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Autore: pIcCoLaKaGoMe92    11/02/2013    2 recensioni
Tutto ciò che Susan desidera è una vita all'insegna della normalità, ma a quanto pare il destino ha in serbo tutt'altro per lei. Dal testo : "«Non capisco cosa ti costi ammettere che ha qualcosa a che fare con il nostro passato. E’ così ovvio! Potremo essere delle principesse e per la tua voglia di normalità non lo sapremo mai!» «Suvvia Lucy non esagerare…va bene galoppare con la fantasia ma essere delle principesse!»" (Una rivisitazione in stile Narnia della fiaba di Biancaneve). PeterxSusan.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Pevensie, Peter Pevensie, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!! Eccomi con un altro capitolo … questo sarà particolarmente lungo, qualcosa in più di dieci pagine … più o meno da adesso in poi i capitoli aumenteranno tutti di lunghezza, quindi se secondo voi sono troppo pesanti fatemelo sapere e li spezzerò in due parti!




Susan era stesa a fissare il soffitto del suo letto a baldacchino. Erano arrivati da ormai una settimana a palazzo e raramente aveva visto i suoi amici, l’unica che vedeva spesso era la sorella.

Lei e Lucy erano state subito rinchiuse in due camere che si trovano rispettivamente una nell’ala est e l’altra nell’ala sud del castello. Il castello era quello che di più sfarzoso avessero mai visto in vita loro. Certo non che ne avessero visti molti, anzi quello era il primo per dirla tutta, ma se aveva lasciato senza fiato anche Peter, Edmund e Caspian un motivo doveva esserci. Pensare di dormire in lenzuola di seta ricamate in oro mentre in città le persone morivano di freddo e fame le faceva venire voglia di vomitare.

Quella sera ci sarebbe stato il ballo in onore del ritrovamento delle principesse perdute e la Regina aveva invitato gente da ogni dove. Per l’occasione sia per lei che per Lucy erano stati creati abiti su misura disegnati direttamente dalla regina in persona, anche se Susan non si fidava particolarmente del suo gusto. Da quando erano arrivati erano stati vestiti come bambolotti con pizzi e merletti ovunque, fiocchi a non finire e strati e strati di gonne. Più che una persona si sentiva una torta. Una gigantesca torta nuziale.

Puntualissimi come ogni mattina vennero suonati milioni di campanellini per svegliare tutte le persone nel castello e uno stormo di servi entrò in camera urlando «Oggi è il gran giorno!» e «Non siete eccitata?»

Quello che Susan avrebbe voluto fare non si addiceva per niente a una signorina come lei e così si limitò a sbuffare e alzarsi dal letto.

Dopo ben trenta minuti per vestirsi scese nel salone per fare colazione. Due servi che a Susan sembravano pacchiani pacchi regalo, le aprirono la porta e si ritrovò una tavola di qualche metro con sopra ogni ben di Aslan (di nuovo l’idea di persone che morivano di fame le fece venire il voltastomaco) e con seduti già i suoi amici e la Regina. La colazione era l’unico momento della giornata, insieme ai pasti in cui poteva vederli.

Prese posto vicino ad Edmund e si scusò per il ritardo. Sentì, come tutte le volte, gli occhi di Peter su di sé. Da quella maledetta notte in cui lo aveva baciato lo aveva evitato come la peste, anche se non faceva poi tanta fatica con tutti gli impegni con cui la regina affollava le giornate proprie e della sorella.

«Biancaneve, Luce quest’oggi avete le lezioni di ballo per questa sera. Non deludetemi.»

Lucy fece una smorfia nascosta dal suo toast. Susan si limitò ad alzare le spalle e si mise uova e pancetta nel piatto, ma la voce incredula della regina la fermò «Cosa credi di fare?»

Tutti si girarono a guardarla e lei cominciò ad arrossire e sudare come se stesse commettendo il più grave dei peccati, poi rispose piano «Colazione …? »

Jadis rise sguaiatamente, ma in maniera fin troppo finta «Oh no tesoro. Dico, hai uno specchio in camera? Sarai fortunata se riuscirai ad entrare nei vestiti questa sera! Come credi di trovare un marito ridotta in quello stato?»

