Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Julia of Elaja    11/02/2013    6 recensioni
Tom Riddle, ormai conosciuto con il nome di Lord Voldemort, affida al suo sicario nonché sua amante, Brianne Swanson, un importante incarico: deve uccidere la famiglia Stoner che ha deciso di non unirsi alle schiere dell’Oscuro Signore.
One-shot partecipante al contest "Partecipa e vinci la coppa delle case!" indetto da DreamRain95
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note d’Autore: Faccio una piccola introduzione al personaggio di Brianne.
E’ una Grifondoro, babbana, ma che Tom crede Purosangue.
La ragazza si innamorò di Tom quando lo incontrò per la prima volta a soli sedici anni e nonostante la notevole differenza d’età fra i due la loro relazione andò avanti… in realtà Brianne amava Tom, lui invece la sfruttava solo per i suoi scopi di conquista del potere.
Brianne diventò così “L’angelo della morte”, sicario personale di Lord Voldemort e sua unica amante.
PS: Ho deciso di scrivere in corsivo le frasi che ho “estrapolato “ dalla canzone di James Blunt e la citazione della Merini!
 
 
 
 

 
Dicembre 1966

La luna splendeva alta nel cielo.
In quella fredda notte d’inverno, la neve era caduta sino a poco prima e aveva imbiancato ogni cosa.
Brianne sedeva su una poltroncina di velluto e sorseggiava del buon vino rosso.
Affianco a lei il camino era acceso e uno scoppiettante fuoco emanava bagliori e riscaldava la stanza.
Immersa nei suoi pensieri, la ragazza pensava e ripensava a ciò che era diventata per amore di lui.
Lui, la sua ragione di vita… il suo Tom, quel ragazzo che l’aveva conquistata sin dal primo momento, con un solo sguardo.
“Brianne”
Una voce strascicata alle sue spalle la scosse: si voltò lentamente, avendo già intuito di chi si trattasse…
“Mio Signore” disse, chinando il capo.
“Stanotte avrò bisogno del tuo aiuto, mio angelo” sibilò Tom, gli occhi rossi ridotti a due fessure, il volto pallido tendente al cereo e i capelli scuri ad incorniciargli il viso.
Brianne alzò il capo e lo guardò nelle pupille scarlatte: “Cosa vuoi che faccia?”
Tom sorrise appena, un ghigno malvagio: “Ricorderai sicuramente gli Stoner, quella allegra famigliola che poco galantemente ha rifiutato di seguirmi”
“Sì, ricordo benissimo” sussurrò lei.
“E’ giunto il momento che paghino per la loro insolenza, Brianne. Ora l’angelo della morte deve entrare in azione” le si avvicinò e prese ad accarezzarle il viso con una lunga unghia.
Brianne sentì brividi risalirle lungo la schiena: non sapeva se fossero di paura o di piacere, perché con Tom le due cose si fondevano.
Con lui ogni cosa diveniva piacere timoroso, paura appagante… pericolosa assuefazione dei sensi.
Si alzò in piedi e fronteggiò il suo Signore, colui che amava oltre ogni cosa.
Lui era l’uomo per cui aveva rinunciato alla sua famiglia, ai suoi amici, ad una vita normale, l’uomo che amava così tanto e di cui ora era il sicario personale.
Lei era il suo angelo della morte: dovunque Brianne passasse, morte e distruzione la seguivano.
“Ti aspetto a mezzanotte in punto, Brianne. Partiremo assieme, questa volta, ma voglio che sia tu ad ucciderli, uno ad uno. Io mi godrò lo spettacolo. Sarai tu la protagonista di questa notte.”
Tom uscì dalla stanza seguito dal suo serpente Nagini lasciando Brianne sola, con il calice di vino rosso in mano, lo sguardo perso.
Sospirò: l’attendeva nuovamente un compito che avrebbe volentieri rifiutato se solo avesse potuto.
