Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: IndelibleSign    10/02/2013    36 recensioni
-Hai un mese- trillò un uomo dal volto coperto dal buio [...]
-Un mese?- chiese spaesato il ragazzo facendo comparire sul suo volto una smorfia interrogativa. 
Non sapeva dove fosse e perlopiù quello sconosciuto pretendeva chissà cosa da lui.
-Hai trenta giorni per far innamorare questa ragazza di te, se non vuoi che muoia.. chiaramente- rispose trattenendo un risolino e porgendo al ragazzo una foto. 
Quella foto ritraeva una persona che Harry, il povero ragazzo, conosceva fin troppo bene: Jessie Sam Kogan, sua nemica giurata da ormai due anni dal momento che l'aveva rifiutato facendolo imbarazzare dinanzi tutta la scuola o quasi. 
[...]
-Ma lei odia me ed io odio lei- rispose esitando il ragazzo cercando di stare a quello che doveva essere un gioco.
Alla fine si era ritrovato in una stanza buia all'improvviso e soprattutto nel bel mezzo della notte, doveva pur esserci un valido motivo per tutto quello, giusto?
-E' questo il punto- aggiunse infine l'uomo per poi alzarsi faticosamente dalla sedia e allontanarsi verso una luce bianca accecante.
Genere: Comico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

ATTENZIONE: vi consiglio di mettervi comode perché il capitolo è più lungo rispetto a quelli che scrivo di solito. 
ps: non fermatevi alle apparenze, leggete fino alla fine. Ci vediamo sotto, cioè.. non sotto in quel senso, emh.. ok, buona lettura. 

Image and video hosting by TinyPic
Grazie, angelo.
cap. 31

-Cosa hai fatto!?- urlò Louis accovacciandosi accanto al corpo inerme di Jessie che perdeva tantissimo sangue. –Cosa!?- urlò ancora verso Brando.
-Dovevo farlo, Lou. Dovevo vendicare tua madre, dimentichi?- disse avvicinandosi al figlio e rialzandolo per le spalle.
-Ma lei non ha fatto nulla di male..- singhiozzò lui.
Il corpo di Jess non sembrava dare nessun segno di vita e la cosa lo stava spaventando tantissimo.
Che fosse.. morta?
-Dobbiamo andar via, figliolo. Sta arrivando.- spiegò Brando.
Louis lo guardò torvo –Sta arrivando chi?- chiese quest’ultimo al padre.
Prima che potesse ricevere una risposta, però, scomparvero correndo verso la scala di emergenza.


Quando Harry aprì la porta del terrazzo dell’edificio perse tutta la sua vita.
Il corpo inerme ed insanguinato di Jess era disteso a pochi metri da lui, immobile.
-No!- urlò correndo mentre miliardi di lacrime gli contornavano gli occhi.
Si gettò completamente a terra, accanto al corpo della povera ragazza e continuò a piangere.
-Jess, Jess apri gli occhi. Sono io, Jessie, sono Harry!- le urlò lui cercando in qualche modo di rianimarla.
Per fortuna a soccorrerlo ci furono Liam, Zayn, Niall, Roxie, Jaxon e Kyle che appena si ritrovarono dinanzi alla scena rimasero basiti per qualche attimo.
-Jessie, oddio..- Roxie rimase ferma nello stesso punto di qualche secondo prima, mentre Niall le portava il viso nell’incavo del suo collo, cercando di proteggerla da quella scena così straziante.
Liam e Zayn si avvicinarono al corpo mentre Jaxon e Kyle non pronunciavano una sola parola.
Jaxon aveva promesso di proteggerla. L’aveva promesso.
-Harry, il suo battito è lento ma c’è ancora. Dobbiamo portarla immediatamente al pronto soccorso, sta perdendo troppo sangue!- gli urlò Liam.
Harry continuò a piangere, quasi isolato dal mondo. Fu all’ora che Zayn prese lui stesso in braccio la bionda, avviandosi verso l’auto di Liam per portarla all’ospedale il prima possibile.
Non potevano perdere un’amica.
Non se lo sarebbero mai perdonati.



