss mentre il suo sguardo abbandona quello del ragazzo per fissarsi nel mio. Inevitabilmente mi sento le guance avvampare ma faccio finta di niente.

- Scusami…io non – mi dice lei porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi.

Percepisco chiaramente le ondate d’ira che le attraversano gli occhi.
 

- Scusami tu…io..-  dico cercando un po’ di coraggio – io dovevo consegnare una cosa alla Signora Everdeen, ma ecco…-  Purtroppo l’attenzione della ragazza viene nuovamente catturata dall’altro interlocutore.

- Ci vediamo domattina Catnip. Il treno parte alle 6.00 in punto! Spero di vederti – dice mentre si incammina altrove lanciandomi una fugace occhiata interrogativa.

- Non contarci Gale! – è la risposta seccata di lei.

Tutto quello che noto in lui è che la sua schiena sembra irrigidirsi ma non si volta indietro. Ora ho la sgradevolissima sensazione di aver scelto proprio il momento sbagliato per presentarmi qui. Devo essere capitato nel bel mezzo di una discussione e la cosa non mi piace. Non sono il tipo che si fa gli affari degli altri, ma soprattutto, avevo immaginato che sarebbe andata diversamente. Forse più che immaginato, avevo sperato che andasse diversamente. Almeno quest’anno.
 

- Tu sei il figlio del fornaio, giusto? – mi chiede lei d’un tratto – Si..Mi dispiace per tua madre, questa torta era per lei, per il suo compleanno. E’ colpa mia se è rovinata, quindi… - balbetto un po’ confusamente.

- Torta di compleanno? – esclama lei sorpresa.

- Si –

- Già…ora ricordo! Anche l’anno scorso e se non sbaglio anche quello prima…mia madre ha sempre ricevuto una torta. Quindi tu fai le consegne? –

- Be’ solo ogni tanto, per il  resto quando non c’è suola, lavoro al forno – rispondo

Ci fissiamo per un momento che pare interminabile. Non ci eravamo mai parlati prima.
 

- Senti… Io…Mi dispiace, ti ho rovinato il cappotto ma sono brava a lavare le cose, solo che bisogna metterlo a lavare subito sennò resteranno le macchie – dice e mentre parla vedo che si avvicina verso casa sua invitandomi ad entrare. Subito mi schermisco dicendole che non è necessario ma dal suo sguardo capisco che è irremovibile.

- Be’ allora ti lascio i cappotto e torno a prendere un’altra torta…- dico restandomene sempre impalato su quei pochi centimetri di marciapiede. I miei occhi non riescono a smettere di fissare i suoi.

- Sei matto? Non hai visto il cielo? E poi a mia madre non serve una torta, anche se è un regalo. Non riuscirebbe neppure a mangiarla ora come ora. E’ in camera sua con 39° di febbre. Forse mia sorella Prim ne sarebbe stata felice però…ma anche lei si trova nelle stesse condizioni. – conclude lei mentre mi mostra dei nuvoloni neri all’orizzonte.  – D’accordo, ma voglio comunque rimediare. Quando staranno meglio vi porterò un'altra torta- dico. E il mio tono sembra perentorio per cui Katniss decide di non replicare, o forse non mi sta nemmeno ascoltando perché la vedo armeggiare con il cappotto che le ho porto, mentre mi trascina letteralmente in casa sua e mi prepara del tè fatto con foglie di menta. Sono sicuro che se rifiutassi si offenderebbe moltissimo, lo capisco da come mi guarda, perciò non oppongo resistenza e mi lascio cadere su una sedia del soggiorno. Osservo la casa. Decisamente molto più modesta della mia, direi anzi: essenziale. Il caminetto però ha un bel fuoco acceso. Mi sento agitato al pensiero di trovarmi proprio qui con lei, ma penso che rispetto all’anno scorso è comunque un miglioramento. Si, in effetti lasciare la torta tra le mani di sua sorella minore mi aveva lasciato a dir poco deluso, ma lei evidentemente non doveva essere in casa. E così l’anno prima e quello prima ancora. Forse è per questo che in realtà, anche oggi, mentre venivo qui, non mi sono voluto illudere troppo. Ma adesso è qui che mi versa l’acqua calda in una tazza dal bordo un po’ scheggiato, mentre si morde un labbro. E inevitabilmente mi scopro a desiderare di toccare quella bocca.



