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Autore: Milk 92    30/08/2007    5 recensioni
Cosa è successo dopo che Goku se ne è andato con le sfere del drago? Come passeranno i protagonisti gli ultimi giorni della loro vita? Chi sarà il primo ad incontrare Goku nell'aldilà? E una volta tutti insieme, cosa succederà? Dal quinto capitolo la fic è scritta a due mani.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bulma, Chichi, Goku, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Yamcha se n’era andato, e Bulma era rimasta a guardare la macchina allontanarsi. Vegeta aveva appena espresso la sua indifferenza sulla presenza dell’uomo, ma temeva in un obbligo di lavoro da parte della moglie. Bulma si alzò, e si avviò senza badare al marito verso il locale. Entrò nella locanda, e si avvicinò al primo cliente che le capitò sotto tiro e lo prese per il colletto, avvicinandolo al proprio viso. Con tono minaccioso gli intimò di andarsene, e appena questo iniziò ad allontanarsi, gli altri lo seguirono spaventati dalla donna.

Bulma si sedette su una sedia, strofinandosi la fronte come stesse soffrendo di un fortissimo mal di testa. Vegeta entrò dalla porta, sbattendola come sempre, e si accomodò davanti alla moglie.

- Cosa faremo, Vegeta? – mormorò la donna.

Lui non rispose, e stranamente non sbuffò neanche. Continuava ad osservare la consorte sofferente, come se fosse un quadro esposto in una galleria d’arte. Era disperata perché doveva prendere una decisione: tenere aperto il ristorante, e lavorare da sola per guadagnare soldi, oppure chiuderlo per evitare la fatica, rischiando però di morire di fame per la povertà.

Lei alzò il volto, cercando di tirarsi su di morale.

- Ho deciso: porteremo avanti questo postaccio. Io e te. – disse, con tono risoluto.

Lui fece per lamentarsi con il solito tono infastidito, ma lei parlò per prima.

- Non accetto un no come risposta: se non vuoi morire di fame, lavorerai con me. -

- Non lavorerò mai con te a questo stupido locale, donna! – strepitò lui, cominciando a scaldarsi.

- Per una buona volta metti da parte il tuo stupido orgoglio! Nel momento del bisogno si deve contare sul marito! Invece io non ho mai potuto contare su di te, almeno il più delle volte! -

- Non ti ho chiesto io di sposarmi! Sarei stato benissimo anche senza di te! – gridò lui, completamente arrabbiato. E lei non era da meno.

- Ripetilo, se hai coraggio! -

- Ho detto che sarei stato benissimo anche senza di te! – strillò ancora più forte.

Lei gli tirò uno schiaffo, e per qualche secondo piombò il silenzio tra di loro. Ma subito lui la guardò, in collera.

- Non ti conviene sfidarmi! – sibilò l’uomo.

- Vattene via! – mormorò lei, con voce turbata.

- Non resterei un minuto di più in questa topaia. – disse lui.

- Giusto, vai ad allenarti, tanto non riuscirai mai a raggiungere la potenza di Goku. Lui si che poteva essere definito un Sayan. – bisbigliò.

A quelle parole, Vegeta si avvicinò pericolosamente alla moglie. Lei sorrise, sfidandolo.

- Dai, colpiscimi. – lo provocò.

Lui la guardò in cagnesco, per poi andare verso l’uscita, distruggendo la porta. Lei lo seguì con lo sguardo, poi si accasciò a terra cominciando a piangere.

Il sayan iniziò a passeggiare nel deserto. Il caldo lo sfiniva, ma lui trovava la forza per tenersi in piedi ed allenarsi.

Non aveva mai avuto questi problemi con Bulma. Certo, le litigate in casa Brief erano piuttosto comuni, ma mai si spingevano a tal punto da costringere la donna ad usare la carta della differenza di livello tra i due Sayan rivali. Decise di recarsi sul retro della costruzione, per riprendere l’allenamento. Contava sul fatto che Bulma non sarebbe uscita per un po’ dal locale.

