Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |       
Autore: Layla    11/02/2013    2 recensioni
"“Ci starai stanotte?
Sai ho sempre paura che tu ti stanchi di perdente come me!”
Io lo guardo male.
“Quando dici queste cose sei un perdente. Tu non sei un perdente e io verrò questa notte, perché, se non l’hai ancora capito, ti voglio bene! Razza di scemo!”
Detto questo corro via, sperando di non avere combinato un guaio epocale e di avere ancora Naruto nella mia vita.
Dio, perché l’ho detto?"

{NaruHina scritta ispirandosi ad "After Midnight" dei blink-182, ambientata nel film "Road to ninja", quello in cui i personaggi hanno personalità contrarie rispetto a quelle del manga e dell'anime}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1)The love and the lies  between us

Dedicato a Sara A.K.A. Beck,
la donna dai  formidabili
NaruHina Fellings.
Aka nel cuore.

I can't get my feet up off the edge
I kind of like the little rush you get
When you're standing close to death
Like when you're driving me crazy

 

Ho sempre odiato le feste in chimono.
I chimoni li amo: sono eleganti, pratici nella loro scomodità, meravigliosi nelle loro fantasie e  conferiscono un che di misterioso.
Io non voglio fare l’esagerata, ma almeno per l’ultima cosa non ho bisogno di un chimono per sentirmi gli occhi di tutti addosso, bastano i miei di occhi.
Sono una Hyuga, i miei occhi sono di un lillà chiarissimo che nessuno al di fuori della nostra famiglia possiede e sono dotati di un abilità detta Byakugan. È un’abilità speciale molto temuta; permette di vedere il sistema circolatorio del chackra e tramite alcune mosse, patrimonio della mia famiglia, bloccarne i punti di uscita.
I nostri nemici hanno tentato in tutti i modi di impossessarsene e qualcuno c’è riuscito, a prezzo della vita di mio zio.
Meglio presentarmi, comunque, io sono Hinata e ho quindici anni. Quando arriverò a ventun’anni verrò investita del ruolo di capoclan e so già che altro non sarà che un’immensa rottura di palle.
Mio padre è sempre impegnato e stressato per questo ruolo e la sua faccia ha subito una drastica mutazione da umana a maschera di legno con sempre la stessa espressione stampata sopra.
Non ha pianto nemmeno al funerale del suo gemello perché faceva parte della casata cadetta e uno della casata principale non può farlo per via dell’etichetta.
Già, un ‘altra particolarità del nostro clan è che siamo divisi in due casate: la cadetta – i cui componenti sono marchiati fin dalla nascita con una svastica in fronte – e la principale.
Il compito della casata cadetta è proteggere a costo della vita la casata principale e di non far cadere il byakugan in mani nemiche.
E questo ci riporta a mio zio Hizashi, che è per morto per me.
Non è una cosa che mi piaccia ricordare, soprattutto quando sono in una sala di gente che ride in modo falso e fa tintinnare bicchieri di costoso champagne francese, ma è quella che più di tutto mi ha formato il carattere.
Avevo cinque anni quando qualcuno si intrufolò in casa mia e mi rapì, fino ad allora ero sempre stata una bambina timida che aveva un debole per un solo bambino timido quanto me: Naruto Uzumaki, il figlio dell’hokage.
Ritrovarmi in una casa estranea con della gente che non faceva altro che maltrattarmi e spaventarmi ha risvegliato in me una forza che non credevo di possedere. Provai due volte a scappare, ma venni ricatturata entrambe le volte e massacrata di botte.
Ci avrei riprovato anche una terza o una quarta, ma intanto – nella mia grande ed elegante casa di legno – veniva stipulato l’accordo che mi avrebbe portato via da lì.
Il capoclan degli Hyuga in cambio della mia vita era la richiesta, venne accettata, solo che il corpo che venne consegnato ai miei rapitori  non era quello di mio padre, ma di mio zio.
