Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: Sinead1370Kimaira    12/02/2013    2 recensioni
Ci sono tanti modi per vivere la vita da Vampiro.
Ci sono tanti vampiri che hanno deciso di vivere in pace con gli umani, altri che hanno deciso di ucciderli per divertimento. Ci sono Vampiri che sono liberi e altri che per l'ebrezza della vendetta hanno deciso di inchinarsi davanti ad un Signore. Ci sono Vampiri che riconosco ancora la loro famiglia e altri che ucciderebbero un loro fratello per puro capriccio.
E poi c'è Lui. Qualcosa di esattamente a metà. Un Vampiro che vive ai piedi del suo Signore, ma mantiene la sua dignita. Un Vampiro che ha giurato odio ai suoi fratelli eppure non li ha ancora uccisi.
Ma prima o poi dovrà prendere una decisione e solo in quel momento capirà chi è veramente.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Damon Salvatore, Klaus, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salveeeeeee!!! Allora..... come avete visto sono stata più veloce negli aggiornamenti!
Grazie mille a Contessa Barthory che ha recensito lo scorso capitolo e a Smee !
Grazieeeeeeeee!!! Bene vi lascio alla lettura.....
Forse qui Nik è un pochino OOC.... io vi ho avvisati!
E anche il padre di Zach, Giuseppe, è abbastanza violento... Uomo avvisato mezzo salvato!

  


...I reviewed the fear in your eyes...

Klaus rimase fermo sul divano.
Immobile come una statua fissava il fuoco, cercando forse di coglierne tutti i bagliori.
Lo sguardo celeste era vacuo e completamente vuoto, i lineamenti stranamente tesi e la mano avvolta intono al fine bicchiere di Bourbon.
La sua mente vagava liberamente rivangando gli eventi avvenuti qualche ora prima.
Non era da lui reagire in quel modo.
Lui era abituato a stare solo, aveva ucciso sua madre e pugnalato i suoi fratelli, era dannatamente abituato a lasciare andare le persone.
Eppure aveva temuto di perderlo.
Ormai Zach era diventato una costante nella sua esistenza, un punto fermo, qualcuno che ci sarebbe sempre stato.
Si erano anche separati nei secoli, questo era vero, ma per fatali cause del destino si erano sempre trovati insieme.
E ora invece aveva sentito la necessità di incidergli il suo nome sulla pelle, aveva sentito il bisogno di legarlo materialmente a sé.
Con una mossa calcolata e lenta si alzò dal divano di pelle nera e raggiunse il punto preciso in cui aveva torturato Zach.
Il piccolo coltellino a molla giaceva accanto ad una macchia rossastra che a mano a mano si stava scurendo.
La lama riluceva sotto i bagliori del fuoco e Klaus come ipnotizzato la accarezzò.
Le sue dita si bagnarono di sangue e si tinsero di un macabro rosso, Klaus leccò via il sangue dalla mano e si sentì rinvigorito.
La sua parte più istintiva gli urlava di salire di sopra e impossessarsi di quello che gli apparteneva, mentre la sua parte razione gli suggeriva di rimanere fermo e solo a fissare il fuoco.
Senza nemmeno rendersene conto afferrò l’arma la strinse nel pugno, iniziando così a salire le scale.
 
 
Zach era ancora beatamente addormentato.
I segni delle lacrime erano ben visibili e il petto scoperto si alzava e si abbassava, mettendo in mostra la fresca cicatrice.
Il ragazzo stava sognando.
Lo dimostravano i lineamenti distesi e le membra rilassate, sembrava una bambola.
Uno di quei manichini che usavano nei negozi, una marionetta.
E forse era proprio questo Zach.
Un burattino assalito dal passato, manovrato dal presente e per sempre legato ai suoi ricordi.
 
 
Era rimasto immobile a fissare il punto in cui Klaus era scomparso per minuti, ore forse.
L’unica cosa certa era che il sole aveva iniziato a scomparire pigramente dietro la coltre spessa di nuvole.
