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Autore: etoshina99    11/02/2013    0 recensioni
-che dici?-
-( si limitò solo a fissarmi con codesta espressione : °o° )-
-sì, tranquillo, ho capito tutto di tutto-
-mio Dio… cioè, ma ti sei vista?-
-mi stavo fissando allo specchio fino a tre secondi fa…- -__-
-ah, giusto… sei uno splendore dolcezza-
-lo so, tartufino-
-odio quel soprannome-
-tua madre lo adora-
-non ti ci mettere pure tu va bene?-
-ovvio, non chiamerei neanche una pulce canina in sto modo qua!-
-non faceva ridere-
-infatti, non doveva farti ridere…ora vado… a dopo… TARTUFINO-
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correva l’anno 1788 in Inghilterra…


Tutto nel mio piccolo villaggio di campagna procedeva come quotidianamente…
Il sole era nascosto da batuffoli grigi, mentre la luna risplendeva ancora, anche se offuscata dalle prime luci del giorno…
I pettirossi svolazzavano liberi nel vento primaverile e le cinciallegre intonavano il loro inno di libertà…
Questo era il panorama visibile per le strade di campagna, quelle piccole strisce sterrate che ti portavano alla reggia del sovrano… tra poco ci sarebbe stata l’incoronazione, perché il figlio dei regali compiva diciotto anni, ma erano tutte stronzate, lui di regale non possedeva neanche un piccolo pidocchio.

Penserete che la mia sia tutta invidia, ma vi sbagliate di grosso; io cerco solo vendetta, non provo né invidia né compassione, solo disprezzo.
Mi chiamo Florianne e  non ho un cognome, tutti sanno che i miei genitori mi hanno abbandonato quando ero piccola e che la misericordiosa Marie( la mia attuale “ madre”) mi abbia raccolto come un sacchetto di spazzatura dalla strada, allevata e cresciuta, ma anche queste sono tutte bugie, grosse e insignificanti balle di popolani…
La società è divisa in caste: sovrano, nobili e latifondisti, borghesi e imprenditori, popolo e schiavi…

Io faccio parte dell’ultima fascia della piramide, mi sono abituata a questo tipo di vita, anche se prima era tutto diverso; quando c’eri tu mamma, il sorriso non si spegneva mai sul mio volto, non c’era un secondo in cui mettessi in pausa la mia gioia, e quando te ne sei andata, niente era come prima… papà ti ha rimpiazzata, ma poi  mi ha lasciato pure lui e ora sono come una cane ferito, finito nel canile sbagliato… mi mancate un casino, ma la cosa che mi manca di più è il vostro sorriso, le nostre passeggiate in calesse, le chiacchierate davanti a una tazza fumante di tè inglese e tutte le nostre canticchiate e suonate al pianoforte…
Mi manca il vostro bacio della buona notte e , anche se ho ormai diciotto anni, ma mancano i vostri abbracci, le carezze, le coccole e le strette di mano prima di incominciare qualche scommessa…
Insomma, mi mancate Voi soprattutto.
Mi alzo stiracchiando le braccia al cielo, per poi strofinarmi gli occhi e alzarmi dal mio lettuccio di paglia; prendo la catasta di panni sporchi e vado verso il fiume per lavarli… sono le cinque del mattino quando ho finito e steso i panni ad asciugare al vento…
Esausta, ma consapevole che la mia giornata era appena iniziata, mi incammino verso il palazzo del “re” per intraprendere il mio lavoro di serva…
Devo dire che sono caduta proprio in basso, vero mamma?
Già… tu non mi puoi sentire…
Salgo la scalinata marmorea per poi attraversare il lungo viale alberato, in direzione del portone di pregiato legno di faggio, intagliato dai migliori artigiani londinesi…
Le solite due bussate, poi mi ritrovo nell’enorme cortile tinto da una coperta di sassi bianchi come la polvere di talco…
-Buongiorno Florianne-
-oh, Ciao Arianne- saluto la mia balia… lei mi ha realmente cresciuta, come una vera madre, lei c’è sempre stata e sa tutta la storia, ma anche lei, come me non ha il coraggio di raccontare tutta la verità…
-come sta Niall?- suo figlio
-bene, anche se non riesco sempre a sfamarlo…-
-oh.. tieni- le porgo alcune monete d’oro, ancora del tesoro di famiglia
-no, grazie lo stesso, ma ti appartengono e non posso accettarle, guarda solo dove sei finita ora..-
-hai ragione, ma penso che peggio di così non possa andare…- le sorrido, ricevendo in cambio la stessa risposta
 
