SCHOOL STARTED

BZZZZ. BZZZZZ. Apro gli occhi un po’ insonnolita, risvegliata dalla vibrazione di un messaggio del mio cellulare. E’ di Lucy, la mia migliore amica.
“Amy??  Ma dove 6??”. Guardo la sveglia. 7: 39.
OH NO!! CAVOLO, CAVOLO,CAVOLO E SE NON SI è ANCORA CAPITO, CAVOLO!!! Sono una scema!
 Ieri infatti sono stata troppo occupata a messaggiare con Lucy, invece di impostare la sveglia, e mia mamma, dato che va sempre a lavorare prima di me, non ha neanche potuto svegliarmi. Al diavolo la sveglia.
 “ Brava, Amy” mi auto complimento, “ Il giorno che proprio non dovevi arrivare in ritardo, non imposti la sveglia!”. Ma adesso non ho tempo per maledirmi silenziosamente. Agguanto i vestiti sulla sedia (preparati con almeno due settimane di anticipo) e mi precipito in bagno, saltando la colazione. Mi lavo e mi vesto velocemente. Ho optato per dei jeans scuri attillati, una maglietta larga azzurrina, delle blazer blu scure, e una grande sciarpona beije al collo. Non mi trucco, ma piastro solamente un po’ i capelli. Okay, sono pronta. Oggi infatti, come avete capito, non è un giorno come tutti gli altri: è il primo giorno di scuola. Mi chiamo Amy, abito a Londra, e con oggi inizierò a frequentare la terza liceo. E per la cronaca, sono anche in ritardo. Guardo ancora l’orologio: 7: 50. Mi fiondo fuori dalla porta di casa, appena in tempo per vedere l’autobus andare via. Tze, ti pareva -.-. Non ho ancora la patente, quindi prendo la bici e pedalo come una, accettatemi il termine, bestia. Arrivo a scuola. Menomale, sono in tempo, perché sono ancora tutti fuori. È buffo vedere come i vari gruppetti di ragazzi si distinguono. Alla mia destra ci sono i cosiddetti “sfigati”, che vengono presi in giro da tutti e sono i secchioni della scuola, in centro ci sono quelli popolari (belli, ricchi, che si credono chissà chi), e alla sinistra quelli normali. Io appartengo a quel gruppo. Raggiungo la mia migliore amica, Lucy. 
<<Amy! Finalmente sei arrivata!>> mi dice.
<<Scusa, ma è anche colpa tua ciccia!>> scherzo.
<<Ah sì, e perché la colpa sarebbe mia?>> mi schernisce.
<<Perché invece di tenermi occupata al cellulare a consigliarti quale maglietta mettere avresti dovuto ricordarmi di impostare la sveglia!>> rido.
<<Oddio, mi scusi sua maestà. Si’, mi scusi per non averle ricordato ciò che non dovevo ricordarle.>>
<<Bene, basta Lucy così finiamo per diventare pazze, però>>. Scoppiamo a ridere quando notiamo cinque ragazzi, e uno mi sta decisamente fissando.