Vegeta sapeva che senza la moglie non sarebbe andato da nessuna parte. Sapeva di non essere al livello di Goku. Ma pensava di essere apprezzato almeno da lei per quello che era. Non aveva potuto offrire niente a lei o alla sua famiglia, era stata Bulma ad occuparsi di tutto. Lui aveva pensato solo ad allenarsi, non alle persone che gli volevano bene. Dopo il trasferimento era diventato più presente, almeno per la moglie, ma quando la Capsule Corporation era ancora attiva si interessava solo a questioni personali. Era un egoista, e lo sapeva bene, così come lo sapeva anche Bulma.

- Tsk! – emise, immerso nei pensieri.

Il principe dei Sayan si era fatto aiutare da una terrestre. Non avrebbe dovuto permetterglielo, seguendo quello che gli diceva l’orgoglio. E lo ammetteva, aveva accettato il sostegno di Bulma solo per avere una possibilità di vivere sulla Terra. Neanche la nascita del primo figlio lo aveva cambiato. Appena dopo la sconfitta di Cell aveva riallacciato i rapporti con la sua famiglia, iniziando seriamente ad amarla. Perché era vero, indiscutibile: lui amava la moglie ed i figli. Non sapeva perché era rimasto sempre così freddo nei loro confronti, forse per mantenere la sua maschera da principe dei Sayan. E ne era pentito, perché erano le uniche persone che aveva al mondo.

Bulma, ancora accovacciata in lacrime, prese forza e si alzò, aggrappandosi al bancone del bar. Era sfinita. La litigata era frutto dell’esaurimento nervoso che negli ultimi giorni l’aveva accompagnata. Il caldo, la fatica, e la consapevolezza che i giorni avvenire sarebbero stati ancora più duri senza il prezioso aiuto dell’amico nella locanda l’aveva buttata a terra. Aveva mentito a Vegeta dicendo che non c’era mai stato per lei. L’ultima discussione ne era la prova: in quel momento, infatti, la donna si stava sfogando. Purtroppo questo Vegeta non l’aveva capito, trasformando quello sfogo in una guerra aperta. Sebbene era durata poco, aveva causato danni enormi. Bulma strinse i pugni: come aveva potuto ferirlo in tal modo introducendo nel discorso Goku? Il marito l’avrebbe mai perdonata? Non ne era del tutto certa: Vegeta l’aveva guardata in un modo ripugnante. Era completamente pentita. Si difendeva sostenendo di aver fatto bene a dirli tutte quelle cose: anche lui l’aveva ferita. Ovviamente sapeva che quello non giustificava le azioni commesse. Il trasloco l’aveva cambiata molto, ma rimaneva pur sempre testarda. Non avrebbe chiesto scusa per prima. Non questa volta. Si diresse così verso il bagno, e dopo una doccia rinfrescante, si distese sul letto a leggere un quotidiano. Si girò verso il comodino, e guardò la foto che vi era posata sopra. L’immagine ritraeva lei, Vegeta, Trunks e Bra di fronte alla loro vecchia dimora. Quanto le mancavano i figli. Lo sguardo si soffermò su quello del compagno.

- Scusami- sussurrò.

Intanto all’aperto, Vegeta si era accorto di un qualcosa che gli aveva punto la caviglia, ma non gliene fece tanto caso perché il dolore passò subito. Era abituato a ferite più gravi.

Verso sera Vegeta raggiunse la moglie nella stanza. Era ritornato sfinito per l’allenamento e per la ferita provocatagli da qualcosa di ignoto, ma ancora di più che per quel minuscolo taglio che l’uomo non sembrò neanche prendere sul serio, il sayan soffriva per il litigio con la moglie. Arrivato alla porta della stanza guardò la donna che a sua volta si girò per osservarlo. Entrambi non dissero nulla. Entrambi testardi! Vegeta distolse lo sguardo, fece il giro del letto, e andò a distendersi dalla sua parte. Entrambi rimasero svegli tutta la notte ma girati dai lati opposti. Sentivano solo il loro respiro. Nessuno riusciva a chiudere occhio. Quel silenzio forse era anche peggio di una discussione.