Salgo le scale per andare da “ tartufino” come lo chiama la madre, cioè da colui che mi sta fregando il posto, si chiama Liam, Liam Payne ed è un montato insopportabile arrogante viziato ragazzino nobile ( solo i suoi vestiti lo sono).
-Buongiorno- lo saluto di malavoglia, fingendo un sorriso ed entrando dentro alla sua camera( prima mia) da letto, grande come tutta la mia attuale casa.
-Ciao- mi ammalia con il suo biancume che si ritrova al posto dei denti
-Cosa posso fare per voi?- spero di riuscire a fingere senza ucciderlo prima dell’incoronazione
-allora, visto che non ci conosciamo dimmi il tuo nome bellezza- malizioso eh? Presto ti ritroverai femmina o qualcosa del genere ragazzo mio sfortunato
-Florianne sua immensità-
-non sono ancora re- scoppia a ridere… posso prenderlo a calci o infilzarlo di spilli come una bambola di sabbia? No? Ci rinuncio…
- lo sarà presto… -
-sembri schifata all’idea, hai qualcosa in contrario?- TUTTO
-no, mi scusi- abbasso leggermente il capo
-e allora?-
-eh… solo… ehm… non tira una buon’aria in paese, tutto qua-
-cerchi soldi?-
-no signore-
-allora muta-
-sì signore- ma vaffanculo!
-vediamo un  po’… cosa faccio oggi?
- non saprei-
-non stavo parlando con te-
- mi scusi conte-
-ma figurati- mi sorride, quasi quasi amabilmente
-possiamo anche darci del tu, sai Flo?-
-Flo?- al pronunciare di quel nome mi si strinse lo stomaco, come una caramella, scartata nel senso opposto
-non ti piace come soprannome?-
-no-
-cosa?-
-no- sussurrai ancora più piano di prima
-sì, mi piace molto.- Gli sorrisi fredda infine
-bene… vuoi andare a cavallo?-
-me lo stai chiedendo sul serio o è una presa in giro? Sai, di solito le serve non vanno a cavallo con i padroni e-
-e niente… sei una persona come me, non credo nelle caste e nei ruoli; non siamo numeri ma uomini, uguali ma diversi, identici ma totalmente distanti… non farmi più un discorso del genere ok? Ah… chiudi la bocca, entrano i coleotteri-
Ero rimasta allibita dalle sue parole e sbadatamente avevo spalancato la bocca… cioè, fatemi capire… viziato, cocciuto, arrogante, presuntuoso e vanitoso fuori e ragionevole dentro? Ma che presa per il culo è?
Mah…
-quindi? Vuoi venire?-
-sì, ma posso chiederti un favore?-
-dimmi pure Flo-
-non chiamarmi così-
-perché?- pure ficcanaso
-cavoli miei- gli risposi abbastanza incavolata
-mi scusi contessa con gli spilli sotto il culo-
-ohh non sapevo che sua maestà fosse così maleducato!! Chissà cosa dirà il popolo!-
-ops-
-secondo te- lo guardai negli occhi- io vado a raccontare ste stupidate alla mia finta famiglia?-
-finta?-
-non ho più una famiglia-
-mi dispiace- abbassò il capo
-lascia perdere… ormai ci sono abituata-
-come fai ad esserti abituata?-