Se ne accorsero quando ormai era troppo tardi e sapevano di non poter protestare per non scatenare un incidente diplomatico e  una conseguente guerra con Konoha.
Credo che sia stato da allora che mio padre ha indossato la sua maschera di pietra e che abbia perfezionato l’arte quando mia madre è morta per partorire la mia sorellina Hanabi.
Io invece da quella volta ho iniziato a nasconderla mia timidezza e ad allenarmi come una pazza insieme a Neji e a mio padre. Neji è più bravo di me, ma io non me la cavo male e lui è soddisfatto.
Ora mi ha lasciato nelle mani di Neji e lui si dedica a Hanabi.
Neji è il mio migliore amico – mio fratello – siamo cresciuti insieme, anche se ora un po’ mi preoccupa la sua tendenza a fare il maniaco sessuale. È tutta colpa di KIba – uno dei miei due compagni di squadra – che lo ha iniziato alle porcherie che scrive Jiraya-sensei.
Infatti poco più in là il mio cuginetto ci sta spudoratamente provando con una ragazza presente alla festa, che non sa come liberarsene.
Bene, è giunto il momento di andarsene. Con calma mi dirigo verso la porta che dà sul nostro salotto privato, ma mio padre mi intercetta.
“Dove vai, Hinata?
La festa è per te, per trovarti un futuro marito.”
Io sfoggio il mio migliore sorriso.
“Ho una brutta notizia per lei, padre. Nessuno dei ragazzi presenti sarà il mio futuro marito.”
“Non sarai ancora innamorata di quel ragazzino?”
Con un abile scatto della mano mi porto il ventaglio davanti alla bocca per cercare di non fargli capire che ha ragione, ma con lui questi trucchetti sono inutili: mi conosce troppo bene per lasciarsi ingannare.
Lui sospira.
“Ah, Hinata, Hinata sei testarda come tua madre.”
“Padre, so che volete maritarmi con uno della casata cadetta per non far diminuire il potere del byakugan o con un’Uchiha per aumentarlo e condivido questi vostri ragionamenti.
Il byakugan è il nostro tesoro più prezioso, ma ricordatevi che nemmeno Naruto Uzumaki è un pessimo partito. Egli è figlio dell’Hokage più abile che Konoha ricordi e della rappresentante della più importante delle casate del Villaggio del Vortice: Kushina Uzumaki.
Potrebbe rinsaldare l’amicizia tra i due villaggi dopo il matrimonio tra il primo Hokage e Mito Uzumaki e quello del quarto con Kushina.
E poi… Naruto potrebbe sviluppare il rinnegan, come quel Nagato che appartiene al suo stesso clan e per il byakugan potrebbe essere un bene, ne uscirebbe più forte.”
Mio padre ride.
“Le tue argomentazioni sono interessanti e le prenderò in considerazione.
Vai, ma sappi una cosa: gli hokage possono cambiare e decadere, ma le famiglie nobili no.”
Io annuisco, so dove vuole andare a parare, ma non sarà certo questo a fermarmi.
“Permettetemi di ricordavi che gli Uzumaki sono una famiglia molto importante con un’abilità molto interessante: sono in grado di mantenere all’interno del loro corpo i biijuu meglio di un comune ninja.
Potrebbe essere fonte di lustro e un avanzamento di posizione all’interno del villaggio per la nostra famiglia.”
Lui annuisce e mi fa cenno di andare, lo sa benissimo che la battaglia è persa.
Io tiro il fusuma e mi ritrovo in una stanza elegante, ma più piccola. C’è solo mia sorella che legge qualcosa comodamente sdraiata sotto il kotatsu.
Io mi avvicino e le scompiglio i capelli.
“Ciao pulce, come va?”
“Bene, prima che arrivassi tu. Non c’è nessuno di tuo gradimento?”
Io scuoto la testa.
“Non ti porterà a nulla la cotta per quell’Uzumaki, stai disonorando la nostra famiglia.”