Lei non era cattiva: il suo cuore era buono, puro, ma per amore di lui era diventata una portatrice di morte e distruzione. E si odiava per questo.
Era straziata dal dolore: da un lato avrebbe voluto scappare via da Tom e da tutto quello che ogni giorno era costretta a sopportare e fare, ma un’altra parte di sé, quella che amava Tom, le diceva di restare… perché lui era unico. Come lui, non ne avrebbe mai trovati.
“Quel Tom ti porterà solo guai!”.
Nella sua testa, Brianne sentiva ancora risuonare quelle ultime parole che le aveva detto la sua amica Morgana, dieci anni prima.
“Maledetti ricordi! Se solo potessi cancellarli per sempre!” pensava dentro di sé, mentre posava il calice ancora pieno di vino e fissava le fiamme nel caminetto.
Erano passati dieci anni, ormai, da quando aveva visto per l’ultima volta i suoi genitori e i suoi amici.
Appena finiti i suoi M.A.G.O. , Tom le aveva chiesto di andar via con lui e lei lo aveva seguito senza indugi, rinunciando a tutto: la sua tanto ambita carriera di Medimago, la sua famiglia, la sua migliore amica Morgana che era stata una sorella per lei e con cui aveva progettato tante cose… Tutti sogni infranti, per amore di Tom.
Tutto; aveva abbandonato tutto e tutti per seguirlo nel suo piano di conquista.
“Sarai regina del mondo magico, Brianne” le aveva detto: ma a lei non interessava del mondo magico, a lei interessava essere regina del suo cuore.
Tom, però, sembrava non avere un cuore: non l’aveva mai maltrattata, questo era certo, tuttavia Brianne sentiva dentro di sé di amarlo intensamente ma di non essere ricambiata alla stessa maniera.
Più di una volta un dubbio meschino si era insinuato nella sua mente: e se lui la stesse solo sfruttando?
“Impossibile. Altrimenti mi avrebbe già uccisa da anni” si rispondeva ogni volta “Tom sfrutta le persone per determinati scopi e poi le uccide. Avrebbe fatto lo stesso con me”.
Si avvicinò alla scrivania di mogano, sulla quale era posato un piccolo libricino rilegato in pelle scura: Brianne lo sfiorò con le dita, delicatamente, e sentì nuovamente un brivido percorrerla.
Sapeva che quello era un diario di Tom, ma lui le aveva proibito di aprirlo.
“Ci sono cose di me che tu non puoi e non devi sapere, Brianne. Cose che sono mie e tali devono restare. Segreti che tu mai conoscerai”. Queste erano state le sue parole riguardo quello strano diario.
Eppure la curiosità era così tanta, e lui in quel momento non c’era…
“No!” si disse, distogliendo lo sguardo dal libricino e allontanandosi dalla scrivania “No, non posso farlo. Andrei contro la sua volontà”
Uscì dalla stanza, la mente confusa e lo sguardo perso.
Quella notte, come molte altre volte in quei dieci anni con Tom, Brianne avrebbe dovuto uccidere una famiglia di innocenti per ordine di lui.
C’era stato un tempo, all’inizio della loro relazione, in cui lei aveva tentato di dissuaderlo da quegli atti violenti, ma ormai aveva capito: erano parte della sua natura.
Lui è pericoloso, ne sono certa!
Lui possiede il mio cuore e so che non lo lascerà mai andare via!”
Ricordò con una fitta al cuore quelle conversazioni tra lei e la sua amica Morgana, anni addietro; sembravano essere passati secoli da quei tempi, quando lei non ascoltava la sua amica e quella non faceva altro che ripeterle che Tom era pericoloso, malvagio, instabile.
“Forse avrei dovuto darle ascolto, ma ormai ci sono dentro e non posso davvero più uscirne”
Era giunta nella sua camera da letto: lei e Tom non dormivano assieme, anche perché lui sembrava non dormire mai.