-dopo anni ci fai l’abitudine… non ti invidio per niente, ma allo stesso tempo sono invidiosa della tua famiglia… ma cambiamo argomento- decisi con un nodo alla gola
-ok…sai montare?-
-e me lo chiedi? Ovvio, perché non dovrei?-
-i popolani di solito non lo sanno fare-
-io non sono una popolana- dissi stizzita e ovvia allo stesso tempo, ma una volta che mi resi conto delle parole uscite pochi secondi prima dalle mie sottili labbra mi tappai la bocca
-ah, non lo sapevo, ma sembri sconvolta dalle tue stesse parole- rise ironico
-ridi, ridi… tanto tu non rischi tutti  secondi di finire sotto la ghigliottina-
-non lo permetterei mai-
-tu  magari no, ma il re è ancora tuo padre-
-sembri… come dire-
-come?-
-amareggiata da questa situazione-
-vorrei ben vedere te al posto mio- risposi
-non mi ci vedo con quella pezza di stoffa in testa… ma non muori di caldo?-
-abbastanza- ammisi
-toglitela-
-non posso… rimango sempre una serva-
-io ti ordino ti toglierti quella cosa dalla testa, mi sembri un tuareg-
-un tu cosa?-
Chiesi al ragazzo castano, salendo sul mio ronzino
-tuareg… gli ho conosciuti nel deserto egiziano pochi mesi fa, con mia madre… eravamo andati lì per prendere la seta proveniente dall’oriente e ho incontrato queste persone ricoperte da capo a piedi di foulard-
-nel deserto?-
-sì-
-ho sempre sognato di andarci, ma mio padre diceva che ero troppo piccola-
-quindi sul serio non eri una popolana-
-già, e devo dire che mi manca la mia vecchia vita-
-si vede, ne parli con nostalgia-
-già, ma parliamo un po’ di te-
-temo che tua sappia già tutto- alzò le spalle in segno di resa
-sei pure veggente ragazzo mio-
-bah.. posso sapere le tue origini?- mi chiese, forse speranzoso in una risposta reale…
-no-
-antipatica-
-ficcanaso-
-riservata-
-non è un delitto… comunque.. mmh…presuntuoso-
-non lo sono!- fermò il suo cavallo, seguito da me
-un pochino sì… ammettilo- gli sorrisi, mostrandogli quelle fossette che odio tanto ma che amo allo stesso tempo
-sei bellissima sai-
-non ti aspettare che arrossisca-
-tosta la tipa…-
-Già, problemi?-
-vuoi fare a botte con il futuro re?-
-non ho mai nominato una scazzottata…- mi morsi il labbro inferiore
-contenta tu… comunque non ho problemi… ognuno è lui per il suo carattere e personalità, per questo siamo belli uguali, anche se le apparenze rovinano tutto sempre-
-dovresti predicare, fidati-
-no, non mi vedo con un saio addosso-
Si osservò da capo a piedi, per poi fissare nuovamente lo sguardo nel mio
-neanche io…ma ti vedo bene vestito con un kimono-
-ki cosa?-
-kimono- sorrisi
-e cosa sarebbe?-
-un abito tipico orientale-
-ah… sei andata in oriente?-
-sì, avevo dodici anni e per il mio 13° compleanno mio padre mi regalò un viaggio-
-wao… allora eri ricca-
-diciamo di sì- ammisi titubante
 