Katniss’ POV (punto di vista di Katniss):

Ho appena finito di strofinare il cappotto, versato l’acqua bollente nella sua tazza e solo adesso mi rendo conto che sta piovendo. Ci mancava anche il figlio del fornaio! Chi se lo ricordava che oggi era il compleanno di mia madre? E poi Gale… Mi sono dovuta calmare per forza. Non voglio sentirmi ulteriormente in debito con la famiglia Mellark! Mi siedo su una seggiola accanto al giovane ragazzo biondo dagli occhi chiari mentre, complice la pioggia, la mia mente ritorna alla notte fredda di qualche anno fa. Se non si fosse trovato in mezzo, probabilmente sarei corsa nel bosco che circonda le case del Giacimento, avrei passato il resto della giornata da sola, sotto la pioggia, del tutto incurante del fatto di potermi ammalare. Poi sarei tornata per Prim… Per prepararle la cena, per starle vicino… Si forse sarei tornata anche prima di ritrovarmi fradicia, sempre e solo per lei! Almeno una persona deve stare bene in questa casa, per tirare avanti. Ma lo sguardo indecifrabile di questo ragazzo mi ha fatto capire che dovevo restare e al diavolo Gale e la sua guerra! Ora però non so che cosa dire, non sono mai stata brava a fare amicizia e per di più la sua presenza mi mette molto a disagio, sia perché temo che si ricordi di quell’episodio, sia perché ha appena assistito ad una scena non molto dignitosa da parte mia. Vorrei che non fosse qui, vorrei non dover sostenere il suo sguardo, perché mi sento in debito con lui da una vita.

 

- Grazie per il tè…è buono – dice d’un tratto, con il chiaro intento di iniziare a rompere il silenzio assordante che ci avvolge. Mi sento sempre più tesa. Ho quasi il sospetto che il suo sia uno di quei complimenti finti che si fanno solo per far piacere alle persone, ma sono sicura che in realtà quell’acqua sporca che gli ho servito, la sta mandando giù a forza. Così annuisco semplicemente, perché se parlassi direi cose scortesi come questa.

- Hai detto che tua madre e tua sorella hanno la febbre – prosegue lui – per caso ti serve qualcosa? Mia madre quando siamo malati ci prepara sempre una zuppa di riso e…-

- No, siamo a posto così! - lo interrompo bruscamente prima che continui. Ci mancava anche la sua compassione. Non voglio altro aiuto da parte sua! Noto che i suoi occhi si fanno seri. La sua voce si incrina per un momento mentre mi dice: - Non…non c’è niente di male nel chiedere aiuto. Sai…io continuo a pensare a quella notte, al modo in cui ti ho tirato il pane...Io…sarei dovuto uscire sotto la pioggia e… -

Non riesce a terminare la frase perché io lo interrompo mettendogli una mano davanti alla bocca. Ho il viso in fiamme per la vergogna, ma il mio braccio si è mosso senza pensare. Non voglio sentire! Non voglio sentire altro!!
 

- Ssstt! Ti prego non dire altro – è quello che dico subito dopo. Anche lui sembra agitarsi e per un attimo arrossisce. E così realizzo che non solo lui ricorda quell’episodio, ma che – parole sue – ci ha pensato diverse volte! Fantastico! Ora mi sento morire dalla vergogna mentre mi allontano di nuovo da lui per tornare sulla mia sedia.

- Senti…Chiudiamola qui, va bene? Appena il tuo cappotto sarà asciutto te lo farò avere. Per ora posso prestarti questo e un vecchio ombrello, così i tuoi non ti sgrideranno se ritardi. Ti ho causato abbastanza problemi – dico senza troppe cerimonie mentre prendo la vecchia giacca di mio padre da un armadietto del soggiorno. Mi dispiace separarmene, ma è l’unico indumento maschile che possiedo e che gli starebbe indosso. Anche volendo, con le braccia muscolose che si ritrova, non potrei certo infilargli un cappotto mio o di mia madre! Negli ultimi tempi, evidentemente, deve averne sollevati parecchi di sacchi di farina, perché i suoi bicipiti si sono evidenziati.

- Non deve disturbarti – risponde lui, interrompendo quello, che solo ora mi rendo conto, era un pensiero un po strano. Ho forse tenuto d’occhio le sue braccia? Da quando?

