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Autore: Teqvjla    11/02/2013    15 recensioni
-Mi dispiace, ma non parlo con gli sconosciuti.-
-Io non sono uno sconosciuto, Olimpia.-
-Chi sei?-
-Io sono.. tutto quello che vuoi.-
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Premetto di non essere molto brava in queste cose, ma volevo dedicare questa OS ad una persona speciale.

Una persona alla quale mi sono affezionata parecchio nonostante la conosca da poco.

Grazie mille per esserci sempre,

per sopportarmi,

per farmi sorridere.

Tu sei la mia musa ispiratrice.

La mia fatina dagli occhi color cielo.

So che ci conosciamo da poco, ma voglio dirti che per me sei speciale.

Ti voglio un mondo di bene 

Alla mia Topola
 

 
 
Unknown


 
 


 
-Sai, forse dovresti suicidarti, faresti un favore all’umanità scomparendo!- le aveva detto Julie in tono strafottente. Lei non aveva risposto a quella provocazione, era stanca. Stanca della sua vita.
 
 

Olimpia camminava a passo lento, le mani infilate nelle tasche della felpa oversize grigia, le gambe stanche, ma senza segni di cedimento, lo sguardo rivolto a terra. Camminava per rilassarsi, per dimenticare. Perché tutti la odiavano così tanto? Perché desiderarle la morte, quando lei non aveva fatto niente a nessuno? Forse perché tutti pensavano che fosse malata, una psicopatica.


Colpa di uno stupido incidente, successo due anni prima: la madre di Olimpia era partita due settimane per lavoro. I suoi erano divorziati, suo padre abitava in Francia, con la sua nuova famiglia, perciò in quel periodo era rimasta a casa da sola. Era la prima volta che sua madre partiva lasciandola da sola, lei era piccola, allora aveva appena quindici anni. I suoi problemi a scuola c’erano sempre stati, non riusciva a fare amicizia con nessuno, aveva insistito molto, ma poi, non riuscendoci, si era chiusa in sé stessa, perdendo le speranze di trovare qualcuno con cui poter condividere la sua adolescenza. Sua madre non sapeva dei problemi che sua figlia avesse a scuola, tornava sempre a casa con dei bei voti per questo lei non si preoccupava mai del resto.


Le apparenze ingannano, sì.


Sua madre aveva pensato di lasciarla da sola, perché pensava che sua figlia fosse molto più matura per la sua età. Si sarebbe fidata ad occhi chiusi. Grosso errore. Olimpia non sapeva ancora badare bene a sé stessa. Sua madre le aveva lasciato abbastanza soldi perché potesse andare a mangiare da qualche parte durante la sua assenza, perché lei non sapeva cosa volesse dire “cucinare”. Ma Olimpia era testarda,aveva preso il libro di cucina di sua madre e si era messa all’opera. Non era stata attenta, il coltello con cui stava tagliando le era scivolato di mano. Si era tagliata le vene del polso sinistro.
Bizzarro, vero?
Aveva cominciato a perdere molto sangue, era spaventata a morte. Aveva preso un straccio, l’aveva avvolto intorno al polso ferito ed era corsa in ospedale, non molto distante da casa sua.  Per sua grande disgrazia si era scontrata con Julie, la quale nutriva per lei un certo odio. Il motivo, nessuno lo sapeva. Sapeva solo che l’odiava, dal primo giorno in cui l’aveva vista. Julie, vedendo il suo polso pieno di sangue aveva subito pensato che avesse cercato di suicidarsi. Il giorno dopo, tutti a scuola sapevano dell’accaduto. La cosa non fece altro che peggiorare la situazione.
Come potevano pensare una cosa del genere?
Era vero, Olimpia non aveva amici e molte volte, tutti i giorni, si era sentita sola, ma non aveva mai pensato minimamente di finire con la sua vita. Non soffriva di autolesionismo, non si drogava, non fumava, non beveva. L’unica cosa che faceva era piangere. Piangeva tutte le notti, stringendo il cuscino di fianco a sé, cercando qualcosa a cui aggrapparsi.
Ultimamente però, anche le lacrime l’avevano abbandonata. Con sua madre, non ne voleva parlare dei suoi problemi, quella donna ne aveva già di suoi.

