Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: sixtynine_    11/02/2013    2 recensioni
Lei si chiamava Ariel.
La prima volta che l'aveva vista, su quell'autobus a due piani, Harry non ci aveva fatto molto caso.
**
Sentiva malinconia, come se lei, smettendo di suonare, l'avesse riportato bruscamente alla realtà, quando lui era stato sul punto di sfiorare quel mondo magico di cui solo lei poteva far parte.
**
Erano passati anni, ormai.
Ma Harry ricordava. 
Ricordava il suo cardigan rosso, e il pomeriggio d'aprile.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lei si chiamava Ariel.
La prima volta che l'aveva vista, su quell'autobus a due piani, Harry non ci aveva fatto molto caso. 
Semplicemente, lei non gli sembrava abbastanza per attirare la sua attenzione: era come se lei si stesse nascondendo dagli sguardi di tutti, immersa in un mondo tutto suo.
Poi aveva girato lo sguardo nella sua direzione, per caso, ed era rimasto ad osservarla.
Lo faceva sorridere il modo in cui lei teneva le gambe incrociate sul sedile, il modo in cui si soffiava continuamente i capelli via dagli occhi, il modo in cui guardava fuori dal finestrino, rapita dal paesaggio. Stava ascoltando la musica, le sue labbra si muovevano piano o a scatti, a seconda del pezzo che ascoltava, e stringeva nel pugno un lembo del suo cardigan rosso corallo, come se avesse dovuto aggrapparsi a qualcosa per sentirsi al sicuro. Harry guardò a lungo quel cardigan, gli piaceva il colore, come cadeva sulle gambe di lei.
Accanto a lei, la custodia nera di una chitarra. La teneva con l'altra mano, quasi abbracciandola.
Sentendosi osservata, Ariel si era voltata, incontrando quegli occhi verdi che ti scuotevano l'anima. Era arrossita, come suo solito, e quando il ragazzo riccio si era voltato era rimasta a osservarlo con le labbra semichiuse, senza nemmeno più sentire la musica nelle sue orecchie.



They've got all the right moves and all the wrong faces

someday, we're going down

everybody knows, everybody knows where we're going

yeah, we're going down.



Sorprendentemente, erano scesi insieme, alla stessa fermata, e andavano entrambi nella stessa direzione. Harry era dietro di lei, vedeva che si toccava continuamente i capelli e stringeva ancora il suo cardigan, e reprimeva un sorriso osservando quanta tenerezza facesse quella semplice ragazza con una chitarra sulle spalle.
Fu allora che le cadde un braccialetto, evidentemente troppo largo per i suoi polsi esili, e lei se ne accorse un attimo dopo di Harry. Si voltò preoccupata, e quando vide il ragazzo che le porgeva il bracciale sorridendo non poté fare a meno di rispondere sorridendo anche lei. 
-Grazie- aveva detto con voce timida, e aveva tentato di riallacciarselo, ma Harry aveva già allungato le dita e delicatamente inserì il gancetto nel posto giusto. La ragazza lo osservava, sorrideva abbastanza perché gli si intravedessero delle piccole fossette, e teneva la testa leggermente piegata verso destra, in contemplazione.

Quasi non ci fu bisogno di dire niente.
Lui la seguiva, standole in parte e sorridendole di tanto in tanto, mentre lei lo guidava fra le strade della città, fino ad arrivare in un piccolo, nascosto e grazioso parco.
Nemmeno una panchina, solo erba morbida e alberi che sembravano far parte di un'altro mondo, un mondo a cui lei sembrava appartenere. 
Si sedette serenamente sull'erba e con delicatezza tirò fuori la chitarra, di legno chiaro, come la sua pelle.
Harry si sentiva fuori luogo, ma c'era lei, che in qualche modo collegava quei due mondi, e allora, rassicurato, si sedette di fronte a lei.
Lei l'aveva guardato con quegli occhi scuri e aveva detto poche parole:
-Lui si chiama Jack Fire, ed è la mia chitarra. 
Harry aveva spalancato la bocca, e aveva sorriso. Ci doveva essere per forza qualcosa di speciale in lei, che dava un nome e un cognome ad uno strumento musicale.
Si mise a suonare, ogni tanto chiudeva gli occhi, e li riapriva guardando Harry, con espressione sognante.
Ad Harry sembrava che lei e la chitarra si fossero fuse insieme, sembrava che da entrambe provenisse quel suono delicato e armonioso che si tramutava in qualcosa di magico, sicuramente, perché il ragazzo era sicuro che il vento si fosse fermato, che il tempo si fosse fermato, e che gli alberi si fossero avvicinati a loro. Lei suonava, lui guardava il cielo, dove sembrava che le nuvole si spostassero seguendo la melodia di Jack e Ariel.
Poi aveva smesso. All'improvviso era tutto finito, Harry l'aveva guardata quasi stupito e imbarazzato per essersi lasciato così andare. Sentiva malinconia, come se lei, smettendo di suonare, l'avesse riportato bruscamente alla realtà, quando lui era stato sul punto di sfiorare quel mondo magico di cui solo lei poteva far parte.




