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Autore: Saerling    09/02/2013    4 recensioni
Bianca e Arturo, due fratelli che nella vita non hanno mai fatto nulla di male.
Due ragazzi perbene, dall'educazione ferrea e dai principi saldi e inattaccabili.
Due persone, che nella loro esistenza hanno dovuto attraversare momenti difficili, e talvolta anche insuperabili.
Due vite, che non chiedono altro che la Libertà.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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è Troppo Tardi 



1 - Introduzione:


Mio padre, Eugenio, è sempre stato un uomo molto severo e diplomatico. Fin da piccoli io e mia sorella avevamo subito la sua educazione ferrea, senza mai ribellarci. Ci comandava a bacchetta, ci umiliava davanti a tutti e ci trattava come esseri impotenti davanti al suo potere. Insomma, non ci riteneva abbastanza importanti da volerci bene.
Era uno stupido, ecco cosa.
Non lo si poteva definire un buon genitore, questo era certo. Beveva, fumava e andava a letto con le sue amanti, almeno una volta a settimana. Non si vergognava di niente e non meno importante, aveva coltivato un menefreghismo tale, da traumatizzare chiunque.
Non gli avevamo mai voluto bene, Mai.
Io e Bianca avevamo sempre sofferto a causa sua. Per colpa di quell’ipocrita di mio padre.
Eppure,  eppure niente e nessuno aveva mai cercato, anche invano, di dissuaderlo dalle sue convinzioni. Tutti avevano paura di lui, anche mio nonno, un uomo davvero fantastico. Ma in fondo, la si poteva definire anche una cosa naturale.
Quell’uomo avrebbe terrorizzato anche il più crudele guerriero.
Forse pure la corte giudiziaria, se ne avesse avuto la possibilità.
Era alto e massiccio, tanto quanto un camper. Possedeva due gran bei occhi, bisogna ammetterlo, di un blu scuro come gli abissi del mare, tanto profondi da aver paura di affogarvi dentro. Un’espressione sempre corrucciata e insensibile, il portamento impeccabile e un sorrisino ironico, degno di un mafioso.
Insomma un uomo originale, se così lo si può definire.



Bianca si era appena svegliata e io con lei. La mattina era giunta e un nuovo giorno di scuola con essa.
Il sole splendeva raggiante fuori dalla finestra e una nebbiolina quasi invisibile, aveva avvolto l’intera città.
Mi stiracchiai, non avevo la minima intenzione di passare un’altra mattinata a scuola, ma la legge mi imponeva il contrario.
Dovevo studiare, dovevo farlo per garantirmi un futuro sicuro, perché sarebbe stato proprio quest’ultimo a permettermi di fuggire dall’ esistenza da schifo, che conducevo.
Si, mettiamola pure così.
<< Artù, vado prima io in doccia ok? >>
 Una voce mi riscosse dai pensieri.
<< Va bene però muoviti, che se no facciamo di nuovo tardi come ieri! >>
<< Ok. >>
E vidi la figura snella e gracile di mia sorella, sparire in bagno.
Bianca era sempre stata una ragazza molto sensibile, e ciò non aveva che gravato sul rapporto che aveva con gli uomini in generale e con nostro padre, che invece non si faceva problemi a mostrarsi in tutta la sua “Bellezza”.
Mia sorella, infatti, nonostante i corteggiatori che ogni giorno le si presentavano alla porta, aveva sempre ignorato il fatto di “Innamorarsi”. Sapeva di non poter avere una storia normale, come tutte le sue coetanee, ed era consapevole della rigida regola imposta dall’uomo di casa.
<< Nel caso che vi innamoraste, un giorno, vi avverto che non potrete fidanzarvi se prima non avrete compiuto la maggiore età, e soprattutto, la maturità adatta per affrontare una tale responsabilità. >> Ci aveva sempre ribadito l’Uomo.
E nel profondo lo sapevamo, per Lui io e mia sorella non avremmo Mai raggiunto la “Maturità” richiesta per vivere la Nostra vita.
E questo, ovviamente, comportava al fatto che avere una storia d’amore era reputata una cosa a dir poco impossibile, e ciò non perché io e Bianca possedessimo un brutto carattere o una scarsa educazione, ma più che altro a causa della gelosia o mania di possesso di mio padre.
Si perché se può sembrare strano, l’Uomo non poteva sopportare la nostra assenza, e forse anche la nostra capacità di ribellione, dato che ogni qual volta che provavamo a farlo ragionare ci percuoteva di botte.
Si lo so, che ora starete pensando – Ma poveri ragazzi, cosa hanno fatto di male per meritarsi un tale genitore? Quanto mi fanno pena. – Ma cosa volete che vi dica? Pure io sono stufo della mia inutile esistenza e anche io odio con tutto il cuore quell’uomo, ma è chiaro che con il rancore e la rabbia non è possibile risolvere nulla, poiché a volte, per sconfiggere un tale nemico è necessario qualcosa di più e io so cosa…

  
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