«Ma io non-» provò a protestare ma fu di nuovo interrotta dalla Regina «Oh, non ti preoccupare proveremo a fare qualcosa cara! Certo sul viso non puoi contare bruttina come sei, ma il fisico potrebbe essere ancora recuperabile.»

Susan provò a protestare di nuovo «Quindi non mangerò niente a colazione?»

Jadis le sorrise «Nemmeno a pranzo se è per questo. E impara a stare in silenzio. Forse così troverai marito prima dei trenta.»

La ragazza si zittì definitivamente e tutti ripresero a mangiare, tranne Lucy che aveva lasciato il suo toast a metà per solidarietà alla sorella. La Regina fissò disgustata Edmund che non si era staccato dal piatto nemmeno per un secondo troppo impegnato ad ingozzarsi, poi notando il gesto di Lucy con sguardo sprezzante disse «Tu mangia invece. Cielo, ho visto morti di fame più grassi di te! A vedervi insieme si direbbe che tua sorella ti rubasse il cibo!» terminò con una battuta a cui rise solo lei e i suoi servi alla sua occhiataccia.

Lilliandil stava per lanciarsi al salvataggio delle sorelle, ma un cenno di Peter e Caspian la fece desistere.

Edmund alzò finalmente la testa da suo piatto e dando uno sguardo alla Regina e poi a Susan disse con la bocca mezza piena indicando il piatto di quest’ultima «Se quello non lo mangi posso averlo io, quindi?»

* * *

«E un, due, tre un, due, tre forza, forza tempo! Volteggiate, ragazze, volteggiate!»

E Lucy cadde di nuovo.

Tutta la sala sospirò. Erano a lezioni di ballo da ormai tre ore e Lucy non riusciva proprio a tenere il tempo. Aveva ormai cambiato quattro partner e anche quest’ultimo sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.

Susan quasi si accasciò a terra. Era esausta, le facevano male le gambe e i piedi per i tacchi, aveva fame, e odiava la voce gracchiante dell’insegnante.

Ripresero, ma ormai come da manuale Lucy si imbrogliò sui suoi stessi passi e cadde malamente addosso al povero ballerino, ma nel rialzarsi colpì con il ginocchio l’inguine dell’uomo, che con volto sofferente si alzò e a voce fin troppo acuta gridò «Questo è abbastanza! In vita mia non ho mai visto una persona tanto negata! Io me ne vado!»

Uno sguardo cattivo verso di loro e tutti si dileguarono dalla stanza, chi per convincere il ballerino a tornare chi per non essere il nuovo partner della principessa.

Rimaste sole Susan si sentì libera di accasciarsi al pavimento in una posizione per niente da Susan, e sempre con una non-grazia non da lei calciò via le scarpe.

Lucy la fissò e poi fece il suo sorriso malvagio che non prevedeva che guai. La maggiore fece in tempo a dire «Oh no» che venne presa per un braccio dalla minore e cominciarono a correre per tutto il palazzo cercando un posto in cui nascondersi.

Corsero a perdifiato per le rampe del castello rischiando quasi di spezzarsi l’osso del collo e farlo rompere ai servi che si immettevano nel loro cammino. Lucy rideva senza sosta e presto anche Susan si ritrovò a ridere contagiata dall’allegria della sorella.

Scapparono in giardino, ma si bloccarono scorgendo la regina poco lontano. Si guardarono intorno in cerca di un rifugio e l’unica cosa che scorsero fu un gazebo. Si infilarono di colpo sotto le panchine e attesero il passaggio di Jadis.

Quando non sentirono più i suoi passi si guardarono e scoppiarono a ridere fino alle lacrime, ma poi d’improvviso altre due voci sussurrate fecero cessare le risate istantaneamente.

«Caspian … ti prego …»

«Non lo so … non mi sembra giusto in questo modo! Perché non possiamo dire semplicemente la verità?»

«Credimi anche io vorrei dire la verità a entrambi, ma non adesso! »

Ma le due sorelle non riuscirono più a sentire una parola perché la mezza stella e il principe telmarino si allontanavano sempre di più.

Lucy si girò e chiese «Di cosa stavano parlando? »

Susan alzò le spalle noncurante «Non ne ho la minima idea ... lo scopriremo più tardi! Ora andiamo a prepararci!»