- Invece si Mellark! Mi devi scusare ma non sono molto in vena di socializzare e poi devo preparare la cena... ma non voglio più sentirmi in debito con te, perciò ho deciso che oltre al cappotto, i ripagherò anche la torta, ma non so dirti di preciso quando avrò il denaro sufficiente…ok?-  butto lì, sperando che acconsenta. Ma ovviamente lui non è d’accordo perché sgrana gli occhi e replica immediatamente: - Ok ok…Ho capito benissimo che sei una ragazza orgogliosa, ma ti ripeto che la torta era un regalo! Da quanto paghi per un regalo? Domani quando mi riporterai il cappotto riceverai la torta che oggi non sono riuscito a consegnarti…chiudiamola qui ok?! –

Mi ha scimmiottata! Ha ripetuto la stessa frase che gli avevo detto io, in tono piccato! Questo ragazzo è davvero più insistente di quanto pensassi. Sto per dirgliene quattro quando sento Prim che ci raggiunge in cucina.
 

- Katniss! Ho fatto un sogno bellissimo. Te lo racc..?!- 

Prim si blocca seduta stante quando nota il figlio del fornaio seduto accanto a me.
 

- Katniss, chi è il tuo amico? - 

La voce di mia sorella è un misto di stupore, gioia e curiosità.
 

- Noi non siamo amici. Lui è il figlio del fornaio, è venuto qui per una consegna e ora se ne sta andando! – taglio corto io, sperando che lui abbia capito l’antifona. Sono stanca, arrabbiata e la sua presenza non ha fatto che aumentare il mio malumore. Per di più è insistente e cocciuto! Tra lui e Gale oggi non sono riuscita ad averne vinta mezza.

Prim però pare delusa del mio tono di voce. Mi volto verso il ragazzo e trovo che anche lui ha messo su una specie di broncio. Poi sospira e torna a sorridere, tendendo cordialmente la mano a Prim.
 

- Ciao! Io mi chiamo Peeta – si presenta. E io mi rendo conto che fino ad allora per me lui era semre e solo stato “il ragazzo del pane”.  Poi i suoi occhi si fissano nei miei mentre si alza e raggiunge la porta di casa – Bene, ora tolgo il disturbo, non preoccuparti. Ci vediamo domani allora? Ovviamente potrei venire io da te, ma qualcosa mi dice che non accetteresti giusto? - 

Poi si rivolge di nuovo a Prim: - Tua sorella è davvero testarda, lo sai? –  Il viso di Prim si illumina in un sorriso. – Si, lo so! Ma è anche molto gentile se vuole, vero Katniss? Non sarai stata sgarbata con lui vero? – mi rimprovera. In quel momento sento Peeta Mellark ridacchiare sotto i baffi, alle parole di mia sorella. Allora decido che per oggi ne ho veramente abbastanza, gli spalanco la porta, gli metto in mano la giacca e l’ombrello e poi la chiudo dicendo un sonoro: - A domani! –
 


Peeta’s POV (Punto di vista di Peeta):

Sento la porta di casa sua sbattere con violenza dietro di me. Sembra davvero infuriata. Mi sistemo addosso la giacca di pelle morbida che odora di pino e con l’ombrello in una mano, inforco la mia bicicletta che avevo appoggiato al muro di casa sua. Un sorriso mi si è stampato in faccia e non riesco a scacciarlo via. Per la prima volta dopo anni sono riuscito a parlarle e per di più domani so che la rivedrò. Mi incammino verso casa, mentre la pioggia mi bagna inevitabilmente il viso e la schiena, perché tenere fermo l’ombrello in equilibrio non è mai stato il mio forte. Sento un’emozione travolgente bruciarmi dentro. Forse sono un illuso, ma lei si ricordava del pane, si ricordava di me, e questo pensiero mi fa accelerare i battiti del cuore. Domani verrà al negozio! Al negozio… Un pensiero improvviso però mi cancella il sorriso dalla faccia: mia madre! Lei sa dell’amore di mio padre verso la madre di Katniss, l’ha sempre saputo. Per molte persone che conosco, tra i commercianti, far parte del Giacimento sarebbe una ragione sufficiente per farsi odiare. Per mia madre però c’è di mezzo anche quella vecchia storia. Le detesta profondamente anche Katniss! E mi detesto per non averci pensato prima. Sono ormai sotto casa quando la pioggia smette all’improvviso e in cielo compare un pallido sole. Penso che in qualche modo dovrà farsela andare bene, perché domani ci sarò io personalmente ad assicurarmi che Katniss non debba preoccuparsi di lei. Mia madre se ne farà una ragione! E con quest’ultimo pensiero nella testa, entro in casa, giusto in tempo per lasciare che il mio cuore torni a battere all’impazzata e il mio stomaco si riempia nuovamente di farfalle.
 

 

  
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