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Autore: Nimue_    10/02/2013    7 recensioni
La sua essenza e quella di Effie Trinket sono amalgamate nello stesso impasto a formare un dolce squisito.
- Sai come l'ha chiamato mia figlia? Un Effmitch-biscotto. O Hayffie-biscotto, o qualcosa del genere. -
[Haymitch/Effie, post Mockingjay. Alto contenuto di zuccheri.]
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'In fondo al prato'
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A mia madre, dolce come un biscotto, per il suo compleanno.
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Prima di San Valentino, al forno, le luci rimangono sempre accese, le porte aperte. In questo modo chiunque è libero di entrare, infilarsi qualche ghiottoneria in tasca, e uscire senza porsi troppi problemi.
Peeta dice che tutti dovrebbero poter mangiare pasticcini e pane zuccherato qualche volta, e dice anche che c'è bisogno di un po' di dolcezza a questo mondo, che cuocere torte e altri ammassi di grassi insaturi per i meno fortunati lo rende felice. Ogni volta che lo fa, quando dopo aver parlato  torna a impastare la farina con le mani, Haymitch lancia un'occhiata a Katniss che intreccia i capelli alla bambina paffuta seduta sulle sue ginocchia.
- Potresti vivere cento vite e ancora non lo meriteresti, lo sai? - 
- Lo so. - mimano le labbra di Katniss.


Le mani di Haymitch tremano violentemente quando scorrono sopra i biscotti glassati di Peeta, stando ben attente a non toccarli. Non si tratta di semplici tartine a forma di cuore, perché a casa Mellark il San Valentino ha un significato diverso: "Si ricorda chi, per qualche motivo, è entrato nella nostra vita", questo è il motto di Katniss. Pur non trovando il nesso tra la festa degli innamorati e la versione ideata dai suoi ragazzi, Haymitch trova che almeno la loro abbia una certa utilità.
Continua a spostare lo sguardo su tutta la lunghezza del bancone del forno, e un po' alla volta riconosce tutte le forme di quei dolci, tutte le storie che raccontano: una ghiandaia imitatrice con praline rosse e dorate, un tridente dall'impasto blu come gli occhi di Finnick, una primula cosparsa di fragole, un orologio come quello dei settantacinquesimi giochi della fame. Che gli piaccia o no, è così che Peeta fa i biscotti nella prima metà di Febbraio, per non dimenticare.
Un sapore acido gli scoppia in bocca: non sa se sia colpa del ginger brandy che tenta disperatamente di tornar su, intrappolato nelle sue budella, o dell'amara delusione nel vedere che non è c'è un biscotto tutto per lui, che Peeta non ha voluto raccontare la sua storia in uno di quei stupidissimi pasticcini.
Si lascia cadere su una delle sedie del forno, stordito dall'alcol e da un'improvvisa rabbia che gli aumenta la pressione. Chi beve troppo dovrebbe tenerla sotto controllo, ora che ci pensa.
- Che ti aspettavi, un biscotto a forma di bottiglia o cosa? -
Katniss lo guarda della porta con le braccia incrociate, la treccia che le accarezza una spalla e le labbra leggermente arcuate verso l'alto. Quello della ragazza di fuoco non è un semplice sorriso, ma un gesto dalla natura imprecisata, che nasconde un misto di dolore passato, di forza interiore che ha aiutato a farlo diventare solo un brutto ricordo, e di incredulità per una pace finalmente conquistata.
- Un bicchiere, magari. O delle oche. - sbuffa, scostandosi dalla fronte i capelli unti.
- Mi aspettavo che l'uomo focaccina, -
- Peeta. - lo corregge Katniss.
- Quello che è. - Haymitch beve un altro sorso dalla sua fiaschetta di metallo, poi si pulisce la bocca con il dorso della mano.
- Mi aspettavo che Peeta fosse più gentile della sua adorata mogliettina e che facesse un biscotto anche per me. Ma dopotutto i giochi della fame sono finiti, Panem è libera e bla bla bla e il vecchio mentore che vi ha salvato la vita non ha avuto nessun merito a riguardo e bla bla; è solo un ubriacone che alleva uccellacci spiumati e bla. Bla. Bla. - conclude, scoppiando a ridere senza un vero motivo, la testa nascosta tra le mani.
