Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Shayla_the_angel    12/02/2013    1 recensioni
Buon giorno care lettrici e cari lettori di EFP...che dire su questa mia nuova fic senza rivelare troppo? Non lo so. Ovviamente i protagonisti indiscussi sono sempre e solo loro (^^) e la loro storia si intreccia con quella di Clare, una ragazza particolare, con un passato difficile da dimenticare, soprattutto perché ci sono evidenti testimonianze di quel passato, che tornano a tormentarla ogni volta che guarda gli occhi azzurrissimi del bambino che dorme nel lettino accanto al suo. I titoli dei capitoli sono strettamente legati alla musica. Che so...potrebbero essere titoli di canzoni oppure frasi che magari mi hanno colpita o che semplicemente ci stanno bene...in ogni caso alla fine di ogni cap vi avviserò riguardo autore e canzone (almeno se non le conoscete le andate a sentire poi mi fate sapere =D)...poi che altro rivelarvi? Non saprei...vi chiedo perdono se verrà fuori una schifezza (il che mi sembra abbastanza probabile visto il mio umore da topo morto =D) e se, come al solito, Gustav avrà un ruolo piuttosto marginale. Mi impegnerò tantissimo per tenerlo in mezzo alla storia, ma ho letto pochissima roba sul suo conto e non so proprio come gestire il personaggio...vabbè...in ogni caso vi auguro buona lettura.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Olè eccoci qui al capitolo 46 :) sto lavorando velocemente per non farvi attendere oltre ^_^ spero che vi piaccia come sta procedendo la fic. Un abbraccio a tutte.

Let’s go!

 

46.Little Talks

 

«30 Maggio, 30 Maggio, 30 Maggio» continuavo a ripetermi questa data come un mantra da ormai dodici settimane. Ne mancavano solo tre.

Tre settimane al mio matrimonio. Tre settimane in cui dovevamo ancora fare milioni di cose.

Lydia era diventata il mio incubo peggiore. Continuava a parlarmi di vestiti, invitati, portate, ristoranti, bomboniere.

Io invece volevo starmene da sola con il mio bambino, che ormai aveva otto mesi e quindi gattonava allegro per casa. Bill era diventato la sua seconda mamma. Lo seguiva come un’ombra, terrorizzato che potesse mangiarsi l’universo.

I genitori di Lydia poi erano ancora peggio. Continuavano ad offrirmi il loro aiuto, volevano che facessimo il ricevimento a casa loro, poi però volevano consigliarci un paio di ristoranti carini.

Stavo impazzendo.

Fortunatamente Tom era calmo quanto me e riuscivamo a mantenerci ad uno stato di pace interiore degno del Dalai Lama.

«Amore come ti senti?» mi chiese Tom quella sera, mentre eravamo a letto.

«Di cacca. Oggi ho avuto la nausea tutto il giorno» risposi.

«Come mai? Non ti starai ammalando».

«Boh…mi sa che è stata quella roba Thai di ieri sera. Ne ho mangiata troppa ed ecco i risultati. E poi ho addosso un’ansia. Tutti che continuano a parlare del matrimonio. Ora ci si sono messi pure i giornali. Speriamo solo di essere da soli sull’altare» dissi in preda allo sconforto.

Quella mattina, infatti era uscito un lunghissimo articolo pieno di dettagli sul nostro matrimonio. Sul fatto che ci saremmo sposati il tal giorno e avremmo mangiato in quel ristorante.

In tempo zero Saki era intervenuto, insieme a David Jost, il manager del gruppo e avevano sedato i pettegolezzi.

«In più domani conoscerò tua madre, finalmente. E la cosa mi terrorizza» risposi, stringendomi a lui.

«Stai tranquilla. È più spaventata lei di te» mi disse, ridendo.

«Appunto. È proprio questo che mi spaventa. So cos’è capace di fare una madre spaventata per il proprio bambino» risposi.

 

---

 

Dormii una notte agitata e piena di incubi, poi Gordon mi svegliò.

«Simone, svegliati o perderemo il treno».

Mi svegliai di scatto, disorientata.

«Oh santo cielo. Era tutto un sogno» sospirai, felice.

«Di cosa stai parlando?» mi chiese.

