Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: cookiedough    12/02/2013    5 recensioni
"C’erano momenti in cu sembravo la persona più socievole di tutti altri invece, in cui chiudermi in me stessa diventava la mia specialità.
Ero un controsenso vivente, un cubo di Rubik mentale.
Nessuno sapeva mai cosa pensassi davvero."
Salve Gente!
Ecco la mia nuova FF.
mi piace scrivere, mi piace condividere ciò che scrivo, perciò mi piacerebbe trovare magari delle recensioni piccine piccine.
Mi auguro che l'intro. vi inviti a leggere, non pretendo molto, solo un parere.
Ok, inizialmente potrà sembrare una storia stupida, ma vedrete che con l'andare dei capitoli si farà più bella.
Sono la stessa autrice di 'Hope of a New life' [se vi va di leggerla segue il link]. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1011045&i=1
Ok, vi lascio che vado a scrivere ;).
Leggete e recensite!
Baci
-Glo.
Genere: Commedia, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao Belle!
Ringrazio tutte quate per le recensioni generose.
Davvero, mi rendete sempre felice quando vedo i commenti che mi lasciate.

Bene, ormai siamo agli sgoccioli, la storia è quasi al termine D:
Ma non disperate ;)

Chapter 35 : Time Passes…
 
Trattenni il fiato.
Non poteva essere.
Mi sorrise e rimanendo nella stessa posizione di due secondi prima capii cosa stava succedendo.
Automaticamente portai una mano alla testa tenendo il cappello, e di corsa percorsi quei 5 metri che ci dividevano finendo tra le sue braccia.
Lo strinsi forte, consapevole del tempo, che passava.
I: mi sei mancato così tanto!
Rise e mi strinse ancora di più, poi lo lasciai.
J: sbaglio o qualcuno compie 17 anni?
Risi e mi indicai.
I: dimmi che non hai il regalo.
Lui storse le labbra in una smorfia e estrasse qualcosa dalla tasca del suo giubbino leggero.
I: io, io ti uccido.
J: ma come? Sono appena tornato…
Ridemmo insieme e mi porse la scatolina in vellutino blu.
Quando l’aprii trovai al suo interno una catenina e per ciondolo “L&J” scritto in argento.
Lucinda e Justin.
Era troppo dolce.
I: è troppo bella…
Lui mi abbracciò e nemmeno mi resi conto di quanto desideravo baciarlo.
Lo fissai un secondo, giusto il tempo di perdermi un’altra volta nel suo sguardo di miele e caramello, per poi alzarmi sulle punte dei piedi e annullare la distanza tra le nostre labbra.
Quel bacio fu aria, ossigeno puro.
Dovetti farmelo bastare perché la campana della scuola era suonata da un po’, e Justin insisteva che io entrassi.
Passai il compleanno più bello della mia vita.
Nonostante solo alcune ore, passate con lui furono le migliori.
La sera dovette prendere un altro aereo e tornare al suo lavoro.
Mi salutò con un bacio, un lungo, dolce, sensuale e al contempo malinconico bacio.
Io ricambiai, ma a differenza sua, mi lasciai scivolare sulla guancia una lacrima, che prontamente venne asciugata dal suo pollice liscio.
Quando lo avrei rivisto?
 
Giugno 2013
La scuola stava per finire ed era dal mio compleanno che non vedevo Justin, ci sentivamo spesso sì, ma non era come stare insieme.
Mi mancava davvero molto.
Le video chat non ci permettevano di abbracciarci, non ci permettevano di scambiarci tenerezze, nulla.
Ma dovevo andare avanti.
Dovevo essere forte.
Avrei passato le vacanze da Ryan, in Canada.
Forse mio cugino avrebbe riscaldato la mia anima.
Mi mancava ogni tanto quello squilibrato di Ryan, lui e le sue cavolate.
E anche Chaz un pochino.
Forse passare l’estate dai miei zii mi avrebbe fatto tornare di buon umore, avrei dimenticato la distanza…ed il tempo.
 
Dicembre 2013.
Era l’ultimo dell’anno, e mentre le persone normali – perfino mio padre – festeggiavano, io ero a casa, con un bel film.
Avevo in programma di aspettare che Justin chiamasse da New York.
Era a Time Square, doveva esibirsi per capodanno.
Ero così fiera di lui.