Voltandosi a dare un ultimo saluto alla madre era corso via, sperando in cuor suo che il padre non si fosse accorto della sua assenza.
I passi si succedevano spasmodicamente e le caviglie compivano improbabili torsioni ogni volta che calpestava un sasso.
La terra secca e polverizzata si alzava a ogni suo passo, sporcandogli la pelle candida lasciata scoperta dai pantaloni corti fino al ginocchio.
Il cuore batteva all’impazzata e il respiro divenne ancora più affannoso quando varcò i cancelli di villa Veritas.
Per la fretta urtò con la spalla contro il freddo metallo e rischiò di perdere l’equilibrio, ma per fortuna la sua buona stella gli evitò una rovinosa caduta.
Arrivato di fronte alle bianche scale di marmo che portavo al portico d’ingresso, tentennò.
Non voleva sapere cosa lo aspettava e soprattutto temeva che una volta entrato avrebbe trovato Damon e Stefan intenti a litigare.
Eppure, stringendo i pugni, si fece coraggio e spinse il portone di mogano verniciato e intagliato con cura.
Silenzio.
Stranamente non c’era nessuno nell’ampio vestibolo.
Con una malsana felicità sperò in cuor suo essere riuscito a eludere suo padre e cercando di fare meno rumore possibile iniziò a salire le scale che lo avrebbero condotto nella sua stanza, lontano dal mondo intero.
Era stata una giornata abbastanza positiva, suo padre non l’aveva scoperto, aveva ricevuto gli auguri da un perfetto sconosciuto che forse non avrebbe più rivisto, non aveva sentito i suoi fratelli litigare. Con una strana euforia sperò di trovare il cadavere di Katherine riverso per i corridoi, giusto per finire in bellezza.
Eppure in quel preciso istante una porta si aprì, sbattendo violentemente contro il muro.
La figura di Giuseppe Salvatore si stagliava minacciosa dall’altro capo del corridoio.
Ma non fu questo a lasciare Zach con gli occhi spalancati, infatti nell’ufficio del padre intravide due occhi celesti molto familiari.
Lord Mikaelson, a casa sua.
Completamente perso nei suoi pensieri, non si accorse nemmeno del padre che si avvicinava e si ridestò solamente quando una mano dura e callosa lo afferrò per il bavero della camicia in cotone.
Gli occhi marroni del padre lo fissavano con ira e la sua voce gli piombò addosso come una valanga di massi: “ Ringrazia solo il fatto che ora sia impegnato, così potrai rimandare la tua punizione a stasera.”
E con ciò lo lasciò cadere sul pavimento di legno.
Zach si tirò in piedi a fatica si appoggiò alla balaustra per combattere il forte capogiro che lo aveva colto.
Affacciandosi vide entrare nell’atrio Damon che come una furia chiuse la porta con forza.
Stefan, come richiamato da quel rumore, uscì dalla sua camera con la camicia semi aperta.
Gli passò accanto senza degnarlo nemmeno di uno sguardo, come se all’improvviso Zach fosse diventato trasparente.
Pochi minuti dopo anche la giovane Piece fece il suo ingresso con i capelli arruffati e in disordine e seguì i due fratelli che tra un insulto e un altro erano usciti fuori in cortile.
La sua splendida giornata si era trasformata nel suo solito incubo da un momento all’altro.
Con passo titubante continuò a camminare per il corridoio e, oltrepassate le stanze dei fratelli, aprì la porta del suo piccolo nido e si gettò sul letto.
Stanco e spossato chiuse gli occhi, cercando di non sentire le urla dei fratelli che avevano iniziato a litigare proprio sotto la sua finestra.
Sentì la porta in legno aprirsi e scorse la piccola figura di Amelie entrare nella stanza.
La domestica gli rivolse un sorriso gentile e si sedette sul letto accanto a lui.
I lucidi capelli biondi con qualche filo bianco erano raccolti sotto una tiara di tessuto bianco e il grembiule immacolato era perfettamente stirato e in ordine.
