Due giorni, solo due, non pensavo fossero così lunghi
da far passare. Due giorni, due infiniti giorni, e
avrei rivisto Bella, e il solo pensiero mi fa impazzire. Sto cercando di
preparare un discorso, di cercare di spiegarle ancora
e con parole giuste il casino che ho combinato a New York, ma il tempo non è
dalla mia parte e questi due dannati giorni si ostinano a non passare. Due
giorni, cazzo.
Tutti, Alice e mia madre, mi ripetono la stessa storia
da due 48 ore, di stare tranquillo e che anche se non
guardo mille volte l’orologio il tempo non passa più veloce. Ma le lascio parlare, ormai anche loro sanno come sono fatto,
sanno che sono paranoico, un pazzo, sul bordo della follia più acuta.
Mi giro nel letto e il solo delle prime ore del mattino
colpisce il mio volto; Peter riposa tranquillo al contrario mio, e lo invidio.
Peter mi ha aiutato con le sue risatine con le sue lacrime a non pensare solo a
Bella e mi sento un padre
fallito se uso il mio piccolo come terapia per il mal di cuore.
Controllo ancora una volta la sveglia sul comodino e
finalmente il giorno cambia, finalmente questi due giorni
sono passati ma ora non sono più sicuro di quello che devo fare; Bella arriverà
tra poche ore e tutti i miei pensieri, i miei piani, i miei discorsi, mi
sembrano solo aria fritta. Insieme a Bella l’unica cosa che dovrebbe arrivare
sono le mie scuse .
Ho già detto molto in quella specie di lettera che le ho lasciato a New York ma le devo le mie spiegazioni di persone e sarà
complicato.
Il discorso che sono riuscito a partorire poche ore fa dopo
aver messo a dormire Peter mi sembrava così valido, solo a ripensarci mi sembra
stupido. Ha ragione Alice , ho quasi 30 ani non posso
affogare dentro a questi problemi adolescenziali, facile a dirsi per una come
lei, io non sono Alice, anzi. Solo il pensiero di dover raccontare di Jessica,
di dover rivivere con qualcuno, anche con Bella, quei momenti mi fa venire
voglia di scappare dove nessuno possa raggiungermi, ma sono un padre e , soprattutto, un fifone e sono qui alle due di notte a
struggermi nel letto.
Controllo l’ear
monitor, ma Peter non si lamenta, oggi, quando
incontrerò Bella, Peter non sarà con noi, Alice ha deciso che abbiamo solo
bisogno di stare soli, ammiccando e facendo battute squallide del calibro di Emmett, e si è offerta volontaria di far compagnia al
piccolo Cullen.
Ho cercato di insistere dicendole che Peter sarebbe stato un motivo in
più per essere sincero con Bella, ma quella piccola stronzetta non ha voluto sentire ragioni. Il solo pensiero
di ritrovarmi ancora in casa mia con Bella e non avere alcun tipo di dolcissima
distrazione come il nostro primo incontro mi fa agitare. Ansia da prestazione,
ecco cosa è, sono senza speranze.
Sarebbe manna per i giornalisti sapere che Il famoso Edward Cullen
in realtà, tolta la maschera da cantante è un uomo che
fa castelli in aria e seghe mentali peggio di una delle sue giovanissime fans; la verità è che ho ancora paura, pensavo di averla
sconfitta a New York,ma mi sbagliavo, non ho superato nulla, la lettera è stata
un passo aventi ma non la vera liberazione da quella gabbia mentale in cui sono
caduto sei mesi fa. La chiave per uscire è vicina però, la vedo, ma ho ancora
paura di allungare il braccio, di stenderlo definitivamente, sento che oltre
alla gabbia c’è un mondo intero di cui ancora non riesco a fidarmi.
Nonostante Bella sia stata dolcissima in questi due giorni
c’è ancora qualcosa che mi tiene ancora con i piedi ben saldi per terra.