Voleva piangere, ma non ci riusciva. I suoi occhi si erano prosciugati. Fantastico.

Ora si limitava a camminare tra gli alberi del boschetto vicino a casa. Fantastico.

Adorava giocare in quel boschetto quando era piccola, giocava a nascondino con le fate, allora le sue uniche amiche. Ora era troppo grande per credere a certe cose.  Continuò a camminare. Ad un tratto sentì un fruscio dietro di lei. Erano come.. dei passi. Il sangue le si gelò nelle vene. Olimpia si voltò velocemente, ma dietro di lei non c’erano altro che alberi, foglie secche e rametti. I suoi occhi verdi guizzarono da una parte all’altra in cerca di qualcosa, ma non c’era niente.

Sarà stato il vento” pensò. Continuò a camminare finché non sentì di nuovo quei passi. Sì, quelli erano passi ne era certa. Questa volta, però, non si voltò. Cominciò a camminare velocemente, quasi correva. Voleva scappare, ma neppure lei sapeva da cosa, o da chi.  Dietro di lei continuava a sentire quei passi. Si facevano sempre più vicini. Era inutile continuare a correre. Si fermò, il respiro irregolare, il cuore in gola, la testa martellante. Si girò lentamente. Ancora una volta non riuscì a vedere niente. Tutto intorno a sé era buio e silenzioso. Inquietante. Sbuffò.

-Devo smetterla di immaginare le cose!- si rimproverò a bassa voce.

Prese un respiro profondo per cercare di calmarsi. Aveva uno strano presentimento però. Scacciò via quella strana sensazione che le invadeva il corpo e decise di ritornare a casa. Era tardi, quasi mezza notte e mezza. Qualcosa, anzi qualcuno catturò la sua attenzione. Era un ragazzo. No, non era un ragazzo. Era alto, aveva i capelli castano chiaro in una bizzarra acconciatura e gli occhi acquamarina. No, troppo bello per essere un comune mortale. Quello era un dio. Sì, proprio un dio, o almeno questo era quello che pensava Olimpia. Lei rimase immobile a contemplarlo, in tutto il suo fascino. Lui le sorrise timidamente.

-Ciao.- mormorò lui, facendo un passo per avvicinarsi. Lei rimase a fissarlo, le labbra schiuse, la gola secca. Era rimasta senza parole. Aveva smesso di respirare. Il ragazzo non sembrò farci molto caso, al contrario cominciò ad avvicinarsi a lei, piazzandosi proprio davanti all’esile figura della ragazza, sovrastandola con la sua, al contrario, imponente.

-Che cosa ci fa una bella ragazza come te in giro, da sola? - chiese carezzandole la guancia con un dito. Lei si irrigidì sotto il suo tocco. Non era abituata a contatti del genere. Inspirò fortemente cercando, ancora una volta, di calmarsi.

-Mi dispiace, ma non parlo con gli sconosciuti.- disse, cercando di sembrare sicura di sé, cosa che non era. Aveva paura. Sulle labbra del ragazzo si dipinse un ghigno giocoso. Avvicinò il viso a quello della ragazza, sfiorando la sua guancia con le labbra.

-Io non sono uno sconosciuto, Olimpia.- le sussurrò all’orecchio. Lei chiuse gli occhi, inebriata dall’odore di lui. Si stava sciogliendo sotto al tocco leggero del ragazzo.

-Chi sei?- chiese Olimpia con un filo di voce. Le labbra di lui le depositarono un bacio sotto l’orecchio.

-Io sono.. tutto quello che vuoi.- soffiò sulle labbra di lei, con voce suadente.

Olimpia riaprì gli occhi, issando ancora lo sguardo a quello del ragazzo, il quale prese quel gesto come un invito a possederla. Avvicinò le labbra a quelle della ragazza, chiudendo gli occhi per assaporare quel momento. Con una lentezza agonizzante, cominciò a muovere le labbra in una danza passionale.
Olimpia, dal canto suo si sentì sopraffatta da tutto quello che stava accadendo.

Stava baciando uno sconosciuto.

