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Autore: misslittlesun95    10/02/2013    1 recensioni
Bologna, 2 agosto 1980, la preparazione all'esame di maturità di un giovane viene bruscamente interrotta da una bomba.
Puglia, primavera 1978, gli ultimi giorni d'amicizia di un trio che si conosce da sempre coincidono con il rapimento di Aldo Moro.
Torino, 18 dicembre 1978, Riccardo è innamorato di Isabella, ma la voglia di rivoluzione chiama e l'amore viene messo da parte.
Roma, 14 maggio 1977, sono passati due giorni dalla manifestazione che ha visto morire una studentessa liceale, un gruppo di ragazzi ragiona su quello che sta distruggendo le loro vite.
Quattro storie, quattro date, quattro luoghi.
Unica cosa in comune l'essere giovani in un periodo drammatico della storia nazionale, gli anni di piombo.
Ecco perché loro sono i Ragazzi di Piombo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non è un addio, amore mio.

 

Torino, 18 dicembre 1978.
Cinquantasei anni dalla strage di Torino, una settimana a Natale, due alla fine di quell'”Annus horribilis”,
pochi giorni all'inizio delle vacanze natalizie.
Il cielo sulla città della Fiat è grigio scuro, potrebbe piovere in giornata. Ha nevicato due giorni prima, poco, pochissimo, ma da qualche parte è rimasto un avanzo di quello spruzzo bianco che piace tanto ai bambini.
Isabella, stretta nel suo cappotto rosso, aspetta il tram davanti al parco del Valentino.
Riccardo arriva poco dopo. - Ho già perso un tram a causa tua, dai muoviti.- Si sente incitare il ragazzo dall'amica appena sale sulla banchina.-
- Isa io a scuola non ci vengo più.- Dice cautamente. E butta lo zaino per terra, facendo capire che è praticamente vuoto, i libri li ha già venduti.
Poi da la mano alla ragazza. Sembra voglia solo salutarla, ma invece la prende con se e la porta nel parco, sulla riva del fiume Po.
- Almeno oggi stai con me.- La supplica. - Almeno oggi salutami per bene.-


 