Ritorno a pancia in su e sospiro, Bella dovrebbe
atterrare alle 11 e Alice per quell’ora verrà a prendere Peter; mi sono offerto
di andare in aeroporto a prenderla, ma come l’altra volta ha voluto prendere un
taxi, deve passare nel suo appartamento, un salto in redazione e poi diretta da
me e spero passi più di un minuto qui. Alice
mi ha già detto di non farmi problemi , che lei è
disposta a stare con Peter anche tutta la notte se è necessario me lo ha detto
al telefono e la immaginavo a digrignare i denti e sorridere come una pazza
sclerotica, le ho detto di no, ma in questo momento ci sto davvero pensando;
sto pensando a Bella coricata qui vicino
a me, sto pensando a cosa vorrebbe dire avere un rapporto più intimo con lei,
sto pensando a lei come un uomo e non più come un ragazzino pieno di paure.
Ma sarà già arrivato il momento giusto? Non voglio
rischiare di rovinare nulla, voglio andare piano,
forse ancora più piano di come sto andando, anche se più piano di così penso
sia impossibile.
L’unica cosa che posso fare è lasciare che gli avvenimento
vadano da soli, cercare di essere me stesso e finalmente di essere felice con
un’altra donna.
“Carotino, molla il fanciullo
e stai buono”
Alice ha capito tutto. È arrivata con anticipo e si è lamentata per aver
trovato Peter già pronto e con la colazione fatta, voleva fare tutto lei, e
potevo immaginarmelo?
“Ma Ali, non ho detto niente!”
“Tu non parli,tu pensi. Pensi troppo. E oggi Peter
viene con me, ne abbiamo già parlato, fine dei giochi!”
alzo le mani in segno di resa e mi lascio andare ancora una volta ai miei
pensieri, se stanotte ero agitato alle ore 10.30 penso
di essere in preda ad una crisi di nervi; sono uno sfigato.
“Fratellino, dai, andrà benone, starete bene”
Alice mi sorride e ricambio, ma nemmeno lei sa che sono convinto.
“Carotino, sei pronto? Mi raccomando,
onore alla famiglia Cullen”
Ma cosa succede oggi? Emmett
al telefono, continua a regalarmi commenti indicibili su come potrei far
passare una bella giornata a Bella. Io prima o poi
uccido i miei fratelli e nessuno potrà dirmi niente, ne ho tutto il diritto.
“Edward
volevo sapere se… ecco … hai
… “
“Mamma, no. Bella non è ancora arrivata, la sto
aspettando, va tutto bene, non farmi chiamare anche da papà ti prego. Ci sentiamo dopo.”
Anche mia madre no! I fratelli già sono imbarazzanti ma Esme
no!
Giro per il soggiorno, sono un disperato. Controllo l’orologio,
lo controllo ancora, sono le 11.30 potrebbe arrivare
in ogni momento. Mi avvicino allo specchio e scompiglio i capelli, poi li
rischiaccio con le mani per spostarli ancora, se continuo così quando arriverà Bella non avrò più capelli. Ho provato ad accendermi la
televisione ma non mi distrae per niente, mi infastidisce
solo. Camminare con in sottofondo la mia canzone, la
sua preferita mi fa stare meglio, credo. Mi fermo e inizio a canticchiare, prendo
in mano il telecomando, chiudo gli occhi e canto seriamente, faccio le mie
tipiche mossette da live e mi esalto fino a salire
sul tavolo e far finta di avere un pubblico, la canzone finisce con il mio
acuto e un applauso di fa riaprire gli occhi.
Figura di merda.
Mi volto ed eccola, con gli occhiali come l’altra volta, indossa un completo
grigio con una camicetta bianca, molto, troppo, trasparente sotto e benedico la
camicia svolazzante sopra il mio rigonfiamento inguinale; è bellissima e mi
sorride, si avvicina e mentre scendo dal mio palco è
in un attimo tra le mie braccia, tra le mie labbra.