“Nostro padre sembra pensarla diversamente, scricciolo.”
“Non chiamarmi più così, inutile. È una vergogna che una rappresentante della casata principale si faccia battere da uno di quella secondaria.
Nostro padre avrebbe fatto meglio a morire per salvarti piuttosto che vederti crescere così deviata!”
Lo so che non dovrei dare peso a quelle che sono le parole di una bambina offesa che tenta di fare l’adulta, lo so benissimo eppure la mia mano scatta senza che io la possa fermare. Le mie cinque dita si imprimono sulla pelle pallida di Hanabi, lasciando un’impronta visibile.
Due lacrime fanno capolino dai suoi occhi, mentre si tocca sconvolta la guancia.
“Non fare la donna vissuta con me solo perché a dieci anni hai letto un paio di libri importanti e di strategia, Hanabi.
Quello che faccio con Naruto non è affar tuo e, che ti piaccia o no, sono io la futura capoclan, non tu. Ammesso che tu non voglia uccidermi, in tal caso concedimi di ricordarti un paio di cose, cara: saresti rinnegata dagli Hyuga e saresti cacciata dal villaggio come ninja traditrice.
Tieni bene queste cose nel tuo piano perfetto o potrebbe andare a puttane e rovinarti la vita, sorellina.”
Dico con un tono tagliente che la fa deglutire.
Richiamato dal casino arriva mio padre a dare un’occhiata.
“Che succede qui? Hinata? Hanabi?”
“Nulla, padre. Io e mia sorella abbiamo avuto una discussione, cose futile da adolescenti, torni pure alla festa. Uno Hyuga è pur sempre richiesto, no?”
Concludo inchinandomi e regalandogli il mio sorriso più smagliante. Se mio padre sapesse quello che mia sorella ha detto la punirebbe severamente e non voglio.
“D’accordo, ma la prossima volta che avrete discussioni su argomenti,uhm, adolescenziali cercate di risolverle in maniera più civile.”
Detto questo se ne va e io corro al piano di sopra, in camera mia, nonostante Hanabi chiami più volte il mio nome. Non avrebbe dovuto tirare in ballo quell’episodio, nessuno lo deve mai fare in mia presenza!
Con rabbia mi tolgo il mio chimono preferito e indosso un paio di pantaloncini strappati, una lunga maglia nera con un paio di buchi e degli anfibi. Sono l’unica a Konoha a portare scarpe che non siano sandali ninja. Mi guardo allo specchio e appesantisco il trucco con matita e ombretto nero e libero i miei capelli dalla complicata acconciatura in cui li avevo. Ora ricadono liberi e lisci sulle mie spalle sottili e per un attimo lo specchio mi riflette l’immagine di un’ Hinata spaventata e timida, quella che potrei essere io in un altro mondo.
Chi se ne frega.
Prendo una borsa e salto giù dalla finestra. Atterro in cortile senza fare rumore ed esco da casa mia senza problemi: conosco i turni di guardia dei membri della casata cadetta, so i punti deboli che ci sono nel loro percorso.
Mi allontano veloce come un fulmine, correndo lungo i fili del telefono e saltando sui  tetti delle case, decisa a raggiungere il posto che mi interessa.
Arrivo al lago di Konoha giusto in tempo per vedere la luna piena che si specchia sulle sue acque placide e la sua figura che si staglia sulla riva.
Naruto.
Mio unico amore e mio unico tormento.
Io lo amo da impazzire – darei la mia vita per lui, combatto contro mio padre per lui – e lui è ancora infatuato o innamorato di Sakura.
Dovrei stargli alla larga e Dio solo sa quanto ci abbia provato, sono persino uscita con quel mandrillo di Sasuke Uchiha, ma non è servito. Non appena lui ha allungato le sue mani su di me l’ho steso con un paio di colpi e la cosa è finita lì.
Non posso liberarmi di Naruto.