Passai anche quel momento senza di lui, solo dopo delle ore, ricevetti la telefonata che tanto stavo aspettando e finalmente riuscii ad augurare anche a lui un buon 2014.
 
Un rapporto a distanza non è facile.
Presto Justin cominciò ad avere sempre più impegni, sempre più lavoro e sempre meno tempo da dedicare ad una telefonata, ad un sms, ad una chat.
Lucinda inizialmente sapeva a ciò a cui era sottoposto il suo ragazzo, ma ben presto, iniziò a stancarsi della situazione.
Smisero di sentirsi, smisero si inviarsi sms, chiusero.
Lucinda stava crescendo e doveva andare avanti con gli studi, uscire dalle superiori, frequentare i 3 anni di università che si era imposta, cambiare e magari farsi strada nel lavoro.
Justin non sarebbe mai scomparso dal suo cuore, solo l’aveva temporaneamente accantonato.
Doveva reagire e andare avanti con la sua vita.
Se c’era una cosa che non cambiava mai, era che anno, dopo anno, ad ogni suo compleanno, Justin le inviava una cartolina a seconda di dove si trovasse, che fosse in tour, o a casa, comprava una cartolina del posto, la indirizzava a Lucy e prontamente lei la riceveva.
Era snervante, sapere che lei era sempre nel cuore di lui, ma che non fosse più come prima.
C’erano entrambi ma senza saperlo.
 
(Luy’s Pov)
 
Avevo finito le scuole superiori.
Avevo dato la maturità.
Avevo frequentato l’università.
Avevo preso la laurea.
Avevo iniziato a richiedere lavoro.
Erano passati sette anni dall’ultima volta che vidi Justin.
Avevo quasi 23 anni e finalmente avevo trovato un lavoro.
Insegnavo alle scuole superiori, non quelle che frequentai anche io, un altro istituto.
Insegnavo letteratura.
Adoravo il mio lavoro, adoravo il contatto con le persone e con gli adolescenti.
Era appagante, riconoscevo di essere brava nel mio lavoro e gli altri lo sapevano.
Ormai da sette mesi insegnavo, marzo era ormai più che iniziato, il mio compleanno era alle porte.
Stavo per compiere 23 anni eppure non ero per nulla esaltata: avrei ricevuto la mia solita cartolina che veniva da chissà quale parte degli USA, con degli squallidi auguri.
Mio papà mi avrebbe regalato qualcosa di semplice e che mi avrebbe legato a lui.
Io…io mi sarei regalata probabilmente un appartamento, uno tutto mio, in affitto, ovvio, ma pertanto bastava.
 
21 Marzo 2020
Il mio ventitreesimo compleanno.
Nonostante fossero passati sette anni ero ancora nella mia camera, con il mio letto, a casa del mio papà.
E come sette anni prima, papà mi venne a svegliare anche quella mattina.
P: bambina mia! Sveglia forza, devi andare al lavoro…
Mi rigirai nelle coperte e cercando un po’ di buon umore rimastomi decisi di alzarmi.
Papà mi aveva portato un vassoio con il solito muffin gigante con la solita candelina “23”  ed una cartolina, da dove arrivava quella volta?
Hollywood.
Ciò significava che era a  LA.
Spensi la candelina e mi impegnai per scegliere l’abbigliamento migliore. [http://ak1.polyvoreimg.com/cgi/img-set/cid/68785371/id/fYAW1F8BRyOlw0IUQ1xBEQ/size/y.jpg]
Ormai non ero più la ragazzina sedicenne che adorava indossare colori sgargianti, pantaloncini inguinali o magliettone stile ragazzo.
Ero cresciuta.
Ancora mi piacevano i colori, ma ero una ventitreenne laureata e con un lavoro, dovevo attenermi a ciò che ero quando mi vestivo.
Quindi, per andare a scuola, mi sembrava molto buona come scelta.
Mi truccai leggera, con il mio amato mascara sulle ciglia e un bel contorno occhi.
Scarpe non troppo alte, con un tacco a spillo raffinato, che mi permettesse di non sembrare troppo sgualdrina.
Come un’adolescente raggiungevo la scuola tramite i mezzi pubblici ed una volta arrivata mi piaceva trattare i miei allievi come degli amici…certo, con adeguata riservatezza.
 


Salve di nuovo!
Spero tanto, tanto che vi sia piaciuto almeno un pochino.
Fatemi sapere magari ;)
Love.
Kiss.
Peace.

Glo.
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: cookiedough