* * *

«Ma secondo te di cosa parlano? E perché lei ride così con lui?»

Susan sospirò all’ennesima domanda da gelosia acuta di Caspian. Si trovavano al ballo da un’ ora e in soli dieci minuti di conversazione il ragazzo non aveva fatto altro che parlare di Lilliandil, quanto fosse bella quella sera, quanto volesse sapere di cosa parlava con Peter e perché con lui rideva così tanto.

«Non credi che quell’abito verde menta le doni parecchio? »

«Ah-ha.» annuì poco convinta senza realmente ascoltarlo.

«Non che il tuo non sia bello! » rispose lui agitato mentre lei calma rispose «Io lo odio.»

«Oh … »

Seguirono alcuni attimi di silenzio che Susan benedì mentalmente prima che la gelosia riprese possesso di Caspian. «In ogni caso, Peter ha il torace più piccolo del mio.»

«Ma Peter è più piccolo di te.»

Imbarazzato cominciò a blaterare cose senza senso, e se anche ne avessero avuto Susan non ci avrebbe fatto caso. Infondo Caspian non era l’unico geloso dei due …

Lilliandil rise radiosa mentre Peter la faceva volteggiare e poi ritornare stretta a sé. Sia Caspian che Susan strinsero la mascella e sbuffarono rabbiosi.

«Tutte scene, io saprei ballare meglio di lui.»

Peter sussurrò qualcosa all’orecchio della mezza stella che ridacchiò forte. Susan si spostò agitata sulla sedia distogliendo lo sguardo da loro e incrociando le braccia, mentre Caspian disse «Che diavolo dirà mai di così divertente? Anche io posso essere così spiritoso! »

Stizzita Susan gli rispose «Perché non vai a parlarle tu, allora?»

Caspian la guardò «Oh no! Io sono già qui con te! Non potrei mai lasciarti sola! Non penserai mica che gradisca la compagnia di Lilliandil più della tua, vero?»

La ragazza rivolse gli occhi al cielo e pregò Aslan di darle la forza di andare fino infondo a quella serata. Da quando era entrata nel salone nessuno le aveva staccato gli occhi di dosso e tutti volevano un ballo o almeno un saluto dalle principesse perdute.

Alla Regina questo non sembrava andare molto a genio, ma stranamente non cercava di metterle in cattiva luce. O per lo meno non eccessivamente; le ragazze, soprattutto Susan avevano avuto i vestiti che la regina aveva scelto per loro, e come potevano ben immaginarsi erano a dir poco pacchiani e orribili. Dai colori sgargianti, ma probabilmente accostati da uno stilista daltonico, pizzi, merletti, drappeggi, ricami, fiocchi.

Quello della Regina invece, era bianco ghiaccio, sempre esagerato, ma a modo suo perfetto. La più piccola delle sorelle, che proprio non poteva soffrire Jadis insisteva a dire che l’aveva fatto per gelosia nei loro confronti, e visti i precedenti non le si poteva dare molto torto.

Quasi come richiamata, Lucy arrivò volteggiante e raggiante nel suo abito dorato e blu con un Edmund e un Signor Tumnus privati di ogni forza vitale dietro di lei che si trascinarono sulle sedie accanto a Susan stremati.

«Su ti senti bene? Sei pallidissima»

Non stava per niente bene. Per primo, non aveva mangiato niente da tutto il giorno e questo oltre che renderla irritabile la rendeva debolissima; in più odiava essere così al centro dell’attenzione, i piedi le dolevano, la regina sembrava solo godere del suo disagio, Peter e Lilliandil ridevano e ballavano da ormai mezz’ora, indossava nove sottogonne e un corpetto studiato appositamente per le donne suicide, perché la stringeva talmente tanto che temeva sarebbe esploso con un movimento in più.

Quando molte ore prima lei e le sorelle si stavano vestendo con l’ausilio dei servi era rimasta scioccata dagli strati di vestiti, dalle gabbie per tenere le gonne gonfie, ma quello che più l’aveva spaventata era stato l’arrivo di un marchingegno inventato dalla regina stessa per stringere il corsetto al limite del possibile.