Per una qualunque adolescente, uscire  al sabato sera con delle amiche, ubriacarsi e baciare uno sconosciuto era una cosa del tutto normale. Ma non per lei.
Olimpia non era una qualunque adolescente, non aveva amiche e non usciva il sabato sera.
Perciò si sentiva strana, sentiva che stava facendo la cosa sbagliata, eppure le piaceva. Stava provando sensazioni nuove, mai sentite in diciassette anni. Il sapore di quel ragazzo era dolceamaro, qualcosa del tutto nuovo per lei. Era decisamente troppo. Cominciò a sentire la testa girare vorticosamente, il respiro diventare pesante, la terra mancarle sotto i piedi. Troppe emozioni in una volta sola. Appoggiò le mani al petto del ragazzo, stringendo tra le mani la felpa nera che indossava. Ansimava come se avesse corso per kilometri senza mai fermarsi. Le mancava l’aria. Tutto divenne improvvisamente buio. Svenne.
 
 



 
 

**********

 






 
 
Sentiva qualcosa di freddo sfiorarle la pelle. La fronte, gli occhi, le guance, le labbra. Sembrava un dito, ma aveva gli occhi chiusi e non poteva esserne certa. Si sentiva stanca, sentiva ancora la testa pulsare. Nella sua mente, passarono le immagini dei momenti passati poco prima: il ragazzo misterioso, la sua voce sussurrata all’orecchio, il bacio. Il bacio! La causa del suo mancamento momentaneo. Wow, se ci ripensava ancora.. mmh quel sapore dolceamaro in bocca.. Cominciò ad aprire gli occhi, lentamente. Era tutto buio, a parte qualche candela sparsa qua e là. Si guardò ancora intorno. Era una stanza vuota, a parte il letto matrimoniale su cui era sdraiata. Dove si trovava?
Si tirò su a sedere altrettanto lentamente.

Che diavolo ci faceva in intimo? Chi le aveva tolto i vestiti?

Voltò la testa di lato ed il suo cuore perse un battito. Il ragazzo la stava osservando appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate al petto, i piedi incrociati e senza maglietta.
O cavolo..

Lui si morse il labbro inferiore piegando leggermente la testa di lato. Cielo, quella ragazza era una meraviglia. Era tentato di baciarla ancora. Si avvicinò al letto con passo deciso. Olimpia abbassò lo sguardo sul suo corpo. Era mezza nuda davanti ad uno sconosciuto. Lui si sedette di fronte a lei, prendendola da sotto il mento, costringendola a guardarlo. Arrossì. Eccole, le sentiva ancora quelle emozioni contrastanti.
Maledizione! La stava solo guardando negli occhi!

-Mi piaci quando arrossisci, Olly..- mormorò lui. Lei spalancò gli occhi.

-Chi sei? E perché sono mezza svestita?- sussurrò tesa come una corda. Lui le posò un dito sulle labbra, in una muta richiesta di silenzio.

-Rilassati.- disse poi. Si avvicinò e la baciò a lungo. Olimpia si sentiva morire. Dio, quel ragazzo stava mandando il suo autocontrollo a farsi un giro all’inferno.

Quello era uno sconosciuto! Mezza nuda tra l’altro! Di cos’altro aveva bisogno per capirlo e fermarsi?

Ormai quel bacio l’aveva tirata in una sorta di vortice dal quale sarebbe stato difficile uscire. Intrecciò le braccia al collo del ragazzo avvicinandolo di più a sé.

Che diavolo stava facendo? Perché si sentiva così a suo agio con quel ragazzo che non aveva mai visto in vita sua?

Lui portò le mani dietro la schiena di lei, accarezzandola piano. Fece scorrere più volte le dita su e giù, facendo inarcare ogni volta la schiena ad Olly, la quale non aveva intenzione di smettere. Il ragazzo si staccò dal bacio, la fece distendere sul letto e si inginocchiò davanti a lei. Posò le mani sulle sue ginocchia e le fece divaricare le gambe, in modo da sentirla più vicina.
Olimpia si sentiva persa, era sotto il controllo di uno sconosciuto, ma la cosa le piaceva e non poco. Sì, provava piacere e desiderio. Voleva essere toccata e baciata come mai. Qual ragazzo misterioso e sconosciuto l’aveva fatta sentire amata.
Colpo di fulmine? Iddio lo sa.
Lui la guardava dall’alto, godendosi quella meraviglia che c’era sotto di sé. Prese le mani della ragazza e se le portò al volto, vicino alle labbra. Le baciò, una dopo l’altra, tenendo lo sguardo fisso in quello della ragazza. Si inchinò su di lei, facendole incrociare ancora le braccia al collo, si resse sui gomiti e si avvicinò al suo viso. Olimpia trattenne il fiato. Oh..