Amo il suo modo di fare – mezzo timido, mezzo sbruffone – amo il suo corpo, amo il suo modo di combattere. Combatte con un’incoscienza senza pari, come se non avesse per niente paura della morte, e lo fa sorridendo.
Lo fa con lo stesso sorriso che riserva a me quando facciamo l’amore: un misto di impudenza e timidezza.
E ogni volta che facciamo l’amore per me è come saltare da una scogliera con solo il suo corpo a proteggermi e accompagnarmi verso il mare.
È la mia droga.
È la mia ossessione.
È l’unico che amerò sempre.
È l’unico che spero che un giorno mi ami davvero con tutto sé stesso, non solo con il corpo.

 

Hold on as we crash into the earth
A bit of pain will help you suffer when you're hurt, for real
'Cause you are driving me crazy

Mi avvicino in silenzio a  lui, facendo il meno rumore  possibile, poi quando sono a pochi centimetri urlo un sonoro: “buh!”che lo fa sobbalzare.
“Ma sei matta?”
“Chi credevi potesse essere se non io?”
Chiedo calma mentre mi siedo.
“Chenneso. Sasuke Uchiha ad esempio.”
Io mi accendo una sigaretta ridendo.
“Sasuke Uchiha? Quello che pianterebbe il  suo pene in un cadavere a patto che sia ancora un po’ caldo?”
“L’ho visto passare poco fa con Ten Ten, magari voleva fare una cosa a tre. Lo sai che quello è matto.”
Io mi stendo a terra, guardando le stelle e il fumo che sale.
“Ten Ten, eh? A mio cugino non piacerà questa cosa.”
“Ma se tuo cugino è un altro maniaco!”
Io stringo i pugni.
“Mio cugino è un maniaco, ma è anche innamorato di Ten Ten.” Sibilò nervosa:” Sasuke Uchiha non ama nessuno se non sé stesso.”

“Tu non lo conosci!”
Io gli rispondo con una delle mie solite risate sarcastiche, quelle che lui odia.
Mi toglie la sigaretta di mano e mi bacia violentemente.
“Stai zitta, tu non sai un cazzo di niente, principessina viziata chiusa nel suo mondo!”
Mi bacia con violenza e mi toglie la maglietta ansimando.
“Nemmeno tu sai niente, figlio del hokage!”
Lo atterro baciandolo a mia volta e togliendogli la maglietta.
“Tu non sai nulla della malvagità.”
Mormoro massaggiandogli in modo circolare la zona intorno all’ombelico, dalla mia posizione a cavalcioni sento che lo sto eccitando.
“Non sai niente dei giochi di potere e di quanto sia nero il cuore degli uomini.”
Gli bacio l’ombelico e poi ci infilo la lingua, simulando nemmeno troppo velatamente una penetrazione.
Lui sussulta e trema, ma non mi dà la soddisfazione di gemere.
Mi prende per i capelli e con furia mi mette sotto di lui, mi spoglia senza dolcezza.
Non l’ho mai visto così, ma non riesco comunque ad avere paura.
Da due carezze veloci ai miei seni e mi morde i capezzoli e io devo fare appello a tutti i kami per non gemere di dolore.
Mi guarda con uno sguardo che è un misto di rabbia, dolore ed eccitazione.
Infila due dita nella mia femminilità e poi subito dopo, senza nemmeno prepararmi a dovere, il suo pene, sul mio volto si dipinge una smorfia di dolore, sul suo una specie di trionfo malsano: quello del padre che punisce la figlia sgarbata.
Facciamo sesso così, lui che spinge come un dannato con una serie di colpi forti e secchi che mi fanno quasi urlare dal dolore e io che mi aggrappo alla sua schiena e che vengo zittita dalla sua lingua nella mia bocca quando proprio non ce la faccio.
Quando urlo troppo dal dolore, lui mi bacia per farmi stare zitta e così facendo lui arriva all’orgasmo. La faccia – solitamente bonaria – di Naruto si deforma per il piacere distorto che ha provato nel farmi male.
