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Autore: Seiryu    29/08/2007    8 recensioni
Molti si fermano qui, alle prime correnti della superficie mutevole di questo mare che sono i rapporti interpersonali, ma se prendete bene il respiro e rimanete in apnea scoprirete che c'è ben di più sotto, e magari tra tutta la polvere agitata che vi si infila negli occhi troverete una perla...Prendete Pansy Parkinson, per esempio... un ipotetico sesto anno che cambia un pò le carte in tavola.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Nuovo personaggio, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giro di vite_chapt.0

GIRO DI VITE

..Eh-oh attento alle spalle,
 a dove e con chi vai in giro la sera
a quello che dici ai sogni che fai
c'è un giro di vite in arrivo..
(Modena City Ramblers "Giro di vite")

Chapt.0: Una notte di fine estate

Era buio, e quella di sicuro non era camera sua visto che non c'erano nè i vestiti sparsi in giro su sedie e bauli, nè trucchi, profumi e creme sul comò.
Però era familiare, c'erano l'argento ed il verde dell'onorata e fiera Casa di Serpeverde che coloravano l'ambiente, quattro letti a baldacchino e la porta del bagno come nel suo dormitorio.
Ma era certa che non fosse il suo dormitorio.
Primo non c'erano i due bauli delle sue compagne, ma anzi ve ne erano quattro e con iniziali diverse da quelle su cui era solita posare l'occhio.
E poi mancava sia l'odore dolciastro del profumo alla vaniglia di Daphne, sia quello tanto
forte da far girare la testa di Millicent che aleggiavano perennemente nella loro camera insieme alla fragranza al tè verde che usava abitualmente.
Anzi, ciò che c'era in quella stanza non era neanche un profumo, ma un misto di odori diversi,di sudore inchiostro nicotina cioccolata e una fragranza indefinibile che era sicura di conoscere, ma chissà dove l'aveva sentita..
Sentiva come se tutte le risposte alle sue domande fossero solo ad un passo fuori dal raggio della sua comprensione, ed un flusso intenso di frustrazione le attraversò le vene..
Si ritrovava in quel posto semisconosciuto, impalata nel bel mezzo di una stanza non sua, in piena notte e da sola!
Che fosse sola non era esattamente una novità, lei si sentiva sempre come un pesce fuor d'acqua, sola anche se in mezzo ad una folla di studenti urlanti. In qualche modo partecipe di tutto e di nulla, coinvolta ma sempre in modo diverso, incompleto.
Non era una piagnucolosa vittimista, semplicemente aveva imparato a conoscersi, a migliorarsi e gestirsi da sè, a non sentire la necessità di qualcun'altro accanto per stare in equilibrio. 
Era sola per scelta, ed aveva imparato a convivere con se stessa molto meglio di quanto potessero fare molti dei suoi coetanei.
Solo una persona incrinava il suo perfetto equilibrio di solitudine, o meglio, aveva incrinato.

Però il resto non la convinceva, cosa c'entrava con la sua solitudine quella stanza?

La porta si aprì cigolando debolmente, ed entrò lui.
Ecco cos'era quella fragranza!
La sua pelle aveva sempre avuto quel profumo sin da quando potesse ricordare, sin dalla prima volta in cui, neonata in fasce, aveva fatto la sua conoscenza.
Ora riusciva a mettere a fuoco il motivo per cui era lì, ed anche cosa esattamente fosse "lì".
Era il dormitorio maschile del settimo anno, e guardandosi il polso lei vide il braccialetto che si era rotto alla fine del suo terzo anno.
Il fatto che la sua presenza rendesse sempre chiare tutte le cose, desse sempre un senso agli avvenimenti ed una risposta alle sue domande, fu un pensiero che le attraversò la mente troppo velocemente per metterlo a fuoco.
Venne catapultata in un mare di sensazioni e pensieri incoerenti che la sommersero, come sarebbe successo con le voci se avessero messo fine ad un "Silencio" lanciato sulla Sala Grande durante il banchetto di inizio anno.
Le si agitavano dentro ansia, dolore, gioia, paura e irritazione. Voleva parlare con calma, spiegare tutto quello che sentiva con chiarezza, ma un nodo le stringeva la gola da quando aveva visto la maniglia abbassarsi e non riusciva a respirare se non in maniera troppo agitata per articolare qualsiasi lettera. Si sentiva stupida per non riuscire a parlare neanche quando ne andava della sua felicità, per essere così incredibilmente inutile e fragile.
Non era mai entrata prima nella stanza di un ragazzo per paura dell'invito esplicito che la sua presenza avrebbe lanciato a qualunque adolescente con ormoni impazziti in circolo, ma quando era entrata "lì", poco prima della cena, l'unico pensiero che girava nella sua testa era che doveva chiarire con Jaime.