Il suo letto giaceva a centro stanza, con i cuscini sprimacciati e le lenzuola tirate.
In un angolo c’era un tavolino per la toelettatura; Brianne si sedette sulla panca che vi era dinanzi e raccolse i lunghi capelli ramati in un’alta crocchia.
Un boccolo le sfuggì, ricadendo sul viso.
Stese del rossetto sulle sue labbra e un velo di cipria sulle sue guancie.
Fissò poi la sua immagine riflessa nello specchio:
il fisico esile sembrava un ricordo sbiadito del corpo florido e curvilineo che aveva un tempo.
Le labbra vermiglie tremavano appena, gli occhi color nocciola erano lucidi; Brianne, come ogni volta in cui doveva entrare in azione, aveva paura.
Paura di quello che era diventata.
“L’angelo della morte deve assolvere al suo compito, compiacere il suo Signore.
L’ultima visione di un morente dev’essere bella… la morte dev’essere dolce, bella a vedersi.
Tu sei l’angelo della morte, Brianne. Non dimenticarlo. Bella e letale.
La gente deve tremare nel pronunciare il tuo nome, dove passerai tu i loro cadaveri giaceranno a terra.
Tu sei l’angelo della morte. Ora va’ e porta a termine la tua missione”
Si ripeteva quella frase tutte le volte in cui doveva affrontare una missione omicida affidatale da Tom, in una sorta di mantra.
Mentre sussurrava quelle parole, continuava a fissarsi nel riflesso dello specchio.
Improvvisamente, un lontano suono di campane la riscosse: uno, due, tre… contava i rintocchi delle campane.
Quattro, cinque, sei… si guardò nuovamente allo specchio, asciugandosi gli occhi: il suo Signore non doveva assolutamente vederla piangere, o sarebbe andato su tutte le furie.
Sette, otto, nove: si alzò dalla panca, sistemò alcune piegoline della lunga veste scarlatta che indossava e si gettò un mantello nero sulle spalle, abbassando il cappuccio.
Dieci, undici, dodici.
Dodici rintocchi.
La mezzanotte era giunta.
Uscì dalla sua stanza per dirigersi al piano di sotto, nel salone dove Tom la stava aspettando.
Diede un colpo di nocche alla porta, vedendola chiusa:
Tom, all’interno della stanza, non potè nascondere un ghigno: “E così, eccola qui” si disse “Lei è pericolosa, ne sono sicuro. L’ho plasmata a mia immagine e ora è diventata letale e pericolosa.
Ed è lì, tutta ben sistemata e sta bussando alla mia porta.”
Si avvicinò cautamente alla porta e l’aprì: Brianne lo guardò, sorridendogli: “Sono pronta”
Allungò un braccio e Tom le prese la mano.
Nagini il serpente si avvinghiò al braccio di Tom, avvolgendosi in spire.
Fu un attimo, un sonoro crac… e furono fuori da lì.
Quando Brianne riaprì gli occhi, un istante dopo, si ritrovò affianco a Tom davanti ad una villetta di campagna.
La neve aveva imbiancato ogni cosa: la luna faceva scintillare quel candore, tanto da abbagliare i due nuovi arrivati.
Nella villa era tutto buio: a quanto pareva, coloro che vi abitavano stavano dormendo.
Riposavano tranquilli, ignari della loro imminente fine.
“Va’ e compi il tuo dovere, angelo” sibilò Tom “Ci vediamo dall’altra parte
Brianne annuì, poi camminò con passo deciso, diretta all’ingresso della villa.
Me ne starò in un angolo ad osservarla mentre li massacra… vi vedrò tutti quanti andare in delirio, soffrire. Pperché lei è ai miei ordini e dove l’angelo della morte passa, si sa, non rimane più niente” sibilò Tom rivolto al villino, ancora immerso nella momentanea pace.
Brianne aveva abbattuto con un pigro colpo della bacchetta la porta d’ingresso ed era entrata nella casa.