Era riuscita a battersi per sua sorella Lucy ed evitarle una simile tortura, ma per lei Jadis non aveva voluto sentire ragioni. Quindi eccola lì, senza respiro ed ansimante, pallida come un cencio e ormai prossima allo svenimento.

«Tranquilla Lu» cercò di farle un sorriso rassicurante ma aveva seri dubbi che le fosse riuscito.

La sorella la guardò dubbiosa, poi scosse le spalle e si rivolse verso i due sulle sedie tirandoli su di forza.

«Torniamo a ballare!»

«Ci ucciderai!» disse Edmund con una smorfia.

Tumnus si limitò a sussurrare «Che il buon Aslan ci aiuti!»

Susan si girò verso Caspian ma la sua sedia era vuota. Guardandosi intorno lo vide poco lontano ballare con Lilliandil, e dall’espressione che entrambi avevano sul volto erano pieni di gioia. Ciò che lei non capiva però, era perché sua sorella continuasse a ronzare attorno a Peter anche quando era palesemente cotta e ricambiata del Principe Telmarino.

In ogni caso, se loro due adesso erano insieme Peter era libero. Fu tentata per un momento di andare a cercarlo, ma poi si ricordò dei suoi sforzi di tenerlo distante ed evitarlo dopo quello che aveva combinato nella locanda e rimase ferma dov’era. Si permise però di cercarlo almeno con lo sguardo, ma ciò che vide la fece sobbalzare. Jadis stava ballando con il Re Supremo, ma quello che più la lasciava perplessa era lo sguardo che lanciava al ragazzo. Lo teneva stretto -troppo stretto- osservò con un pizzico di gelosia, sbatteva le ciglia convulsamente e lo guardava dritta negli occhi mettendolo a disagio. Stava cercando di sedurlo!

Le lanciò uno sguardo furioso, ma quando la Regina lo notò ne sembrò solo compiaciuta.

Stizzita serrò le labbra e si diresse verso il terrazzo. Considerando il clima tutt’altro che caldo del regno nessuno era lì di fuori, ma lei stava più che bene dati i suoi strati di vestiti, e un po’ di aria fredda l’avrebbe aiutata ad evitare altri giramenti di testa.

Si sedette ansimante sul cornicione e rivolse lo sguardo alle terre del proprio regno. La regina non aveva badato a spese per quella festa, e secondo Caspian cercava di attirare alleati ostentando una ricchezza che in realtà non possedeva. Tutti sembravano divertirsi e lei sembrava la donna più amabile del regno, ma loro avevano avuto modo di vedere parte del suo vero io. Soprattutto con Lucy, che non si faceva scrupoli a dirle in faccia quello che voleva e non voleva fare. In questi casi tutto intorno a lei sembrava ghiacciarsi, stringeva le labbra, gli occhi sprizzavano scintille e cercando di contenersi si limitava a qualche commento sprezzante.

I pensieri di Susan vennero interrotti da un leggero schiarirsi di gola. Si girò e vide nient’altro che il Principe Rabadash, il futuro erede al trono del grande e potente regno di Calormen. Alla ragazza non stava particolarmente simpatico, aveva sentito storie non piacevoli sui calormeniani e il loro Principe sembrava incarnarne tutti i vizi, nonostante la facciata falsissima che le aveva mostrato.

Da quando era entrata nel salone il suo sguardo lascivo non aveva abbandonato la sua figura, al punto che anche Trumpkin, che non aveva abbandonato il tavolo degli arrosti, le si era avvicinato protettivo con uno sguardo di odio puro verso Rabadash mentre sbranava una coscia di pollo.

La Regina d’altro canto sembrava estasiata da quelle attenzioni e non faceva altro che incoraggiare il Principe.

«Spero di non avervi disturbato, mia Principessa.» al suono melenso della sua voce Susan si trattenne dal ruotare gli occhi e si limitò a dargli un sorriso fin troppo tirato.

Prendendolo per un buon segno Rabadash le si avvicinò, decisamente troppo per i gusti di Susan.

«Mia dolce creatura, sono rimasto incantato dalla vostra incommensurabile bellezza … »

Le si avvicinava sempre di più, e l’odore acre di fumo misto al vino che aveva il suo alito fecero girare vorticosamente la testa a Susan. Cercò di spostarsi quanto più le era permesso ma incontrò presto la parete.

