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Autore: stuckinsilence_    11/02/2013    1 recensioni
Carissima amica,
non c’è un motivo preciso per cui sto scrivendo queste righe. Forse per la paura che in questi giorni le mie vene hanno assorbito, forse per trovare un minimo di speranza in quest’insieme di momenti in cui tutto improvvisamente sembra giunto sull’orlo del baratro.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Roma, 16 Ottobre 1944

Carissima amica,

non c’è un motivo preciso per cui sto scrivendo queste righe. Forse per la paura che in questi giorni le mie vene hanno assorbito, forse per trovare un minimo di speranza in quest’insieme di momenti in cui tutto improvvisamente sembra giunto sull’orlo del baratro.

Sono passati ormai ventotto giorni dall’ultima volta che, strette nei nostri vestiti di cotone a tartan, ci siamo ritrovate a correre per i campi infiniti di grano che si trovano in periferia.

Ricordi com’era morbido il prato in cui ci siamo distese qualche attimo dopo? E ancora, ricordi le strane forme che avevano assunto le nuvole candide che regnavano imponenti in cielo azzurro di quella calda giornata di metà Settembre? Tutti questi bei ricordi, però, adesso sembrano essere così distanti, quasi sfocati, tanto che ormai la nostalgia per quei momenti è divenuta parte di me. Il vento che carezzava dolcemente i nostri capelli, le scale che tanto ci divertivamo a scendere di corsa… Ricordo ogni minima cosa troppo bene e tutto ciò mi provoca così tanto bruciore all’interno del petto che sento gli occhi inumidirsi e le lacrime lottare contro la mia volontà per poter scendere sulle mie goti arrossate.

Sai, ultimamente ascolto i miei genitori discutere su quello che sta accadendo intorno a noi. Dicono che ci verranno a prendere per portarci in luoghi orribili e poi lasciarci lì per il resto della nostra esistenza. Tra le vie cittadine si mormora che in quei luoghi non esista la luce del Sole poiché del fumo color pece occupa tutto lo spazio destinato ai caldi raggi solari e che non si può udire altro che le urla e i pianti disperati della gente che desidera fuggire. Io non ci credo… Insomma, dove va a finire tutto questo bel Sole che splende fiero su Roma? E le acute risate dei bambini che giocano allegri e spensierati?

L’altra mattina, appena sorto il sole, mi sono affacciata alla finestra un po’ malandata della cucina, quella con le persiane color smeraldo, e ho notato un’anziana donna camminare al di fianco di un ufficiale in divisa che le teneva stretto il polso destro. La donna aveva i capelli completamente bianchi e il viso solcato da profonde rughe miste ad un’espressione di rassegnazione. Dai suoi occhi non fuoriuscivano lacrime, ma sono sicura che stava combattendo contro se stessa con tutte le sue forze pur di non mostrarsi debole agli occhi dell’uomo che incurante di lei continuava a stringerle il polso. Camminava lentamente e zoppicando, tanto che vidi l’ufficiale strattonarla più di una volta forse per indurla a camminare più velocemente. Il volto dell’uomo, al contrario, sembrava impassibile a quello che aveva incontro e all’anziana signora che poco dopo notai rivolgere uno sguardo al cielo per evitare che una lacrima pronta ad uscire le rigasse il volto. Il militare era fasciato da una divisa mai vista prima d’ora, e sembrava esserne fiero. Quella mattina mi ritrovai a chiedere a me stessa come si possa essere fieri di una cosa simile. Quell’ufficiale stava privando la libertà a quella povera donna, le stava portando via quei pochi anni a lei rimasti. Gli uomini possono essere davvero così crudeli? Ma soprattutto, la vita può essere così crudele? Da quel giorno non vidi più l’anziana signora e a malincuore capii che non sarebbe più tornata.

Ogni volta che chiedo più informazioni alla mamma lei risponde, con tono acido e scontroso, che sono soltanto una tredicenne e che non potrò mai capire. E ancora, quando le chiedo di te cambia argomento fingendo che le mie parole non siano mai state pronunciate. Sto iniziando ad aver paura anche per i vicini, perché sono un paio di giorni che non li sento discutere ad alta voce come loro solito e neanche il loro cane sembra più abbaiare contro i gatti che girano per le strade in piena notte.

