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Autore: Ali_Stan    12/02/2013    1 recensioni
'L'importante è seguire il proprio sogno, nonostante ci possano essere ostacoli,bisogna essere disposti ad affrontarli,nel bene o nel male.'
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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GOODBYE, NEW YORK.

Mi risvegliai presto, o almeno così ricordo. 
Sangue,solo sangue.
La macchina era distrutta.
Con le poche forze che avevo, mi alzai e andai verso i miei genitori.
Erano distesi a terra, sull'asfalto della strada.
«Papà?»
«Papà ci sei? Papà rispondimi!»
«Mamma?parlami,mamma!!»
Avevo perso il controllo, dovevo chiedere aiuto,subito,in quel momento, ma non ci riuscivo, non avevo la forza.
Mi girai di scatto,vidi un uomo coi capelli neri guidare un automobile grigia.
Era lui, era lui che ci aveva investito.
Era lui.
Appena mi vide, fece retromarcia e scappò.
«STRONZO,FIGLIO DI PUTTANA!» Gridai, con le poche forze che avevo.
Incominciai a rincorrere quella macchina, come una cretina, in quel momento non ero cosciente di ciò che stavo facendo, ma correvo,correvo e non smettevo più, non volevo fermarmi, non dovevo farlo.
In un attimo mi sentii crollare,perdere le forze,morire. Era tutto buio.
Mi risvegliai, ero sdraiata in un letto duro e bianco,intorno a me c'erano dei tipi con la mascherina sulla bocca, mi spaventai.
«Ragazza,non spaventarti.»
«Chi siete? cosa volete?»
«Ora raccontaci quello che sai.»
«Dovete dirmi chi siete,ora.»
«Ti trovi a un ospedale, io sono un dottore, e lui è un poliziotto,ti ha ritrovato per strada,insieme ad un uomo e una donna.»Disse il tipo,indicando l'amico.
«I miei genitori, ditemi dove sono i miei genitori.»
«Prima dicci quello che sai, insomma,quello che è successo.»
Dopo un pò gli dissi tutto, ero spaventata,tremavo come una foglia, la paura, cavolo, la paura.
«Contenti adesso?Ora ditemi dove sono i miei genitori.»
«Stanno bene.»
Papà mi diceva sempre di non fidarmi MAI degli sconosciuti,che ne sapevo io se dicevano la verità o no?
Restai due giorni in ospedale, poi,una mattina..
«Prendi i tuoi vestiti,mettili nella valigia, e vieni via con me.»Disse una donna che entrò in stanza spalancando la porta.
Non sapevo chi fosse, ero confusa.
Poi, ripensandoci sù, ricordai che quella era mia madre.
Senza dire niente,feci quel che mi aveva ordinato.
«Ok ma adesso dimmi dove stiamo andando.»
«Andiamo via, via di qua,Allison,New York ci ha portato abbastanza sfiga fin ora, basta.»
«No mamma no, non posso andare via! non posso lasciare il corso di teatro,la scuola, e poi devo salutare il mio migliore amico,Mike!»
Dopo quella frase mi ritrovai cinque dita stampate in faccia.
Quella fù la prima volta che mia madre mi picchiò.
Pensavo a Mike, non l'avevo nemmeno salutato, lui non sapeva niente, e non lo potevo nemmeno chiamare, il mio telefono era stato distrutto dopo quell'incidente..
Non dissi più niente, arrivai in quel dannato aereoporto.
Non volevo partire, volevo restare a New York!
 «Devi spiegarmi una cosa, oh!» Dissi io, andando da lei.
«Sentiamo.» Rispose,con la sua solita arroganza.
«Dov'è Papà?»
«Papà.. è partito per un viaggio di lavoro.»
«Ah,e quando torna?»
«Molto presto, ma ora vieni con me e sta zitta!»
Mi prese dal braccio e me lo strinse,faceva male.
Faceva male come le sue parole.
Faceva male come lei.
Perchè a me, perchè?
E così entrai in quell'aereo e partì.
Ma ero consapevole del fatto che papà da quel 'viaggio di lavoro' non sarebbe mai più tornato.
  
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