-Che cosa vuoi Olly?- le chiese dolcemente facendo sfiorare i loro nasi. Quella domanda la spiazzò. Già, che cosa voleva?
Lei scosse la testa non sapendo cosa rispondere. Lui si rimise dritto passandosi le mani tra i capelli.

-È così difficile capirti, piccola..- sospirò rassegnato. Lei lo guardò confusa.
Che cosa voleva dire?
Si chinò ancora su di lei, le mise una mano dietro alla nuca e la fece sollevare in modo che fosse lei a sollevarsi sui gomiti. I capelli rossi ricaddero sul cuscino come una cascata. Meravigliosa, pensava il ragazzo. Portò le mani dietro la schiena di lei e sganciò il reggiseno. Fece di nuovo che Olimpia si sdraiasse sulla schiena in modo da liberarsi completamente di quel indumento. Appoggiò le mani sulle sue spalle lisce e fece scorrere le spalline, liberando poi i seni. Si rimise ancora dritto per poterla vedere meglio.
Oh.. nessuna parola sarebbe stata in grado di descrivere quello spettacolo al quale i suoi occhi stavano partecipando. Allungò il braccio sinistro per toccarla. Tracciò una linea immaginaria partendo dal labbro inferiore, lungo la gola, sullo sterno, tra l’incavo dei seni, e giù fino al ombelico, tracciando un cerchio intorno ad esso, sul ventre per poi essere fermato dal bordo degli slip. Rialzò lo sguardo sul viso di lei, vedendo che era arrossita leggermente. Sorrise affascinato.

-Sei davvero adorabile, Olly.- commentò con un filo di voce. Lei sorrise timidamente. Mai nessuno l’aveva fatta sentire così bella e desiderata. Doveva arrivare uno sconosciuto perché ciò accadesse. Si chinò ancora su di lei baciandola con trasporto. Si staccò dopo interminabili secondi, lasciandole baci leggeri sulla mascella.

-Non sai da quanto ti desidero, piccola..- disse al suo orecchio in un soffio. Si abbassò cominciando a baciarle il collo, portando le mani sui suoi seni stringendoli dolcemente. Cominciò a lasciare baci umidi e leggeri sulla sua pelle, seguendo la linea che aveva tracciato in precedenza. Chiuse gli occhi per godersi il momento. Il suo profumo.. mmh, qualcosa di dolce ed inebriante. Olimpia aveva le labbra dischiuse e respirava a fatica. Era attenta ad ogni movimento di lui sul suo corpo. Intrecciò le dita ai suoi capelli castani, giocandoci. Lui continuava a lasciarle baci sul ventre. Arrivò giù, scontrandosi col bordo dei suoi slip. Riaprì gli occhi e li puntò in quelli di lei. In quel momento Olimpia si rese conto di quello che faceva, e non poteva continuare. Si tirò su a sedere. Non poteva farlo.

Lei era vergine. E lui era uno sconosciuto.

-Scusami, io.. sono..- balbettò incerta.

-Lo so.- la bloccò il ragazzo accarezzandole una guancia -so tutto di te. Ti prego non fermarmi.- le disse implorante. Olimpia lo guardò incerta. Cosa voleva dire che sapeva tutto di lei?

-Ti prego. Fidati di me.- disse ancora.

-Come posso fidarmi se non mi dici nemmeno il tuo nome?- domandò incerta. Lui le sorrise malinconico.

-Non ci pensare. Ti prego, lasciami amarti.- proferì lui contro le sue labbra, prima di baciarla ancora, e ancora e ancora. Olimpia rimase interdetta dalle sue parole.

Lasciarsi amare? Da uno sconosciuto?