Il viso gentile era solcato da qualche ruga intorno alle labbra e agli occhi.
La sua voce dolce gli sfiorò il volto come una carezza: “ Piccolo mio, non essere triste. Tutto questo un giorno finirà, devi solo avere fiducia.
Tuo padre mi ha ordinato di portarti questi vestiti e di dirti che dovrai essere puntuale per la cena, in quanto questa sera il suo ospite ha espresso il desiderio di unirsi a tutta la famiglia per la cena.
Su, ora alzati e mettiamoci al lavoro per dati una ripulita.”
E sorrise bonaria.
Zach si guardò.
Effettivamente non era per niente presentabile conciato in quel modo.
Amelie gli fece segno di lavarsi e gli preparò l’acqua calda.
Una volta che si fu ripulito dai residui della sua ultima fuga, rientrò nella stanza e iniziò a rivestirsi.
Il pantalone lungo era grigio chiaro e di un materiale leggero, la camicia era bianca e il colletto portava le sue iniziali cucite in corsivo con un sottile filo azzurrino.
Il tutto era completato da un paio di scarpe nere e lucide con delle calze bianche.
Si sedette di fronte allo specchio mentre Amelie prese con pazienza una spazzola e iniziò a sistemargli i capelli ricci.
Gli arrivavano quasi a metà della nuca e nonostante l’insistenza del padre era riuscito a non tagliarli.
Alcune piccole ciocche nere gli cadevano scompostamente davanti agli occhi celesti, nascondendone la diversità.
In fatti l’occhio sinistro era celeste chiaro, mentre il destro era azzurro scuro ed entrambi erano sormontati da folte e lunghe ciglia.
La pelle diafana era sottile e morbida, tanto da farlo sembrare una ragazza fino a pochi anni fa.
Una volta che la domestica ebbe finito con i suoi capelli, si appuntò i gemelli ai polsi della camicia e indossò la giacca leggera.
Al solo pensiero di rivedere Niklaus avvampò e le guance si tinsero di un leggero rosso.
Amelie sorrise e con un piccolo inchino uscì.
Zach fu tentato di stendersi di nuovo sul letto, ma temendo si scomporsi optò per restare seduto sul davanzale della finestra.
A un tratto bussarono alla porta e la maniglia si abbassò.
La chioma color caramello di Stefan fece capolino e con lei anche gli occhi verdi del fratello.
Zach si voltò e gli chiese: “ Qualcosa non va, Fratello?”
Stefan gli sorrise leggermente e disse quasi sbrigativo: “ No. Nostro padre voleva solo dirti di scendere fra un quarto d’ora.”
E con un lieve cenno del capo uscì.
Il ragazzo, rimasto di nuovo solo, posò distrattamente il mento sul palmo della mano e guardò fuori dalla finestra.
Il sole si era quasi completamente spento e le stelle iniziavano a puntellare il cielo.
Quando l’orologio segnò le sette e quattordici minuti decise di iniziare a scendere.
Percorse distrattamente il corridoio e mettendo il piede sul primo gradino alzò lo sguardo di fronte a sé.
Il cuore perse un battito e su costretto a poggiare la mano sulla balaustra per non sembrare ubriaco.
Ai piedi della scalinata di marmo c’era Lord Klaus.
Indossava un abito nero come la notte confezionato su misura con  camicia e gilet bianchi e immacolati.
I capelli castani e ondulati erano elegantemente pettinati all’indietro con due ciuffi che ricadevano sopra le orecchie.
Risvegliatosi dalla trance Zach riprese a scendere la scala.
Arrivato nell’atrio disse: “ Lord Mikaelson, che sorpresa rivedervi qui.”
Klaus sorrise e con un piccolo inchino disse: “ Spero che sia una bella sorpresa Conte. Le dispiacerebbe accompagnarmi a fare un giro della villa? A quanto pare vostro padre ha posticipato la cena.”