Per un breve istante cala il silenzio, poi Katniss tende la mano verso il banco e sceglie un dolce. Ha la forma di uno scoiattolo, gli occhi fatti di uvetta passa.
- Questo era per Gale. -
Lo addenta con una certa malinconia, richiamando l'attenzione di Haymitch morso dopo morso, mentre lui si maledice per essersi scolato tutto quell'alcol a stomaco vuoto. Ora gli viene da rimettere, e vorrebbe farlo addosso a Katniss o a suo marito, perché dopotutto un biscotto lo meritava. Uno, se non altro perché aveva fatto del suo meglio per tutta la durata della rivolta.
Un fiotto acido gli risale lungo la gola e brucia fino a fargli uscire le lacrime agli occhi, ma con quel poco di pudore che gli è rimasto decide di ricacciarlo giù nello stomaco insieme a qualcosa di solido. Vomiterebbe volentieri sugli stivali di Katniss, ma poi lei inizierebbe ad urlare e visto che il forno confina con casa Mellark, sveglierebbe la bambina. E lui odia i bambini che frignano.
Katniss ruba il dolcetto che stava per afferrare, quello a forma di volpe, cosparso di miele e arance, e quando lui protesta alza le sopracciglia con aria sufficiente.
- Sono incinta, ho la precedenza al banco dolci. -
- Senti, - continua subito, prima che possa rispondergli per le rime, - Peeta non vuole che te lo dica, desidera che lo trovi da solo, ma se ne farà una ragione. -
Indica un angolo della tavolata, continuando a mangiare.
- Quello è il tuo biscotto, Haymitch. Contento? -
Haymitch socchiude le labbra e guarda la donna di sottecchi.
- Mi prendi in giro? -
- Non sto ridendo. -
- Quella è una bambola. -
- Puoi fare meglio di così, Haymitch. Non è solo una bambola. -
No, non è solo una bambola. Il biscotto ha la forma di una donna con la gonna di pan di spagna e i bottoncini del vestito di caramelle gommose. Lo zucchero filato che le incornicia la testa, su cui spiccano le labbra di ciliegia, appare come una riuscita imitazione di una parrucca vaporosa. Una parrucca rosa scuro.
Non rosa scuro, Haymitch,"pomegranate¹", strilla Effie Trinket nella sua testa, come la voce di una coscienza sciupata. 
-Effie. -
- Te la ricordi, allora. Quella che durante la guerra, nonostante l'avessero torturata, ci  è rimasta  fedele. Quella che ti ha chiesto di andare a vivere da lei, disintossicarti, mantenere un po' di dignità, e che tu non hai lasciato andare via. -
La voce di Katniss è dura e fredda come ghiaccio in un bicchiere di vino, un suono sgradevole che riporta alla mente storie che solo il buon vecchio amico alcol era riuscito a fargli dimenticare.
Effie Trinket, quella svitata arlecchina di Capitol City, forse un tempo gli piaceva. Non che lui lo avesse mai ammesso, ma dopo la fine della guerra, dopo la liberazione di Panem, lei gli aveva confidato che magari avrebbero potuto andare a vivere insieme. Come colleghi superstiti, nient'altro. Aveva detto che avrebbe potuto aiutarlo con la sua dipendenza, ma alla fine lui aveva rifiutato. Non voleva passare la sua vita a gestire un'agenzia di moda con lei tra merletti, trucchi e schifezze varie. O forse non voleva rovinare la vita di Effie, legandola ad una disastrata come la sua.
E comunque, in questo caso, il biscotto di Effie non è il suo biscotto.
- Senti ragazza in fiamm.. -
- Mangiala. -
- Eh? -
- Dalle un morso, mangiala. -
- Chi? -
- Effie. Mangia Effie. -
- Solo perché ho fame. -
Haymitch, esitante, si ficca in bocca la testa dell'Effie-biscotto, sgranocchiandolo fino al torace: è croccante, e sotto i denti produce un suono energico simile a quello dei tacchi a spillo che Effie metteva sempre, quelli che tanto lo inquietavano. Si chiedeva spesso, al tempo degli Hunger Games, se con un calcio avrebbe potuto bucarci il torace di qualcuno. I bottoncini gommosi, viola come il colore più usato da Effie per i suoi trucchi ridicoli, sprigionano in bocca un sapore esotico, che ricorda i profumi dai nomi allucinanti che la pazza metteva sempre in quantità industriali.
