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Autore: Jales    11/02/2013    4 recensioni
La spada le ferì lievemente la gola ed un rivolo di sangue le colò giù sulla pelle.
- Giuralo allora, sul tuo sangue e in nome dell'angelo. -
Clary non aveva vie d'uscita: era stata sciocca a dire quelle parole senza pensare. Ma d'altronde, se voleva vivere, non poteva far altrimenti.
- Lo giuro. -
- Giuri di perseguire la mia causa fino alla morte, senza indugio alcuno? -
- Lo giuro. -
Un attimo di pausa, poi le parole che l'avrebbero legata a quel giuramento in modo strettamente vincolante.
- In nome dell'Angelo? -
Clary respirò profondamente, prima di rispondere.
- In nome dell'Angelo. -
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Valentine Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Nota: Succubo e Incubo.
Shadowhunters - The city of the broken mirror
Capitolo 6 - Fra le mani un pugnale ricurvo
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- La cosa mi sta annoiando. -
Clary scosse la testa, voltandola leggermente nella direzione dalla quale veniva la voce.
- Non te l'ho chiesto io, di rimanere qui. -
Il succubo sbuffò impaziente, sedendosi davanti a Clary sul letto: Clary sentì il materasso abbassarsi impercettibilmente e poi due dita fredde le presero il mento.
Se solo avesse avuto il respiro, Clary era sicura che l'avrebbe sentito sul volto.
- Ancora non capisco perché non abbia mandato un incubo, invece che me. - Esordì in tono lamentoso, come quello di una bambina capricciosa. - Ethan sarebbe stato più adatto. E non ne sarebbe stato affatto dispiaciuto, tra l’altro. -
Clary lasciò che il demone le inclinasse la testa da entrambi i lati, certa che lo stesse facendo per osservarla meglio. Udì poi uno sbuffo, e la presa si sciolse.
- Non capisco perché Valentine ti tenga con sé. - Il rumore lieve e ritmico che ne seguì fece intuire a Clary che il succubo le stava svolazzando intorno.
- Ho qualcosa che gli interessa. - Lo stilo premeva sulla gamba attraverso la stoffa dei jeans: per Valentine non era più una minaccia, quindi le aveva lasciato tenere quello di Jocelyn. - Di certo non mi tiene qui perché sono sua figlia. -
- Immaginavo. - Il succubo aveva un tono vagamente divertito. - Hai un fratello, vero? -
Clary cessò per un attimo di respirare, per poi riprendere e simulare una calma indifferente.
- Sì. -
- Jace, dico bene? -
- No. Jonathan Christopher, per te. -
- Ah, la piccola è gelosa del suo fratellino? - Il succubo rise. - Ha forse capito che non resisterebbe al fascino della bella Mara? -
- Finiscila. -
La risatina canzonatoria della demone rimbombò nelle orecchie di Clary.
- Mara, basta. -
Al suono di quella voce il succubo smise immediatamente di ridere. - Oh, Ethan, mi guasti sempre la festa. -
- Andiamo. Non c’è più bisogno di noi, qui. -
Clary sentì Mara allontanarsi.
- Oh! Salutami tanto Jace, piccola Morgenstern. -
Clary digrignò i denti.

La spada cadde di nuovo a terra e Clary si accasciò al suo fianco.
Valentine rimase immobile e la ragazza sapeva che la stava fissando con disprezzo: quale disonore per lui, avere una figlia che non sapeva nemmeno difendersi!
- Hai avuto la mia parola. - Ansimò Clary, poggiando i palmi a terra per sostenersi.
- Forse non è abbastanza. -
Clary digrignò i denti e tossì, avvertendo in bocca il sapore metallico del sangue.
Svuotò la mente e docilmente lasciò che Valentine le afferrasse il braccio e tracciasse una runa sulla pelle morbida del gomito.
Inutile resistere.
Riusciva quasi ad immaginare la sottile ragnatela bianca che le rune tracciate da Valentine dovevano aver intessuto sulla sua pelle...
La scossa arrivò, come Clary ben sapeva, dopo pochi secondi da quando lo stilo di Valentine si era staccato dalla pelle: si lasciò sfuggire un urlo, prima di soffocarlo mordendosi la lingua.
La spada venne lanciata contro la mano di Clary.
- Da capo. -