Non ci fu nemmeno bisogno di soggiogarlo, perché il ragazzo accettò senza problemi e insieme s’incamminarono nei giardini di Villa Veritas.
Il vento era piuttosto freddo e Zach si strinse nelle spalle per riparasi dall’umidità.
Klaus gli chiese: “ Se non vi sembra troppo indiscreto, posso domandarmi quanti anni avete?”
Il ragazzo si voltò e rispose: “ Quattordici. Mi permettete invece di farvi una domanda Lord?”
L’uomo reclinò il capo e annuì con grazia.
Il Conte continuò: “ Come facevate a sapere che oggi era il mio compleanno?”
L’altro sorrise appena e sussurrò con voce suadente: “ Certe volte non è importante sapere tutti i dettagli. Piuttosto voi, avete degli occhi incantevoli.”
Zach si ritrasse appena, cercando di coprire l’occhio destro.
O il sinistro.
Klaus gli prese delicatamente il mento tra le dita e lo guardò.
Gli sorrise in seguito dicendo: “ Non c’è alcun bisogno di coprirli. Li trovo stupendi e inusuali, nemmeno dalle mie parti ho mai visto occhi così.”
Il ragazzo allora cercò di cambiare argomento e disse: “ Da dove venite?”
Mentre continuavano a camminare  Klaus rispose: “ I miei genitori erano europei e io ho girato per un po’ tutta l’Europa e poi mi sono stabilito qui in America.”
Zach abbassò il capo e con voce triste disse: “ Mia madre era francese.”
L’uomo allora continuò: “ Siete mai stato in Europa?”
L’altro scosse il capo e disse: “ No. Sono sempre rimasto qui a Mystic Falls.”
Klaus allora disse: “ Se gli affari con vostro padre andranno a buon fine vi ci potrò portare io. In Francia, Roma per tutta l’Europa.”
Il ragazzo sorrise e leggermente imbarazzato disse: “ Mi piacerebbe molto viaggiare. Ma ora penso che sia meglio tornare dentro, non vorrei che mio padre si alterasse.”
E con ciò s’incamminarono dentro.


La sala da pranzo era stata addobbata a festa con dei gigli gialli* e rosa**, le posate d’argento rilucevano sotto la luce del lampadario.
I piatti di porcellana erano finemente decorati e i tovaglioli di stoffa erano piegati a ventaglio e le cameriere indossavano le loro migliori divise.
Giuseppe di Salvatore era già seduto al tavolo ma balzò in piedi non appena li vide entrare.
Con un sorriso finto si diresse verso Klaus e gli disse: “ Lord Mikaelson vi prego di perdonarmi se vi ho fatto attendere. Spero solo che mio figlio non vi abbia infastidito.”
E gettò un’occhiata truce al ragazzo.
L’uomo castano sorrise e gli rispose: “ Al contrario, è stato di ottima compagnia.”
Zach  seguì i due uomini e si andò a sedere di fronte a Klaus attendendo i fratelli.
Poco dopo i due Salvatore fecero il loro ingresso accompagnando Katherine.
Damon indossava un abito nero con una camicia bianca, Stefan invece aveva un gessato marrone e la giovane donna portava un abito in mussola rossa.
Klaus guardò Katherine che trasalì.
Di colpo divenne completamente pallida e cercò di nascondere il tremore alle mani.
Non appena Giuseppe ordinò di iniziare a servire tutti i domestici si diedero da fare per servire tutte le ricche pietanze.
I due fratelli Salvatore si lanciavano di tanto in tanto qualche occhiata irata fin quando la ragazza seduta fra loro non si congedò, dicendo di non sentirsi molto bene.
Fu un sollievo continuare la cena senza di lei.
Il  padrone di casa si prodigava in mille chiacchiere con il suo ospite che invece sembrava troppo preso a guardare il ragazzo seduto di fronte a lui.
Infatti non degnava Giuseppe nemmeno di uno sguardo e si voltava solo qualche volta per rispondere alle sue domande.
