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Autore: CyanideLovers    12/02/2013    5 recensioni
Salve gente! Ebbene si, sono tornata con una nuova, serissima, storia.
Dal testo:
Lei era sulla porta: Un piede sulla terra, con Tom, e uno nel mondo delle ombre con Julian. Il ragazzo dai capelli argentei la strinse per un momento a se. Per un momento pensò che l'avrebbe baciata con uno dei suoi meravigliosi e letali baci ricchi di passione, o sconvolgenti e pieni di sentimento come quello che si erano scambiati nella caverna. Ma lui non fece nulla. Appoggiò la bocca sulla sua fronte, nel più casto dei baci, per poi spingerla via con violenza. Jenny sentì mancare l'aria per la sorpresa. Guardò verso la porta: Julian le lanciò ancora uno sguardo per poi chiudersi la porta alle spalle.
Rimase immobile per un secondo, senza avere il coraggio di muoversi.
Si avete capito benissimo! Qui Julian alla fine de ''L'ultima mossa'' non muore....e mi sono chiesta allora, e se Julian riuscisse a catturare Jenny e a portarla con se nel mondo delle ombre?
Spero che la storia sia di vostro gradimento, fatemi sapere che ne pensate :)
Much love♥
PS: Ho messo il raiting arancione, onestamente non so se potrebbe cambiare, ma non credo.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3
It's not a war
No,this is not a rapture
I'm just a person, but you can't take it,
The same tricks that once fooled me
They won't get you anywhere
I'm not the same kid from your memory
Now I can fend for myself

[Questa non è una guerra/ No, non è un rapimento/ Sono solo una persona, ma che tu non puoi più prendere/ Gli stessi trucchi che una volta mi imbrogliarono/ Non ti porteranno da nessuna parte/ Non sono la stessa bambina dei tuoi ricordi/ Ora posso badare a me stessa]
Paramore- Ignorance


