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Autore: chaska    11/02/2013    2 recensioni
«E tu saresti un angelo?»
Alfred lo guardò per bene. Era bello come i disegni nei suoi libri, va bene, ma lui un angelo? Non lo sembrava affatto.
«Senti marmocchio, non è il momento adatto per cose del genere.»
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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{Storia di un bambino impertinente, di un angelo scorbutico e di un demone ammattito.
Insomma, proprio un bel quadretto.










«E tu saresti un angelo?»

Alfred lo guardò per bene. Era bello come i disegni nei suoi libri, va bene, ma lui un angelo? Non lo sembrava affatto.

«Senti marmocchio, non è il momento adatto per cose del genere.»

Il bambino lo fissò incerto, mentre si dondolava sulle punte dei piedi. Sicuri che fosse un angelo? No, perchè c'era qualche particolare che non gli quadrava affatto.

«E non azzardarti a toccarmi le ali o farai una brutta fine!»

Il biondo ritirò la piccola mano e la cacciò subito dietro la schiena, imbronciato.
Doveva pur capire se quello strano tipo in tunica, con tanto di ali che gli spuntavano dalla schiena, fosse vero o no! Era il compito di un eroe capire se si trattasse di un falso, eh! Perchè di indizi che lo portavano a credere tutt'altro ce n'erano fin troppi. Gli angeli di solito non hanno il volto arrossato dal pianto, nè tantomeno una bottiglia dall'aria strana in mano.
Però non poteva appurarlo, senza toccarlo. Dannazione.

«Non mi sorprende che ti abbiano sgridato.»

Disse alla fine, le guance gonfie di risentimento per quel trattamento del tutto indegno.
Arthur, dal suo canto, staccò le labbra dalla bottiglia di rhum e guardò il bimbo che, insistente, gli stava rovinando il suo perfetto momento di desolazione.
Era una vera seccatura che i bambini potessero vedere le creature angeliche, almeno fino a una certa età. Poi potevano scorgerli solo gli 'illuminati', ma di quei tempi ce n'erano assai pochi, quindi potevano girare tranquillamente indisturbati. Dopotutto chi dà mai retta ai fantasiosi vaneggiamenti di un moccioso?
Nessuno.

«Sgridato?»

«Certo, sgridato. E magari ti hanno tirato anche le orecchie."

Affermò convinto Alfred. Sua madre, con lui, lo faceva sempre quando si comportava male.

«Orecchie.»

Ripetè ancora Arthur, rischiando di risultare ripetitivo. Ma al diavolo, era ubriaco, poteva permettersi cose come queste dopo aver ingollato mezza bottiglia di rhum!

«Mh-mh. Perchè non sei un angelo come si deve. Parli male e puzzi. Ti hanno sgridato per questo!»

Il piccolo Alfred si lasciò prendere la mano, ipotizzando il motivo della situazione di quel biondo angelo. Era divertente dire tutte quelle cose, così come le diceva sua madre a lui.

«Oh! E magari non preghi abbastanza. E non fai i compiti- »

«Noi non abbiamo compiti.»

Bofonchiò Arthur secco, interrompendo il divertimento del bambino, concentrandosi nuovamente sul suo rhum.
Che compiti potrebbero mai avere, poi, gli angeli? A parte essere dannatamente perfetti per il resto dell'eternità?
Nulla, assolutamente nulla.

«Oh. Allora siete fortunati.»

Meditò più fra sè e sè che altro. Non avere compiti da fare a casa, quello doveva essere il paradiso -ovviamente.

«E nessuno mi ha sgridato, o tirato le orecchie.»

Ci tenne a precisare, trovando sul fondo della bottiglia l'orgoglio prima momentaneamente perduto. Sante bottiglie, ti rendono sempre le situazioni più chiare, dopo averle svuotate.

«Oh, e ora dici anche le bugie!Dovresti smetterla, prima che ti sgridino di brutto!»

Arthur strinse in maniera più forte il collo dell'ormai vuota bottiglia reprimendo un moto di ira. Quel bambino gli stava seriamente cominciando a stare sui nervi.

«Ti ripeto che nessuno avrebbe alcun motivo di sgridarmi o quant'altro.»

