Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: crige    11/02/2013    4 recensioni
Questa storia parla della gioventù bruciata e della parte dei ragazzi non approvati dalla società.
Francesca è una ragazza che gioca a rugby, dall' animo solitario e esplosivo allo stesso tempo.
E' una barista del pub più frequentato di un paesino fuori Firenze.
Ha avuto un'adolescenza difficile, che l' ha segnata nel profondo.
Ora che ha vent'anni, si ritrova ad affrontare una nuova strada.
Eleonora, sua sorella non di sangue, e anche suo capitano l' appoggia nel suo percorso fatto di accettazione e cambiamento.
Lorenzo è il migliore amico di Francesca e guardia del corpo.
Alessia, bhè, Alessia è quella che le sconvolgerà la vita.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
Apro gli occhi.
Sbadiglio e mi stiracchio.
Ahi, un crampo al polpaccio.
Impreco e aspetto passi.
Perfetto.
 
Mi alzo e, come al solito, trovo già Nene seduta al tavolo in cucina.
Sta volta neanche mi ha aspettato per fare colazione.
Maledetta.
 
Ieri dopo esser state un altro po' sul divano, ci siamo ritirate nelle proprie stanze.
O meglio, io nella mia propria, lei in quella degli ospiti.
Forse non ha ancora capito che questa non è casa sua.
E' sempre la solita.
 
Prendo un bicchiere di latte freddo e mi preparo un toast.
E quando sto per mettermi a sedere suonano al campanello.
 
-Sono le 7 e 30, chi cazzo è a quest' ora?- sbotta, Ele, con sempre la voce assonnata.
 
-E' Lorenzo, ha detto che viene a farmi compagnia a lavoro- rispondo, mentre vado ad aprire.
 
Apro la porta.
Mi ritrovo davanti lui, tutto sorridente.
Che cazzo ha da sorridere già a quest' ora?
 
Neanche il tempo di chiederglielo, che vengo travolta da un suo abbraccio.
Mi stringe forte tra le braccia.
Mi alza in aria, facendomi girare.
Dio, lo odio.
 
-Feffe! Ti ho mai detto quanto ti voglio bene?- 
 
Ok, che cos' ha questo stupido?
Sapevo che non era normale, ma non immaginavo fino a questo punto.
 
-Mettimi giù!- gli ordino -Si può sapere cosa ti è preso?- 
 
Finalmente si leva i suoi ray ban scuri.
Scruto il suo sguardo.
Oh no.
Conosco quel luccichio nei suoi occhi.
 
-Ieri ho conosciuto una!- squittisce, come una ragazzina in calore.
 
Lo sapevo.
Mi porto una mano sulla fronte, scuotendo la testa.
Ok, non ho tempo per questo.
 
-Va bene, me lo racconterai a lavoro- lo spingo fuori di casa -andiamo che è già tardi- 
 
-CIAAAAO ELE!- urla, rimettendo la testa dentro la mia abitazione.
 
-Che cazzo urli? Vuoi svegliarmi il vicinato?- gli tiro un calcio nel sedere, costringendolo ad entrare in auto.
 
-Scusa eh, ma te non la saluti?- 
 
-L'ho avuta tutta la notte in casa, perchè dovrei salutarla?- rispondo, dopo essermi messa la cintura di sicurezza.
 
-Ripeto: siete strane voi due- mette in moto, dirigendosi al Danger.
 
Dio, si prospetta una luuuunga mattinata.
Non sono per niente preparata.
Non ho neanche dormito molto.
Troppo impegnata a tenere a bada i sensi di colpa, per come ho trattato Alessia.
Non ho ancora deciso cosa fare con lei
 
Nene dice che se mi fa stare bene, devo provarci fregandomene del resto.
Ma come posso fregarmene del resto?
Però lei è così speciale.
Mi sento tranquilla in sua compagnia e non succedeva da tanto tempo.
Uff, mi sta andando in pappa il cervello.
 
 
                                           **********
 
 
-Cioè, ti ha lasciato così senza una spiegazione?- domanda, per l' ennesima volta, Erica.
 
Stiamo andando a scuola.
A piedi.
Come ogni singola mattina.
 