Io non riesco nemmeno a rialzarmi, ho tutte le ossa che mi fanno male e la mia femminilità che brucia dal dolore.
Lui se ne va senza dirmi niente, è la prima volta che lo fa.
Io – non appena ritrovo un minimo di forze – mi rialzo, mi vesto e mi stendo sul prato fumando un’altra sigaretta.
Ho ferito Naruto, gli ho dato un piccolo assaggio di quello che soffrirà tra qualche mese e allora non potrà sfogarmi con me, allora dovrà biasimare solo sé stesso.
Tiro una boccata dalla mia sigaretta con gli occhi offuscati dalle lacrime.
Un po’ piango per il dolore fisico, un po’ per l’umiliazione che ho subito, un po’ perché per lui sono sempre l’altra, un po’ perché lui non crede in me.
È questa la cosa che fa più male: lui non crede in me.
Lui preferisce credere a Sakura, preferisce amare Sakura anche se sarà sempre rifiutato, preferisce ferire me piuttosto che fare del male a lei.
Io arrivo sempre dopo; di lui vedo sempre la schiena che se ne va dopo che abbiamo fatto l’amore.
Forse ho esagerato con la storia di Sasuke, ma lui non doveva trattare Neji così, è come un fratello per me e anche se so che è un maniaco guardone, so anche che ama Ten a suo modo e che non tradirebbe mai il villaggio e lascerebbe le ragazze con più stile di Sasuke.
Conosco un sacco di ragazze che sono state lasciate da lui e hanno tutte alcune cose in comune: il cuore spezzato e la furia cieca verso di lui per averle illuse con mille promesse, lasciate e poi essere sparito.
Neji almeno non le illuderebbe o si farebbe sentire ancora, è un gentiluomo nell’anima mio cugino, Sasuke lo è solo per casata e ci passa tutta la differenza del mondo.
Provo compassione e pietà per Sakura, dovrei odiarla e non ci riesco, perché lei pende dalle labbra di Sasuke e lui lo sa e ci gioca.
La tratta come un cagnolino: due carezze, un contentino e poi la caccia.
E Sakura soffre.
E Naruto soffre.
E Ino, la sua migliore amica che ci è passata prima di lei e l’ha messa in guardia in tutti i modi, soffre.
E io soffro.
Vorrei che Naruto per un attimo vedesse qual è il vero Sasuke Uchiha in modo che si renda conto di chi difende.
Tralasciando la questione ragazze, Sasuke ha un piano di cui Naruto non è minimamente a conoscenza e che prevede questo: allontanarsi dal villaggio una volta sostenuti gli esami per diventare jonin alla ricerca del potere.
Io sono l’unica ad averlo sentito, me l’ha confessato da ubriaco prima di provarci pesantemente con me e di ricevere quello che meritava.
Non ho ben capito se se ne vuole andare per raggiungere quel rinnegato di Orochimaru-sama o certi suoi parenti rinnegati quanto il ninja leggendario.
Ecco quello che è il grande Sasuke Uchiha: un ragazzo egoista e troppo pieno di sé.
È un ragazzo che non esiterà un attimo a lasciare il suo migliore amico per seguire la strada che vuole e che non esiterebbe ad uccidere Naruto se fosse necessario.
È un ragazzo a cui non importa di spezzare il cuore di una ragazza che lo ama anche per i suoi innumerevoli difetti e che difende le sue tenebre e il suo agire.
Sasuke è solo questo: un misero mezzo uomo.
E quando questo accadrà – e accadrà – non lo perdonerò mai perché sarà lui ad aver fatto soffrire la persona che amo di più al mondo e a Naruto questa notte sembrerà solo il preludio del vero dolore che gli piomberà addosso.
Sarà come catapultato su un pianeta sconvolto e forse si ricorderà di me, dei miei mezzi avvertimenti, ma sarà troppo tardi: starà già soffrendo.
Mi rialzo e mi riavvio verso casa, sono circa le quattro così cado subito addormentata.