-Signora mi aiuti, la prego!- Zayn e Liam reggevano Jessie mentre urlavano contro un’infermiera. Quest’ultima era intenta a compilare alcuni moduli di un paziente appena uscito.
-Fate la fila e..- quando quest’ultima alzò lo sguardo, cominciò ad urlare:
-Dr. Homerk, urgente! Stanza 347!- urlò per due tre volte mentre, grazie ai due, posava Jessie su una barella e la portava correndo verso una sala ambulatoria a qualche metro di distanza.
Quando Liam e Zayn videro entrare la barella nella sala si sedettero su due sedie, pregando tutti i santi che Jess fosse stata bene.
-Dov’è!? Dove l’hanno portata!?- urlò Harry entrando nell’ospedale e attirando l’attenzione di alcuni pazienti anziani.
-Harry calmati, la stanno visitando.- lo tranquillizzò Niall alle sue spalle.
Intanto Zayn stava accarezzando la schiena di Roxie, scossa dai leggeri singhiozzi, mentre Liam fissava la stessa porta dove da poco prima alcuni medici erano entrati.
-No, Niall. Ho fallito tutto, è come nel mio sogno! L’ho persa per sempre!- urlò Harry accasciandosi contro al muro e strusciando contro il pavimento mentre piangendo, si dannava dei suoi errori.
L’unico modo in cui riuscirono a rispondere fu piangere insieme a lui.


Quasi tutti, tranne Liam e Harry, stavano ormai riposando sulle sedie dato il tardo orario: 2.05 di mattina.
Quando Harry vide due dei medici della sala di Jessie uscire dalla stanza, si alzò e si diresse verso di loro ancora con gli occhi arrossati a causa del pianto.

-Come sta, dottore?- balbettò il riccio.
I due colleghi si fissarono tra loro, spostando poi lo sguardo sulla loro cartella clinica.
-Il proiettile le ha perforato un polmone.- dichiarò uno dei due, il più alto.
-Ma voi l’avete tolto, vero?- chiese speranzoso il riccio.
-Ovvio, però non è così facile. Il proiettile ha perforato il polmone sinistro, colpendo per un centimetro anche il cuore.- spiegò l’altro.
Ad Harry parve di morire.
-Quanto è grave, esattamente?- chiese Liam affiancandolo mentre Harry fissava il vuoto davanti a lui.
-Abbastanza. Non credo supererà la notte.- dichiarò straziando il cuore di Harry.
Quest’ultimo, per l’appunto, si accasciò al suolo isolandosi e piangendo a dirotto mentre urlava ‘per favore, fate qualcosa’ mentre con pena, i dottori lo fissavano.
-Ci dispiace. Non c’è più nulla da fare.- sospirò –Provate a parlarle, i pazienti morenti di solito ascoltano, questo potrebbe aiutarla a non soffrire durante la morte.- disse l’altro dottore prima di congedarsi ed allontanarsi, mentre un Harry sofferente continuava a tirargli la sua tunica medica invocando il suo aiuto.
-Andiamo a parlarle, su.- gli sussurrò Liam, alzandolo e mantenendolo a lui.
-Liam non può morire, io la amo!- urlò Harry e nonostante l’orario, nonostante tutto moltissimi pazienti facevano finta di non sentirlo.
Nessuno avrebbe voluto perdere l’unica persona che amava.


