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Autore: swaggieeonyou    10/02/2013    0 recensioni
Lo fissai un altro po’ negli occhi, mi persi ancora una volta, persi la condizione del tempo; in un momento non sapevo più il posto in cui mi trovavo, ne riconoscevo la mia identità, quando ad un certo punto, un’idea pazza mi fece ritornare in terra.
Mi avvicinai a lui e con un colpo secco sprofondai le mie labbra sulle sue, lo baciai con passione, con foga, e quei baci erano diversi da quelli che davo ogni tanto a Sam, il mio ragazzo.
Continuai a baciarlo e ne lui ne io volevamo fermare quel momento; desiderai fermare il tempo e capii che avevo tutto il mio mondo tra le mie mani.
Ci staccammo dopo ormai tanto tempo e continuammo a guardarci negli occhi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2.
#nat
La giornata passòtranquilla, nessuna interrogazione, solo spiegazioni dopo spiegazioni.
La lezione di italiano mi sembrò più lunga del solito, parlammo dei promessi sposi, leggemmo un po’ di capitoli, quelli più importanti, e sinceramente mi fece sentire  più di merda del solito per causa della voglia di un ragazzo vero al mio fianco, e non Sam, perché con lui stavo da cinque mesi, e un altro poco non mi aveva neanche dato un bacio con la lingua. Troppo una storia perfetta, troppe persone precisi avevo intorno; mia madre, mio padre, Sam, e…No, Cenza non era una persona precisa, anzi, tutto il contrario, era ribelle e pazza, il mio contrario d’altronde.
A ricreazione raggiunsi il solito posto di incontro, in cortile; arrivai e già tutti i miei amici erano lì a scherzare. Andai incontro alla mia migliore amica che mi salutò e mi raccontò un po’ di cose che erano successe.
Sam non frequentava la mia scuola (per fortuna?) frequentava un liceo artistico, che nella mia città non c’era, quindi era costretto a spostarsi ogni volta per raggiungerlo.
“Nat” mi chiamò Leo.
“Ehi” dissi avvicinandomi.
“Come stai?” chiese.
“Tutto alla perfezione, tu?”
“Meglio del solito” rispose sorridendomi.
Sprofondai tra le sue braccia, quelle stesse braccia che qualche anno fa mia abbracciavano e mi facevano sentire al sicuro, certo, lo facevano ancora ora, ma in modo diverso.
Leo mi voleva davvero bene, e me lo dimostrava. Quando ci lasciammo mi promise di rimanere amici, anzi, migliori amici per tutta la vita, ma io non ci riuscii, il dolore era troppo forte, così non ci parlammo per molto tempo, poi cercammo di riprovare ad essere amici, ma mai ci riuscivamo. Da quando avevamo iniziato a frequentare la stessa comitiva, poi le cose cambiarono, e ricominciammo a stare sempre insieme, e ogni volta lui mi prometteva un futuro bello, pieno di felicità e di sogni, mi proteggeva, era il mio angelo custode, cosa che Sam, non faceva.
“Domani sera andiamo a ballare?” chiese poi Giuseppe.
Tutti risposero di si, un si felice, io invece dissi di no.
“No, a me non va, andate voi” dissi con un mezzo sorriso.
“No, tu devi venire, per forza!” disse Cenza sprofondando su di me.
“No, davvero non mi va, e poi mia madre non me lo darebbe mai il permesso” ribadì.
“Ci parlo io con tua madre!” continuò Cenza sicura di se stessa.
“No davvero non mi va..” dissi rassicurandola.
“D’accordo, però se cambi idea avvisami” terminò poi.
Annuii rassicurandola, e le dissi di non preoccuparsi, e che poteva divertirsi anche senza me, solo in modo migliore.
 
