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Autore: lottieverdeen    09/02/2013    6 recensioni
La vera storia di Cato e Clove, di come si sono conosciuti, innamorati, odiati e persi. Per sempre.
DAL CAPITOLO 9
Solo mie potevano essere le sue labbra, solo mia la sua voce, solo mie le sue mani. Ma ora è troppo tardi.
Il mio cuore inizia a battere forte, cerco di trattenere le lacrime mentre la tristezza mi annebbia la vista.
Chiunque di noi due torni dall'arena, non tornerà mai del tutto intero.
Perchè dovunque io vada, una parte di me sarà sempre da lui.
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cato, Chaff, Cinna, Claudius Templesmith, Clove
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chiudo gli occhi mentre dolcemente Cato mi cullo tra le sue braccia. Mi sento di nuovo una bambina, come una volta, quando mia mamma era ancora in vita e io non mi esercitavo per diventare un'assassina. Quando io giocavo ancora con la mia palla blu nel cortile della mia casa e non avevo ancora un coltello come giocattolo
Le sue labbra accarezzano dolcemente il mio orecchio e sussurrano parole dolci. Parole che non voglio dimenticare, mai.
Ricordo ancora il primo impatto che ho avuto di Cato, la prima volta che l'ho visto. Era gracile, ma i suoi occhi mandavano scintille. Ora è cambiato. Sento i suoi muscoli tesi, pronti a scattare per proteggermi. I suoi occhi non hanno perso l'entusiasmo di una volta, ma solo io so, che Cato non vuole più combattere per fare onore al suo distretto, ma ormai il suo destino è segnato. E' stato messo nel primo gruppo, quello per i ragazzi che quasi sicuramente andranno nell'arena. Ci hanno diviso. E' stato come strappare via un pezzo di me. Mi hanno preso la persona a cui tenevo di più e ho il dubbio che l'abbiano fatto apposta. Più volte Cato si è immischiato nei miei combattimenti per aiutarmi. Questo non è andato giù hai nostri allenatori. Nell'accademia tutti si devono odiare, non può esserci qualcosa come amore tra due ragazzi. Ed è quello che c'è tra di noi? Il nostro ultimo bacio dista almeno un anno, quando disperata avevo cercato qualcosa che mi facesse pensare ad altro. Avevo dodici anni ed ero stata costretta ad uccidere un'altra guardia disubbidente.
Enobaria ci aveva diviso e aveva fatto tutto per dividerci, non ci era riuscita. Ogni sera si rifugiava nella mia stanza e mi svuotava il suo cuore. Insieme ci addormentavamo, ci scacciavamo via gli incubi a vicenda. Anche Cato più volte era stato costretto ad uccidere guardie o delinquenti. E' un modo per preparare i tributi. Ci sporcano la coscienza fin da giovani, fanno in modo che la nostra strada sia macchiata di sangue da sempre.
"A cosa pensi Clove?" Mi chiede dolcemente Cato. 
"Ho paura Cato. Ci potrebbero obbligare ad andare nell'arena insieme per punirci." 
"Non lo farebbero mai. Non perderebbero due combattenti come noi Clove. Sanno anche loro che entrassimo nell'arena insieme non usciremmo." Annuisco spegnendo la luce sul comodino.
"Buona notte Cato." Sussurro. La risposta arriva subito e la sua voce spezzata, quasi volesse trattenere le lacrime, dimostra che anche i colossi come lui, hanno sentimenti e paure.

Nella pausa pranzo che divide gli allenamenti matutini e quelli pomeridiani Cato si siede vicino a me. Noto subito il suo sguardo assente e lontano. Evita il mio sguardo e io cerco di capire cosa posso avere fatto di sbagliato che ora sia cos' arrabbiato con me.
Quando si gira di scatto io sobbalzo, ancora in preda ai pensieri più terrificanti.
"Niente Clove, lascia stare." Mi mette un dito davanti alla bocca per farmi tacere e procede quasi arrabbiato. "E' meglio se non ci vediamo più Clove." Detto questo si alza e se ne va, senza nemmeno salutarmi.
La rabbia si impossessa di me, prima di poter pensare a una soluzione alternativa mi alzo e lo raggiungo. Cato si riga e mi urla addosso arrabbiato. "Non capisci Clove mi hai stufato!" 
Non può essere, cosa ho fatto Cato, dimmelo, perfavore! Non guardarmi con quello sguardo arrabbiato, non lasciarmi sola di notte, quando gli incubi mi perseguitano e non mi lasciano tregua. Non scivolare via da me così velocemente, perchè lo fai? Cosa ho sbagliato? Dimmelo Cato, dimmelo. So che mi legge negli occhi ora, so che sa quello che voglio dirgli, sa che non posso parlare perchè se no si sentirebbero le mie parole disperate, strozzate dalle lacrime versate per la persona che non voglio perdere.
Di nuovo si gira e si allontana, verso la porta. Scuoto la testa incredula mentre vedo come Enobaria si avvicina a lui, non senza lanciarmi un occhiata di sfida, e gli appoggia una mano sulla spalla, sorridendo sadicamente. Cato la ignora, con le mani in tasca e la testa bassa la segue.
Ma io ho visto qualcosa, sono sicura, non posso essermi illusa, 
una lacrima, scesa furtiva lungo la sua guancia e asciugata con la medesima velocità con cui mi ha scaricata.








Ciao a tutti!
Allora spero che questo capitolo vi piaccia, perchè mi sono impegnata davvero molto a scriverlo!
Ringrazio le 13 persone che hanno aggiunto questa storie tra le preferite e che la seguono.
Per favore, lasciate un piccolo commento e ditemi cosa ne pensate, mi farebbe davvero molto piacere.
La vostra Lotty.
  
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