Quando Harry entrò nella sala di Jessie un venticello fresco gli riempì il viso, scuotendogli alcuni ricci.
Liam si avvicinò alla finestra, chiudendola e permettendo a Harry di sedersi sulla sedia accanto al lettino.
Il riccio si sedette, prendendo la mano destra della bionda e stringendola nelle sue mentre, sommessamente, piangeva.
-Ti lascio solo?- chiese Liam poggiandogli una mano sulla spalla.
Notando che il riccio era completamente assente sospirò, per poi uscire e chiudersi la porta alle spalle.
-Jessie..- sussurrò Harry spostandole un riccio dalla fronte alle orecchie. –Sono le 2.05 di mattina, che ne dici di andare a fare un giro al parco? Solo io e te.- le sussurrò ancora quasi come se si aspettasse che da un momento all’altro Jess si potesse svegliare e rispondergli.
Ma ciò non accadde.
-Non mi rispondi perché sei arrabbiata con me, vero? Sei arrabbiata perché non sono arrivato in tempo e non ho evitato tutto questo?- le chiese accarezzandole la mano mentre ancora piangeva –Anch’io sarei arrabbiato.- concluse baciandole una guancia.
-Ti giuro che volevo arrivare prima, Jess, però oggi il prof mi ha fatto fare otto giri di campo camminando e quindici correndo e mi dolevano le gambe. Mi perdoni, vero?- chiese.
Persino un bimbo in quel momento avrebbe provato tenerezza e compassione per uno come Harry.
Insomma, parlare con un corpo quasi morto non era una cosa intelligente da fare.. ma evidentemente il riccio era andato. Evidentemente ci sperava ancora.
-Fai bene a non rispondermi, ti do ragione. Continua solamente ad evitarmi. Tanto so che è tutto un gioco ed un modo per farmi sentire in colpa.- ridacchiò il riccio –Vi ho scoperti, vero?- sussurrò baciandole la fronte.
L’unico suono regolare in quella stanza era il ‘bip-bip’ della macchina che segnava i battiti di Jessie.
Non seppe dopo quanti minuti esattamente ma la macchina dei battiti cambiò il suo suono da ‘bip-bip’ ad un suono molto più veloce.
Corse verso la porta, urlando:
-Infermiera, aiuto!- continuò fino a quando alcune infermiere e due dottori non entrarono nella stanza, obbligandolo ad uscire.
Fuori dalla stanza, però, Harry e tutti gli altri –svegliatosi a casa del baccano- fissavano la scena da un piccolo vetro che dava alla stanza.
Videro che due dottori presero il defibrillatore, applicandolo al petto di Jessie e dandole continue scosse.
Dopo vari tentativi i due si fermarono, chinando il capo.
Il ‘bip-bip’ si trasformò in un lungo e fastidioso ‘bip’ e un’infermiera bionda coprì il volto di Jessie con il lenzuolo che copriva il resto del corpo.
Jaxon cominciò ad urlare insieme a tutti gli altri.
Jessie Sam Kogan era appena morta, avevano perso.


Soltanto quando tutti uscirono dalla stanza Harry si avvicinò al dottore, prendendolo per il colletto:
-Cos’è successo? Cosa le avete fatto? Perché l’avete coperta se sta bene!?- urlò il riccio mentre Niall –piangendo- l’allontanava.
-Mi dispiace.- sussurrò un’infermiera –La paziente è morta.- concluse.
Morire fisicamente recava un dolore insopportabile a tutti, ma morire psicologicamente continuando ad ascoltare parole dolorose è anche peggio.
Harry lo stava vivendo.

-No, no, no, no, no. Non è possibile!- il riccio urlò portandosi le mani nei capelli –No!- urlò ancora una volta entrando nella sala di Jessie, abbassandole il lenzuolo dal volto e toccando il suo viso.
L’unica cosa che riuscì a sentire fu il doloroso freddo che la divorava.


 

In paradiso:

-Su, dai. Jessie svegliati. C’è tanto lavoro da fare!- una voce roca, però conosciuta, continuava a persistere cercando di svegliare la bionda immersa nei suoi sogni.
-Umh, dopo mamma.- mugugnò la ragazza nascondendo il suo viso sotto il cuscino.
La persona le alzò il cuscino, lanciandolo lontano, e le levò le lenzuola da dosso, lasciandola completamente invulnerabile.
-Non sono mamma, cinquecentootto.- c’era solamente una persona che la chiamava così.
Una persona che ormai non c’era più, ma allora perché sentiva la sua voce?
La ragazza aprì gli occhi voltando il suo sguardo verso la figura.
-Ethan!- urlò lei coprendosi la bocca mentre i suoi occhi si contornavano di lacrime.
-In tutto il mio splendore, babe!- ridacchiò lui.
-Ma tu non eri morto?- rise lei abbracciandolo.
Tutto era così strano. Fino a poco prima si trovava sul tetto con Louis e ora era su un letto con Ethan. Era tutto un sogno?
-Sono morto, cinquecentootto.- disse lui accarezzandole i capelli.
Jessie gli era mancata tantissimo.
-E allora perché ti vedo?- chiese sbalordita lei. Lui ridacchiò.
-Semplice,- iniziò -..perché sei morta anche tu.- concluse scuotendo le spalle con nonchalance.
-Cosa!? Sono m-morta!?- urlò lei toccando il suo corpo.
Effettivamente non era da tutti i giorni andare girando con una tunica lunga e bianca e con i capelli legati.
-Sì, per colpa di Brando. Lui ti ha sparato.- disse lui con rammarico.
-Quindi non potrò mai tornare indietro? Non potrò mai più rivedere Harry?- disse iniziando a piangere. Ethan le si avvicinò, asciugandole una lacrima.
-Un modo c’è, ed io ti aiuterò ad arrivarci.- concluse lui.
-Promesso?- chiese lei incatenando i loro sguardi.
Ethan esitò –Promesso.- concluse per poi abbracciarla di nuovo, sorridendo.