Le ho raccontato della serata di ieri.
Di Feffe.
Del quasi bacio.
Della sua fuga immediata, subito dopo.
 
-Ti ho detto di si!- dico, affranta.
 
-Che stronza!- esortisce, con un' alzata di spalle.
 
-Smettila- la rimprovero -magari ha una spiegazione- continuo, guardandola -spero- sospiro.
 
-Lo spero anche io!- mi sorride -altrimenti le spacco il culo!- porta in alto il pugno, facendo una faccia che a regola doveva essere spaventosa, ma invece sembra più una che si sta cacando addosso.
 
-Erica, io ti voglio bene, lo sai. Ma pensi davvero di potercela fare? Insomma, lei gioca a rugby e credo che con una manata, ti metta a dormire- ridacchio, accelerando il passo.
 
-Dammi un po' di fiducia no?!- dice, finta arrabbiata.
 
Ho pensato ad ogni possibile spiegazione per il comportamento di Feffe, ma con scarsi risultati.
Insomma, cos'è che l' ha trattenuta?
Aveva l' alito cattivo?
Io, avevo l' alito cattivo?
La differenza di età?
Si è ricordata di un impegno importante?
Dio, devo sapere!
 
-Uffa, Eri! Ho bisogno di una spiegazione!- sbotto.
 
-E allora vai a chiedergiela!- rosponde, semplicemente.
 
-E come?-
 
-Bhè, sai dove e quando si allena, dove lavora. Non è difficile!- mi sorride, incoraggiandomi.
 
Ed è lì, che m' illumino.
Ieri sera mi ha detto che il Danger di mattina è un bar a tutti gli effetti.
Ha detto anche che oggi aveva il turno proprio di mattina.
Fanculo la scuola.
 
-Ok, vado!- mi volto, iniziando a camminare nella direzione opposta.
 
-Ma dove vai?- mi afferra per un braccio.
 
-Da Feffe! Ti chiamo dopo e coprimi a scuola!- le lascio un bacio su una guancia, riniziando a camminare.
 
-Ok, dirò che sei malata!- mi volto facendole un occhiolino -e in bocca al lupo, Ale!-
 
-Sisi, vai e conquista- ridacchio, dicendo quella frase, che Erica usa dire ogni volta che può.
 
Ce la puoi fare Alessia.
Vai lì, la metti alle strette e ti fai dare una motivazione.
Basta che non ti perdi nei suoi occhi.
Che non t' incanti a guardarla.
Dio, fa che non sia di pessimo umore.
 
                                    **********
 
-Insomma, ero con Alessandro a questa festa no? E lì incontro questa rossa focosa che mi si appiccica addosso e inizia a ballare strusciandosi a me. Insomma, una cosa tira l' altra e siamo finiti in una camera da letto a scambiarci le proprie opinioni. Sai cosa intendo, no?- 
 
-Ti prego, Lore, ho capito e in tutta sincerità non m' interessa!- lo stoppo, alzando una mano e tornando a fare i caffè che mi sono stati chiesti.
 
Inizio a pentirmi di aver accettato la sua proposta.
La prossima volta col cavolo che lo porto a lavoro con me.
Gli voglio bene, si, ma certe volte mi verrebbe da prenderlo a calci.
 
E poi io volevo solo un po' di tempo per me.
Per riflettere e pensare.
Per capire cosa voglio veramente.
Ho anche questo mal di testa che non mi lascia in pace.
 
-Lore- lo chiamo -mi prendi, per favore, le mie pasticche nella borsa?- 
 
-Perchè? Hai ancora quei mal di testa?- domanda, preoccupato.
 
-Si, ma tranquillo, non sono più tanto frequenti- lo rassicuro.
 
Annuisce, iniziando a rufolarmi nella borsa.
Lo capisco.
Capisco la sua preoccupazione.
Ma non ce n'è motivo.
Sto bene, adesso.
 
Non ho più dolori.
I mal di testa li ho di rado e solo quando sono sotto stress.
Poteva andarmi decisamente peggio, quel giorno.
 
-Tieni- mi porge la confezione, abbozzando un sorriso.
 