Avevano litigato quel pomeriggio, quando lui l'aveva portata nella Stanza delle Necessità, arredata come un adorabile salottino sui toni dell'azzurro;
..azzurro come i suoi occhi, e come lo stemma della sua famiglia..

"Pansy, ascoltami attentamente" l'aveva guardata dritta negli occhi, piantandovi dentro i suoi, "ormai sono al settimo anno, fra poco meno di tre mesi uscirò da questa scuola e mia madre ha già pianificato la mia vita fin nei minimi dettagli, a partire dalla mia iniziazione, che è già deciso avverrà una settimana dopo il nostro ritorno a casa."
Parlava con voce calma, anche se era palesemente agitato, come se volesse rassicurarmi.
Si fermò, con le mani tremanti prese le mie e le strinse, erano entrambe molto fredde, poi continuò "Pansy" chiuse gli occhi  e prese un respiro, per farsi coraggio credo, e deglutì, poi tornò con lo sguardo su di me, ancor più determinato "io non voglio diventare mangiamorte, non voglio uccidere gente innocente nè servire un pazzo assassino, che si fa chiamare con un titolo altisonante"
Io tremavo, un pò per la paura che ogni riferimento al Signore Oscuro portava con sè e un pò per il dolore di capire che fra quel "pianificato" c'ero anche io..
e lui se ne accorse, perchè il suo tono si addolcì e cominciò ad accarezzarmi il dorso delle mani con movimenti circolari, tranquillizzandomi con quei movimenti pieni d'affetto, "ho scelto una vita diversa per me, e sono responsabile di tutte le conseguenze, che purtroppo toccheranno anche te..Pansy sai bene che sono un'egoista e non voglio, non posso, esitare a scappare dai piani di mia madre per fare vermante ciò che voglio, anche se questo significa lasciarti a qualcun'altro per sempre."
Adesso ero io a chiudere gli occhi, per il dolore con cui quelle frasi mi riempivano il cuore.
Era da quando avevo cominciato a capire qualcosa che lui per me era il centro del mondo, tutta la mia infanzia era passata in sua compagnia, o per lo meno io ricordavo chiaramente solo di lui, di me e di Draco e Blaise con cui trascorrevamo le giornate.
Ero stata su una nuvola per mesi, quando mia madre a dieci anni mi aveva svelato che lui sarebbe stato un giorno l'uomo con cui avrei passato la mia vita. Credo di essere stata l'unica rampolla di nobile famiglia dall'inizio dei tempi a gioire per un matrimonio combinato.
Ero follemente innamorata di Jaime.
Avevo così tanto amore per lui che pensavo che sarei stata felice di sposarlo anche se lui mi avesse visto solo come un'altra sorellina minore di cui aver cura. La sua ultima frase mi aveva appena mandato in Paradiso, significava che lui ci tenesse a me, e me lo aveva dimostrato anche in quei mesi in cui mi era stato accanto e mi aveva aiutato in un periodo decisamente buio, anche per una come me che nell'oscurità ci sguazza da una vita.
E ora, all'età di tredici anni il mio bel mondo si sgretolava tutto, a cominciare dal divorzio dei miei, per passare alla decisione di Jaime di andare via..
"Pansy, ascoltami" riaprii gli occhi e mi diedi della patetica ragazzina perchè erano umidi di lacrime,"non sto scappando da te, non vorrei allontanarmi da te, è dal giorno che ti ho preso in braccio la prima volta, quando non eri che una neonata lunga 60 cm a dir tanto, che ho deciso che eri la donna della mia vita; quando hai aperto gli occhi e mi hai fissato, e per la prima volta non hai pianto anche se eri in mano ad un estraneo, per di più un ragazzino di 5 anni scarsi che aveva paura anche a sfiorarti con lo sguardo, mi sono sentito incredibilmente felice. Tu, che non davi confidenza a nessuno e piangevi se a toccarti non era tua madre, mi hai stretto la maglia in un pugnetto e hai richiuso gli occhi; hai riposto in me la tua fiducia quel giorno, e non l'hai mai tirata indietro."
Ora anche lui aveva gli occhi lucidi, e per uno come Jaime, erede di una grande famiglia di purissimi maghi oscuri, con il sangue
per metà Malfoy che scorreva nelle sue vene, era così strano che credo fosse anche la prima--ed unica-- volta in vita sua che piangesse. Una lacrima gli attraversò il viso e continuò "voglio diventare un Auror, ho già chiesto a Silente di proteggermi, e lui mi ha assicurato che non correrò assolutamente nessun rischio sotto la sua tutela, solo che non potrò contattare nessuno, nè amici, nè fratelli, nè...te"
Rimasi shockata, nella mia mente ci fu un blackout completo per un minuto buono, poi  tirai via le mani dalla morsa delle sue e cominciai ad urlare, scattando in piedi e stringendo i pugni, arrabbiata e ferita come mai nella mia vita mi ero sentita, prima di allora.