«Nulla tesoro, nulla. Sono solo una madre emozionata per le imminenti nozze del suo bambino. Non ti preoccupare. E ora andiamo, o non arriveremo mai!» esclamai saltando fuori dalle coperte e andando a vestirmi.

Gordon rise e si vestì a sua volta.

Mentre mi truccavo lo sentii caricare le valige in macchina.

Mezz’ora dopo eravamo in stazione a Lipsia, in attesa del nostro treno per Berlino.

Bill aveva insistito tanto per farci stare a casa da loro, ma siccome ormai convivevano in sette non mi sembrò il caso di gravare maggiormente in casa.

Avevamo quindi trovato un piccolo e discreto albergo nelle vicinanze dove sistemarci per le settimane precedenti il matrimonio.

Una volta seduti chiamai Tom.

«Pronto?».

Una voce femminile.

«Clare? Ciao, sono Simone. Tom non c’è?» domandai.

Avvertii il suo imbarazzo.

«Buongiorno signora. Tom sta facendo la doccia. Mi scusi, non ho letto il nome sul display, se no avrei fatto rispondere Bill».

«Tranquilla non ti preoccupare. Volevo soltanto avvisare i ragazzi che siamo appena partiti da qui. Un’ora e un quarto più o meno e siamo lì in stazione».

«Perfetto. Allora vi veniamo a prendere noi. A tra poco e buon viaggio».

«A più tardi cara, ciao» dissi sorridendo.

Gordon mi stava fissando.

«Che c’è?» chiesi.

«Dai, dì qualcosa. Come ti è sembrata?».

Sorrisi.

«Educata e timida, ma non si può giudicare una persona da trenta secondi di telefonata» risposi guardando fuori dal finestrino.

Il treno stava partendo proprio in quell’istante.

 

---

 

Sentii bussare alla porta.

«Chi è?» chiesi, chiudendo l’acqua.

«Io, posso entrare?» era Clare.

Mi voltai e vidi uno sguardo che non mi piacque per nulla.

«Amore, cos’è successo?» domandai uscendo dalla doccia e abbracciandola.

«Ti è suonato il telefono e ho risposto»

«È successo qualcosa di grave?». Cominciavo a preoccuparmi.

«No no…è solo che…era tua mamma…e io penso di aver fatto la figura dell’idiota. Non sapevo cosa dire…insomma mi sono sentita una completa deficiente!» rispose coprendosi il viso con le mani.

Scoppiai a ridere.

«Che c’è da ridere?» domandò con aria offesa.

«Rido perché ti stai facendo un milione di paranoie per nulla! Amore di cosa ti preoccupi?».

Si fece più seria di prima.

«Se non piacessi a tua madre? Se non piacessi a Gordon? Insomma, se non mi ritenessero adatta per essere tua moglie?» chiese.

La baciai per zittirla.

«Devi piacere a me…e io ti amo. Punto e basta. È questo l’importante. Se non piaci a mia madre ce ne faremo una ragione, ma dubito di questa cosa» risposi.

L’abbracciai, poi la spinsi sul letto.

«Tom, sei ancora tutto bagnato!» esclamò lei, contrariata.

«Io sono completamente nudo, siamo sul letto…e tu ti preoccupi delle lenzuola?» le domandai.

Fu lei a zittirmi con un bacio.

 

---

 

Eravamo alla stazione ad aspettare l’arrivo del treno. Un piccolo ritardo. Capitava.

Clare era rimasta a casa con Michail e Lydia, mentre noi quattro eravamo partiti in spedizione punitiva alla stazione ad aspettare la mamma e Gordon.

«Non vedo l’ora di vederli!» esclamai, sorridendo.

«Ok, però vedi di non dare nell’occhio. Ok che c’è Saki qui in zona, ma vorrei evitare di farmi assalire da un’orda inferocita, ok?» mi disse Georg.

Chinai il capo, fingendomi offeso.

«Ok, scusa» sussurrai.

Scoppiarono a ridere tutti poi mi unii a loro.

Pochi minuti dopo eccola.

Bellissima, meravigliosa, come solo una mamma può essere.

Era radiosa, quasi come se brillasse.

Le corsi incontro e l’abbracciai.

«Billie, tesoro! Che piacere vedere anche te» esclamò stringendomi.