-Grazie- ricambio il sorriso, versandomi un bicchiere d' acqua.
 
Butto giù la pasticca.
Metto il bicchiere nel lavello.
Torno a guardare il mio amico che, come immaginavo, mi sta fissando.
 
-ok, cosa c'è?- faccio, scocciata.
 
-Dovresti dirmelo tu- risponde prontamente -cosa c'è che ti preoccupa?-
 
-Niente- 
 
-Feffe- mi richiama.
 
-Ti ho detto niente- ripeto, dandogli le spalle.
 
-Frà, ti conosco. Andiamo, sono io, puoi parlare con me- addolcisce il tono.
 
Sbuffo.
Sbuffo perchè lui e Nene mi conoscono troppo bene.
Sbuffo perchè ora mi tocca raccontargli tutto.
Ma soprattutto, sbuffo, perchè so già cosa mi dirà.
 
-E va bene- lascio andare un sospiro, voltandomi verso di lui -ieri sono uscita con Alessia, ti ricordi di lei?-
 
-Certo! Molto carina!- sorride a trentadue denti, scattando sull' attenti.
 
-Ecco, sono andata a prenderla agli allenamenti di pallavolo e poi siamo andate al cinema-
 
-E dopo?- domanda, interessato.
 
-E dopo l'ho riaccompagnata a casa e..- sospiro -e ha cercato di baciarmi, ma..-
 
-Ma te ti sei scansata- finisce lui per me.
 
-Già- mi limito a dire.
 
Rimaniamo a fissarci per un po'.
So cosa mi dirà.
E una parte di me sa che ha ragione, ma l' altra è bloccata dalla paura.
Non so che fare.
 
-Dovresti lasciarti andare- rompe il silenzio.
 
Ecco, appunto, lo sapevo.
Continuano a ripetermelo tutti.
Nene.
Lui.
Alessandro.
E perfino Maria, la madre di Eleonora, che in fondo è come se fosse anche la mia.
La fanno facile loro.
Ma non è per niente facile.
 
-Non è semplice- lascio andare un sospiro, abbassando lo sguardo.
 
-Feffe, sono passati due anni- mi mette una mano sulla spalla, allungandosi sul bancone -ti meriti di essere felice-
 
-Lo ha detto anche Nene- sorrido amara.
 
-Ho sempre detto che è una ragazza intelligente- soggnigna, strappandomi una leggera risata -Dai Feffe, provaci almeno!-
 
-Non posso semplicemente provarci, Lore!- butto lo straccio che ho in mano per pulire, nel lavello, in uno scatto di rabbia -perchè se poi capissi che non sono pronta? Cosa dirò a Alessia? No, non se lo merita. Io non la merito-
 
-Non dire queste cazzare!- sbotta, battendo una mano sul piano che ci divide -sei una persona meravigliosa, Feffe, devi imparare a crederci anche tu. Sai che non sarai mai in grado di farle del male- mi da un buffetto su una guancia, facendomi capire che non è arrabbiato.
 
Mi sforzo di sorridere.
Ma non credo di esserci propiamente riuscita.
E' che è tutto così complicato.
La mia vita è complicata.
 
-Va bene, ci penserò- gli concedo, vedendolo poi annuire soddisfatto.
 
Il rumore della porta che si apre ci fa voltare in quella direzione.
Una figura piccola e riccioluta.
Occhi color del cioccolato.
Jeans, camicetta bianca e polacchine nere.
Alessia.
 
-Ciao- saluta, timidamente.
 
-Ciao- rispondiamo in coro, io e il mio amico.
 
Gli sguardi incatenati.
I suoi occhi che mi parlano.
E' ferita e sono stata io ad averla ferita.
Ma leggo anche determinazione in quelle iridi ipnotiche.
Che ci fai, qui, piccola Alessia?
 
                                           **********
 
 
Concentrata, Alessia.
Rimani concentrata sul tuo obiettivo.
 
Ma come faccio?
Guardala, è bellissima.
Nike alte, jeans chiari, maglietta dell' Hard rock e capelli raccolti in una coda alta.
Ok, mi sono dimenticata perfino come mi chiamo.
 