Ma c'è dell'altro: un aroma forte del suo Whiskey preferito, il Bourbon, che si fonde con il gusto avvolgente della ciliegia tanto amata da Effie. La sua essenza e quella di Effie Trinket sono amalgamate nello stesso impasto a formare un dolce squisito.
Schifosamente smielato da parte di Peeta.
- Sai come l'ha chiamato mia figlia? Un Effmitch-biscotto. O Hayffie-biscotto, o qualcosa del genere. -
Katniss finisce il suo Faccia di Volpe-biscotto e lo fissa con aria di sfida, e Haymitch ringrazia di non avere un coltello a portata di mano. Detesta quando si comporta in quel modo, come se volesse impartirgli chissà quale lezione morale, trasformandosi da allieva a mentore.
- Per quale motivo hai chiesto a Peeta di mettere nel forno una roba del genere, dove vuoi andare a finire? -
- Ad Effie, mi sembra chiaro. -
- Credi di saperne qualcosa di me, Everdeen? Beh, ti sbagli invece, non sai niente. Non c'è mai stato nulla tra me e quella squilibrata dalle unghie laccate, e niente ci sarà mai. Non ci sarà niente tra me e qualunque altra persona sulla faccia di questa Terra, mai. -
E' troppo tardi, vorrebbe aggiungere. Il mio cuore è carbonizzato da tempo, come un dolce lasciato troppo sul fuoco. Forse, azzarda, il biscotto di Effie sarebbe stato più buono senza il sapore del bourbon a contaminarlo. Effie sarebbe stata meglio senza di lui.
 Si era detto la stessa identica cosa quando, alla fine dei settantaquattresimi giochi della fame, lei gli aveva scoccato un bacio della vittoria², lasciandolo come un povero idiota sul pavimento, ubriaco del suo sapore ancora sulle labbra. Se lo era ripetuto perfino dopo la fine della guerra, quando lei gli aveva proposto di vivere insieme.
- Siamo uguali, Haymitch, io e te siamo uguali. So cosa significa non essere all'altezza della persona che ami. -
- Io non amo quella lì, figuriamoci. Non lo farei nemmeno se smettesse di appiccicarsi quelle orribili ciglia finte-doppio-volume tanto per sembrare un alieno. Dico sul serio, odio quelle ciglia, mi fanno venire i brividi, sono una delle cose più brutte che abbia mai visto, il che è dire parecchio. -
Le labbra di Katniss non si tendono verso l'alto nemmeno di mezzo centimetro. Battuta andata ad annacquarsi.
- Dici sempre che potrei vivere cento vite e che ancora non meriterei Peeta, e hai ragione. Il problema è che senza di lui non riuscirei a viverne una sola, di vita. -
Haymitch storce il naso e fa finta di vomitare, tappandosi la bocca con una mano, il corpo chino in avanti.
- Lascia lo zucchero a tuo marito, Katniss, questa roba non è per te. -
- Tu non meriti Effie, e sai perché? Perché per quanto tu sia caduto in basso, se prendessi quel telefono e le chiedessi di venire a tirarti su, lei arriverebbe con un tacco quindici e con il sorriso stampato in faccia. Hai bisogno di Effie, vecchio ubriacone, e lei verrebbe a ripescarti dal fondo di qualunque bicchiere di rum. -
Preso un altro biscotto a forma di rosa, Katniss se ne torna a casa, stringendosi nel cappotto e borbottando parole strascicate. Il suo numero è memorizzato in rubrica, gli sembra che abbia detto.
Haymitch, distrattamente cerca un altro Effmitch-biscotto sul bancone del forno, e il suo stomaco inizia a brontolare quando non lo trova. E' un bisogno fisico quello del sapore di Effie.
- Proprio una brutta situazione. Brutta, brutta, brutta. -
Ha iniziato a parlare come Effie Trinket, fantastico. Un dubbio si fa strada nella sua mente annebbiata dall'alcol: forse Katniss non ha tutti i torti.