Ritornammo dalla nostra passeggiata a cavallo, entrambi infangati da una rovinosa caduta in un fosso, dove il nostro volo fu attutito da una pozza di fango fresco, causato dalla pioggia della notte precedente
-mio padre mi farà fuori-
-consolati, saremo in due-
-Eccoti Liam! Ti cerca t- -tua madre- la donna, serva come me, rimase allibita dallo stato dei vestiti del principino
-Anne è colpa mia, tranquilla, lo spiego io alla regina-
-ok- sparì la donna dietro alla scuderia
-non è vero!-
-che cosa?- gli chiesi sorridendo
-non è colpa tua-
-era per farla andare via senza mettersi ad urlare-
-ah.-
-ora andiamo o tua madre mi ucciderà-
 
-Ciao Lia- anche lei rimase allibita dal suo stato
-sono caduto da cavallo mamma-
- e lei?- mi chiese la donna anziana scuotendo velocemente le palpebre
-era con me- mi anticipò Liam
-ah, perfetto… Liam quando capirai che è solo una serva?-
-mamma-
-dimmi tesoro- lo ascolto scocciata la donna
-quando diamine capirai che lei è uguale a me? Dimmi quali sono le differenze? I soldi? Beh, quello è ovvio, ma siamo entrambi uomini e non animali-
-Và in camera tua!- gli urlò la regina
-vieni- mi prese velocemente il polso, facendomi sobbalzare, per poi trascinarmi come un cane al guinzaglio
 
 
 
 
-sono nella merda!-
-se vuoi parlare sono qui-
-stasera devono venire centinaia di ragazze a palazzo, devo scegliermi moglie, ma è orribile come cosa…-
-lo so, ma anche io avrei dovuta fare la tua stessa cosa…-
-davvero?-
-sì… e anche se lo ritrovavo ingiusto dovevo farlo per la mia famiglia…-
-non sapevo che funzionasse così tra nobili…- affermò sorpreso
-adesso lo sai- feci le così dette spallucce
-già… ma non capisco perché la mia eventuale moglie deve saper ballare danza classica, cioè non ha totalmente senso!-
-per essere aggraziata, bella per l’intera nazione…-
-tu sai ballare?-
Mi fissò di nuovo speranzoso in un sì come risposta
-sì… ma mi vergogno tantissimo-
-dai balla per me-
-no, scordatelo-
-te lo ripeto, balla dai!- mi gridò dietro dolcemente
-no, ti ripeto-
-l’hai voluto tu-
Non feci in tempo a fiatare che mi ritrovai a terra, con le lacrime agli occhi per il solletico, mio punto debolissimo
-n no ti prego b basta!-
-balli?-
-s sì!-
-ok- si alzò dal mio corpo e si sedette sulla sua scrivania
-dammi tre minuti e ritorno da te-
-non starai scappando vero?-
-i problemi non si evitano, si affrontano- non sembro neanche io che parlo
-brava bimba-
Uscii dalla sua camera e mi avviai in una stanza riservata a noi servi dove avevo iniziato a rovistare nella mia sacca di tela alla ricerca delle punte di danza.
-trovate!- esclamai alla vista delle mie scarpette
 
-eccomi-
-mi stavo preoccupando seriamente-
-per una come me?-
-non rincominciamo per favore… cosa vuoi che ti suono?-
-non avevo notato il tuo pianoforte…- mi avvicinai a quello strumento tanto bello quanto familiare… vidi io e mio padre seduti su quello sgabello intenti a suonare qualcosa di ascoltabile…
Delle gocce calde iniziarono a rigarmi il volto e successivamente il collo
-n non c ce la f faccio, perdonami- uscii di corsa dalla stanza, sotto la sguardo stupito, quasi sconvolto di Liam
 
 
 