A termine della ricreazione tutti gli alunni tornarono nelle proprie classi per l’inizio delle lezioni.
Salutai tutti quanti e mi diressi nella mia aula, mi aspettava Matematica, la materia che odiavo, anzi, l’unica materia che odiavo.
Il resto della giornata poi passò tranquillo, quando tornai a casa mangiai il pranzo raccontando cosa fosse successo a scuola, e come al solito poi salii in camera a studiare. Per fortuna, il martedì non era un giorno faticoso, in più le prime due ore erano occupate dall’assemblea di istituto, quindi per il giorno dopo avrei avuto solo matematica e inglese.
Una volta aver finito mi stesi sul letto ascoltando le mie canzoni preferite all’iphone. Spinsi su i-pod e all’apice della mia playlist delle mie canzoni preferite c’era Change your life, delle little mix; una delle mie band preferite. Emozionata ci cliccai sopra e ascoltai rilassata la canzone, fin quando il mio cellulare squillò:
Da Cenza:
“ti va una cioccolata calda?”

Per Cenza:
“Si, dove ci incontriamo?”

Il messaggio arrivò subito.

Da Cenza:
“Alla fermata del bus, tra mezz’ora”

Per Cenza:
“Ok, a tra poco”
 
 
#Justin
“Ehi” dissi alla strana ragazza.
“Mi piacerebbe conoscerti..”  Attesi una risposta che non arrivò, perciò continuai.
“Come ti chiami?” chiesi sapendo che la risposta a quella domanda non sarebbe arrivata.
Feci per andarmene quando finalmente mi rispose.
“Questo non importa” disse la voce.
La ragazza aveva una voce calma e dolce, questo mi piacque, e felice decisi di continuare.
Feci per avvicinarmi ma lei si allontanava ad ogni passo che compivo.
“Perché scappi…” continuai un po’ deluso.
“Non scappo..” rispose la ragazza sicura.
“Allora girati, fammi sapere chi sei, e perché sei nei miei sogni” risposi deciso.
“Non posso, però posso dirti come mi chiamo” continuò la ragazza.
Questa situazione non mi piaceva, mi faceva sentire in imbarazzo, mi faceva sembrare un fesso, un cretino che sognava una ragazza che neanche conosceva, almeno credevo…
Chissà se parlo nel sonno, pensai.

Tralasciai i miei pensieri e mi affrettai a rispondere prima che qualcuno potesse interrompere quel momento assai prezioso.
“Mi chiamo Nat..” disse la ragazza con voce dolce e tranquilla.
“Il mio nome è Justin, frequenti la mia scuola? Le mie stesse lezioni?” chiesi poi sempre più curioso.
La curiosità ormai mi inghiottiva, non mi sarei mosso da lì fin quando non mi avrebbe detto altri indizi, non mi sarei svegliato neanche con uno schiaffo, o con un secchio d’acqua su tutto il corpo. Nulla avrebbe fermato quel momento.
“Si, e sono la ragazza che cerchi, Sante” continuò poi la ragazza.
Come? La ragazza che cerco?
“Spiegati meglio” la implorai.
“Un giorno capirai…” disse la ragazza.
Quella, fu la sua ultima frase, prima che mi svegliassi.
“No! No porca puttana!” diedi dei colpi sul cuscino. “Non proprio ora, no!!” continuai a voce alta.
“Ehi…Juss che ti è preso” disse mio fratello precipitandosi in camera.
“Niente, niente esci fuori” dissi con tono di voce arrabbiato.
Il mio fratellino minore uscì dalla stanza in un battibaleno, prima che potessi raggiungerlo e chiudergli la porta in faccia.
Scappò impaurito dalla mia reazione, ma non ci feci caso più di tanto.
Tutto questo mistero, mi fece diventare pazzo.
Uscì dal balcone della mia stanza, presi una sigaretta, e presi a fumarla.
“Chi sei.” Continuai  a ripetermi nella mia testa mentre osservavo il panorama di enormi ville fumando la mia sigaretta.




Postato il secondo capitolo :)
Vi andrebbe di lasciarmi una recensione? pleaze :*
  
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