-Come mai quì?- la sua domanda mi riporta alla realtà.
 
-Ehm, sono venuta a fare colazione- mento spudoratamente.
 
-E la scuola?-
 
-Assemblea d' istituto- mento di nuovo.
 
Mi metto a sedere al bancone.
Accanto a Lorenzo, che mi sorride amichevole.
Torno a guardarla.
Occhi verde scuro.
Perfetto, è di cattivo umore.
 
-cosa prendi?- mi domanda.
 
-Un cornetto al cioccolato e un cappuccino- rispondo, distrattamente, troppo concentrata a guardare i pearcing al suo orecchio destro.
 
-Subito- mi da le spalle, iniziando a trafficcre davanti a se.
 
Ok, Alessia.
Tieni lo sguardo alto.
Non fissare e ripeto NON, il suo perfetto fondo schiena.
Non guardare in basso.
Non guardare in......fanculo!
 
-Ecco a te- mi porge davanti il tutto, con un sorriso tirato.
 
-ok, ora basta!- sbotto, facendo sobbalzare sia lei che il suo amico -pensi di darmi una spiegazione entro breve o devo cavartela con la forza?- neanche mi sono accorta di essere scattata in piedi.
 
Sorpresa.
La vedo molto sorpresa e colpevole.
La sua espressione confusa, tramuta presto in un' espressione triste.
Bene, ora mi sento anche in colpa.
 
-Lore, dai un' occhiata qui- dice, rivolgendosi al ragazzo di fianco a me -te, vieni con me- mi fa cenno di seguirla nel retro.
 
Siamo in un corridoio stretto e un po' buio.
Ai lati ci sono un paio di porte tutte uguali.
Mi sento un po' in soggezione.
 
Siamo una di fronte all' altra.
Vicine.
Troppo vicine.
 
-Cosa vuoi sapere?- domanda in un sospiro, appoggiandosi con la schiena alla parete.
 
-Perchè te ne sei andata così, ieri? Ho fatto o detto qualcosa di sbagliato?- la imito, sorreggendomi al muro dietro di me.
 
-No, non è colpa tua- ripete la stessa frase della sera scorsa.
 
Mi sento presa in giro.
Mi sento l' idiota di turno che si prende una cotta per la ragazza che non può avere.
Sono così stupida.
 
-Non dirmi la solita frase di circostanza! Cosa sono per te, eh? Un passatempo?- soffio, arrabbiata.
 
-No, Ale...io..-
 
-io cosa?- la interrompo -sarò anche più piccola di te, ma non puoi trattarmi in questo modo!-
 
-Alessia, non..- tenta di nuovo, ma ancora la interrompo.
 
-Non hai il diritto di prendermi in giro, non...-
 
Mi sorprende scattando in avanti e mettendo le mani sul muro, ai lati della mia testa.
Di colpo il suo profumo mi avvolge.
Mi assale le narici.
Mi fa del tutto perdere la cognizione del tempo e dello spazio.
Come può farmi questo effetto?
 
-Mi dispiace- sussurra al mio orecchio, facendomi rabbrividere -Non posso-
 
-Che vuol dire che non puoi?- sussurro a mia volta, preda di questa situazione.
 
-Ho paura- rivela, sospirando.
 
La sua voce così bassa.
Credo di poter impazzire.
Ho bisogno di aria.
 
-Paura di cosa?- domando, confusa.
 
-Di te- confessa -per te- sospira di nuovo.
 
Il suo corpo così vicino al mio.
Vorrei toccarla.
Vorrei attirarla a me e baciarla.
 
-E io posso fare qualcosa per aiutarti?- deglutisco a vuoto.
 
-No, non dipende da te, ma da me-
 
-Feffe, io....mi piaci. Non voglio lasciarti andare...io..-
 
-Ti prego- m' interrompe, allontanandosi -ti prego, vai via- abbassa lo sguardo, abbandonando le braccia lungo i fianchi.
 
-Ma..-
 
-Ti prego- m' interrompe di nuovo.
 
Annuisco solamente.
Mi allontano.
Mi allontano da quella situazione, da quel posto....da lei.
Mi sento ferita, confusa, respinta.
Le ho confessato che mi piace e l' unica cosa che ha saputo fare è stata mandarmi via.
 