 
-Fa freddo, vieni dentro-
Sobbalzai, sia perché stavo congelando, sia perché qualcuno mi sorprese in piena notte nel giardino reale, il mio ex giardino ( ormai avrete capito tutto)
-tranquilla sono io, Liam- mi tese una mano, sorridendomi comprensivo
-mi hai spaventato- dissi debolmente…
-dai vieni-
Attraversammo tutto il viale, per poi giungere alla sua finestra, dalla quale entrammo nella sontuosa camera
-sei molto stanca, dormi pure al mio posto-
-no, non lo farei mai, non voglio farlo, ho paura-
-cosa?-
-h ho p paura-
-e di cosa?-
-di ricordare-
-penso di aver quasi capito, ma non ne sono poi tanto sicuro-
Mi alzai dalla sedia, mi infilai le punte e tolsi il vecchio e polveroso scialle dalle mie spalle
-vedi… io ero la figlia del vecchio re- lo fissai, notando la sua espressione cambiare
-prima sono fuggita- camminai goffamente verso l’immenso ma limitato strumento- perché questo piano mi ricorda tutto di lui, di noi… i pomeriggi passati insieme a suonare, a danzare e tutto il resto…- feci una pausa, poi ricominciai -  posso chiederti un favore?-
Mi voltai, trovando il volto sconvolto di Liam
-dimmi Florianne-
-intonami qualcosa-
-subito-
Si alzò e raggiunse lo sgabello dello strumento, dove si sedette prima di intonare delle note di un famoso musicista dell’epoca
-Flo mi chiamava sempre mio padre… lui era tutto per me, come lo era la mamma, anche se era spesso assente per questioni di lavoro…
Sono nata in questa stanza, cresciuta, ma a quattordici anni, nel giro di pochi mesi persi i miei genitori, prima mamma e poi babbo; da allora nessuno ha mai voluto credere che io fossi la figlia del loro re, così ne hanno eletto uno nuovo, e questo ruolo spetterà tra poco anche a te…-
-no- si bloccò di colpo, facendomi perdere l’equilibrio…- hai il tatuaggio?-
-sì-
-posso?-
Mi abbassai una spalla del mio vestito, mostrandogli la mia incisione, una F intrecciata da una X, sta per Florianne decima…
-la mia domanda è un po’ rischiosa e azzardata, ma fattibile…-
-non mi va di svelare la verità, ormai ho fatto l’abitudine-
-vuoi essere la mia regina?- mi chiese inginocchiandosi
Lo fissai due secondi, poi scoppia a ridere, tenendo la pancia per il dolore
-io parlavo seriamente…-
-davvero?- chiesi ora ero io quella speranzosa in un sì
-ovvio-
-ma io non posso sposare una persona che non mi ama… cioè… non ce la farei mai..-
-di questo sei convinta tu…-
-ti stai confessando? Guarda che io non sono suora-
-lo sapevo già…- mi sorrise ovvio
-capisco… però, supponendo e ripeto, supponendo che tu mi ami, io non ricambio… devi lasciarmi tempo… ma so che è impossibile-
-no, niente è impossibile-
-se… come no-
-non stavo scherzando… rifiuto tutte e scelgo te, chiuso il discorso… sempre che tu lo voglia-
-io… ecco… vedi…- mi incamminai e mi sedetti accanto al suo esile corpo- non è che non lo voglia… ma come ti dicevo, mi serve tempo-
-e allora che tempo sia…-
-vuoi vedermi ballare?- chiesi per sviare il discorso…
-ovvio- mi abbracciò lasciandomi allibita
-non volevo spaventarti-
-non mi hai spaventato…- ammisi più a me stessa che a lui, per poi alzarmi e andare a posizionarmi al centro della camera, in attesa di un sottofondo melodico…

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Inizia a danzare, preoccupata da pensieri spensierati, libera da ogni tormento, turbata solo dal fatto che non praticavo danza da quasi cinque anni…
Ma poco importava , perché in quel momento c’ero io, le mie punte, ormai rovinate, la musica e Liam…

Liam Liam Liam Liam
Questo nome continuava a frullarmi nel cervello, nonostante la danza era capace di catapultarmi in un altro mondo…
Era ingiusta la successione, ma era meglio per lui se sceglieva qualche dama ricca e importante, almeno non avrebbe fatto la fame… cioè, non capisco; come ha fatto ad innamorarsi di me? Di una come me? No… è impossibile, forse gli faccio solo pena, o meglio, la mia storia gli fa pena…
Lo osservo, e senza accorgermene sorrido come una pazza, e rimango a fissarlo; tra le varie piroette noto la passione che mette per suonare, non spegne mai quel bianco bagliore, quel sorriso che contagia fin troppo facilmente, accompagnato da una dolce melodia, che ti strega, facendoti muovere al suo stesso ritmo…
Stavo lentamente mantenendo una posizione d’equilibrio, quando la porta si spalancò,  facendo un rumore sordo che mi fece cadere dalla punta sinistra…
Spero solo di non essermi rotta nulla
-Cosa sta succedendo?- chiese allibita la madre
-niente mamma… l’hai interrotta- si voltò verso di me il ragazzo dagli occhi color cioccolato
-ahaha- rise la donna ( devo dire che la risata della madre è radicalmente diversa da quella di Liam è più… più… come dire… da racchia)- io- si indicò- ho interrotto lei?- sorrise stranita
-sì mamma- ammise duramente il moro
-senti Liam, preparati che tra poco arrivano ospiti e tu- si volto con sguardo da cornacchia verso di me- sparisci dalla mia vista-
-subito signora- mi alzai dolorante, per la precedente caduta, e mi recai di corsa fuori, sentendo come sottofondo le urla dei due parenti
 
