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Autore: GasPanic    11/02/2013    2 recensioni
Maggie è una diciassettenne piena di quei problemi tipici della sua età, e per di più deve affrontare anche la dura realtà del trasferimento, non solo in una nuova città, ma addirittura in una nuova nazione: l'Inghilterra. Capitata a Manchester, nel quartiere di Burnage, Maggie incontrerà e imparerà a conoscere i fratelli Gallagher, in un contesto che si colloca prima degli Oasis.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Peggy spalancò la porta con un caldo sorriso.
“Prego cara, entra” cinguettò, facendosi da parte per lasciarmi passare. Fui travolta da un'ondata di calore che ben contrastava con il gelo che regnava all'esterno.
“Che sbadata, non ti ho nemmeno dato gli auguri”, continuò la donna scuotendo la testa.
“Tranquill..” boccheggiai, ancora scombussolata dal brusco sbalzo di temperatura.
“Beh, felice anno nuovo, Maggie!” fece schioccandomi un affettuoso bacio sulla guancia.
Ricambiai l'augurio con gioia. La osservai: sebbene fosse presto per dirlo, vedevo in quella donna una sorta di figura materna, protettiva; quella che tanto ostinatamente avevo cercato di trovare dal giorno della morte di mia madre.
“Santo cielo, ma stai gelando!” esclamò allarmata, vedendomi rabbrividire. “Vai, il camino è da quella parte. Io vado a controllare il forno”. Si allontanò strizzandomi l'occhio , senza darmi il tempo di replicare in qualche modo. Mi feci coraggio, mentre a grandi passi mi dirigevo verso la porta socchiusa del soggiorno. Forse ero stata un po' troppo tempestiva nell'accettare l'invito a pranzo di Liam per festeggiare il primo dell'anno? Beh, ormai ci sono, pensai mentre con un tocco delicato spinsi la porta, che lentamente, per un momento che mi parve interminabile si aprì cigolando su una piccola stanza illuminata, occupata prevalentemente da una tavola apparecchiata. In un angolo, sprofondato in una poltrona a leggere il giornale, Paul. “Heey, ma guarda chi c'è!”. Un sorriso sincero si allargò sul suo viso non appena mossi i primi passi incerti nella stanza.
“Ciaaao Paul!” lo salutai, abbracciandolo, sollevata di trovare lì lui e non Noel. “Buon anno, Maggie” disse, scompigliandomi affettuosamente i capelli. “Anche a te. Liam?” chiesi esitante, portandomi una ciocca ribelle di capelli ramati dietro l' orecchio.
Il fato volle che proprio in quel momento Liam entrasse nella stanza. “Che succede qui? Gira al largo, Paul” annunciò avanzando con quella sua buffa camminata e scoccando uno sguardo di fuoco al maggiore dei suoi fratelli. Poi, bruscamente mi cinse i fianchi con un braccio, facendomi voltare verso di lui, e premette le sue labbra sulle mie. “Buon anno anche a te, Liam” mormorai staccandomi, con le guance che avvampavano, sia per il calore che per l'imbarazzo. Paul aveva accuratamente distolto lo sguardo, concentrandosi forse un po' troppo morbosamente sulla sua rivista sportiva. Liam sorrise, intrecciando le sue dita con le mie.
“Forza, tutti a tavola!” annunciò allegramente Peggy, facendo il suo trionfale ingresso nella stanza con un grosso tacchino ben dorato tra le mani. Il solo odore fece risvegliare il mio stomaco: stavo morendo di fame.

 

“Pranzo ottimo Peggy, complimenti” dissi allegra mentre mi alzavo dalla tavola per sparecchiare.
“Noo, ma sei matta? Non voglio che sparecchi, sei un'ospite! Sta' seduta ora, arriva il dolce!” mi ammonì la donna, lanciando un'occhiataccia a Liam, che si sfregava avidamente le mani in attesa della torta. Non riuscii a trattenere una risata. “Weetabix, eh?”
“Oh, non ascoltare le stronzate di Paul” mugugnò offeso, mentre Paul dall'altra parte della stanza sghignazzava sotto i baffi. Ma in quel momento il suono del campanello mise fine a quel comico siparietto. “Vado io” sancì Paul, alzandosi di scatto.
Io e Liam rimanemmo lì accoccolati in silenzio, ad ascoltare i passi di Paul che raggiunto l'atrio si affrettavano verso il portoncino. CLACK. Una serratura che scatta, rumore di risate e vociare allegro. Liam si irrigidì di colpo. Un misto di stupore, rabbia e malcelata gioia si dipinsero sul suo volto; ora scrutava dubbioso la porta, la fronte aggrottata, in attesa.
“Liam, va tutto...” mormorai prendendogli la mano. Ma non feci in tempo a finire la frase. La porta si spalancò .
“Noel”. Liam diede voce ai miei pensieri, mentre entrambi osservavamo con gli occhi sgranati entrambi i suoi fratelli maggiori entrare nella stanza; l'uno con il solito sorriso gioviale dipinto in faccia, l'altro con la medesima fronte aggrottata del fratello minore. Per un istante calò il gelo. Lo sguardo di Noel andava da me a Liam e viceversa. Sembrava non capire il motivo della mia presenza. Dopo qualche secondo passato a squadrarsi in puro stile Gallagher, i due si abbracciarono con l'ombra di un sorriso sul volto, rinunciando, almeno in quell'occasione, alla maschera di arroganza che li avrebbe resi tanto famosi.