«Ciao mamma! Come stai?» le chiesi sorridendole.

«Tutto bene tesoro. E voi come state?».

«Benissimo! Dai, andiamo a casa, qui si gela e poi siamo in incognito» sussurrai con fare losco.

Rise.

«Come sempre, giusto?».

Tom abbracciò Gordon, poi lei.

Salimmo tutti sulla Cadillac di Tom e cominciammo a chiacchierare.

«Tom! Siamo in sei in macchina! Guarda che se ti ferma la polizia poi sei in multa!» esclamò la mamma.

«Mamma, lo so. Ma tra cinque minuti siamo a casa. Per una volta non succede nulla! Dai, ti prego» rispose lui.

Georg intervenne subito tirandogli uno scappellotto.

«Non si parla così alla propria mamma, giusto Simone?» chiese ridendo.

«Bravo Georg, tu si che sei un bravo figliolo, mica come quello sciagurato che guida!».

Stavamo ridendo tutti.

Come previsto da Tom, cinque minuti dopo eravamo nel vialetto di casa.

Aiutai Gordon a scaricare le valige, poi entrammo tutti in casa.

Clare ci stava aspettando con Michail in braccio, che non appena mi vide sporse le mani verso di me.

«Tesoro! Hai visto che sono tornato subito? Vieni da zio Bill» dissi prendendolo tra le braccia.

Era cresciuto tantissimo.

Calò il silenzio.

Clare e mia madre erano una di fronte all’altra, sorridenti entrambe. Ed entrambe imbarazzatissime.

 

---

 

Era veramente una donna bellissima. Fiera e orgogliosa dei suoi figli. Aveva i capelli mossi, ramati. Non dimostrava più di 40 anni eppure i suoi occhi erano specchio di grandi esperienze e dolori.

Chissà quante ne aveva passate dovendo crescere due canaglie come Bill e Tom.

Feci un passo nella sua direzione e le tesi la mano.

 

---

 

Carina, composta e posata. Ecco cosa mi trasmetteva.

Seria, intelligente e paziente. Questo pensai di lei in quel momento.

Bella. Bionda, delicata come porcellana ad una prima occhiata, dura come l’acciaio temprato ad uno sguardo più attento.

Nei suoi occhi lessi una profonda devozione per mio figlio, un coraggio da leonessa per il suo bambino. Un orgoglio straripante per tutto quello che era e che è tutt’ora.

Si mosse verso di me, mi tese la mano e mi sorrise.

Io mi mossi a mia volta, le strinsi la mano.

Una stretta energica da entrambe le parti.

Finalmente una donna di carattere!

«Io sono Simone, molto piacere»

«Clare, piacere mio».

«Lui è Gordon, mio marito» aggiunsi indicandole il mio compagno.

Un altro sorriso, un altro passo, un’altra mano tesa.

Posata, composta, educata, fine, delicata.

Sì, è lei.

Capii in quel preciso istante perché conquistò il cuore del mio bambino. Capii perché il mio folle figlio aveva deciso così in fretta di sposarsela.

Ragazze del genere sono rare.

 

Eccoci alla fine di quest’altro capitolo. Mi è piaciuto scriverlo perché ho provato ad immaginare la mamma dei gemelli. L’ho inserita in altre fic, ma questa è la prima volta che la descrivo sia a livello fisico sia a livello introspettivo. Mi è piaciuto provare a pensare ad un eventuale incontro con la futura sposa di uno dei gemelli, a cosa può provare una madre a conoscere la nuora, la donna che le porterà il figlio via di casa. Sì perché noi donne siamo gelose dei nostri maschietti, figli, morosi, mariti, fratelli o amici che siano. Siamo possessive :D

Per il titolo ho scelto il titolo di una canzone che è andata parecchio di moda quest’inverno. Del gruppo Of Monsters and Men.

So che vi potrà sembrare un po’ forzato come collegamento, e forse lo è per davvero, ma siccome alla fine secondo me questo capitolo si concentra più sull’incontro tra Simone e Clare, che non si parlano tanto, si dicono solo “piccole parole” ho pensato che ci potesse stare bene.

Ok ora vi lascio dolci ragazzuole. Buona notte ^_^

Un abbraccio e un grazie di cuore per essere ancora qui!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Shayla_the_angel