 
 
È passato un mese dalla nostra “discussione”/ riflessione sul futuro…
Come mi aveva quasi promesso ha rifiutato tutte le pretendenti, lasciando di stucco la madre, che lo rimproverava tutti i giorni…
Dall’incontro con lui, non ero più la stessa: mi era tornata la voglia di andare avanti, di vivere come ai vecchi tempi, perché colmava la mia voragine ridandomi il sorriso…
Lui questo non lo sa e non lo deve sapere, per questo scrivo a te, piccolo foglio di carta, perché so che almeno tu i segreti non li spifferi nel vento…
Ora ti lascio, con il sorriso sulle labbra, pronta per un’altra giornata in sua compagnia…
                                                                                                                                                     Tua Flo

 
Riposi quel foglio giallastro nella mia sacca di tela, nascosto in una punta da danza…
Mi incamminai verso la reggia, quando i primi raggi del sole sfioravano timidamente l’orizzonte…
C’era aria di tensione nel palazzo, ma non capii subito il motivo, ma trovare Liam distrutto, con il volto rosso e gonfio, fu la conferma ai miei pensieri.
Feci scivolare la sacca a terra e a passo svelto mi diressi verso il triste ragazzo
-ehi- gli accarezzai una spalla, facendolo sussultare-tranquillo sono io-
Si calmò notando il mio volto, per poi rincominciare a versar lacrime
-posso sapere cosa ti rattrista?- mi sedetti accanto a lui, stringendogli un braccio attorno alle possenti spalle
-mia madre…-
-tua madre cosa?-
-m mi ha maritato-
Non so perché, per quale motivo quella frase mi spezzo quel muscolo che mi tiene in vita… il mio cuore era in frantumi ma sapevo che era la cosa giusta per lui, per noi
Non mi accorsi, ma ormai le lacrime, gocce d’acqua piene di rimorsi, rigavano le mie guance, pallide come sempre.
-mi dispiace- gli sussurrai, per poi sentirmi stringere forte, come una ragazza innamorata stringe la foto del suo amato al petto, come un bambino stringe il suo pupazzo preferito, come un polpo intrappola tra i suoi tentacoli la preda scelta come pranzo…
-mi dispiace, ma sappiamo entrambi che è meglio così, Liam-
-no, non lo è- obiettò disperato
-tua madre mi odia, lo ha fatto per allontanarmi da te, lo sai bene Liam…-
-sì… forse, no, non lo so… ma mi è certa una cosa!-
-cosa?- gli chiesi sciogliendo l’abbraccio, per fissare il suo sguardo, i suoi occhi, ora gonfi e pieni di rabbia
-è ora della verità…-
 