"AUROR!!Jaime sai cosa significa??Che dovrai uccidere tuo zio e tua madre e mio padre, se mai li incontrassi di nuovo!!Non vuoi uccidere innocenti ma i tuoi parenti più stretti si??E con quale diritto i babbani dovrebbero sopravvivere mentre tu ci ucciderai?!Sai benissimo che anche io, Draco e Blaise diventeremo Mangiamorte, e non credo che noi ci tireremo indietro come hai fatto tu!!Come potrai guardarci negli occhi e lanciarci un'Avada Kedavra, quando da piccoli giocavamo a creare le missioni dei Mangiamorte tutti insieme nel giardino che circonda la tua villa??"
Lui mi rispose con calma invidiabile "Pansy, sai bene che preferirei morire piuttosto che colpire te, Draco o Blaise con un'Avada Kedavra. Questo in effetti non vale nè per tuo padre nè per mio zio nè per mia madre, perchè per quanto io possa volergli bene non posso uccidere innocenti per farli contenti, è la mia coscienza quella con cui dovrò fare i conti, non la loro. Ho capito che non è vero che i maghi con il sangue puro sono migliori, anzi a volte sono proprio loro che con l'assurda pretesa di proteggere un mondo non ne permettono il miglioramento, e che babbani e mezzosangue sono esattamente come noi. Non hanno più diritto di sopravvivere, semplicemente hanno diritto ad una possibilità di diventare maghi come tutti i purosangue. Non voglio uccidere la mia famiglia, ma non voglio neanche calpestare me stesso. Voglio seguire la giustizia, non la crudeltà cui siamo stati abituati ed educati, voglio migliorare quel poco di mondo che sono in grado di cambiare."
Mi sentivo tradita, era come se avessi conosciuto un'altra persona nella mia vita, ed ora mi era svelato per la prima volta il vero Jaime.
Quanto di quello che pensavo di sapere di lui in realtà sapevo? Non ero neanche riuscita a capire il suo cambiamento di ideali, perchè non poteva essere stata una cosa così immediata. Doveva esserci stato un lungo lavoro su se stesso, che io non avevo neanche intuito. Chi avevo davanti, ora?
"Io non ti capisco Jaime, questo è un tradimento verso tua madre, la tua famiglia e tutti gli ideali che hai coltivato fino ad ora!!Sei un bugiardo!!Continui ad atteggiarti a rampollo intollerante ma sei solo un falso" presi fiato ansimando, poi la rabbia scemò e strinsi i denti per non far cadere le lacrime.
Fu con un tono dannatamente ferito che aggiunsi "Di quale bugia mi sono innamorata, io? Il Jaime che amo non è mai falso, non pensa come te..per quanto tempo hai finto con me?"
"Pansy non ho mai finto con te, solo che ho incontrato degli amici che mi hanno aperto gli occhi e ora so cosa è giusto e cosa sbagliato"
"Amici??Chi, quella pazza Corvonero con i capelli rosa sparati per aria??E che persona eri con questi amici??Mentre con noi eri sempre il solito Jaime, con loro chi eri??Con chi fingevi?? Non ti credo più, non voglio ascoltarti!!Anzi, NON VOGLIO NEANCHE PIU' VEDERTI!!"
E con quell'uscita teatrale ero scappata di corsa da quella stanza per rifugiarmi nell'unico posto dove non avrebbe potuto mettere piede.
Il dormitorio femminile.
Per un caso raro ed eccezionale era vuoto, ed io mi ero chiusa dietro le tendine del mio letto a baldacchino e mi ero lasciata trasportare dalla disperazione in un lungo pianto.
Come tutte le volte che mi ero ritrovata a piangere ero sola e mi vergognavo immensamente di essere così debole e fragile da non saper reagire al dolore in altro modo se non facendo una fontana di lacrime. Non era solo per il fatto che la rigida educazione che mia madre mi imponeva impediva qualsiasi genuina manifestazione di sentimenti, era un fatto di orgoglio personale, di riuscire a dimostrare a me stessa che ero forte abbastanza per reagire, per cambiare le cose che non andavano bene, mantenendo quell'equilibrio che avevo faticato tanto ad ottenere, invece di stare solo ferma in un angolo a piagnucolare.
Per anni, nonostante i buoni propositi, immancabilmente ad ogni rimprovero aspro di mia madre, o in qualsiasi situazione in cui non l'avevo vinta, cominciavo a piangere, e non riuscivo a smettere se non arrivava qualcuno a consolarmi.
Quel qualcuno era quasi sempre Jaime.
Non avevo mai capito come facesse, ma trovava sempre i miei rifugi, e anche se io diventavo isterica e il mio pianto diventava una successione infinita di singhiozzi che mi rubavano il fiato, lui sapeva sempre trovare il modo di calmarmi.
Aveva imparato una serie di gesti che mi rassicurava, accarezzarmi i capelli sulla nuca o il dorso delle mani, e se ne usciva sempre con stupide frasi cui era impossibile non ridere. Non sapevo resistere ai suoi occhi sicuri, che mi imponevano la tranquillità, e ai suoi abbracci, che dimostravano quanto mi volesse bene. Per anni mi ero crogiolata nel suo affetto, accontentandomi anche del fatto che per lui potessi essere sullo stesso piano di suo fratello, del quale in effetti avevo la stessa età, mi sentivo un bruco che avvolto dalla seta della sua tenerezza poteva diventare una splendida farfalla.