Il principe continuava con i suoi elogi e ad avvicinarsi incastrandola al muro e lei si ritrovò presto ad ansimare per la mancanza di aria.

Non sentiva assolutamente una parola di quello che diceva, ma era sicura fosse qualcosa di melenso su quanto i suoi occhi brillassero e sulle stelle che avrebbe rubato per farla felice.

Quando fu sicura che sarebbe svenuta una voce familiare la salvò – come sempre- aggiunse.

«Perdonatemi se vi interrompo, ma la principessa mi aveva promesso questo valzer da tempo.»

Rabadash si girò verso Peter e gli lanciò uno sguardo spazientito.

«Stavamo parlando. Non potete aspettare il prossimo?»

Peter tese la mano a Susan che la afferrò subito. «Sono spiacente, ma non penso sia possibile Signore.»

E condusse via la ragazza prima che il principe potesse parlare di nuovo.

Quando però le mise un braccio intorno alla vita lo guardò confusa «C-cosa stai facendo?»

Lui la guardò ancora più confuso «Balliamo no?»

* * *

La Regina li osservava mentre volteggiavano nella sala, seduta sul suo trono. Se l’invidia avesse avuto un volto, sarebbe stato il suo in quel momento. «Nikabrik!» urlò. Il nano praticamente sepolto da cosce di pollo e boccali di birra saltò sul posto e corse il più velocemente possibile al fianco di Jadis. Seguì la traiettoria dello sguardo della regina e capì subito. «Cosa devo fare vostra Maestà?»

Aggrottò le sopracciglia pensierosa. «Ho già provato a stringerle quel corsetto così tanto da toglierle il respiro e spezzarle le costole, ma a quanto pare è più resistente di quanto mi aspettassi. Non le ho nemmeno permesso di mangiare niente ed è ancora in piedi!»

«Oh, sì. L’avete già sottovalutata una volta e guardate …» il nano si interruppe subito capendo di aver parlato decisamente troppo dallo sguardo di fuoco che gli rivolse la strega.

D’improvviso il volto di Jadis si illuminò. Nikabrik la guardò interrogativo e lei sorrise maligna. Rivolse lo sguardo verso lo specchio che per un istante brillò. Subito dopo sulle sue ginocchia giaceva un bellissimo nastro blu.

* * *

Susan era estremamente imbarazzata. Voleva ringraziarlo per averla salvata da Rabadash, ma non riusciva a parlare, sentiva il cuore andare a mille, la testa le girava, aveva la nausea e si sentiva svenire. E questa volta era sicura che il motivo di quei sintomi era ben diverso da quello per cui li aveva avuti fin’ora.

Si ritrovò a maledirsi mentalmente per tutto ciò che aveva fatto da quando si era svegliata quella mattina di qualche settimana fa, di aver aiutato Caspian, di averli ospitati, di aver deciso di partire con loro. Perché non era rimasta a casa sua? Con cosa l’avevano drogata per farla partire con loro? Questo era così non da lei! Da quando erano partiti non si era comportata per niente come la Susan che era un tempo, e nonostante Lucy dicesse che la nuova Susan era molto meglio della vecchia, lei rivoleva la se stessa logica e pragmatica, che avrebbe preso tutte questi schiocchi sentimenti e sostituiti con una bella dose di enciclopedia o sano lavoro.

La sua faccia durante questi pensieri non doveva essere delle migliori, perché Peter le chiese «Susan tutto ok?»

Si limitò ad annuire con la testa senza guardarlo negli occhi e lo sentì sbuffare.

«Susan mi stai evitando?»

Alzò lo sguardo di scatto. Pessimo errore perché rimase incantata dai suoi occhi. Sarebbero rimasti così, immobili, incatenati l’uno all’altro con gli invitati che gli volteggiavano intorno in un turbinio di colori, se la Regina non fosse intervenuta picchiettando il suo indice ripetutamente sulla spalla di Peter. Come risvegliato da un sogno si girò a guardarla confuso. «Cosa?»

Jadis sorrise «Re Peter, non vorrei sembrare scortese, ma avevate promesso a me questo ballo.»

Lui la guardò interdetto, poi sposto lo sguardo dalla regina a Susan non sapendo cosa fare. Era chiaro che volesse rimanere con la ragazza, ma il suo spirito nobile non gli permetteva di mancare una promessa nemmeno a quella strega.