Decise di lasciar perdere, ci avrebbe pensato poi, avrebbe parlato con lui, avrebbe scoperto di più. Si lasciò trasportare dalla carica di adrenalina che sentiva lungo le vene. Si sarebbe fidata. Lui si tolse gli unici indumenti che aveva ancora indosso. Osservò Olimpia e si decise di liberarla di quell’ultimo indumento che le impediva di essere la perfezione.
Wow.. più bella di quanto l’avesse immaginata. Nemmeno nei suoi sogni più belli l’avrebbe vagheggiata così.
La fece sedere a cavalcioni sulle sue gambe ed aspettò. Lei era leggermente spaventata e disorientata. Lui le accarezzo la fronte sorridendole leggermente.

-Andrà tutto bene, piccola.. fidati di me, okay?- disse cercando di rassicurarla.

Lei annuì distratta. Stava annegando in quelle iridi color acquamarina. Lui la fece sollevare e poi riscendere, riempiendola. Lei lanciò un urlo soffocato. Sentiva un dolore allucinante. Gli occhi si riempirono di lacrime, ma rimase ferma.

-Ssh, tranquilla..- mormorò lui preoccupato asciugandole le lacrime. Olimpia cominciò a muoversi piano su di lui. Sentiva il dolore diffondersi come scosse su tutto il corpo, ma non si fermò. Piano il dolore diminuì, facendo crescere il desiderio di entrambi. Le loro spinte, alternate ai baci, alle carezze ed ai graffi erano qualcosa di passionale. Olimpia era morta e resuscitata mille volte. Si sentiva amata, desiderata e protetta in quelle braccia, sconosciute. Mai avrebbe pensato che qualcuno ci sarebbe riuscito a farla sentire così. Quello era sicuramente il paradiso.

-Olly..- gemette il ragazzo prima di esplodere in lei. Lei venne trascinata da lui e dalla sua passione. Erano entrambi stanchi e felici. Lui, per essere riuscito a realizzare il suo sogno, e lei, per essere riuscita a trovare qualcuno che la facesse sentire bene.
 





***********







Erano sdraiati sul letto, la testa di Olimpia appoggiata sul petto di lui, le gambe intrecciate fra di loro, i battiti regolari.

-Ora mi dirai chi sei?- sussurrò piano. Lui ridacchiò leggermente.

-Louis.- rispose poi.

-Louis..- ripeté lei assorta nei suoi pensieri. Lui annuì posandole un bacio sulla testa.

-Come fai a sapere di me?- chiese lei sollevando la testa per guardarlo. Lui le sfiorò la fronte.

-Io so ogni cosa di te. So quando ti senti sola. So quando piangi. So quando stai male perché nessuno ti vuole vicino. So che passeggi nel bosco ogni volta che hai bisogno di riflettere. So molte cose su di te, Olimpia. Tu pensi che nessuno ti voglia, invece ti sbagli. Io ti voglio. Ti ho sempre voluta, ma non te ne sei mai accorta. Hai allontanato ogni cosa da te, non permetti a nessuno di avvicinarsi. Se solo tu ti fossi accorta che c’era qualcuno che ti voleva stare vicino, non staresti così male. Io voglio averti vicino. E se tu non mi vorrai, beh, lotterò per averti con me. Io ti amo, capisci? Ti amo incondizionatamente da quando ti ho vista entrare per la prima volta a scuola. Non ho mai smesso. E ora, eccomi qui. Non ho intenzione di lasciarti per nulla al mondo, non adesso che ti ho tutta per me.- confessò guardandola con amore. Lei pensò di essere morta, ancora. Quel ragazzo le aveva detto di amarla. Le aveva confessato tante cose su di lei, che nemmeno sapeva. Lo abbracciò. Lo strinse forte, come per ringraziarlo.

-Io.. mi dispiace di essere stata così ceca..- mormorò contro il suo collo, ispirando il suo profumo. Lui scosse la testa e la allontanò da sè un attimo.

-L’importante è che ora sei qui con me. Questo è quello che voglio. Ti amerò e ti proteggerò okay? Da ora in poi non starai più sola.- enunciò sorridendole. Lei ricambiò il sorriso.

-Lo prometti?- chiese speranzosa. Lui prese le sue mani fra le sue e le baciò entrambe.

-Prometto.- disse stringendola ancora forte a sé.
 
 
 

Restarono tutta la notte a parlare, ridere e coccolarsi. Olimpia scoprì che quel ragazzo era un suo compagno al corso di chimica. Caspita.. non era poi così sconosciuto.
  
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