“E Louise?” chiese improvvisamente Liam, addentando un pezzo di torta, non senza un sorriso maligno sul volto. Noel lo fulminò con lo sguardo, per un istante notai la sua mano stringersi con troppa foga sulla forchetta, e le sue nocche diventare bianche. Che gli prendeva? “A casa” rispose infine, laconico, lanciando un'occhiataccia al fratello. Ma Liam non sembrò accontentarsi.
“Avete litigato di nuovo, eh?” incalzò ghignando sardonicamente, mentre con la mano libera prendeva la mia. Lo guardai sbigottita. Quello non era il Liam che conoscevo. Dove voleva arrivare?
Noel lasciò cadere la forchetta, spazientito. “Fatti i cazzi tuoi, seriamente. Non mi va di parlarne”. Liam aprì bocca per replicare, ma io gli strinsi con più forza la mano, costringendolo a guardarmi. “Liam...Basta” mormorai preoccupata, seguendo con la coda dell'occhio un Noel furente che lasciava la stanza a testa bassa. Eccoci nuovamente soli.
“Si può sapere che ti è preso?” sbottai sdegnata poco dopo. Liam si strinse nel suo immenso maglione di lana, lo sguardo basso.
“Allora?”
“Che c'è? Che ho fatto?” replicò lui infastidito.
“Che hai fatto?” tuonai puntando il dito verso la porta dietro la quale era appena scomparso Noel. “Ma non ti curi dei sentimenti degli altri? Sapevi benissimo che lui e Louise avevano litigato eppure hai preferito infierire. Senza motivo.”
“Non l'ho fatto senza motivo” biascicò Liam, tenendo lo sguardo ostinatamente basso.
“Sentiamo!”. Lo guardai con aria di sfida, in attesa di una risposta probabilmente insoddisfacente, le braccia incrociate sul petto.
“Lui...” cominciò passandosi una mano tra i capelli. “Ho visto come ti guarda, e non mi piace. Se mai ti dovesse toccare anche solo con un dito io...”
Agii d'istinto, premendo le mie labbra sulle sue. Un bacio improvviso, come quella volta allo stadio, come il nostro primo bacio. Il motivo non lo seppi mai con certezza nemmeno io, forse mi andava di farlo, forse con quel gesto volevo allontanare il pensiero di Noel, che i sospetti di Liam avevano appena contribuito a far insediare nella mia mente. O forse volevo solo farlo stare zitto.
Sulle prime Liam parve sorpreso, non si aspettava certo un gesto così repentino nel bel mezzo di una discussione. Ma poi accettò la situazione di buon grado, ricambiando il bacio con passione.
“Oh”. Noel osservava la scena, appoggiato allo stipite della porta. “Scusate”, fece semplicemente, lanciandoci un'occhiata sdegnata e girando sui tacchi.
Sul volto di Liam era dipinto un largo sorriso trionfante. Lo guardai di traverso, tormentandomi una ciocca di capelli. Sentii le guance avvampare, ma quello al momento era l'ultimo dei miei problemi.
Davvero Noel era interessato a me? Come poteva esserlo? Per quale ragione? E poi perché Liam si comportava così, esibendomi come un trofeo?
Mi fiondai verso la porta, senza pensarci, senza fermarmi a raccogliere le idee. Senza soffermarmi sull'espressione accigliata di Liam, che si alzava scompostamente dalla poltrona per tentare di fermarmi. Strappai letteralmente il cappotto dall'attaccapanni, posando la mano sul gelido pomello d'ottone del portoncino. Un'altra mano raggiunse la mia, bloccandola.
“Non andare” mugolò Liam, lo sguardo tetro che cercava insistentemente i miei occhi.
Scossi la testa, sull'orlo dell'esasperazione. Sapevo che non avrebbe capito, che avrebbe frainteso tutto. “Liam io... Sono confusa, cazzo. Torno a casa, ho bisogno di riflettere. Ringrazia Peggy da parte mia, mi dispiace che sia andata così...”. Le lacrime cominciarono a offuscarmi la vista. Liam aprì la bocca per ribattere, ma non ne uscì alcun suono. Un fugace bacio sulla guancia, e fui fuori, travolta dall'ondata di gelo tipica di una sera di inizio gennaio. Lacrime calde bagnavano copiosamente il mio viso gelato, mentre percorrevo a testa bassa il breve tratto di strada che mi separava da casa mia. Molto presto avrei imparato a convivere con liti, gelosia e arroganza. Ma non era questo il momento.  































Salve. Lo so che non aggiorno da un po', chiedo venia. E probabilmente questo capitolo non è all'altezza delle vostre aspettative. L'ho scritto di tutta fretta, ripreso in più punti... Va beh, accontentiamoci, va'. Spero vi piaccia comunque. Pubblicherò anche una nuova mezza idea di fanfiction su Noel che sta andando in porto, se vi va datele un'occhiata (:
Ho cambiato nickname, come avrete notato, mi piace di più, lo trovo più consono al fandom (e chissenefrega? LOL).  Ringrazio ancora una volta tutti coloro che hanno recensito, che recensiranno e che seguono la storia. Grazie a tutti! Cheers xx 

  
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