Prima del dolce andarono via anche Damon e Stefan, congedandosi e chiedendo il permesso di ritirarsi nelle loro stanze.
O, per essere precisi, nella stanza di Katherine. 
Una volta servita la deliziosa torta ai frutti di bosco, Zach rimase a fissare il piatto e raccoglieva lentamente i lamponi e le more che rotolavano ai lati dalla pasta sfoglia.
Suo padre si alzò e disse: “ Lord Mikaelson, spero che la cena sia stata di vostro gradimento. Ora volete scusarmi, ho qualcosa da discutere con mio figlio.
Ordinerò subito a una domestica di mettersi a vostro completo servizio per la notte.”
Il castano si alzò e rispose: “ Certamente. Vi auguro una buona notte signor Salvatore, e anche a lei piccolo Conte.”
Zach ringraziò e seguì il padre nel suo studio.


La stanza era grande e piena di libri.
Volumi di storia e di legge si alternavano sugli scaffali di varie librerie di legno scuro.
La scrivania era ingombra di fogli e cartelle, i divanetti in pelle marrone accerchiavano in tavolino con una bottiglia di whisky semi vuota.
Ecco perché suo padre così accaldato.
Giuseppe si portò il rimanente del liquore alle labbra e ne bevve a lunghe sorsate.
Quando la bottiglia rimase vuota ne prese un’altra e tra un movimento e l’altro disse con voce impastata: “ Dove sei stato?”
Zach non rispose.
Sperava di poter essere inghiottito da una misteriosa voragine nel pavimento.
Per quale motivo non lo picchiava e basta?
Tanto sarebbe finita così, lui lo sapeva benissimo eppure suo padre godeva nel vederlo soffrire anche psicologicamente.
Afferrandolo per il colletto della camicia bianca disse: “ Ti ho fatto una domanda e pretendo una risposta.”
Il suo fiato odorava pesantemente di alcolici.
Facendosi forza Zach gli rispose con voce flebile: “ Sono stato al cimitero…”
Fu interrotto dal padre che gli gridò contro: “ Ad infastidire tua madre? Non ti basta quello che lei hai fatto? Lasciala in pace almeno da morta!”
E con ciò lo scaraventò a terra.
Il ragazzo urtò violentemente il capo contro lo spigolo del mobile e una fitta di atroce dolore gli attraversò tutte le membra.
Giuseppe continuò a bere dalla bottiglia e disse: “ Perché sei andato da lei?”
Immobile sul pavimento l’altro Salvatore rispose: “ Le ho portato dei fiori…”
Un pesante schiaffo gli cadde sulla guancia, facendolo gemere di dolore.
L’uomo in piedi di fronte a lui disse: “ E cosa se ne fa dei tuoi stupidi fiori se è morta? Rispondimi! Cosa pensi che se ne faccia un cadavere di un sudicio mazzolino!”
Un  altro colpo gli smorzò il fiato in gola, mentre il rumore metallico della cinta riecheggiava nella stanza.
Giuseppe si sfilò la cintura dai pantaloni di tessuto pregiato e dopo averla fatta schioccare per due volte disse al figlio: “ Ora ti faccio vedere io cosa faccio con questa cinta razza di demone! Io combatto i mostri che infestano la nostra città e in casa ho un assassino con gli occhi spaiati!”
Un colpo pesante si abbatté sul corpo del ragazzo aprendo la camicia e ferendo la carne pallida.
Un altro ancora gli lacerò i pantaloni facendogli uscire copiosi fiotti di sangue e ferendogli di rimando anche il volto all’altezza dell’occhio destro.
Suo padre tirò il braccio indietro, pronto a infliggergli un altro colpo.
Eppure qualcosa lo fermò.
Zach riaprì spaventato gli occhi e vide Niklaus tenere il polso del padre con fermezza.
L’uomo fissò il Conte Salvatore negli occhi e gli intimò: “ Vattene. Ora.”