Fu Susan a decidere per lui lasciandogli improvvisamente le mani. «Non c’è problema, mi sento un po’ stanca in effetti, andrò a prendere un bicchiere d’acqua.»

Senza aspettare una risposta si allontanò diretta al tavolo. Dopo aver bevuto quasi mezza brocca d’acqua cominciò a sentire l’impellente bisogno di andare in bagno. Evitando tutte le coppie impegnate a ballare e con lo sguardo basso per non farsi notare si infilò nel corridoio della servitù diretta ai loro bagni.

Stranamente non c’era nessun servo ultraindaffarato scorazzante, ma vista la sua urgenza fu normale non accorgersene nemmeno. Aprì almeno una decina di porte prima di trovare il bagno ed una volta uscita finalmente notò la strana desolazione di quella parte di castello.

Poi poco lontano vide una macchia scura avvicinarsi a lei lentamente, quasi zoppicante. Spaventata cercò di fondersi con il muro e di fare meno rumore possibile. Una volta più vicino vide che quello che l’aveva spaventata tanto altri non era che una tenera vecchietta. Fece un sospiro di sollievo dandosi mentalmente della stupida per essere stata tanto irrazionale e il suo animo gentile la spinse ad avvicinarsi alla signora che sembrava palesemente spaesata. «Mi scusi? Avete bisogno di una mano?»

La vecchietta si girò e le rivolse un sorriso sdentato. «Oh, bella fanciulla! Per fortuna un anima buona pronta ad aiutare una vecchia come me!»

Susan le sorrise dolcemente e le indicò la via per tornare agli alloggi della servitù. «Siete sicura che non vuole che l’accompagni?»

La signora annuì con la testa «Non si preoccupi, però mi permetta di darle un regalo. »

«Oh, no! Non posso accettare assolutamente! Non ce n’è alcun bisogno veramente!»

Ma la vecchietta quasi come se non avesse nemmeno parlato tirò fuori un cesto con nastri bellissimi. Ne prese uno blu e disse «Ecco permettetemi di offrivi questo nastro, vieni cara ti aiuto a legarlo.»

Susan provò a rifiutare ancora, ma la signora lo aveva già allacciato intorno alla sua vita. «Ecco fatto tesoro!»

Susan sorrise riconoscente, ma presto il sorriso si trasformò in una smorfia. Il nastro si stava stringendo sempre di più e lei rimaneva senza fiato. Boccheggiando provò a dire «C-c-redo sia troppo stretto …»

Ma cadde a terra svenuta prima di poter finire la frase.

La vecchietta sorrise maligna e si trasformò nella regina, che trionfante si avvicinò al corpo esanime della ragazza. «Finalmente addio, mia cara Biancaneve.»

* * *

Peter aveva ballato per poco più di dieci minuti insieme alla Regina, prima che questa lo liquidasse velocemente dicendo di aver visto un conte che doveva assolutamente salutare. Non sapeva perché ma aveva una strana sensazione, per tutto il ballo la strega non aveva fatto altro che guardarsi in giro alla ricerca di chissà cosa e poi dopo avergli chiesto un ballo lo lasciava così.

Si mise alla ricerca di Susan, ancora convinto a parlarle di tutto quello che stava accadendo tra di loro e convinto a confessarle i suoi sentimenti, ma non la vide da nessuna parte.

In realtà, non riusciva a vedere nemmeno una faccia conosciuta, Trumpkin e Tumnus erano spariti, così come Lilliandil e Caspian. Dopo un po’ finalmente notò Edmund stravaccato su di una sedia vicino al buffet, talmente stanco che sembrava avesse affrontato diecimila uomini da solo. Accanto a lui una Lucy più che preoccupata gli faceva aria con il ventaglio.

Peter gli si avvicinò veloce e appena la ragazza lo notò gli sorrise vivacemente «Peter! Oggi mi avevi promesso di ballare con me e poi sei sparito dall’inizio della sera!»

Prima ancora che potesse rispondere Edmund si aggrappò al suo braccio come un moribondo e senza fiato disse «Non farlo! Ti ucciderà! Ti aspirerà ogni goccia di vita che hai nel tuo corpo!»