Jenny aprì gli occhi, le palpebre erano pesanti come macigni e non ricordava cosa fosse successo. Era stesa in un letto ampio, dalle lenzuola di seta nere e blu notte, a contatto con la pelle il tessuto le dava una piacevole sensazione di morbidezza. Aveva ancora il suo vestito da sposa, bianco con i merletti spagnoli, ma erano stropicciati per averci dormito sopra, frastornata cercò di sistemarli alla buona. Si trovava in una stanza incredibilmente grande, dai muri azzurri e i mobili neri e lucidi, nel camino una fiamma blu crepitava vivace riscaldando tutto l'ambiente, alle pareti c'erano quadri e fotografie d'avanguardia e in stile decò mentre sulla sinistra una tenda nera e argento lasciava intravedere l'enorme vetrata e il paesaggio. Jenny dovette sopprimere un gemito di paura. Fuori dalla finestra si vedeva una terribile tormenta e dune di roccia nuda.
-Sei bellissima con questo vestito.- Disse una voce ormai così familiare che avrebbe potuto riconoscerla tra mille.
Jenny non riuscì a guardarlo negli occhi, e trattenne a stento le lacrime di rabbia. Non gli avrebbe dato una simile soddisfazione.
-Perchè lo hai fatto?- domandò con talmente tanta calma che se ne stupì lei stessa -Pensavo non saresti più tornato-
Julian distese le labbra in un sorriso
-Perchè potevo-
Osservò con attenzione la donna che era diventata, più forte e sicura, meno ritrosa e molto più decisa.
-Pensavo che avresti avuto il buongusto di darmi una possibilità di andarmene, invece di rapirmi e ingannarmi come hai fatto-
-Ho solo preso ciò che desideravo. Se tu mi avessi riconosciuto, se fossi scappata prima di raggiungere l'altare se avessi lasciato che uccidessi quelle persone.... non saresti qui, non credi?-
Jenny gli scoccò un'occhiata carica di risentimento, ma cosa avrebbe potuto dirgli dopotutto? che non avrebbe mai dovuto comprare quel gioco anni fa, che non sarebbe mai dovuta entrare in quel negozio e trovarsi in quella via quel giorno, che avrebbe dovuto trovare un altro tipo di divertimento per il compleanno di Tom o che avrebbe dovuto buttare la scatola una volta comprata. Le sembrarono tutte supposizioni assurde, come piangere sul latte versato.
-Mi concedi un ballo?- domandò con un gran sorriso sornione -Dopotutto ora siamo marito e moglie- Jenny lasciò che la attirasse a se, che la stringesse tra le braccia e che la guidasse nelle danze.
Aggirarono il letto, le poltrone accanto al camino. Danzarono di fronte alla vetrata, sotto la luce malata della luna.
Sulle prime, Jenny si sforzò di assecondare i suoi movimenti, ma divenne via via più rigida mentre riconosceva i passi e la melodia.
Julian la vide guardarsi intorno: aveva la stessa espressione angosciata con cui si era divincolata da lui durante il ballo dell'ultimo anno.
Le sorrise senza dolcezza divertito del suo stesso scherzo.
La musica era quella di un tempo, un ritmo ultraterreno, melodico ma dal significato così oscuro da farti crollare a terra.
Quando l'umana cercò di respingerlo, Julian intrecciò le dita alle sue in una morsa ferrea.
Le sfiorò le labbra con le proprie.
-Non è ciò che hai sempre sognato, Jenny? Un principe che ballasse con te fino alla fine del tempo, che ti desiderasse sopra ogni cosa? Sorridi, mia cara. Stanotte lo avrai!-
Si era aspettato... cosa? Di vederla battere un piede a terra e piagnucolare delle ridicole scuse?
Lei non lo fece. Sollevò il mento con dignità.
-E tu? È questo che hai sempre sognato? Una donna che ti dica di sì perché la stai ricattando?-
L'uomo ombra la spinse via da sè.
La musica si spense immediatamente.
-Spogliati!- sibilò.
Per un istante Jenny parve non capire.
Poi obbedì.
Julian la osservò sfilarsi i nastri del bustino, la gonna ampia, le calze di seta e il completo intimo candido. Con lentezza, per guadagnare tempo.
Quando finì, Jenny rimase immobile, le braccia lungo i fianchi e i pugni stretti.
-Così va bene, uomo ombra?-
Julian sentì un principio di nausea artigliargli il ventre.
Era come l'aveva immaginata?
Difficile dirlo: quando la immaginava nuda fra le sue braccia, lei non aveva quella posa inflessibile, quella calma forzata. Non lo fissava come stava facendo adesso, come si sforzasse di guardargli attraverso.
Julian le andò incontro.
Senza distogliere gli occhi dai suoi, Jenny cominciò a indietreggiare.
Questo lo sorprese: avrebbe giurato che si sarebbe fatta uccidere piuttosto che mostrargli debolezza.
La vide trasalire quando incontrò il muro con le spalle, vide il sangue affluire alle guance, udì il battito del suo cuore accelerare.
La imprigionò contro la parete, i palmi appoggiati ai lati della sua testa.
Udì la propria voce, bassa, leggermente arrochita, sussurrarle parole di scherno.
-Dove vai, mia cara? La stanza è finita!-
Il calore della sua pelle era una promessa esaltante attraverso i vestiti. Julian la afferrò per i fianchi, lasciandole segni rossi e bianchi nella carne morbida.
Jenny chinò il capo.
Si aggrappò alle sue braccia, le strinse con tanta forza da affondargli le unghie nella carne attraverso le maniche.
E nonostante aspettasse quel momento da anni, solo in quel momento Julian capì come sarebbe stata.
Lo capì quando vide l’avversaria più degna che avesse mai avuto sollevare una mano e nascondersi il viso.
Lo capì quando premette il petto contro il suo seno e la sentì tremare per il desiderio di respingerlo.
Avrebbe dovuto ridere: una parte di lui lo esigeva. Costringerla a confessare il desiderio che le aveva sempre letto negli occhi, rinfacciarglielo e infine esaudirlo nel più brutale dei modi, trasformandolo in una realtà peggiore di qualunque incubo.
Invece affondò il viso in quei capelli dello stesso colore dell'oro, e inspirò ferocemente.
Jenny, Jenny, Jenny.
I suoi occhi verdi e luminosi, la sua energia, la sua luce. Buona. Qualcosa che lui non avrebbe dovuto neanche sfiorare, così pura da essere proibita per lui.
Julian la baciò sulla tempia senza dolcezza; le prese il viso fra le mani, forzandola a sollevarlo.
La baciò sulle labbra, le saggiò tra i denti, famelico, scoprendole più morbide di quanto avesse immaginato nelle sue notti insonni.
Fedele alla sua promessa lei non oppose resistenza, ma neanche ricambiò. Non era stupito della sua forza di volontà, ne aveva avuto un assaggio durante i giochi.
Jenny nel negozio dei giochi, dalle labbra rosse quanto le sue guance incantata dalla scatola bianca e lucida, Jenny che osservava sotto di se il cielo prima di saltare con Dee. La sua espressione di terrore, un attimo prima del salto.
Aveva occhi lucidi per l’angoscia. Una volta, in quello sguardo verde, l’ostilità era stata stemperata dall’attrazione, ma adesso vi rimaneva soltanto orrore.
Lo sta facendo di nuovo, adesso: gettarsi nel vuoto per salvare chi amava
(Non scapperai da me Jenny....se ci proverai ucciderò tutte le persone qui dentro)
Solo il tipo di salto era diverso.
Julian aprì le braccia, fece un passo indietro.
Lei non se lo aspettava. Si appoggiò al muro, i capelli arruffati sugli occhi. Si coprì il più possibile con le braccia.
Julian le voltò le spalle.
-Rivestiti.-
****