Prendo il cappotto, lanciando un breve cenno di saluto a Lorenzo.
Esco da lì.
Lasciandomi quella conversazione alle spalle.
 
Erica.
Ho bisogno di sfogarmi con Erica.
Perchè non posso farmi prendere dalla tristezza.
Non oggi.
Stasera abbiamo una partita importante.
Non devo pensare ad altro.
 
                                     
                                       **********
 
 
Quando non voglio pensare, ho poche scelte.
Posso leggere.
Posso immergermi nella lettura e concentrarmi su quelle lettere, parole, frasi stampate e scritte da qualcun' altro.
 
Oppure, posso spengere il cervello e buttarmi nel rugby.
Ed è esattamente questo che sto facendo.
 
Ho gli allenamenti.
Sono in campo con la mia squadra e l' allenatore ci sta facendo sgobbare come dei muli.
Ma è giusto così.
Abbiamo un primo posto da difendere.
 
In questo momento ho la palla in mano.
Rompo il primo placcaggio e evito il secondo.
Impegno la persona davanti e passo il pallone a Nene, sfruttando il due contro uno.
Meta.
 
-Bell' azione, Feffe!- Cinzia, la nostra apertuta, mi da una pacca sulla spalla sorridendo -gioca così domenica e abbiamo la vittoria assicurata- mi supera, andandosi a schierare.
 
-So cosa stai facendo- mi dice Nene, sorpassandomi -non ti aiuterà questo- 
 
Non mi guarda.
E' arrabbiata con me.
Abbiamo litigato.
Quando sono tornata a casa, le ho raccontato del mio incontro con Alessia.
Si è incavolata, dicendo che ho l' occasione per essere felice e che lo sta buttando via.
Non posso darle torto.
Non posso avrcela con lei, perchè ha ragione.
 
Basta, non devo pensare.
Mi butto, placcando violentemente Bianca e facendole un po' male.
Cazzo.
E' l' ennesima compagna di squadra che placco così duramente, stasera.
 
-Francesca!- mi richiama, Antonio, il mio allenatore -si può sapere che hai?- mi domanda una volta che sono di fronte a lui -vuoi infortunarmi tutte le giocatrici?- sorride, ma so che parla sul serio -perchè non vai a fare la doccia e ti riposi, eh?!- annuisco, senza ribattere.
 
Mi dirigo verso lo spogliatoio.
Entro, chiudendomi la porta alle spalle.
Mi spoglio velocemente, buttandomi sotto il getto d' acqua calda della doccia.
 
Riaccendo il cervello.
Tornano i pensieri.
Le preoccupazioni.
Le paure.
 
Alessia.
Perchè, adesso, vorrei averla quì?
Perchè vorrei sentire la sua presenza accanto a me?
 
M' insapono, lanciando successivamente il flacone di bagnoschiuma lontano, con rabbia.
 
-Fanculo- ringhio a denti stretti.
 
Praticamente vivo per conto mio da quanto avevo 15 anni e ora non riesco a prendere una fottuta decisione?
Ma perchè deve essere sempre tutto così complicato?
 
Esco dalla doccia.
Mi avvicino al mio borsone, asciugandomi.
Inizio a vestirmi.
 
Una volta vestita, mi lascio cadere sulla panchina.
Abbasso la testa, tenendomela con le mani.
Sospiro.
 
All' improvviso sento qualcuno sedersi accanto a me e passarmi un braccio intorno alle spalle.
Non c'è bisogno di vedere di chi si tratta.
Lo so di già.
 
-Non dovresti pensare così tanto, ti fa male- scherza -sai cosa devi fare- torna seria.
 
-Nene, io....mi dispiace per prima..non volevo litigare...io..-
 
-Lo so. Non preoccuparti- m' interrompe -vai da lei, Feffe. Dammi retta una volta ogni tanto. Smettila di pensare alle conseguenze, vivi e basta-
 
Alzo la testa.
Punto i miei occhi nei suoi.
La vedo sorridere.
E poi mi tira uno schiaffio dal niente.
 
