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Autore: Laila    09/02/2013    7 recensioni
Akane sembra sparita nel nulla. Per scoprire cos'è accaduto Ranma and Co. dovranno intraprendere un viaggio molto particolare e vedersela con le loro fantasie interiori, nulla sarà davvero ciò che sembra e più si avvicineranno alla metà, più saranno consapevoli di dover restare uniti perché stavolta il rischio da scongiurare è enorme.
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Akari Unryu, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A strange visit


"Oh tu occasione, grande è la tua colpa!

...

Se virtù e vero cercano il tuo aiuto,

anche pagando incontran mille intoppi;

mentre il peccato tu lo aiuti gratis,

contenta di ascoltarlo ed esaudirlo."

(Da “Lucrezia” di Shakespeare)

***



Un presentimento, un dubbio, una rivelazione, forse voleva soltanto allontanarsi da Nerima per un po’.

Non sapeva perché si fosse spinto fin lì.

Allo stesso tempo, però, doveva scoprirlo.

Sentiva che, una volta oltrepassata la soglia di casa Hibiki, qualcosa sarebbe cambiato in un modo o nell’altro.

E se ci fosse stata anche una sola possibilità di trovare l'abitazione vuota? Allora avrebbe cercato quello spiantato in ogni angolo del Giappone.

Aveva riesumato una lunga corrispondenza postale, cercando qualche indizio nel cassetto della scrivania di Akane.

Una corrispondenza che il coetaneo intratteneva con la sua fidanzata.

Non era stato coinvolto dal contenuto della posta, ma dal fatto, davvero curioso, che il mittente fosse lo stesso in tutte le lettere arrivate a destinazione.

Così era giunto alla conclusione: quell'indirizzo doveva essere per forza abitato!

Inoltre il rivale aveva la straordinaria abitudine di capitargli tra i piedi nei momenti peggiori, e lui doveva ad ogni costo scoprire come mai invece negli ultimi mesi del girovago non si fosse vista neanche l’ombra.

Forse ne aveva un'idea, ma oltre a quest'ultima aveva milioni di domande da soddisfare.

Soprattutto, era giusto avvertirlo della scomparsa di Akane?

Non aveva una risposta: prima di tutto doveva affrontarlo a viso aperto, il resto lo avrebbe deciso col senno di poi.

Casa Hibiki in apparenza non era cambiata, ma in giardino vide i segni del passaggio di grosse impronte suine.

Pigiò a più non posso l'indice sul campanello, per essere sicuro che qualcuno lo venisse ad accogliere sul portone.

Da dietro l'uscio spuntò il sottile viso di Akari, la quale dopo avergli dato un'occhiata veloce si fece da parte per farlo passare.

-Che bello rivederla! – trovò strano che la ragazza indossasse una vestaglia a giorno inoltrato. Che si sentisse poco bene?

Trottando dal corridoio fino a lui, Biancanera gli si gettò alle ginocchia scodinzolante, difficile ignorarla.

-Anche a me fa piacere vederti, Akari! Ryoga è in casa? – chiese mentre s’infilava le pantofole al posto delle scarpe.

-Certo. Se vuole seguirmi, le faccio strada. Il mio buon Ryoga è in sala da pranzo.

-Che coincidenza. Anche tu sei venuta a trovarlo oggi!

L'addestratrice di suini si voltò verso di lui: -Io vivo qui.- ammise con la semplicità con cui si risponde all'appello in classe.

Non sapendo come nascondere la sua faccia da pesce lesso, un imbarazzante silenzio scese tra di loro.

Almeno fino a quando, arrivati entrambi in salotto, il giovane Hibiki spense la tv e si alzò dalla poltrona per accoglierlo.

Indossava una t-shirt con su scritto “io amo la specialità del sumo suino” in cui l’ideogramma “amo” era sostituito da un cuore, sicuramente un altro classico gadget di Akari.

In giro aveva sentito che c’erano dei comitati che spingevano per farlo diventare uno sport olimpionico.

-Ranma, amico mio! Come stai?

Se avesse scommesso sulle prime parole di Ryoga al suo ingresso, avrebbe puntato più su qualcosa come: “Chi ti ha invitato a casa mia? Vattene, maledetto!

Perciò accolse quella frase con stupore, ma fece finta di stare al gioco.

-Benone, posso accomodarmi? – si mise ginocchioni mentre poggiò un gomito sul tavolo e il mento sulla mano.

Ryoga gli assestò due pacche dietro la schiena.

Prego, fai pure. Akari, tesoro, andresti a prenderci dei biscotti... ad esempio, ci sono ancora quei mochi deliziosi?

La convivente annuì e si defilò in cucina, lasciandoli alle loro questioni.

Coraggio, domandami cosa ci faccio qui.

Chiedimi come sta Akane.

-Cara, preparaci anche del tè. – aggiunse Ryoga dopo un attimo di esitazione, dedicandosi poi a lisciare il pelo della testa della sua cagnetta.

D'improvviso, non riuscì più a trattenersi.

-Vedo che ti sei accasato. Non mi starai diventando un rammollito? - ghignò, divertito dalla sua stessa battuta.

Il suo interlocutore gli scoccò uno sguardo meno comprensivo del precedente.

Io? Non ci contare. Posso spezzarti le ossa quando voglio. - giurò con fare determinato.

-Se puoi battermi quando vuoi, spiegami come mai perdi dei giorni a trovare i luoghi delle nostre sfide.

Doveva ammettere che se la stava godendo troppo a metterlo in difficoltà.

Ma Ryoga era un bersaglio facile e lo era anche da un punto di vista affettivo.