Con il cappuccio abbassato, salì in silenzio le scale e si diresse al piano superiore, facendo luce con la bacchetta.
Dormivano tranquilli i coniugi Stoner, assieme al loro piccolo figlio di pochi anni di vita.
Brianne li osservò con una stretta al cuore: “Mi dispiace” mormorò mentre alzava la bacchetta “Ma devo farlo per lui”.
Dal giardino esterno Tom osservava entusiasta la scena: vedere Brianne in azione era una cosa che lo aveva sempre intrigato, eccitato…
La giovane donna diede un’ultima occhiata al signor Stoner, che abbracciava sua moglie nel loro letto.
L’uomo ebbe un fremito e aprì gli occhi: la luce della bacchetta doveva averlo svegliato.
Guardò Brianne confuso, poi si mise a sedere sul letto e urlò, terrorizzato, allungando un braccio per cercare la sua bacchetta, sul comodino affianco”.
Anche la moglie, sconvolta, si svegliò e alla vista di Brianne urlò con quanto fiato avesse in corpo, cercando di alzarsi dal letto pur di scappar via.
“Nessuna pietà” sussurrò Brianne; un colpo di bacchetta e la casa bruciò, divorata da fiamme scarlatte che la avvolgevano.
Urla di terrore e dolore si levarono nel buio della notte mentre Brianne usciva incolume da quell’inferno di fuoco, diretta verso il suo Signore.
“Ben fatto” sogghignò lui, mentre Nagini scendeva sul prato ben curato del giardino, acciambellandosi ai suoi piedi.
Brianne camminava con passo fermo, decisa a mostrarsi noncurante dell’orrore appena compiuto: ma in cuor suo sentiva le urla di quegli innocenti e la sua anima si straziava in quel dolore.
E così stanotte tutti noi abbiamo avuto un assaggio del sangue… solo per amore” pensò lei, mentre si fermava affianco a Tom e rivolgeva uno sguardo falsamente soddisfatto alla villa in fiamme.
Lo aveva fatto per amore di Tom, perché ormai sapeva di avere un mutuo contratto con il suo Signore, il suo amato; doveva assecondare ogni suo desiderio, dal letto fino alla morte dei nemici. E lei voleva solo servirlo per renderlo felice.
“Ottimo lavoro, angelo” si complimentò lui, mentre Nagini tornava ad avvinghiarsi al suo braccio.
Brianne chinò il capo “Ti ringrazio, mio Signore”.
Una mano tesa, un braccio afferrato, un crac che echeggiò nell’aria; e i due furono di nuovo a casa.
“Tutto questo per amore.” Brianne sentì una lacrima sfuggirle sulla guancia mentre tornava in camera sua, sotto lo sguardo soddisfatto del suo tanto amato ma altresì temuto Tom.
Si gettò sul suo letto e fissò il soffitto, nel buio della sua stanza: “Dov’è quel ragazzo che tanto mi aveva affascinato con i suoi modi gentili, con la sua misteriosa bellezza?”
 Ma ormai lo aveva capito: quello che anni addietro lui aveva mostrato di essere non era il vero Tom; dopo tanti anni assieme, lei finalmente aveva capito chi realmente lui fosse.
Non mi manca quello che mostravi di essere…” sussurrò tra le lacrime “Ma mi manca quello che pensavo tu fossi”.
Chiuse gli occhi, abbandonandosi tra le braccia di Morfeo, mentre ancora una volta realizzava che tutto quel che faceva, lo faceva per amore di Tom.
Quel Tom che non avrebbe mai potuto cancellare dal suo cuore, dalla sua mente, dal suo corpo e dai suoi pensieri.
Quel Tom di cui si era perdutamente innamorata e che avrebbe servito fino alla fine dei suoi giorni.
Tom Riddle: il suo unico, grande e dannato amore.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Julia of Elaja