Lucy gonfiò le guancie offesa «Oh Ed! non esagerare! Ti ho già chiesto scusa più volte! » il ragazzo fece finta di non sentirla e così Lucy lo scosse per il braccio più volte ripetendo le sue scuse. Il contatto però fece imbarazzare il Re Giusto, che si tinse di una accesa tonalità rossa.

La ragazza si allarmò ancora di più e lo scosse più freneticamente urlando «Ed! cosa ti succede? Ti senti la febbre?»

Peter sorrise a quel simpatico quadretto, ma la morsa allo stomaco che aveva da quando Susan si era allontanata non lo aveva lasciato un secondo, anzi era aumentata così chiese «Avete per caso visto Susan?»

Lucy gli rispose incurante senza distogliere lo sguardo da Edmund «L’ultima volta che l’ho vista è scomparsa nel corridoio della servitù.»

Peter annuì e si diresse verso la parte del castello indicata da Lucy lasciando suo fratello rosso come non l’aveva mai visto e la ragazza preoccupata come non mai.

Il Re Supremo notò da subito che il corridoio era deserto e troppo buio; c’era una strana atmosfera.

Dopo aver camminato per alcuni minuti vide in lontananza un corpo steso a terra. La luce della luna dalla finestra illuminava la sua pelle d’avorio. «Susan!» urlò e corse subito al suo fianco.

Si inginocchiò e provò a scuoterla anche con qualche piccolo schiaffo, poi notò un nastro blu legato in vita stretto, decisamente troppo stretto. Prese un piccolo pugnale che teneva nascosto negli stivali per ogni evenienza e lo tagliò con un colpo.

Susan aprì di scattò gli occhi e si tirò su velocemente inspirando più aria possibile,mentre Peter la sosteneva con le mani.

«Susan … cos’è successo?»

Ancora pallida riuscì a biascicare «Io … non lo so … ero venuta qui per il bagno quando una vecchietta … non sapeva la strada e poi mi ha offerto questo nastro … »

Era profondamente scossa. Peter la abbracciò dondolandola e sussurrandole parole per tranquillizzarla. Il suo sesto senso aveva ragione, e probabilmente, anzi sicuramente doveva essere stato un trucco della strega.

«E’ tutto ok Susan, ci sono qui io. Sei salva ora.»

A quelle parole però la ragazza arrossì di botto e si staccò in forte imbarazzo. Peter la guardò interrogativo prima di sospirare e prenderla in braccio.

Ancora più imbarazzata si agitò un po’ nella sua forte presa. «D-dove stiamo a-andando?»

«Credo che tu abbia bisogno di un po’ di aria quindi ti porto fuori ... Ho pensato male?» abbassò la testa per guardarla con la paura che potesse essersi arrabbiata e lo sguardo di lei si addolcì molto.

«No, assolutamente! »

Finalmente arrivarono alla fine del corridoio, che spuntava direttamente nei giardini reali. Alla luce della luna di mezzanotte la neve luccicava pura su ogni costruzione di quel fastoso giardino. Si sedettero su una panchina un po’ in ombra per non essere disturbati.

Seguirono alcuni attimi di silenzio in cui nessuno dei due era ben sicuro di cosa dire o fare, poi Susan con nemmeno lei saprebbe dire quale coraggio, disse «Non mi hai portato qui solo per farmi prendere un po’ d’aria vero?»

Peter la guardò sorpreso e poi sorridendo colpevole scosse la testa «Volevo parlare … perché insomma … non so se è una mia impressione, ma mi pare che tu mi stia evitando da quando-»

Intuendo come sarebbe finita la frase Susan saltò subito sull’attenti «No!»

Lui la guardò confuso «Cioè no non ti sto evitando … è che siamo così occupate, la regina ci ha riempito le giornate di impegni …»

Gli lanciò uno sguardo esitante e vide che non era per niente convinto.

«Susan, io non volevo assolutamente ferirti … io, io non so cosa mi sia preso giuro! Mi dispiace tantissimo!»

Un momento, si stava scusando lui?

«Ti … dispiace?»

«Sì! Se in qualche modo ti ho offeso … sappi che non era mia intenzione! È che … io … insomma …»

«Dovrei essere io a chiederti scusa!»