Ma lui non poteva consolarmi, ora. Non poteva trovarmi, nè carezzarmi o stringermi a sè, non poteva impedirmi di odiarmi, perchè nonostante il dolore in cui lui mi aveva immerso, nonostante il tradimento, io lo amavo. Non rinnegavo nulla delle ideologie che mi avevano plasmato, eppure per lui potevo fare la più grande delle eccezioni, assecondarlo anche quando non lo capivo nè lo appoggiavo, e mentire a me stessa nascondendo lo sbaglio che erano quelle scelte, nel mondo che conoscevamo e in cui eravamo nati. Nonostante fossi una bambina, ero consapevole con ogni fibra del mio corpo che lui era la cosa più importante, anche se lui mi stava abbandonando per seguire il suo cuore, anche se aveva rinunciato ad un "noi" anche prima che potesse esistere.
Lo amavo così tanto che in quel momento realizzai quanto ero stata stupida ad attaccarlo. Dov'era il mio immenso e sbandierato amore, quando dovevo dimostrarlo ascoltando e cercando di capire cosa lo aveva reso l'uomo che amavo? Ero solo una sciocca, che spariva nel momento del bisogno, mentre lui, che si, aveva deciso di tradire e di fuggire, non si tirava però indietro dalla battaglia, lui reagiva, a modo suo, e si metteva in gioco..caspita!, mi aveva rivelato che sarebbe fuggito, aveva affidato la sua vita nelle mie mani, col rischio che io spifferassi tutto alle nostre famiglie!!
In quel delirio di dolore e amore decisi che anche io non potevo lasciarmi andare senza tentare nulla, e mi diedi da fare per creare almeno quel "noi" , anche a costo di pentirmene per il resto della vita.