- Non capisco perché continua ad addestrarla. -
- Non la sta addestrando. -
Mara, stesa a pancia in su con il capo inclinato all’indietro, spostò la sua attenzione dalla giovane Morgenstern al fratello Ethan, seduto impassibile di fianco a lei.
- Che vuole fare, allora? -
Ethan fece una lieve smorfia.
- Spezzare la sua volontà. -
Mara si girò su un fianco, squadrandolo.
- Resisterà, la ragazzina? -
Ethan si limitò a continuare ad osservare la scena, impassibile.
- Non ha speranze. -

Clary era di nuovo sulla schiena di Fenrir: dondolava lentamente avanti e indietro, assecondando i movimenti del lupo, e il suo viso non tradiva nessuna emozione.
Fenrir seguiva Valentine da vicino, ma non sembrava molto interessato allo scopo né alla meta di quella gita fuori porta, e d’altra parte nessuno sembrava aver voglia di parlare.
Una quiete ovattata avvolgeva il gruppo che si muoveva silenzioso, rotta soltanto dallo sporadico rumore di qualche auto di passaggio.
- Sai cosa devi fare. -
Clary annuì meccanicamente alla voce di Valentine, mentre sentiva Fenrir accucciarsi per permetterle di scendere: scivolò giù dalla schiena del lupo e si mise in piedi, in attesa.
Sentì il padre afferrarle il polso e con l’altra mano avvolgerle la mano attorno al metallo freddo: la lasciò esaminare l’arma con le dita, esplorare la corta lama attraverso il tatto.
- Velocità e precisione. -
La mano di Clary fu accompagnata fino al suo fianco, dove trovò il fodero in cui infilare la lama, che lei nascose coprendolo con la lunga maglia. Il pugnale dalla punta ricurva le premeva contro i jeans.
Fenrir emise un debole ringhio, e Clary si mosse: avanzò dritta davanti a sé, l’andatura barcollante, la mano sinistra a tenersi la spalla opposta e i denti stretti.
Sentì i passi concitati sull’erba dopo aver percorso una cinquantina di metri, prima ancora di udire la voce chiamarla.
- Clary! -
C’era che Maia a volte era maledettamente ingenua, nonostante quello che lei si ostinasse a credere.
- Clary, stai bene? -
Sapeva della fuga dall’Istituto, nonostante forse non sapesse dell’accaduto alla Città Silente. E nonostante questo...
- S-sì. È s-solo una ferita superficiale... -
- Fammi vedere. -
Clary tolse la mano dalla spalla, avvertendo il liquido appiccicoso sulle dita, e spostò il braccio destro verso sinistra, per mostrare la spalla alla lupa mannara.
Le dita sfiorarono la maglia e, sotto, il pugnale era ancora là.
- Presto, in casa. Luke non c’è, ma dovrebbe arrivare a momenti. -
Sai cosa fare.
Fu più veloce di quanto fosse mai potuta essere prima, e Maia in pochi secondi ebbe il pugnale puntato all’addome.
- Vieni con me. Adesso. -
La voce di Clary suonò fredda, anche alle sue orecchie.
- Senza un solo rumore. -
Se solo Maia avesse provato a scappare, il pugnale l’avrebbe ferita. A Clary non importava dove né come: bastava colpirla, tanto da rallentarla e permettere a Fenrir di raggiungerla e agguantarla.
Clary non avrebbe fallito. Aveva imparato a non farlo.
- Andiamo. -
Clary afferrò il braccio di Maia, scorrendo la punta della lama fino a portarla dietro la schiena della lupa.
Iniziarono a camminare verso il punto da cui Clary era avanzata da sola: un ringhio di Fenrir guidò la Cacciatrice.
Avrebbe potuto tentare di sopraffarmi, dopotutto io sono una Nephilim e lei una lupa mannara... Ma non l’ha fatto -che abbia avvertito la presenza di Fenrir, appena fatta un po’ di attenzione?
Maia passò sotto la custodia dei demoni di Valentine, mentre Clary rimetteva il pugnale nel fodero.
- Possiamo andare, Fenrir. -
-Non andrete lontano. -
Maia sembrava avere un tono beffardo.
All’improvviso, Clary capì: non aveva sentito la presenza di Fenrir, ma semplicemente sapeva che qualcuno stava arrivando.
Si voltò di scatto, sapendo bene chi vi fosse a un centinaio di metri da lei.
Non ci fu bisogno che parlassero.
Alec, Isabelle, Luke. Jace.
Perchè sono qui?
  
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