-Ma che cazz..-
 
-Questo è da parte di Bianca. Per averla placcata a stronza- scoppia a ridere, coinvolgendomi.
 
-Già, dovrei scusarmi- dico, sentendomi un po' in colpa.
 
-Si, dovresti. Ma non ora. Vai da lei, adesso. Corri- mi punta un dito contro, minacciandomi -ok, corri, ma non in macchina. Capito?- aggiunge, preoccupata.
 
-Tranquilla, vado piano, lo sai- mi avvicino, stampandole un bacio su una guancia -grazie- sussurro, prima di afferrare la borsa e fiondarmi fuori.
 
 
                                               **********
 
-PUPPATECELAAAAA- Urla euforica, Erica, saltando per tutto lo spogliatoio e facendo ridere tutte.
 
Non posso ancora crederci.
Abbiamo vinto.
Siamo prime in classifica, adesso.
 
3 set a 2.
E' stata una partita bellissima e avvincente.
Le abbiamo stracciate.
 
-E smettila, Eri!- la richiama divertita, Veronica, prendendola per un braccio e tirandola giù dalla panchina -rispetto per le avversarie-
 
-ok, ok...rispetto..- dice la mia amica -MA GLI ABBIAMO FATTO IL CULOOOO- torna a saltare come un' idiota.
 
Vero, scuote il capo rassegnata.
Erica ormai è andata.
L' abbiamo persa.
 
Ora che la partita è finita è inevitabile, per me, tornare a pensare a Lei.
Non capisco di cosa ha paura.
Non mi sembra di essere un mostro cattivo.
 
Sospiro, entrando sotto la doccia.
Abbiamo le docce a cabina.
Quindi, stiamo sempre a coppie.
A me tocca sempre Erica.
 
-Su con il morale, amica- eccola che entra -ne troverai altre mille, anche più belle di lei-
 
-Zitta! Ti ricordo che quì, a parte te, nessuno sa del mio piccolo segreto- le tappo la bocca con una mano.
 
-Scusami-
 
La mollo, tornando a sciacquarmi.
Sospiro di nuovo.
Non capisco perchè Feffe la fa così difficile.
 
-Dai Ale, non mi piace vederti triste- mette il broncio -voglio vederti ridere-
 
-Tranquilla, presto mi passerà- la rassicuro.
 
Bugia.
La verità è che mi sono presa una cotta colossale.
Non mi passerà facilmente.
Che palle.
 
Esco dalla doccia, asciugandomi in fretta e vestendomi.
Voglio solo andare a casa mia.
Andare a casa e buttarmi sul letto per piangermi addosso.
 
-CIAO RAGAZZE- faccio un urlo generale di saluto, per poi uscire.
 
Percorro il corridoio degli spogliatoi.
Apro la porta in fondo, uscendo definitivamente dalla palestra.
Mi dirigo al parcheggio dove ho lasciato il motorino.
 
Come giro l' angolo, qualcuno mi afferra per un braccio, trascinandomi nel vicolo vicino.
Spavento.
Sono terrorizzata e ho gli occhi chiusi.
La persona che mi tiene imprigionata con le spalle al muro, non parla.
 
Però poi vengo travolta da un profumo di cocco e vaniglia.
Solo una persona ha quel profumo buono.
Apro di scatto gli occhi.
Feffe.
 
-Feffe!- la chiamo, con tono di rimprovero -mi hai spaventato a morte!-
 
-Scusa, non volevo- sorride.
 
Un sorriso sincero.
Un sorriso vero.
Un sorriso, che raramente le ho visto sul volto.
 
-Insomma, cosa vuoi?- le domando, confusa.
 
-Io sono un disastro- afferma, lasciandomi perplessa -sono un casino ambulante. La mia vita è un casino-
 
-Non capisco cosa c' entri, ora, questo- la interrompo, senza riuscire a capire.
 
-Quello che voglio dire è che ho paura a lasciarmi andare con te, perchè ho paura di trascinarti in questo casino. Non voglio farti soffrire- 
 
Ha lo sguardo triste.
Gli occhi ancora scuri e più cupi.
E' sincera.
E' sincera e si sta aprendo con me.
 