Il giorno dopo a colazione sono uno zombie e sono il caffè è in grado di rianimarmi, a peggiorare le cose ci si mette mio padre che mi convoca subito dopo nel suo studio.
Di solito lo fa per cose importanti, immediatamente mi sale il batticuore e il mio pensiero corre alle mie fughe notturne.
Apro il fusuma e lui è comodamente seduto sulla sua poltrona intento a consultare delle carte.
Richiamo la sua attenzione con due colpi di tosse e spero che vada tutto bene.
“Padre.”
“Oh, Hinata. Siediti siediti.”
Io eseguo e lui mi dedica la sua piena attenzione, scrutandomi con i suoi occhi inespressivi, sembra quasi che mi vogliano scandagliare l’anima.
“Tu frequenti Naruto Uzumaki, vero?”
Per un attimo sono tentata di dirgli di no, ma so che non se la berrebbe.
“Sì, padre.”
Lui fa uno stranissimo sorrisetto.
“Tua madre aveva la tua stessa espressione quando disse a tuo nonno che ci frequentavamo.”
“Da quando lo sa?”
“Da ieri sera.”
Il mio cuore perde un battito.
“Ho sentito l’intero discorso tra te e Hanabi e ho trovato estremamente lodevole il fatto che tu abbia coperto il suo intervento maleducato.”
Io abbasso la testa a mo’ di assenso.
“Così la sera ti ho tenuta d’occhio e ti ho visto fuggire. Complimenti, hai individuato tutti i punti ciechi e le pecche della nostra difesa come un’abile stratega.”
Io arrossisco.
“Padre, scusa…”
Lui alza una mano per farmi tacere.
“Non ti impedirò di vederlo, voglio solo sapere da padre cosa ti tormenta.
Se tua madre fosse stata ancora viva ne avresti parlato a lei e lei ne avrebbe parlato a me, ma lei purtroppo non c’è più, così l’ingrato compito del confessore tocca a me.”
Conclude con un sorriso.
Io lo guardo stranita per un attimo, poi prendo un profondo respiro: “Lui non mi ama, padre. Non so cosa provi per me, ma di sicuro non mi ama perché i suoi pensieri sono sempre rivolti a Sakura Haruno… e io non so cosa fare.
Cerco di fare andare avanti questo rapporto strano e degradante in attesa che lui  mi dica cosa provi.”
Abbasso gli occhi.
“HInata! Chi sei tu?”
“Una Hyuga, padre.”
“Manca ancora una cosa.”
“Una futura capoclan Hyuga.”
“Una futura capoclan Hyuga ottiene sempre quello che vuole, ricordatelo.
Io non sono un esperto di queste cose – ci vorrebbe tua madre – ma tu devi impegnarti al massimo per farlo innamorare di te.
So che non avrai né pace né marito finché non ci riuscirai e io so che ce la farai perché ho fiducia in te.”
“Grazie padare!”
Lo ringrazio commossa e con la stranissima sensazione che in un altro mondo mi avrebbe spellata viva se mi fossi messa a frequentare Naruto.
Rinfrancata, esco dallo studio di mio padre.
Naruto, sarai mio.

 

Bite your lips, the word's a robbery
Do you grin inside? You're killing me
All along we talked of forever
I kind of think that we won't get better
It's the longest start, but the end's not too far away
Did you know?
I'm here to stay

 

Finita la predica esco ed entra Hanabi al mio posto, per lei la vedo dura.
Raggiungo la mia squadra, Shino è seduto in disparte che osserva un qualche insetto probabilmente, Kiba sta giocando con Akamaru.
“Ehi, Hinata!
Ieri sera ci avete dato dentro, eh!”
Io lo fulmino.
“Zitto, coglione! Questi non sono affair tuoi e poi sta arrivando Kurenai-sensei.”
Lui mi lancia un’occhiataccia, ma non protesta: la nostra maestra sta arrivando davvero.