Dopo interminabili ore, Bulma finalmente riuscì a prendere sonno. La luce accecante del giorno dopo la svegliò. Allungò la mano per cercare il marito, ma al posto di trovarlo, scoprì un vassoio con la colazione. Non c’era un biglietto, eppure quel piccolo gesto aveva significato più di mille parole per lei. Aveva capito che era il suo modo per scusarsi. E si, il suo uomo sapeva prendersi cura di lei. Sorrise al suo pensiero. Si alzò e con ancora le vesti della notte corse fuori pronta per abbracciarlo e scusarsi a sua volta. Non aveva avuto bisogno di percorrere chilometri perché Vegeta era poco distante, ma con qualche centinaia di metri di altezza. Infatti l’uomo si stava allenando in volo.

La donna si fermò un istante a fissarlo e sorrise nel vederlo. Quanto lo amava. Stava per chiamarlo, urlare il suo nome, quando una fitta al cuore la fece cambiare espressione. Si portò una mano al petto. Riusciva a malapena a parlare, non a farsi sentire dal compagno.

- Ve…Ve… geta- riuscì solo a mormorare. Cadde per terra, con un tonfo.

Mentre l’uomo si allenava tirando pugni all’aria, percepì qualcosa di strano. Non riuscì subito a capire cosa avesse avvertito, ma la cosa lo turbò. Concentrandosi a fondo notò che un’aura era diminuita di colpo. Si sentiva ancora, ma leggermente. Un’aura anche molto vicina. Non poteva che trattarsi di Bulma. Si girò e la vide sotto di se, a terra, stesa sulla sabbia. Si precipitò all’istante verso di lei. Le cinse le spalle, attirandola verso di se e stringendola al petto.

- Bulma, Bulma- urlò. La donna dolorante riuscì ad unire tutte le forze per un ultimo sforzo

- Ve…Vegeta-

L’uomo, sconvolto, annuì, non riuscendo ad emettere neanche una parola.

- Ti chiedo scusa… Io ti amo… Ti ho sempre amato…-

All’uomo scesero inaspettate lacrime di sofferenza.

- No, ti chiedo io scusa, resisti, ti porto da Dende e…- La donna però aveva già chiuso gli occhi.

Vegeta portò l’orecchio vicino al petto della consorte.

I polmoni non cercavano più aria. Il cuore aveva smesso di pulsare.

Un silenzio assoluto cadde all’improvviso, a cui seguì un urlo e un ira che fece tremare tutta la zona a lui circostante. Bulma era morta. E Vegeta non l’avrebbe più rivista neanche nell’ aldilà, perché la sua anima sarebbe stata condotta direttamente all’inferno, rispetto a quella della moglie che sarebbe andata immediatamente in paradiso. L’ultimo ricordo che lui avrebbe avuto della sua metà sarebbe rimasta la litigata, e lo stesso valeva per lei. Non aveva potuto far niente per Bulma, non era neanche riuscito a dire che l’amava nei suoi ultimi attimi di vita.

Era sconvolto, si sentiva come se avesse perso la parte più importante di se stesso. E difatti l’aveva persa, perché Bulma era l’unica che sapeva tirare fuori del bene dal principe dei Sayan.

L’uomo la prese e la strinse a se, iniziando a tremare e a sudare, provando dolore non del tutto emotivo. Con la mano libera colpì un pezzo di terreno, creando una buca non molto profonda. Era doloroso, ma doveva seppellirla e darle l’ultimo addio. Vi appoggiò dentro Bulma, piangendo. Nel mentre, però, Vegeta non riuscì più a respirare: il veleno che lo scorpione aveva iniettato nel suo corpo, mordendolo durante l’allenamento, aveva fatto il suo effetto, un pò in ritardo data la natura del sayan. Cadde così addosso a Bulma, e insieme rimasero, lì nel deserto, in quel posto sperduto, eternamente insieme.

 

 

 

Ciao, siamo Milk 92 e Sirene Chan. Scrivere questo capitolo è stato molto doloroso, soprattutto per me, Sirene Chan, perché amo alla follia la coppia Vegeta-Bulma, ma dato che questa fic parla di quando tutti i personaggi si rincontrano nell’aldilà, non potevamo non scriverlo. Scusate il ritardo dell’aggiornamento, ma eravamo impegnate.

Continuate a seguirci!

Milk 92 e Sirene Chan

 

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