-Non puoi prendere te questa decisione. Non spetta solo a te. Siamo in due e io posso decidere benissimo per me stessa- 
 
Restiamo a fissarci per un tempo indefinito.
Le sue mani ai lati della mia testa.
Le mie, che afferrano la sua felpa.
Le sue labbra che richiamano le mie, come calamite.
Dio, quanto vorrei sapere che sapore hanno.
 
-Sei così bella- dice, all' improvviso -e hai giocato veramente bene, stasera- sorride.
 
-Mi hai visto?- domando sorpresa -Ma non avevi gli allenamenti?-
 
-Lunga storia- 
 
Ancora silenzio.
Ma non un silenzio imbarazzante.
E' uno di quei silenzi armoniosi.
Un silenzio dove non servono parole.
Dove gli occhi, parlano al posto tuo.
 
-Anche tu mi piaci- è ancora lei a rompere il silenzio.
 
-Ti prego, Feffe. Non andartene anche questa volta- la supplico.
 
-E' difficile starmi vicino- sospira -credi di poter resistere?-
 
-Lasciami almeno provare-  
 
Porta le sue mani, sul mio viso.
Accarezza le mie guance.
Vedo il suo sguardo alternarsi dai miei occhi alle mie labbra.
 
Sposto le mie mani sui suoi fianchi.
L' attiro addosso a me.
Ora siamo praticamente incollate.
 
-Sappi che potrai tirarti indietro quando vorrai- m' informa.
 
-Non lo farò- affermo, convinta.
 
Avvicina il viso al mio.
Sento chiaramente il suo respiro infrangersi contro il mio.
Chiude gli occhi.
E finalmente, appoggia le labbra sulle mie.
 
Le sfiora.
Le accarezza.
Per poi iniziare a muoverle con più convinzione sopra le mie.
 
Le sue labbra sanno di mare.
Sanno di vento e libertà.
Sanno di pace e tranquillità.
Sono morbide e soffici.
Semplicemente perfette.
 
Dischiude le labbra, accarezzandomi il labbro superiore con la lingua.
Mi chiede il permesso di entrare.
Permesso, che concedo quasi subito e più che volentieri.
 
Le nostre lingue s' incontrano.
Come se non avessero aspettato altro.
Si scontrano e poi si allontanano.
Si sfiorano e lottano tra loro.
 
Ha un sapore così buono.
Un sapore unico.
Dio, potrei perdermi in questo bacio.
 
Quante volte mi sono immaginata questo momento?
Quante volte da quanto l' ho vista, ho sperato che accadesse tutto questo?
E ora è pura realtà.
E' qui, davanti a me, e sta succedendo davvero.
 
Ci stacchiamo per mancanza di ossigeno.
Appogia la fronte contro la mia.
Riapre gli occhi, permettendomi di perdermi in quel prato verde.
Un verde adesso chiaro e scintillante.
 
-Sei bellssima- sussurra a pochi millimetri dalle mie labbra, strusciando poi il suo naso contro il mio.
 
-Grazie- arrossisco in una maniera imbarazzante -cosa siamo adesso?- le domando, all' improvviso.
 
-Ecco che torna la tua mania di controllo- sorride -comunque, dato che per te è importante, possiamo definirci come due persone che si frequanto. Va bene?-
 
-Va bene- sorrido a mia volta.
 
Sorride di nuovo.
Mi concede un ultimo sguardo.
Poi, lentamente, torna a impossessarsi delle mie labbra.
Ok, ora si, che sono completamente fottuta.
 
_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Prima di tutto, chiedo scusa per il ritardo!
Sono stata male, con tanto di febbre alta e quindi non ho potuto scrivere!
Mi dispiace!

Cooomuuunque, veniamo alla storia:
Finalmente quelle due ce l' hanno fatta!
In realtà non c'è molto da dire su questo capitolo.
Le cose si stanno smuovendo e ora ci resta solo aspettare e vedere come andrà.

Grazie a tutti quelli che leggono\seguono\preferiscono e ricordano!
Grazie infinite a chi perde due minuti per lasciarmi le proprie impressioni.
Siete fantastici!

A presto ^^
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: crige