 
-scordatelo, non lo farò mai-
-si vede quanto mi ami- disse dispiaciuto Liam
-e e tu, com fai a saperlo? Io non te l’ho mai detto…- ammisi sconcertata
-infatti, non lo sapevo- era una trappola!
-mi hai ingannata!- rimasi a bocca aperta
-ti ho messo alla prova, non direi ingannata-
-brutto bast… bravo bimbo…- gli sorrisi, arrabbiata come mamma cinghiale senza piccoli
-brava bimba anche a te… allora riecco il mio piano… l’accordo per il matrimonio quella deve firmarlo oggi pomeriggio, quindi hai tutta la mattina per acconciarti e presentarti a mia madre… spacciati tipo per la duchessa di Parma o di Milano, balla come neanche Venere sa fare, sorridi sempre e mi ra-
-senti… ho vissuto più io di te a corte, vuoi che non sia educata abbastanza?-
-appunto… quindi lo farai per me?-
-no-
-come no?- eh eh, ti aspettavi un sì? Beh ti sbagliavi di grosso mio caro
-no, non lo faccio per te-
-perché?- mi fissò sconvolto, come se avessi appena negato ad un bambino di mangiare la sua caramella preferita
-lo faccio per noi… mica solo per te…-
La sua espressione diventò beffarda, poi scoppiò a ridere, anche se io non ho fatto grandi battute
-che hai da ridere brutto macaco dal culo pelato!-
-parla la scimmia di Tarzan…-
-sai, non mi chiamo Cita-
-è uguale… vi assomigliate da far paura-
-stronzo- gli tirai uno schiaffo sulla spalla sinistra, facendolo voltare verso di me
-Cita-
-macaco facciamo una cosa…- ripresi io- io faccio Jade e tu fai Tarzan, ti si addice abbastanza come ruolo-
-sì, può andare-
-sei pure sciocco- risi infine io, specchiandomi per l’ultima volta davanti allo specchio.
-che dici?-
-( si limitò solo a fissarmi con codesta espressione :  °o° )-
-sì, tranquillo, ho capito tutto di tutto-
-mio Dio… cioè, ma ti sei vista?-
-mi stavo fissando allo specchio fino a tre secondi fa…-   -__-
-ah, giusto… sei uno splendore dolcezza-
-lo so, tartufino-
-odio quel soprannome-
-tua madre lo adora-
-non ti ci mettere pure tu va bene?-
-ovvio, non chiamerei neanche una pulce canina in sto modo qua!-
-non faceva ridere-
-infatti, non doveva farti ridere…ora vado… a dopo… TARTUFINO-
-se ciao, buona fortuna- mi stampò, con mia grande sorpresa una bacio sulla fronte ( menomale che non usa il rossetto, altrimenti avrei dovuto rifarmi tutto il trucco… anche se un rosa corallo gli donerebbe ahaah)
 
Mi incamminai con il mio sontuoso abito ( che ormai non ero più abituata a portare) verso il grande salone, per presentarmi alla madre… spero vada tutto bene!
 
 
-com’è andata- scattò in piedi il ragazzo, terrorizzato ma entusiasta allo stesso tempo
-male, direi…-
-oh… no..- si risedette triste… mi è venuta voglia di giocare, ma non so perché…
-cos’avete fatto di bello in due ore?-
-beh…- fingo uno sguardo triste- ci siamo presentate, ho ballato e abbiamo bevuto una tazza di tè inglese davanti al camino…-
-e ti ha detto di no?-
-non esattamente, ma penso che era il concetto basilare …-
-oh…-
-almeno ci abbiamo provato…-
-già… e ora? Cosa dovrei fare?-
-non so… ma di una cosa sono certa…-
-di cosa?-
-che ti è andata male…-
-lo so, non potremo mai più vederci…-
-no… non male in quel senso…-
-se… male come allora?-
-penso che mi dovrai sopportare per molto tanto tempo… mi ha detto di sì- sorrisi, aumentando il tono di voce man manco che finivo la frase.
Vidi i suoi occhi ritornare vivi, del loro comune marrone, tanto normale quanto unico e speciale. Si fiondò su di me, stringendomi in un caloroso abbraccio, stritolandomi la schiena tra le sue braccia…
Non feci in tempo a guardarlo negli occhi, che mi ritrovai due rosei cuscinetti sulle mie labbra…
Il mio primo bacio…
Le iguane nel mio stomaco hanno deciso di ballare il mambo, mentre gli ippopotami la rumba… e penso che le leonesse si sono dedicate a corsi di samba brasiliana…
Questa sensazione del tutto estranea mi prese tutto il corpo, e solo dopo diversi secondi, riaprii gli occhi, immergendomi nei suoi pozzi cioccolatosi, fissando il favoloso tramonto rosso sangue, intenso come l’amore, il NOSTRO amore.



Spazio a me! Xd
che dite? lo so fa schifo... ma ci ho comunque messo due giorni a scriverla...
recensite numerose, bacioni
smakk Eto99 <3 <3 <3


  
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