This is a soldier and his gun
This is the mother waiting by the phone,
Praying for her son
Pictures of you,
Pictures of me
Hung upon your wall for the world to see
Pictures of you, pictures of me
Remind us all of what we used to be




-Possiamo farci una foto insieme?- aveva chiesto Harry quasi senza rendersene conto, e lei aveva riso, gli occhi le luccicavano, le guance rosse.
-Certo- aveva risposto, sedendosi in parte a lui, che era rimasto sbigottito da tanta disponibilità. Poi aveva preso il suo telefono e aveva fatto la foto. Lei sorrideva, contenta, con Jack fra le mani, e i suoi boccoli sfioravano il collo di Harry.





Erano passati anni, ormai. 
Ma Harry ricordava ancora. Ricordava quel pomeriggio di aprile, il ventitré aprile. 
Si ricordava di lei, di cui non sapeva nemmeno il nome, e si ricordava del buffo nome della sua chitarra, Jack Fire. Si ricordava del parco, di come lei aveva suonato, trasportandolo lontano da tutto, del braccialetto. L'avrebbe sempre ringraziato per essere scivolato via dal suo polso.
E della foto. Quella foto che, quando lei era dovuta andar via, era andato a far stampare. La teneva sempre in tasca, non se la dimenticava mai. Spesso la tirava fuori, e la guardava. Vedeva sé stesso da ragazzo, lo sguardo colmo di un qualcosa che, a distanza di anni, non era ancora riuscito a spiegare. 
Forse era soltanto lo sguardo di un ragazzo innamorato. Innamorato di lei, di Jack Fire, del parco, della musica.
E poi c'era la ragazza. I capelli castani boccolosi, avvolti dalla luce, che mandavano bagliori rossi, e che le incorniciavano il viso. Gli occhi felici, luminosi, grandi, che lo guardavano attraverso quel foglio di carta stampato, la bocca aperta in un sorriso, i denti bianchi, le minuscole fossette ai lati della bocca, quasi insignificanti, non come quelle di lui. Ma Harry le guardava sempre, e le trovava bellissime.
E quel cardigan rosso. Lo stringeva ancora, con una mano, mentre con l'altra teneva ben stretta la chitarra, le dita sembravano fremere dalla voglia di pizzicare le corde.
Ma non l'aveva più vista. L'aveva cercata, ma non aveva saputo ritrovare la via del parco, tanto che, mesi dopo, ci ripensava come ad un sogno.
La frenata della metropolitana lo risvegliò dai suoi ricordi. Appoggiandosi al bastone, Harry scese lentamente, ignorando i più giovani che lo sorpassavano, di fretta, con l'espressione corrucciata, intenti a correre, telefonare o altre cose che a Harry sembravano davvero poco importanti.
Salì le scale, con calma, e si ritrovò all'aria aperta. Quel giorno c'erano le nuvole. A qualcuno avrebbe ricordato che avrebbe potuto piovere, ma Harry pensò a quel giorno.
Anche il ventitré aprile c'erano state le nuvole.



Take a chance on a broken heart 'cause we're starting again
We gotta try even if it's hard
Try baby to understand
To find a rainbow in every storm, you gotta believe
Don't ever doubt that you do belong now
'cause it started with you
It started with me
Hearts run right to the end
You're gonna love
You're gonna love again





La vita intorno a lui scorreva frenetica, ma lui procedeva con calma, spensierato. Era come se quella musica, quella sensazione del parco, non l'avesse mai abbandonato.
Vide una piccola taverna e decise di entrare, non avendo nulla d'importante da fare. Solitamente non l'avrebbe fatto, sarebbe tornato a casa, o meglio a casa della sua vicina, che aveva due bambini i quali l'avevano adottato come nonno.
Ma quel giorno, Harry entrò nella taverna.
Quel giorno era un'altro ventitré aprile, uno dei tanti.
Quel giorno, Harry entrò e si sedette. C'erano solo due persone dentro, il barista e un'anziana signora.
Harry sentì un brivido, nel guardarla in viso. Sentì, dentro di sé, come se qualcosa fosse crollato, colpito da una freccia.
Quei capelli. Non erano più castani, ma bianchi, di una lucentezza pura, sempre mossi, e lunghi fino a sotto le spalle, come se li ricordava Harry. Quegli occhi scuri, che si levarono su di lui e si riempirono di stupore, riconoscendo quel verde che scuoteva l'anima, e, sopratutto, quel sorriso che lei gli regalò, mostrandogli quelle piccole fossette che Harry aveva sempre ricordato come bellissime.
E quel cardigan rosso che indossava, stringendone un lembo.






Shao pipol!
Okay, di solito non scrivo cose del genere, ma mi piaceva l'idea.
Fa schifo? La devo cancellare? Ditemelo se fa cagare, per favore.
L'idea della chitarra, o meglio del suo nome, è vera. Si, ho una chitarra che si chiama Jack Fire. HAHAHAHAHAHHAHAHA.
Vi prego, non sfottete. Vi racconterei perché l'ho chiamata così ma è una storia noiosa, e pure corta, e sopratutto non credo vi interessi.
Anyway...non so se si capisce, però nell'ultima parte sono tutti e due dei vecchietti, lol.
Ah, e si, la tipa si chiama come la ragazza dell'altra mia ff, e il testo di 'All the right moves' è lo stesso in entrambe le ff.
Si, lo so. Ho la fantasia di un cammello.
Ma non è colpa mia se amo quella canzone e il nome 'Ariel', uffa!
Si, smetto di blaterare. Vi lascio in pace. Amen.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: sixtynine_