Un sognatore come lui, che non desiderava altro che un'anima affine con cui dividere un mondo tutto zucchero e miele, ora doveva indubbiamente aver subito il trauma della realtà.

Una realtà in cui devi stare ai ferri corti se vuoi far valere i tuoi diritti, anche solo per avere il tuo turno in bagno.

Lui che era sempre stato solo, e non doveva chiedere il permesso a nessuno, aveva scambiato tutto questo per ottenere cosa, se non una libertà vigilata?

A peggiorare il quadro, il loro matrimonio era stato deciso sulla scia dell’impulso del girovago: stando a quel che gli aveva detto salatamente Nabiki, pareva che i due piccioncini avessero visto “Due cuori e una capanna” al cinema.

Ai titoli di coda quell'impulsivo si era messo in ginocchio.

Akari, che lo amava senza riserve e aveva un nonno moribondo che la tormentava per far ereditare a qualcuno la palestra di famiglia, non poteva che accettare. Sarebbe stato tutto perfetto se...

Sospese i suoi pensieri a mezz’aria visto che la musa ispiratrice dell’eterno disperso era di ritorno e con la mano destra sorreggeva un vassoio che solo a guardarlo metteva il languorino.

Quattro sakura mochi e due tazze di tè nero fumanti.

La ragazza li servì, ma si congedò subito dopo scusandosi con lui: ora che la osservava meglio, aveva un'aria grave.

Andata via Akari, Biancanera sembrò per un attimo indecisa, ma alla fine la seguì fuori della stanza.

Finalmente siamo soli.

-Peccato che tu non conosca le gioie della vita di coppia, anche se dubito fortemente che una canaglia come te sia in grado di apprezzarle... - lo bersagliò il girovago.

Bevve il suo tè e posò la tazzina ormai vuota, fissando Ryoga come se non fosse sicuro di chi avesse davanti.

Era ora di rompere il ghiaccio, c’erano stati fin troppi formalismi e non voleva attendere oltre.

-Pensavo che mi avresti buttato fuori a calci, dopo quello che è successo al tuo matrimonio... – esordì, sporgendosi verso di lui.

Ryoga sorrise nervosamente, forse esasperato dal suo intervento, poi, sventolando una mano davanti al viso come a scacciare una mosca invisibile, si premurò di rispondergli:

-È successo un anno e mezzo fa! Acqua passata, ciò che è stato è stato... ora è tutto diverso.

Non può essere vero, sta fingendo.

-Ma Happosai ti ha rovesciato addosso quell’enorme ciotola di umeshu, e come se non bastasse il nonno di Akari l'ha trascinata vi...-

-Veramente io ricordo molto bene che sei stato tu a rovesciarmi l'umeshu addosso! – il suo interlocutore si alzò in piedi bruscamente. Cominciava a calare la maschera, finalmente.

-Beh... stavamo litigando, lo conosci quel vecchio porco, no? E sei stato “molto fortunato” che Akane fosse andata alla toilette un istante prima che si diffondesse lo scandalo!

Ripensò alla vicenda.

Era sicuramente stato umiliante per Ryoga trasformarsi di fronte agli invitati in attesa che la cerimonia iniziasse.

Vedere le facce sbigottite dei parenti e degli amici che trattenevano a stento le risate.

Mousse aveva intimato il silenzio per quel piccolo dramma, rimettendo sul tavolo la ciotola di vetro ormai irrimediabilmente danneggiata.

Insieme avevano cercato una teiera senza alcun risultato e Ucchan gli aveva chiesto se fosse stato a conoscenza della maledizione di Ryoga prima di allora.

Le aveva raccontato tutto, mentre un Happosai ubriaco si era messo a fare uno spogliarello sul tavolo, dedicandolo a tutte le donne single.

Anche Ryoga se lo ricordava, ne era certo.

L’aura del girovago si sgonfiò e di nuovo la sua espressione si fece accondiscendente: -Mettiamola così. Io ho rovinato il tuo matrimonio e tu hai rovinato il mio... siamo pari, se questo può farti sentire meglio. Ma Akari ora vive qui, con me. Siamo felici. È tutto diverso, ti dico.

-È per questo che non sei più tornato dai Tendo?

Il ragazzo con la bandana annuì assorto in chissà quali riflessioni.

Si alzò in piedi.

-Non vuoi nemmeno batterti? Sei proprio diventato un vigliacco, Ryoga. – lo canzonò ancora incredulo.

-Non mi aspetto che tu mi capisca, un giorno forse... – gli allungò una mano. –Per adesso grazie della visita... e salutami tanto Akane e la famiglia Tendo.

Stava per voltargli le spalle, quando sulla soglia del salotto apparve di nuovo Akari: stavolta tra le braccia stringeva un bebè.

L'infante protendeva le braccia verso di... lui? O forse gli era solo sembrato.

-Fai ciao con la manina al tato. Brava! – sussurrò Akari all’orecchio della piccolina.

Ryoga prese la bambina dalle braccia della compagna e gli spiegò:

-Ti presento Akane Hibiki, mia figlia.

-Akane? – ripeté a sua volta, come fulminato da quel nome e dalla presenza di quell’esserino dal faccione paffuto, i ricci scuri, le tempie larghe e gli occhi nocciola.

Come quelli di...

Si avvicinò di qualche passo.

-Posso tenerla? – chiese.

-Preferirei di no.



Note:

Umeshu: è un liquore di prugne. Ha un sapore dolce, leggermente aspro, e un contenuto di alcool di 10-15 gradi.

Mochi: dolcetti. Mentre i sakura mochi sono dolcetti alla ciliegia.

   
 
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