-Gentilmente Ethan,- brontolò la bionda -..potresti dirmi qual è questo modo per tornare in vita?- concluse cercando di tenere passo all’amico.
Quest’ultimo continuava a camminare lungo un corridoio immenso dove gli unici colori erano dati dalle centinaia di porte.
-Il modo pretende che tu scopra tre motivi per i quali tornare sulla terra.- disse lui, fermandosi dinanzi alla porta numero 732.
-Ah, bene. Semplice.- sorrise lei.
-Entro mezz’ora.- precisò lui ed immediatamente il suo sorriso si trasformò in una smorfia di terrore.
-Sbrighiamoci, allora.- esclamò allora, mordicchiandosi le unghie, ansiosa.
Ethan annuì, strofinando fra di loro le sue mani indicandole poi la porta.
-Spia dalla serratura.- le sussurrò lui.
-Non ci sarà mica Gesù che fa la doccia, vero?- sdrammatizzò lei.
Ethan rise, scuotendo la testa. –Lui la fa nella 688.- concluse.
Jessie fece finta di non ascoltarlo, chinandosi verso la serratura e mettendo a fuoco l’immagine davanti a lei:
-Micheal, lo stiamo facendo per lei. Non possiamo permettere che quell’uomo la uccida. Se stiamo lontano da lei lui non la troverà mai.- sussurrò Genna, la madre, al marito, accarezzandolo mentre lui cullava la loro piccola bimba subito dopo aver messo a letto Jaxon.
-Ma sono così piccoli, Gen, come faranno a cavarsela da soli?- piagnucolò lui, accarezzando i lunghi e ricci capelli della figlia.
-Ce la faranno. Jessie ha un carattere forte, e nonostante abbia solamente sei anni si prenderà cura di Jaxon che ne ha quattro, lei è forte.- spiegò lei.
Si avvicinò al marito prendendogli dalle braccia Jessie, la baciò sulla nuca e poi la riposò nella sua culla accanto al fratello.
-Ciao, miei piccoli angioletti.- sussurrarono in simbiosi i due genitori, prima di chiudere la porta e scappare via. Il più lontano possibile.



-Cos’era questo?- chiese Jessie, rialzandosi dopo aver visto la scena.
-Sono i ricordi dei tuoi genitori, esattamente il ricordo di quando sono dovuti andar via.- specificò Ethan, osservando quanto la cosa l’avesse turbata.
-E quindi? A cosa mi serve tutto questo? Una delle ragioni per cui dovrei tornare in vita sono i miei genitori?- domandò lei.
Ethan scosse il capo, negativamente.
-E’ qualcosa che va oltre a quello che hai visto, cinquecentotto.- le sussurrò lui.
Lei sembrò non capire, così si limitò ad annuire.
-Quando i tuoi genitori ti hanno lasciata sola, cosa hanno avuto?- chiese lui.
-Indifferenza?- propose. Lui negò.
-Noncuranza?- riprovò.
-E’ qualcosa di più.. più.. forte! Ecco.- trillò lui, sorridendo.
-Hanno avuto immaturità, perché ci hanno lasciati soli nonostante i pericoli.- balbettò lei, non sapendo esattamente quello che stava dicendo.
-No, Jess!- sbuffò Ethan –Cazzo, ascoltami bene!- urlò ancora.
-Non sapevo che gli angeli potessero dire parolacce- ridacchiò Jessie.
Ethan la fulminò con uno sguardo, così che lei si mettesse in silenzio ad ascoltare.
-I tuoi genitori hanno avuto il ‘puntini-puntini’ di lasciarvi soli per affrontare da soli il pericolo di una morte certa a causa di Brando.- disse Ethan. –Ora sostituisci a ‘puntini-puntini’, una parola sensata!- urlò lui gesticolando.
-..Coraggio?- sospirò lei, trovando la risposta appena data troppo banale.
-Esatto! Esatto! Sì, sì, sì!- urlò Ethan abbracciandola.
Lei rise, accompagnando l’amico nell’abbraccio e saltellando entusiasta.
-Ok, ok,- si ricompose lui –Mancano 21 minuti, mettiamoci all’opera. Devi ancora indovinare gli altri due motivi.- concluse lui prendendola per il polso e tirandola verso un’altra porta.