Era così finita nel dormitorio del settimo anno, aspettando che lui tornasse dalla cena.
Aveva visto nel suo sguardo triste il suo stato d'animo, e conoscendo il suo riserbo, aveva immaginato che sarebbe andato subito in camera dopo cena, invece di godere della compagnia nella Sala Comune.
Così si era intrufolata lì e si era seduta sul letto, ed ora era in piedi di fronte a lui, sentendosi cretina!
Prese in mano tutto il suo scarso coraggio e parlò "Jaime, sono un'incredibile ed infantile imbecille. Penso di essere una buona ascoltatrice, una ragazza perfetta, ed invece quando la persona che più amo al mondo mi apre il suo cuore ai segreti più profondi io lo respingo e lo ferisco. Io lo so che non te l'avevo mai detto, e che sono una sorta di sorellina surrogata per te, ma io ti amo, sul serio, anche se ho solo tredici anni e sono una lagna incontenibile. E so che quello che provo è così profondo che accetto le tue scelte, non le capisco, nè ti appoggio, penso che stai sbagliando, ma se tu vuoi fare così io accetterò."
Avevo parlato con un sussurro roco, causato dal magone che mi chiudeva la gola, e anche abbastanza nervosamente, stringendo forte le mani e con il viso rivolto verso il basso. L'avevo fissato solo quando avevo pronunciato le *paroline magiche* perchè vedesse nei miei occhi, che non scherzavo affatto. Quando finii il mio discorso alzai lo sguardo, aspettandomi una pacca fraterna sulla spalla, ma vidi che era talmente vicino a me che la mia testa quasi sfiorava la sua spalla, che era il punto più alto cui arrivavo nella mia scarsa altezza. In quegli occhi così azzurri potevo affogarci felicemente.
Mi prese le mani e se le portò alle labbra, baciandole entrambe sui palmi con eleganza, poi parlò, con una voce strana, vibrante, emozionata "Pansy, se tu fossi la mia sorellina surrogata, sarei un gran pervertito, perchè ho una serie infinita di desideri incestuosi su di te," sorrise vedendomi diventare rossa come la Weasley quando vede San Potter, "Anche io ti amo Pansy, adoro ogni piccola smorfia del tuo volto, e so a memoria la tonalità dei tuoi singhiozzi e delle tue risate..E ringrazio Merlino per avermi concesso di conoscerti, anche se devo lasciarti."
"Jaime," maledetto magone!!ero davvero piagnucolosa!!, "io voglio essere tua, voglio diventare una parte di te, ed essere amata totalmente almeno una volta nella mia vita" e la mia dignità era andata allegramente a farsi benedire con i miei propositi di verginità fino al matrimonio!
"Pansy, ma se poi te ne pentissi?" la sua voce tremava, penso di essere l'unica persona sulla faccia della terra ad aver fatto tremare Jaime.
"Non me ne pentirò mai."
E poi le sue labbra, le sue mani, il suo abbraccio strettissimo, come se avesse paura che fuggissi, e il letto morbido e profumato di lui e la sua tenerezza e dolcezza. E il suo corpo era bollente e anche io bruciavo, e non riuscivo a smettere di baciarlo o pronunciare il suo nome.
Lui non mi lasciava un attimo e le sue mani scorrevano sul mio corpo leggere..
E quel momento di piena estasi in cui si erano fusi, l'unico momento in cui era stata finalmente completa.

Da quella sera lei per lui era diventata Pance, e la voce calda di Jaime che pronunciava il suo nome in francese incessantemente era come
una struggente preghiera nel suo orecchio, e una dolce ninna nanna.

Si chiusero nelle cortine del letto di Jaime, sperando che la notte non finisse mai, perchè era troppo bella la sensazione di stare tra le braccia dell'altro.
 
L'avvolse un turbine di freddo, e vide la lettera, Jaime che scendeva dal treno, sua madre e Ylena urlare inviperite in salotto, e lei che rimaneva impassibile, e Blaise distrutto, Draco che non si capacitava, e Lucius Malfoy che malediva apertamente intere generazioni di Grifondoro e Corvonero impiccioni.