Cosa sta succedendo? Possibile che nessuno sappia nulla se non per sentito dire? Oggi qui è una bella giornata assolata anche se nell’aria inebriata dall’odore pungente di bucato appena steso soffia un leggero vento fresco. Le foglie degli alberi qui attorno dalle più belle sfumature di verde si stanno spegnendo pian piano, esattamente come il mondo che ci circonda che sta iniziando a fluttuare dirigendosi a terra come fanno le foglie autunnali. Gli uccelli che di solito sostavano sull’albero sotto la finestra della mia camera non cinguettano più allegri come prima, le persone non passeggiano più tranquillamente per le strade… Tutto pare più triste e malinconico, quasi come se stesse morendo, e io sento spegnersi in me la speranza che tutto torni come prima.

Non so più immaginare il mio futuro se non con una grande macchia nera: le favole e i principi azzurri con i loro cavalli bianchi ormai sono solo un ricordo lontano, l’unico pensiero che mi culla prima di addormentarmi alla sera è se il giorno seguente verranno a prendermi o no. Non so neanche se quella che provo è paura poiché ormai questo sentimento convive con me stessa da settimane intere. L’unica cosa per me certa, al cui pensiero mi sono ormai arresa, è che prima o poi varcherò la soglia di questa casa in cui ho passato la mia breve vita con la consapevolezza che sarà l’ultima volta che compirò quel tragitto. Cerco di convincere me stessa che tutto tornerà come prima ma ogni secondo che passa questa convinzione abbandona sempre più la mia mente. Ormai sappiamo entrambe come finirà il tutto, dobbiamo solo attendere. E quando ce ne saremo andate per poi non tornare più, son sicura che tra le mura in cui siamo state rimbomberanno ancora in nostri schiamazzi fragorosi, che tra queste strade rimarranno impresse le nostre orme, che nell’aria si respirerà ancora l’aria di libertà che respiravamo fino a qualche mese fa, ma soprattutto che nel tempo la gente ricorderà chi siamo state e dove sarà terminata la nostra vita. Ho appena sentito dei passi pesanti in giardino e il campanello suonare e ho il presentimento che devo andare, sta volta sul serio. Chissà chi è che bussa alla nostra porta in piena notte ma soprattutto chissà se riuscirò mai a spedirti questa breve lettera.

Se solo potessimo avere questa vita per un solo altro giorno, se solo potessimo tornare indietro nel tempo, rivivrei tutto fino a che non sarà cominciata la fine, che penso sia iniziata proprio quando mi sono svegliata con la consapevolezza che in queste settimane tutto è cambiato e nel tempo continuerà a cambiare.

Con tutto l’affetto che ho,

la tua Alessia

 

 

 


 

Ciao a tutti!

Prima di tutto vorrei ringraziare chiunque si sia degnato di leggere questa lettera perché so che non è perfetta e che altre persone avrebbero potuto scriverla molto meglio, anche perché sono parecchio piccola e il mio modo di scrivere può migliorare, perciò grazie davvero a tutti!

La seconda cosa, ma non meno importante che terrei a precisare, è la storia di questa lettera. In pratica è nato tutto da un compito che ci ha dato la professoressa di lettere, che appunto consisteva nello scrivere una lettera ambientata negli anni del nazismo. Con questa lettera però, dato che alla mia professoressa e alla mia classe è piaciuta molto, ho pensato che avrei potuto partecipare ad un concorso indetto dalla mia provincia. Tutto questo è per dirvi che l'unico motivo per cui l'ho pubblicata su efp è che ho bisogno di consigli e pareri altrui per vedere se alla gente potrebbe piacere. Logicamente non siete obbligati, ma se volete sarei molto felice se lasciaste una piccola recensione per capire, appunto, se vale la pena presentarla al concorso.

Detto questo, mi scuso se vi ho annoiati con tutte queste parole e vi ringrazio ancora una volta.

Tanti baci,

stuckinsilence_

 

 

 

 

 

 

 

  
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