Ha la pancia gonfia e incede un po’ faticosamente con il passo a papera tipico delle donne incinte.
“Buongiorno, sensei! Come sta?”
Lei si siede su di un masso e tira un sospiro di sollievo.
“Mi fa male la schiena e il bambino non ha smesso di scalciare un attimo questa notte.”
Per un attimo mi perdo a pensare a come sarebbe avere un bambino con Naruto.
“Ma tutti i miei malanni da donna incinta non ci impediranno di continuare il nostro allenamento!
Forza ragazzi, al lavoro!”
L’allenamento è massacrante come al solito, in più io – come faccio da sempre – mi fermo una mezz’ora in più per allenare i jutsu legati al mio byakugan.
Quando finisco  è mezzogiorno e mezzo e ho una fame bestiale, Kiba e Shino se ne sono andati a casa loro a mangiare, ma casa Hyuga oggi mi sembra troppo lontana da raggiungere.
Per una volta andrò in paese a mangiare e questa sera mi scuserò con la signora Yumi – la cuoca – per non esserci stata. Cammino per le vie di Konoha indecisa su dove andare quando passo davanti all’Ichiragu Ramen e sento una voce conosciuta: Naruto.
Incuriosita mi fermo e noto che sta parlando con Sasuke Uchiha, questo mi fa decidere che mangerò lì, con nonchalance mi siedo al tavolo dietro al loro e aguzzo le orecchie mentre aspetto che la cameriera si faccia viva.
“E così te la sei fatta, eh?
E com’è la piccola Hyuga?”
“Brava.”
Sasuke dà un morso a qualcosa.
“Naruto, fammi capire… Ti stai facendo la ragazza più figa del villaggio, quella con due bocce enormi e un patrimonio sterminato e tutto quello che sai dirmi è che è brava?
O sei gay o c’è qualcosa che non mi vuoi dire.”
“Gay sarai tu, inculeresti persino in il tuo cane quando sei in astinenza!
Comunque è per Sakura, lo sai che mi piace.”
L’altro ride.
“Se Sakura ti piacesse davvero non ti scoperesti Hinata, faresti come tutti gli sfigati che hanno la ragazza che amano innamorata del loro migliore amico: ti ammazzeresti a forza di seghe.”
Lui sbuffa.
“Uhm, non è che la piccola Hyuga scopata dopo scopata ti piace?”
“Muovi il culo, Sasuke. Andiamo a pagare e poi ad allenarci.”
Sasuke ride.
“Ti piace, ti piace!”
E ogni volta che le dice è un colpo al cuore. Davvero io piaccio a Naruto?
Davvero?
Rimango imbambolata con questi pensieri che mi girano in testa fino a che non fa la sua comparsa la cameriera.
Io ordino un semplice ramen e lo mangio lentamente, pensando al discorso di poco prima. Sasuke è un idiota patentato, ma le sue domande hanno prodotto una reazione in Naruto: lo stesso sorriso timido che appare quando parla di Sakura.
Mi appiglio a questo particolare insignificante come un naufrago a un pezzo di legno, forse ho fatto un piccolo passo avanti.
Forse quel sorriso adorabile che mai mi è stato rivolto da lui – usato solo per Sakura – e che ha lungo mi ha ucciso dentro può guarire le mie ferite.
Ghignavi dentro di te quando vedevi quanto mi facesse male?
Capivi quanto mi stessi uccidendo?
Forse ti sentivi forte sapendo di far male a una rappresentante di una delle casate più importanti di Konoha.
Ora però quel piccolo e adorabile sorriso è stato dedicato anche a me e mi sento come avessi vinto una battaglia.
Gli allenamenti del pomeriggio proseguono con più energia e se ne accorge anche la mia sensei che mi dona uno dei suoi sorrisi di incoraggiamento.
Io le sorrido di rimando e continuo con tutta la mia energia, mi impegno talmente tanto che Kurenai mi concede di andare via un’ora prima dall’allenamento.