E tutte i problemi mentali spariscono, ogni mia crisi
lascia spazio al desiderio, alla voglia di stringerla tra le mie braccia e no
lasciarla andare più via, a portarla nel mio letto e incatenarla a me in ogni
modo possibile come lei ha già fatto con me.
“Ciao Edward” mi sussurra sulle labbra.
“Ciao Bella” provo a dire con la voce rotta dall’emozione
e dell’eccitazione.
Bella prova ad allentare la presa, ma sorrido e stringo ancora di più, lei
ricambia la mia stretta e capiamo insieme che almeno per la mattinata non ci
sarà tempo per parlare.
Il bacio che ci scambiamo è un consenso da parte di entrambi, è la conclusione
che volevamo dare alla serata di New York e finalmente ora ne abbiamo la
possibilità. Le mie mani scorrono veloci e bramose sotto la sua giacca e gliela
sfilo lanciandola sul divano, apro gli occhi e la osservo completamente persa
nella nostra bolla, le sfilo anche gli occhiali e li appoggio sul tavolo dove prima cantavo e dove ora vorrei fare altre cose.
Bella porta le mani sul mio torace e mi accarezza, segue il bordo e si infila sotto, riprendendo il segno dei miei muscoli
tesissimi al suo tocco. Non riesco a staccarle gli occhi di dosso anche mentre
mi accarezza e cerco di toglierle la camicetta che prima mi ha quasi fatto
svenire. Scorgo il suo intimo con del pizzo bianco, e vorrei strapparlo, non mi
sembra vero di riuscire ad avere questi pensieri, non mi sembra vero di stare
per fare l’amore con una donna, di farlo con Bella.
E infatti mi sembrava strano.
Il telefono inizia a squillare, continuo a baciare e toccarla ma è infastidita
come me da quel suono.
“Adesso parte la segreteria” le dico slacciandole la gonna.
Dopo pochi secondi parte la segreteria. Se è Emmett
con un suo commento idiota lo uccido.
invece è la cosa più dolce che le mie orecchie abbiano mai sentito.
“Ed, scusami, non voglio disturbare e so che lo sto
facendo, ma lo devi sentire” Alice è in auto e sento la mia musica in
sottofondo, poi dei rumori del telefonino che si sposta e una vocina che cerca
con difficoltà di canticchiare. È mio figlio. Peter sta mugolando la mia
canzone!
Guardo Bella e i suoi occhi si sgranano come i miei, sorride e inizia a
saltellare tappandosi la bocca per non coprire il vocino del mio piccolino. Una
lacrima scorre sul mio viso e non me ne vergogno, non mi interessa,
sono felice, ho un figlio stupendo, che canta e una donna mezza nuda che salta
dall’emozione.
La ristringo in un abbraccio e ci avviciniamo al telefono, ricompongo il numero
di Alice e risponde immediatamente.
“L’hai sentito??” urla anche lei.
“Alice, è meraviglioso” l’unica cosa che riesco a
dirle.
“Vuoi che lo riporti da te?” dovrei dire di si, ma
questa volta faccio l’egoista, il mio bambino è in buonissime mani ora, le mie
sono momentaneamente impegnate in altri abbracci, non adatti ad un pubblico
minorenne.
“No, Ali, fate il vostro giretto, il cantante lo abbraccio dopo,grazie” dico tutto d’un fiato.
“Ok capo. Passo e chiudo”
Alice, non ho altro da dire.
Chiudo la conversazione e trascino Bella in camera da letto,
chiudo la porta e lascio fuori ogni bel
o brutto pensiero, ora ci siamo solo noi.
“Avevo fatto una scaletta per la giornata, e al primo punto avevo deciso di
parlarti e di raccontarti tutto di me, ma penso che non ci sia modo migliore di
farti capire quanto sei importante e ci come mi hai
cambiato la vita così”
Un altro bacio, dolce, lungo, intenso.
“Mi ci potrei abituare”
E ci siamo solo noi due, niente parole, solo un qualcosa a cui non voglio dare un nome ma che mi fa stare bene.