Si siedono per terra.
- Ho preso una decisione.- Dice Riccardo con un po' di tremore nella voce. - Me ne vado.-
Isabella azzarda un falso sorriso e poi si sistema i capelli rossi e ricci lunghi sulle spalle. Ha diciotto anni e mezzo ma sembra più piccola. Bassina, magra, quel volto da bambina che a lui piace tanto.
È figlia di due operai della grande fabbrica di automobili, ha un fratello minore che fa le medie e una sorellina piccola piccola che sta a casa tutto il giorno con la nonna, la madre non può stare a casa, potrebbe rischiare il posto di lavoro.
- Con quelli?- Chiede Isa con un po' di voglia di piangere. Da tempo una parte di Riccardo lo voleva spingere alla rivoluzione, a quella lotta armata di cui tanto si parla e che sembra stia, lentamente, distruggendo il paese.
- No. Non per ora, almeno. Ma me ne voglio andare. Qui non ci sto più, non mi ci trovo.- Riccardo è figlio di una famiglia borghese. In casa sua si respira aria post fascista, nelle fasce più moderate democristiana.
Dentro di lui, invece, sembra esplodere un cuore rosso nel senso politico della parola, e per questo Riccardo sa che la sua strada presto o tardi si allontanerà da quella della famiglia dove è nato e che ha, inutilmente, cercato di crescerlo secondo le sue tradizioni.
- Tu sei matto! Dove vuoi andare che non hai neanche il diploma!- Isabella lo guarda stralunata.
Per lei finire questi ultimi sei mesi di liceo è fondamentale. Vuole prendere la maturità con il massimo dei voti e poi andare a studiare Economia a Roma, fare una vita diversa da quella dei genitori, avere un futuro lontano dalle catene di montaggio, dai turni assurdi che si fanno in fabbrica e dai rischi che si corrono.
- Non mi serve un diploma per fare la rivoluzione.- Le risponde Riccardo convinto.
- Sai come finiscono quelli come te? Se gli va bene in tribunale, altrimenti...- Isabella prova a dissuaderlo, a mettergli paura, a fargli capire che la scelta è sbagliata. Ma Riccardo è cocciuto, Riccardo è certo della correttezza delle sue idee.
- Non mi interessa, me ne voglio e me ne devo andare! Questa città fa schifo, questo paese fa schifo! Avanti, lo vediamo continuamente, tutti i giorni succede qualcosa che ci dimostra quanta merda ci sia in Italia. Qualcuno deve cambiare le cose, e se non lo fa nessuno beh... allora vorrà dire che ci proverò io! -
Il ragazzo non ammette ragioni, è convinto di dover salvare il suo paese in quel modo, quello più pericoloso, per lui e per gli altri.
– Vuoi cambiare le cose? Bene, allora diplomati, laureati e diventa parlamentare! Fai qualcosa davvero, non prendere in mano una cazzo di pistola!- Isabella non lo dice per gli altri.
Isabella, che è sempre stata contro la violenza, oggi ha un altro motivo per parlare così.
Ha paura che qualcuno gli faccia del male, a Riccardo.
Qualcuno potrebbe dire che è un'egoista, ma lo accetterebbe con piacere. In fondo quando si ci trova in mezzo a determinate situazioni tutto cambia.
Lui all'idea dell'amica ha pensato a lungo, ma è arrivato ad un'altra conclusione. - Isa, questo paese fa così schifo che tempo che arrivi in alto per cambiarlo lui ti ha già cambiato, ha ucciso tutti i tuoi sogni e ti ha reso come tutti gli altri, tutti quelli che lo hanno governato e distrutto fino ad adesso.-
Questi pensieri Riccardo non li fa per caso, li fa perché si è reso conto che sono passati poco più di trent'anni dalla fine della dittatura e sembra non sia cambiato nulla.
Ora, forse, si è più liberi di esprimere la propria idea politica, si fa la spesa senza la tessera e non si fanno le adunate, ma alla fine non è il paese che i giovani di trent'anni prima sognavano.
Il paese per cui tanti giovani sono morti non è mai esistito, Riccardo è convinto di questo.
Ma pensa anche che a tutti si può dare una seconda chance, anche all'Italia.
E lui questo vuole fare, lui vuole salvare il suo paese.
- Riccardo... ma tu sei convinto?- Isabella piange. Piange perché non è la prima volta che ne parlano ma è la prima volta che lui è così certo delle sue opinioni, è la prima volta che Isa sa di non poter far cambiare idea al suo amico.
- Non ci sono altre possibilità... e fidati che ho pensato di tutto...- Riccardo si alza e si avvicina al fiume.
Fa così freddo a Torino.
Quella città ha solo la FIAT, per lui.
Odia il grigiore, odia piazza Castello, Porta Nuova, Porta Susa, Piazza Vittorio, Piazza San Carlo, il Po, la Dora, odia un po' tutto.
L'unica cosa che ama di Torino è lì davanti a lui e piange.
Isa.
Isabella Bogino, la prima della classe, la ragazza con i capelli rossi e le lentiggini.
- Ti prometto che torno.- Glielo dice senza guardarla, ma lei gli si avvicina e lo fa girare.
- Ti prometto che torno.- Le ripete fissandola negli occhi. - Ti prometto che non faccio cazzate, che torno e torno vincitore. Ti prometto che tutto questo finirà e che andrà tutto a posto. Ti prometto che torno. Non è un addio... amore mio....- Le ultime sei parole gli escono dalla bocca anche se non vorrebbe, ma deve farglielo sapere prima che sia troppo tardi.
Lei lo guarda stranita, quella confessione non se l'aspettava. Eppure ci sperava, perché ormai da una vita le piace quel ragazzo ricco che ammira i poveri.
Riccardo vorrebbe baciarla e aggiungere qualcosa, ma non ce la fa.
Le campane, chissà dove, suonano le otto e mezza del mattino.
I due ragazzi si fissano nuovamente negli occhi, poi lui torna dove si erano seduti prima, prende lo zaino e si gira verso corso Massimo D'Azeglio.
Inizia a camminare senza neanche salutare la ragazza, la sua direzione è la stazione di Porta Nuova.
C'è un treno alle nove e mezza che parte e va a Milano. Da lì Riccardo non ha idea di che piega prenderà la sua vita, ma intanto abbandona per sempre il suo passato, e per lui è un passo in avanti.
Isabella lo chiama, grida con tutta la voce che ha in corpo il nome del ragazzo.
Di lui rimane solo il nome urlato e i passi rapidi che fanno scricchiolare le foglie secche.
Isabella segue il suo percorso con gli occhi finché riesce.
Poi prega il suo cuore di fare ciò che alla vista è impossibile.
E si butta in terra, piangendo.

****
Per lunghi anni Isabella ha aspettato Riccardo.
Si è recata al fiume tutti i diciotto dicembre nella speranza di vederlo tornare, ma non è mai successo.
Continua a farlo, anche se ormai è solo per ricordare quell'amore che non ebbe il tempo di vivere.
Ormai ha più di cinquant'anni, è sposata, lavora, ha dei figli.
Sa che Riccardo non tornerà.
Ma continua a credere in quella promessa, continua a credere nelle parole del suo primo amore.
Perché lui le ha solo promesso che sarebbe tornato, senza dirle luoghi, date o orari.
Isabella crede al suo cuore e a quella promessa.
Riccardo prima o poi verrà a prenderla e lo farà da vincitore.
Quale sia la battaglia che Riccardo aspetta di vincere per tornare dal suo amore solo al fato è dato saperlo.



______________________________________________
Questi fatti non sono reali, Isabella e Riccardo non sono mai esistiti.
Ma inutile dire quanti ragazzi abbiano fatto quella scelta, e quanti per farla abbiano lasciato le cose che più amavano.
Non c'è molto da aggiungere, non sta a me dare un giudizio sulle scelte personali degli altri, io posso solo dire che la violenza è un errore e che il fine non giustifica i mezzi.
Chi davvero adoperò la violenza in quel periodo è stato giudicato dai tribunali dello stato, lo sappiamo.
Tutti i giudizi che le sentenze non hanno dato li lascio alla storia.
A me solo il compito del ricordo e della trasmissione della memoria.


;Sunny

   
 
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