Era così frastornata e le mani le tremavano così tanto che impiegò un’eternità a chiudere i gancetti del reggiseno. Infilarsi i pantaloni e la maglietta che erano apparsi sul letto fu un’operazione molto più semplice, che eseguì rapidamente. Per quanto lo potesse detestare in quel momento per ciò che le aveva fatto e come l'aveva trattata, non riuscì a non provare un senso di gratitudine per aver fatto sparire il suo vestito da sposa e averle dato quei vestiti più semplici e pratici. 
Julian le diede le spalle per tutto il tempo, una sagoma scura stagliata contro il chiarore inquieto del fuoco. Quell’improvviso riguardo, completamente in contrasto con la crudeltà di poco prima, la disorientava ancora di più. Era troppo scossa, comunque, per chiedersi il perchè di quel comportamento.
Rimase per qualche istante a contemplarlo, le mani premute contro lo stomaco in subbuglio. 
La sfida tra loro non era mai stata né leale né priva di rischi, ma si erano sempre affrontati da pari a pari. Adesso quel limite era stato sfiorato, quasi infranto. Per la prima volta, Jenny aveva davvero paura di incontrare lo sguardo dell'uomo ombra.
Alla fine fu lo stesso Julian a prendere la parola.
-Temo di essere stato piuttosto… avventato.-
Jenny rimase così spiazzata che pensò di aver udito male.
Julian si voltò, i lineamenti composti in un’espressione indecifrabile.
Un orologio invisibile scoccò le ore, Jenny contò i battiti stupita che fossero le due passate. Julian piegò il capo da una parte, come a voler ascoltarne meglio il suono, e poi sbuffò annoiato.
-Ti mostro la tua stanza, sono in ritardo.- Mormorò avvicinandosi alla porta.
-La mia stanza?- Domandò dubbiosa.
-Preferisci dormire nel mio letto?- La schernì lui con uno sguardo divertito.
-Ma certo che no!- si affrettò a dire lei seguendolo.
-Me lo aspettavo- Uscì dalla porta e lei lo seguì. Si era aspettata corridoi pieni di specchi e scale che si muovevano, invece sembrava una casa piuttosto ordinaria. Enorme ed eccentrica, ma alquanto normale per un tipo come Julian.
-Attenta a non perderti, la casa è molto grande- le disse svoltando l'angolo. Dopotutto non era poi così complicato, la sua stanza era abbastanza vicina a quella di Julian, quantomeno sarebbe riuscita ad arrivare alla sua di stanza. Anche se, riflettè, era l'ultimo dei suoi desideri.
Jenny barcollò, non vedeva granché e per poco non finì per sbattere contro in mobile.
-Non si vede niente- Si lamentò massaggiandosi il gomito.
-Io vedo bene anche di notte e non ho ospiti in genere- forse avrebbe dovuto dire: Non ho mai avuto ospiti, ma gli sembrò inutile fare quel commento -Provvederò ad illuminare meglio la casa-  Si fermò davanti ad una porta del tutto simile alle altre. Abbassò la maniglia e la spalancò.
-La tua stanza.-
Jenny rimase sulla soglia. La porta dischiusa le offrì lo scorcio di una camera da letto.
Aveva tenuto testa a Julian per tutta la sera, e poi lo aveva seguito per i corridoi camminando come in un sogno, ma ora la visione di quegli oggetti così semplici e quotidiani, un letto, una specchiera, una sedia, un armadio, forzò brutalmente il suo torpore.
La consapevolezza cominciò ad afferrarla, si arrampicò con dita gelide lungo la sua colonna vertebrale.
Jenny indietreggiò di scatto, andando a sbattere con la schiena contro il petto dell'uomo. Si voltò verso di lui, si aggrappò alla sua manica, smarrita.
-Resterò qui per non so quanto e non ho avvertito nessuno!-
Il volto di Julian era una maschera inespressiva.
-Rimarrai qui per sempre.-
Jenny sentì l’impulso irrefrenabile di ridere. Si sforzò di trattenersi perchè aveva la sensazione che, se non lo avesse fatto, il suono che le sarebbe uscito dalle labbra le avrebbe lacerato la gola e sarebbe risuonato per i corridoi e contro il soffitto come le grida di una pazza.
Entrò nella stanza.
La voce di Julian la raggiunse da molto lontano.
-La cena sarà servita fra un'ora.-
Distante anni e anni luce, Jenny udì lo scatto della porta che si chiudeva.
Era rimasta sola.
Qualcosa in lei si spezzò per il sollievo, e finalmente fu libera di piangere.



   
 
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