-Stanza numero 6969, sul serio?- Jessie si voltò verso di Ethan che sogghignava, ridendo sotto i baffi. –L’ho scelta io la porta.- ridacchiò lui.
-Chissà perché non avevo dubbi.- sbuffò lei, prima di abbassarsi e spiare anche da questa serratura:
-All’età di undici anni ho visto morire mio padre davanti ai miei occhi. Un gruppo di tre persone gli sparò alla nuca, facendolo morire sul colpo, lasciandolo lì e prendendomi furtivamente. E’ da all’ora che sono qui.- borbottò e per un attimo Jess riuscì a vedere una lacrima fantasma cadergli dagli occhi.
-Non mi sono mai stato innamorato veramente, tutte le donne che ho avuto erano uno svago.
Non ho mai avuto una famiglia da quel giorno. Mai. Ho sempre cercato di scappar via, perché questa non è la vita che desideravo da piccolo, io volevo diventare un aviatore.- 
la lepre si ritrovò a singhiozzare silenziosamente.



-La ricordo questa scena! Qui eravamo io e te nella cantina quando Brando mi rubò!- trillò Jessie voltandosi verso Ethan. Quest’ultimo annuì.
-Ricordi cosa provavo io in quel momento?- chiese lui.
-Tristezza?- chiese lei.
-Anche. Ma ricordati che devi trovare un altro motivo per tornare sulla terra, e non credo che la tristezza possa esserlo.- ridacchiò lui.
-..La speranza?- chiese.
Ethan drizzò il capo, sorridendole. –Sì, sì, sì, sì, sì! Vai così!- urlò ancora lui abbracciandola.
-Mancano 14 minuti, veloce!- Ethan prese Jessie per la mano, cominciando a correre lungo un corridoio stretto e nero.
-Dove andiamo?- chiese lei urlando.
-Mantieniti stretta a me e non lasciare la mia mano per nessun motivo!- le urlò lui prima saltare in un buco nero e urlando data la velocità con cui esso li risucchiava.