Mi sto già pregustando il lungo bagno che mi farò nelle terme di casa mia quando due mani si posano sulla mia bocca e mi tirano indietro.
Flash del mio rapimento attraversano la mia mente come schegge impazzite e prima ancora che entri in funzione la mia parte razionale, mi volto e colpisco lo sconosciuto con una serie di colpi secchi e precisi che gli bloccano i principali punti di uscita del chackra.
Solo quando è steso a terra inerme mi accorgo che è solo Naruto.
“Di’ un po’! Volevi uccidermi?”
“Non e ripeto non mettermi mai le mani così perché potrei ucciderti sul serio.”
Lo aiuto a rialzarsi e insieme ci trasciniamo verso il lago di Konoha.
“Come mai questa reazione?”
“Da piccola mi hanno rapita.”
Sputa secca.
“Mi dispiace.”
Io alzo le spalle.
“Quello che non ti uccide fortifica, si dice così, no?”
Lui annuisce.
“Hinata, io volevo scusarmi per ieri sera, non intendevo comportarmi così e farti del male, non so cosa mi sia preso.”
Io gli accarezzo lievemente la guancia e sorrido.
“è tutto a posto.”
“Sicura?”
“Sì.”
Lui si stende e io lo imito.
“Hinata, ci pensi mai al futuro? A cosa vuoi fare?”
“Io sarò la capoclan degli Hyuga, il che sarà una gran seccatura. Cerco di non pensarci, ma quando alla sera arriva il precettore per insegnarmi quello che mi serve per essere una bambolina, ma con il pugno di ferro non  posso evitarlo.
Tu?”
Lui si alza in piedi e mi guarda dritto con i raggi del sole al tramonto che gli fanno come da corona.
“Io sarò Hokage, come mio padre!”
Io sorrido.
“Ce la farai.
La grinta non ti manca e nemmeno il nome. Voglio dire, tuo padre è uno degli hokage più bravi di konoha e tua madre è un’Uzumaki, una famiglia importante.”
“Il precettore ti insegna anche a fare queste considerazioni?”
Io sbuffo.
“Sì, me lo insegna, ma io non sempre lo ascolto. Parlo con chi mi pare indipendentemente dalla famiglia a cui appartiene.”
Lui sorride.
“Meno male, per un attimo ho pensato che fossi una di quelle snob che parla solo con i titolati!”
Io gli mollo un pugnetto sulla spalla.
“Mi conosci da mesi e ancora pensi che potrei essere così!”
Lui ride, un suono bellissimo.
“Ma dai che scherzavo!”
Rimaniamo un attimo in silenzio.
“Chi è quella pazza con i capelli rossi che ti stai portando dietro ultimamente?”
Lui si picchia la mano sulla fronte e si lascia andare a un’espressione scazzata.
“Mia cugina Karin. Suo padre si è fissato con l’idea che noi dobbiamo sposarci, anche se sia mia madre che mio padre gli hanno detto che non sono d’accordo.
Adesso è partito per un “viaggio diplomatico”” virgoletta questa espressione con le mani: “E ce l’ha rifilata per due settimane. Non posso dormire sogni tranquilli perché ho paura che di notte mi violenti.”
Presto sarà lei a non dormire sogni tranquilli perché la pesterò talmente tanto per farle passare la cotta per Naruto che tremerà non appena lo vedrà.
“Povero cucciolo!”
Lo attiro a me e ci baciamo in mezzo all’erba, accarezzandoci e ridendo.
“Ci starai stanotte?
Sai ho sempre paura che tu ti stanchi di perdente come me!”
Io lo guardo male.
“Quando dici queste cose sei un perdente. Tu non sei un perdente e io verrò questa notte, perché, se non l’hai ancora capito, ti voglio bene! Razza di scemo!”
Detto questo corro via, sperando di non avere combinato un guaio epocale e di avere ancora Naruto nella mia vita.
Dio, perché l’ho detto?

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Layla