E perchè mai, alla fin fine? Cos'aveva fatto di male Arthur?
Forse solo una cosa. Quella di innamorarsi di quello stupido, tentatore, affascinante demone.
Forse era per quello che si trovava lì a bere alchol e a litigare con un moccioso e in generale a comportarsi come nessuna creatura angelica dovrebbe.
Forse. Non ne era del tutto certo, alla fin fine.
Arthur stava prendendo fiato per rivolgersi in malo modo a quel bambino e così cacciarlo, quando quello tutto a un tratto si voltò spaventato.

«Oh, mia madre mi chiama.»

Arthur corrucciò le folte sopracciglia confuso. Lui non aveva sentito nulla.

«E' stato un piacere, mister angelo. Bye!»

E si mise a correre dalla parte opposta da dove si trovavano.
Arthur ci mise qualche secondo ad elaborare il tutto, e quando riuscì nell'opera, stava per alzarsi e rincorrerlo.
Se lui non aveva sentito la donna chiamarlo, allora ciò non significava nulla di buono.

«Ehi ragazzino!»

Cercò di richiamarlo mentre bercollava instabile sui piedi. Oh dannazione a quel rhum, perchè cascava sempre nella sua trappola e continuava a berlo?
Stava giusto cercando di rincorrerlo, quando sentì qualcosa trattenerlo dalle spalle.
Arthur si voltò agitato e... beh, non avesse mai visto chi lo stava trattenendo.

«Tranquillo, mon ange, il bambino sta bene.»

A quelle parole Arthur si ritrasse, l'alchol in circolo nelle sue vene ormai solo un ricordo.

«Che cosa gli hai fatto, bloody demon?!»

«Oh, non c'è bisogno di essere così sospettosi, cher. L'ho solo convinto ad andarsene a casa prima che un certo angelo perdesse le staffe.»

Francis -questo era il nome del biondo demone, ridacchiò mentre andò a sedersi dove prima stava l'angelo.

«Non vorrai certo cacciarti in altri guai, spero.»

Arthur digrignò i denti. Quanto odiava Francis? Oltre l'inimaginabile.

«Io non mi caccio in nessun guaio. Sono una persona responsabile e con la testa sulle spalle, a tua differenza.»

Sputò quella sentenza con acidità, sicuro di averlo quanto meno offeso, e invece tutto ciò che provocò fu una risatina.

«Oh oui, per favore, ricordami chi è che in questo momento ha in mano una bottiglia di rhum.»

Quanto. Lo. Odiava.

«Senti, non mi interessa. Non mi fido di te e non lo farò mai, quindi vado a cercare quel moccioso. Addio.»

Che ci sperasse realmente sulla veridicità di quell'addio, nemmeno Arthur ne era sicuro, ma mai l'avrebbe ammesso, nemmeno a sè stesso.
E mentre l'angelo si allontanava, Francis sospirò mesto e lo seguì.
Pareva che ad ogni suo passo non toccasse il suolo, tanto era leggero. Cosa che in effetti era totalmente vera, non voleva certo rovinare le sue scarpe con il lordume di quel vicolo.
Così si incamminarono seguendo il piccolo dai capelli biondi fino alla sua casa, molto vicina a dire il vero. Quella casupola era così disastrata che, evidentemente, il piccolo non se la vedeva molto bene.

«Visto? Ho detto il vero, non gli ho fatto nulla!»

Arthur scrollò le spalle e sospirò.

«E questa è la prima ed unica volta in vita tua. Complimenti, ti stai redimendo dai tuoi peccati.»

Affermò sarcastico mentre se ne tornava sui suoi passi.

«Mon ange,ti sbagli. Questa è la seconda volta.»

Arthur si irrigidì a quelle parole e se ne stette immobile, sempre dandogli le spalle.

«Quella volta, l'altra sera, ero estremamente serio. Io-»

«Sta zitto, demone.»

Disse interrompendolo prima che potesse andare oltre.
Dannato.
Quanto lo odiava.

Quanto. Lo. Amava.

E senza nemmeno aver carpito i suoi stessi pensieri, senza un cenno o un saluto, scomparve nell'aria come un miraggio.

E Francis rimase lì a fissarlo sconsolato.
Che terribile demone che era, così stolto da farsi intrappolare da un ignaro angelo. Così pazzo da arrivare a compiere buone azioni per lui!
Così perso da innamorarsene.




















Note: HAHAHAHAHAHAHA- fa schifo, scusate.
E con queste note che non fanno altro che rimarcare l'ovvio, mi nascondo, le pietre stavolta sono appuntite e vorrei evitarle (?)
   
 
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