Suo padre come guidato da una serie d’invisibili fili uscì dalla stanza, lasciando suo figlio terrorizzato sul pavimento.
Il castano si avvicinò piano e gli sussurrò: “ Venite con me” Zach fu totalmente ammaliato da quella voce sottile e stranamente dolce e si sporse appena verso Klaus, che portandogli un braccio sotto le ginocchia e dietro la schiena lo sollevò e iniziò a percorrere il corridoio.
Senza nemmeno chiedergli quale fosse la sua stanza, entrò in quella giusta e lo depose sul letto.
Dopo lo fissò negli occhi e gli sussurrò: “ Dormite conte. E cercate di dimenticare tutto questo.”
Obbedienti gli occhi del ragazzo si chiusero, facendolo sprofondare in un sonno profondo.

 

Klaus si ritrovò nella stanza di Zach.
Era la terza sul corridoio sinistro del secondo piano.
L’ibrido ricordava ancora che il ragazzo prima di trovare una camera di suo gradimento aveva girato l’intero pensionato, ma alla fine aveva scelto quella col panorama migliore.
Aprì la porta e trovò il vampiro steso di traverso sul letto, raggomitolato su se stesso come un animale ferito.
La sua mente corse indietro al momento in cui ricordava di aver sottratto il ragazzo ancora umano alle percosse del padre.
Quando aveva sentito il vecchio conte di Salvatore urlare nel suo studio e aveva percepito la paura di quell’anima giovane che si trovava con lui, aveva rivisto suo padre Michael mentre gli infliggeva l’ennesima punizione ingiustificata.
Aveva ricordato i tentativi di Elijah di fermare il padre e il suo dolore mentre veniva picchiato.
Tutto questo non doveva ripetersi.
Era salito di sopra a aveva trattenuto l’istinto di uccidere quell’uomo solo perché poteva rivelarsi ancora utile e quando aveva visto Zach così terrorizzato si era rivisto nei suoi occhi.
Questo suo lato profondamente umano lo aveva lasciato interdetto e anche il fatto che ora fosse salito a controllare che il suo giovane vampiro stesse bene lo stupì.
Si sedette sul letto e prese dolcemente il capo riccio del ragazzo tra le mani, poggiandolo sulle sue ginocchia.
Il coltellino premuto contro il palmo della mano sinistra era pericolosamente e inconsapevolmente vicino al volto del ragazzo.
Klaus era completamente assorto nella contemplazione della cicatrice che lui stesso gli aveva procurato.
D’improvviso Zach sussultò e la guancia andò a premersi involontariamente contro la lama lucente del coltello, che la tagliò in pochi secondi.
Svegliato dal dolore istintivamente si spostò lontano dell’Originale e si portò una mano sulla guancia, sporcandosi di sangue.
Klaus gettò il coltellino sul freddo pavimento che produsse un fastidioso suono metallico.
Lo stesso sguardo.
Gli occhi spaiati di Zach lo fissavano terrorizzati esattamente come fissavano il padre 145 anni prima.
L’ibrido si sporse verso di lui e gli allungò una mano per farlo avvicinare, ma il ragazzo, sempre tenendosi una mano sulla guancia, con l’altra libera gli schiaffeggiò l’arto e si allontanò di più, rischiando di finire sul pavimento.
Klaus allora scese dal letto per dargli la possibilità di rimettersi in equilibrio e cercò di aprire bocca.
Il giovane vampiro lo fermò ancora prima che iniziasse a parlare e disse con voce tremolante: “ Non dire niente. Non voglio sentire nulla. Va via, per favore.”
Mordendosi il labbro Klaus uscì e scendendo rapidamente in salotto si precipitò di corsa fuori casa.



Angolo dell'autrice
Allora?? Che ve ne pare?
Spieghiamo i due asterisco
*i gigli gialli significano nobiltà
**quelli rosa Vanità
e riecco anche Amelie... vi piace come personaggio??
Fatemi sapere! Ciaooooo!!!
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Sinead1370Kimaira