Peter la guardò sempre più confuso e le chiese «Come?»

Le lo guardo pratica «Sì! Insomma io ti bacio e tu mi chiedi scusa? »

«Tu mi baci …?» Peter era sconvolto e Susan lo guardava come fosse un pazzo.

«Sì! » poi vide la sua espressione sempre più scioccata e aggiunse «O forse no?»

«Io ti ho baciato!» disse convinto.

La ragazza lo guardò felicissima «Oh davvero? Ma allora non sono pazza!»

Peter la guardò convinto di aver perso qualche punto della conversazione e lei notandolo si affrettò a spiegare rossa in volto «Ecco io credevo di averti baciato … per questo ti evitavo … mi sentivo in imbarazzo con te per aver fatto una cosa tanto sciocca …»

Entrambi si fissarono e arrossirono, per poi scoppiare a ridere. Peter però tornò subito serio e disse «Aspetta … perché avresti dovuto baciarmi tu?»

«Ugh.» fu tutto quello che uscì dalla bocca di Susan.

Lui la fissò intensamente e ripeté «Susan. Perché mi avresti dovuto baciare?»

La ragazza distolse lo sguardo e provò a cambiare discorso ma il Re Supremo non la lasciava andare.

«Susan dimmelo. Provi … provi qualcosa per me?» chiese quasi speranzoso.

Lei lo guardò timida e respirò profondamente. Era alla fine arrivato il momento della verità. «Io credo ... io credo … credo che tu mi piaccia... in un modo più profondo …»

Susan si era aspettata di tutto. Uno sguardo sconvolto, un espressione di disgusto, una fuga, più probabilmente qualcosa che somigliava alla pietà e un «Mi dispiace, ma non sei il mio tipo», ma mai un bacio.

Nemmeno il tempo di finire la frase che le labbra di Peter erano premute sulle sue. Fu un bacio diverso dal primo, più feroce, pieno di desiderio e passione.

Lei gli lanciò le mani al collo e lui l’avvicinò a sé per la vita. Fusi insieme in un bacio l’uno perso nell’altro, quando la Susan logica decise di spuntare fuori ricordando che quello a cui era aggrappata era il ragazzo di sua sorella.

Spalancò gli occhi e si allontanò spingendolo via. Un espressione perplessa si dipinse sul suo volto e lei si limitò a dire prima di fuggire via «Non posso!»

Dopo un primo momento di sconcerto si affrettò a inseguirla e la fermò per un braccio «Susan! Cosa vorresti dire con “non posso”?»

Alzò gli occhi ferita «Tu stai con mia sorella Lilliandil!»

Peter spalancò la bocca. Ancora una volta aveva dimenticato la mezza stella. «Io le parlerò! Susan io ti amo … voglio stare con te!»

Lei si divincolò dalla sua stretta «No … Peter non posso farlo! Non chiedermi di andare contro mia sorella perché non lo farò! Abbiamo già troppi problemi tra di noi senza metterci anche un ragazzo in mezzo!»

«E’ questo che sono per te? Solo un ragazzo? Uno dei tanti?»

«Non ho detto questo!»

«E cosa vorresti dire allora? Spiegati perché non ti capisco! Dici di essere innamorata di me, ma poi te ne esci così con un “non posso”!»

Lei lo guardò intensamente e gli mise le mani sulle spalle per calmarlo. Lui ricambiò lo sguardo e attese la sua risposta «Quello che ho detto prima era vero … ma non possiamo … non funzionerebbe … io non posso proprio farle questo! È mia sorella!»

«Susan …»

«Peter per favore … non potrebbe funzionare nemmeno se lo volessimo con tutti noi stessi. Tu adesso pensi di essere innamorato di me, ma infondo lo pensavi anche di Lilliandil fino a poco fa … »

«Non giudicare i miei sentimenti Susan! Io non ho mai detto di essere innamorato di Lilliandil! E soprattutto Io non penso di essere innamorato di te!» urlò frustrato dandole uno sguardo disperato.

Susan si girò dandogli le spalle raccolse la gonna e prima di defilarsi disse «Basta così,per favore. Non cambierò idea.»

Questa volta Peter non la inseguì, ma rimase fermo sul posto guardandola correre via.
  
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