Quando Jessie sentì il suo corpo a contatto con un pavimento freddo e liscio, aprì gli occhi capendo di trovarsi in un ospedale.
Alzò il capo fissando Ethan dinanzi a lei, mentre fissava la persona sul lettino della sala, a quel punto anche lei si alzò rimanendo basita: sul lettino del letto c’era il suo corpo –morto- e un Harry distrutto che continuava a piangere, tanto che i suoi occhi rossi erano inconfondibili.
Una morsa le divorò il petto.
-E questo?- balbettò lei. Stava iniziando a piangere.
-Ascolta.- le suggerì Ethan riferendosi ad Harry.
Quest’ultima si voltò verso di lui, ascoltando ciò che stava dicendo al suo corpo morto.
-Non ho un bel carattere lo ammetto, anzi a dirla tutta sono davvero pessimo, in tutto.- il riccio iniziò a parlare, mentre delle lacrime ancora gli solcavano il viso. -Ero talmente terrorizzato dalla sofferenza che l’amore poteva recarmi che a stento riuscito a stare vicino a qualcuno e forse c'è da dire che mi tenevo a debita distanza, molto molto lontano..- la voce di Harry si interruppe a causa di un forte singhiozzo.
Jessie provò ad avvicinarsi per accarezzarlo ma, ricordandosi di essere morta, rimase dov’era.
-Poi è arrivato Brando con quel cazzo di ricatto e io ho finito per innamorarmi di te. Ma non innamorarmi futilmente. Innamorarmi con tutto il cuore, con tutte le labbra e con ogni cellula del mio corpo.- sussurrò al corpo, continuando ad avvicinarsi.
-Prima vivevo in un luogo tutto mio, ma non dove vivono principi e principesse, io ero da solo in mezzo all'oceano, e per quando bello e rilassante pur sempre di solitudine si trattava. A morir da soli non c'è gusto, non c'è divertimento, non c'è proprio un bel niente, solo tanto rimpianto. Per questo ora rinuncio a tutto e vorrei che per una volta tutto andasse proprio come deve andare.- balbettò –Vorrei che per una volta tutto cambiasse. Svegliati e dimmi che tutto questo può cambiare, Jess. Dimmelo.- sussurrò piangendo.
Quando Ethan si avvicinò a Jessie, mettendole una mano sulla spalla, le sussurrò:
-Ora dimmi, cos’è tutto questo?- le chiese lui.
E per la prima volta dopo due motivi cercati invano, Jessie seppe rispondere solamente:
-L’amore.- ovviamente, la risposta giusta.
Aveva trovato l’esatta risposta.
Aveva vinto la sua sfida e Ethan aveva svolto la sua missione: salvare Jessie, di nuovo.

-Addio, cinquecentootto. Mi mancherai.- le disse Ethan prima di regalarle un ultimo bacio sulla fronte e scomparire lentamente come un fantasma.
-Addio, angelo.- lo salutò lei –Ti voglio bene.- gli sussurrò prima che un vortice l’avvolgesse vertiginosamente senza farle capire più nulla.
Fu proprio in quel momento che il corpo morto di Jessie spalancò gli occhi.
-Jessie..!- urlò Harry mentre le lacrime ancora gli contornavano gli occhi e la ragazza pareva rimbambita.
L’unico suono che per la seconda volta si sentiva in quella stanza era il ‘bip-bip’ costante della macchinetta dei battiti.
Jessie Sam Kogan era ancora viva.

__________________________________________________________________________________________


Ecco il penultimo 'aloha' prima della fine di questa fan fiction.
Non potete immaginare quanto sto piangendo, ma dettaglini.

Vi è piaciuto il capitolo? 
Dite la verità, non vi aspettavate che facessi morire Jess e poi la resuscitassi.
*almeno spero..*


Voi forse non l'avete ancora capito, ma per me tutto quello che fate è importantissimo.
Mi fate sentire amata, e questo non mi accade nella realtà.
Lì tutti mi odiano e mi conoscono mentre qui nessuno mi conosce però mi fate sentire amata.
E' per questo che piango ogni volta e se solo penso che questo è l'ultimo capitolo prima dell'epilogo mi sento male.
Angoscia, ecco.

Ora non vi rompo le palle e faccio i ringraziamenti citando la maggior parte (o quasi) delle persone che hanno recensito la mia FF! (lo faccio ora perché sono sicura che
all'epilogo le note dell'autore saranno più lunghe del capitolo, sappiatelo.) lol
RINGRAZIO (in ordine di recensioni):

xharoldssmileNorah KaiteChange_Your_Life_Luana_onedssmileMiriiSupertramp,
Martuffahunger niallxHaroldtiamomary22horantayspegicornnadaiseyes,
xtheyaremysmileChanel7FlyToLondonCIAAASTEENsciaobelliyoureperfectome,
foreveradreamerOneDirection_OnlyDream__swagfingersI am watching you,
MarinaLswiftssmile_baby_tvdC_Directioner4niallsbeauty
Giuls_Directionerharrehtatoos_ohRioAsia_Jodiseeintoyoureyesstellina08haroldshope
IncurableDreams!

Ringrazio anche tutte coloro che hanno messo la mia storia tra i preferiti, ricordati e seguiti. GRAZIE A TUTTE!


Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina.

ps: vi lascio con una gif di Jessie, ci vediamo all'epilogo. *cry*

 

Image and video hosting by TinyPic

  
Leggi le 36 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: IndelibleSign