- Brutta, brutta, brutta. - ripete, allungando la mano verso il cavo del telefono.
Haymitch soffoca un rutto e si schiarisce la voce.


Quando Effie Trinket si alza per rispondere ad una telefonata notturna e inaspettata, le sue pantofole di pelo sintetico strascicano un po' sul pavimento di pietra scura. Una volta accortasi del portamento del tutto sbagliato, però, raddrizza la schiena, si sistema i bigodini senza un vero motivo e si dirige svelta verso il telefono di ultima generazione, muovendo leggermente le anche.
- Salve, salve, salve, qui Effie Trinket della Trinket Model, come posso aiutarla? -
A risponderle c'è un silenzio incredulo.
- Tu non dormi mai, Effie? -
- Da gentile signorina quale sono, farò finta che non sia stato lei a svegliarmi. -
Dall'altra parte del telefono qualcuno le rifà il verso, - gnignignigni. -
- Con chi parlo, prego? - chiede, adesso leggermente scocciata,gli occhi puntati sulla manicure da rifare.
- Peeta Mellark e la sua adorabile moglie hanno cotto i biscotti per San Valentino, uno per ogni ricordo degli Hunger Games. -
Effie sobbalza, tormentandosi la camicia da notte firmata proprio al livello del cuore, sentendolo battere più forte. Non riesce a riconoscere l'uomo che l'ha chiamata, la sua voce è troppo bassa.
- Dovresti venire immediatamente al distretto 12, Trinket. E con immediatamente intendo immediatamente, immediatamente, immediatamente. Non sto qui a spiegarti, ma in pratica non hanno fatto un biscotto per noi due, ci hanno ignorati. -
- Cosa?! E' inammissibile, quei due sono vivi anche grazie a me! -
Effie dimentica completamente il sonno dal quale è stata strappata, dimentica di star parlando con uno sconosciuto alle due di notte.
- Dovresti venire, davvero. Credo che lo abbiano fatto perché gli manchi. Insomma, ci manchi. - borbotta l'uomo.
- Mi sentiranno, vedrai se non mi sentiranno! E io che avevo intenzione di venire a trovarli per cortesia, quei piccoli ingrati. -
Una breve risata.
- Ti aspetto, allora. Ci vediamo, Effie.  -
La linea cade proprio quando quella voce inizia a farsi familiare, e lei rimane con la cornetta del telefono in mano, i bigodini in testa, le pantofole di pelo finto ai piedi e le guance leggermente arrossate.
- Ci vediamo, Haymitch. -
Effie riattacca, imbarazzata, poi torna in camera sua e inizia una lista mentale di ciò che è indispensabile portare in valigia, partendo dal beauty case.
- Ciglia finte. - dice ad alta voce, perché le sembra di ricordare che a Haymitch piacciono.
- Quelle devono esserci per forza. -
 


Note: loro sono canon, lo sappiamo tutti. Vero che lo sappiamo? Annuite, dai. A parte gli scherzi, che ami questa coppia non è una novità ( basta vedere qui e qua), ma allo stesso tempo la temo. Temo questi due, mi sembra sempre di non poterli gestire. L'idea è nata perché ho visto dei biscotti di "The Hunger Games" davvero stupendi. Chiarisco due cose.
1) "Pomegranate" vuol dire letteralmente melograno, ed è il famoso colore di capelli che si fece Jared Leto qualche anno fa. Sì, Charly, la tua parabatai ti pensa sempre.
2) Faccio riferimento alla mia prima storia su questi due pazzi, ho lasciato il link poche righe sopra.
3) Effmitch o Hayffie è chiaramente l'unione dei nomi dei personaggi, cosa che le fangurls usano spesso. Mai dare per scontato nulla.
4) Il fatto che Effie abbia un'agenzia di moda l'avevo letto da qualche parte, ma non è ufficiale.
Che altro? Chiedo scusa per gli eventuali errori presenti, sono senza correttore ortografico, e delle volte non mi saltano agli occhi. Segnalateli, se potete. C:
Buon San Valentino a tutti i single!








   
 
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