E la mattina in cui l'aveva stretta a sè l'ultima volta in un abbraccio, e le aveva sussurrato "Ne pas m'oublier jamais"(*).


°°°

Pansy Parkinson si alzò di soprassalto dal suo letto, la camicia da notte di liscia seta color crema sudata e appiccicata alle sue forme morbide ed abbondanti. Si asciugò con stizza una lacrima, rinnovandosi il proprosito di reagire ed impedirsi di frignare che si era imposta da quel giorno.
Riprese contatto con la realtà dopo quell'escursione onirica tra i suoi ricordi.
Osservò la penombra della sua stanza:, le cortine del letto di una tonalità solitamente panna ora scure, l'armadio sfarzoso che sembrava un troll immobile, la finestra con le persiane chiuse, la scrivania ingombra di libri e la toeletta che la fissava con rimprovero per il caos che la dominava.
Niente di nuovo.
Guardò la sveglia sul comodino ed anche se erano solo le 5 del mattino si alzò e si diresse in bagno.
Era già il primo settembre.
Cominciava un nuovo anno, il suo sesto ad Hogwarts.

E come ogni giorno si chiese dove fosse Jaime, e cosa stesse facendo.



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Eheheh..non avete capito molto vero?? Ebbene cari lettori (almeno un paio spero) ecco a voi la mia prima storia a capitoli..
Spero vi abbia incuriosito.
Come promesso a me stessa tempo fa, inizio col ringraziare in ginocchio e con gli occhioni-alla-gatto-con-gli-stivali-di-Shrek2 quelle anime pie che hanno recensito il mio precedente parto ("Come un rotolo di pergamena"--tranquilli, se non l'avete fatto potete sempre rimediare!!--) e dedico a tutte loro questo nuovo lavoro..(Quindi a Nefele, che mi ha presentato efp, a Minako83, che sa qualche anteprima perchè è la leader, a Elisa, che mi ha adottato come sorella maggiore, a talpy, le cui storie mi fanno sempre molto piacere, a ilaria&giulia, perchè il rosa fa male, a Lucy Light, che ha gonfiato il mio ego tipo pallone aerostatico, a Michy90, con cui condivido la passione per Draco e le Draco/Ginny e a dilly_23, che è appena entrata nella lista delle mie benefattrici!!)...siete state davvero gentili..(Seiryu asciuga i lacrimoni e tira sù col naso)...
Dunque, tornando (semi)seri:
spiego il titolo..perchè "giro di vite"?(direte voi)
(con aria saccente Seiryu si sistema gli occhiali sul naso) intanto perchè è un espressione comune per indicare una rigida restrizione della libertà effettuata tramite un atto di rigore , ma io --ignorante, perchè l'ho letto sul vocabolario dopo essermelo chiesto per anni-- ho sempre pensato fosse un veloce giro (appunto) che guardasse ed indagasse nella vita delle persone (e in effetti, anche se contorto non è proprio sbagliato come pensiero, se avete presente la canzone..)...quindi ciò che tento è di rendere l'idea della vita che svolgono alcuni personaggi..che vi presenterò con calma (mi ci vuole troppo a scrivere, perdonate la lentezza)!!!
L'ispirazione è dovuta ad una canzone dei Modena City Ramblers dall'omonimo titolo che con la storia non c'entra assolutamente nulla, se non per quello che la mia mente contorta ha elaborato in lunghi viaggi su metro/treni/autobus!!
La colpa va quindi all'inefficienza delle strutture di trasporto pubbliche della mia città, allo studio che in quantità basse/moderate/alte fa male, e alla mia psiche rovinata da anni dalla presenza di mio fratello!!(Seiryu sorride con aria vagamente da santarellina cercando di intenerirvi..)

(*)"Non dimenticarmi mai"__Specifico che la frase in francese è opera di un traduttore on line (perchè, anche se per poco ancora, il francese non lo parlo), quindi perdonate se vi sono errori, anzi se ne sapete più di me imparo sempre con piacere!!

Accetto volentieri critiche e ortaggi..solo evitate le zucchine che non mi piacciono e sono dure quando picchiano sulla testa!!

A presto, Seiryu!
ps. se proprio insistete potete anche dire che vi piace..^_^

  
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