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Autore: laisaxrem    12/02/2013    0 recensioni
questa ff è stata scritta per il forum Lumos.it. ecco parte della traccia.
Nel cerchio della vita tutto ha una suo principio e una sua fine, anche il male più oscuro e il cuore più sordido. Non molto tempo fa, un giovane promettente e dall'anima corrotta, mutò da semplice studente di Hogwarts nel più temibile e pericoloso dei maghi di ogni tempo. Tom Orvoloson Riddle nato mezzosangue, cresciuto nella privazione più totale degli affetti, abbandonato a se stesso, ben consapevole del grande potenziale che la vita gli ha donato, giunge alla scuola di magia e stregoneria non per istruirsi ma per amplificare questo suo straordinario potere. Qui diventerà Lord Voldemort, qui inizierà a chiamare a se i suoi primi fedeli discepoli e servitori, qui egli schiuderà l'oscura camera dei segreti e darà il via alla macchina di terrore e morte a noi tutti nota.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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ERA UN MAGO. ERA SPECIALE

 
Tom si buttò a sedere sul letto, la testa che ronzava colma di pensieri.
Non poteva crederci, eppure era successo. Quell’uomo, quel professor Silente... l’aveva detto. E lui l’aveva sentito. Non poteva essere una menzogna, uno scherzo della sua mente. Perché lui l’aveva detto...
Alla fine era così, dunque... anche se in realtà l’aveva sempre saputo.
Era un mago. Era speciale.
Non un pazzo, come aveva detto Amy. Non uno psicopatico, come aveva insinuato la signora Cole. Non un criminale, come aveva urlato Billy.
Era un mago. Era speciale.
E l’avrebbe dimostrato a tutti. Avrebbe fatto capire a quella vecchia rospa che lui era Tom Orvoloson Riddle, non Tommy, non il ragazzino del coniglio, non “quello strambo”. Era Tom Orvoloson Riddle. Il mago.
E sarebbe diventato un grande mago. Il migliore, il più grande. Tutti si sarebbero voltati al suo passaggio, tutti avrebbero pronunciato il suo nome con reverenza e paura, paura di un uomo che avrebbe potuto scegliere il loro destino solo con un pensiero, con un gesto. Un uomo da rispettare, finalmente.
E l’avrebbe fatta pagare a tutti loro. Tutti quelli che l’avevano deriso, maltrattato, isolato. Solo lei si sarebbe salvata.
Già, lei. Forse poteva contattare Silente per farla ammettere a Hogwarts. Avrebbe potuto provarci, almeno. Non poteva lasciarla lì in quel posto orribile. No. L’avrebbe portata con sé, ormai aveva deciso.
Le avrebbe fatto conoscere il suo mondo e sarebbero stati felici. Sì, felici... finalmente.
E poi sarebbe andato a cercare suo padre. Doveva sicuramente essere un mago di prim’ordine, di questo era certo. Se lo sentiva dentro. Dall’istante in cui Silente aveva fatto la sua proposta, avevo sentito la certezza di appartenere ad una qualche grande famiglia di maghi. Forse era finito in un orfanotrofio... com’era? Bab... Babbano? Sì, Babbano, solo perché era un figlio illegittimo. Sì, questa era senz’altro la spiegazione migliore e più veritiera. Magari suo padre e la sua famiglia nemmeno sapevano della sua esistenza. Sua madre doveva essere scappata o l’avevano allontanata. Sì, sì, era senz’altro così. Non poteva essere sua madre quella magica, altrimenti non sarebbe morta e non l’avrebbe lasciato solo in quel posto terribile...
Però in realtà non era proprio solo. C’era lei. C’era Caroline.
Adorava quella bambina bionda. L’aveva trovata lui poco più di un anno prima.
Era uscito durante una nevicata, a metà dicembre. Non ricordava nemmeno più perché l’avesse fatto. Ma certo: era dovuto correre a prendere un qualche medicinale in farmacia ma non ricordava cosa. Tornando aveva sentito un pianto provenire da un vicolo ed, entrato, aveva trovato una bambina all’incirca di due anni e mezzo. Era coperta solo da uno straccetto talmente logoro che le copriva a malapena le gambe lasciando squarci un po’ ovunque. Doveva avere un freddo, poveretta. Senza esitare Tom si chinò e, tolta la giacca che lo riparava dall’aria gelida, la prese in braccio avvolgendola meglio che poteva. La piccola smise per un secondo di piangere e lo guardò: aveva due occhi azzurro cielo e il ragazzino non poté fare a meno di sorriderle. La creatura ricambiò per una frazione di secondo poi cadde addormentata. O più probabilmente svenuta. Il giovane Riddle, spaventato, si mise a correre a perdifiato fino all’orfanotrofio. Lì la signora Cole e le altre assistenti si occuparono della bambina.
Caroline, così l’avevano chiamata, si riprese in fretta e fece ciò che nessun altro prima d’allora era riuscito a fare: stabilì un contatto con Tom Riddle. I due divennero in breve tempo come fratello e sorella e nessuno riusciva a spiegarsi come facesse una bambina così solare e giocosa a convivere con un ragazzo all’apparenza freddo e distaccato. Ma la realtà era che solo Caroline sapeva che Tom era un ragazzo dolce e gentile, che desiderava solamente essere amato da una vera famiglia.
E così ora si trovava lì, nella sua stanza, a pensare ad un modo per non separarsi da lei. Non voleva tornare all’orfanotrofio se non per le vacanze estive, ma l’avrebbe fatto per Caroline. Quindi avrebbe portato con sé la sua sorellina.
Non aveva ancora trovato un modo, una scusa valida, ma decise comunque di andare a raccontare alla bambina della bella notizia. Caroline aveva sempre amato i suoi trucchi ed era sicuro che sarebbe stata entusiasta della novità.
Il ragazzino balzò giù dal letto ed uscì. Salì al piano superiore e corse verso la porta della stanza in cui dormiva la bambina. Ma non riuscì ad entrare.
Fuori dalla porta c’era una delle assistenti che stringeva tra le braccia la compagna di stanza di Caroline.
<< Che succede? >> chiese Tom, perplesso.
Forse la piccola aveva fatto un altro dei suoi incubi. Si svegliava spesso urlando e piangendo e nessuno riusciva a capire cosa avesse. Solo Tom riusciva a farla riaddormentare dopo gli attacchi.
L’inserviente lo guardò con un misto di pietà e tristezza.
<< Mi spiace, Tommy. Non puoi entrare >>.
<< Perché? Se è uno dei suoi incubi io posso... >>
<< Con lei c’è il dottore >> spiegò la donna, col tono di voce che si utilizza per parlare con un ammalato grave.
<< Il dottore? Ma non ce n’è bisogno. So io come farla stare me... >>
La donna scosse il capo, incerta.
<< Non è per quello. Caroline ha la febbre molto alta e... potrebbe non farcela... >>
<< No >> sussurrò il ragazzino, scioccato, prima di appoggiarsi al muro, le gambe tremanti, gli occhi lucidi.
Non poteva andare così, non ora che tutto stava girando per il verso giusto.
<< Mi dispiace tanto, Tommy >> disse l’assistente appoggiandogli una mano sulla spalla. << Ma non disperare e prega il Signore che si rimetta. Forza, vieni via... >>
<< No! Io rimarrò qui finché lei non starà meglio >>.
La donna tentò di riportarlo nella sua stanza ma Tom non ne volle sapere. Rimase lì, seduto sul freddo pavimento del corridoio, per tutto ciò che restava del giorno e della notte. Vide uscire il dottore, vide le inservienti darsi il cambio mentre portavano dentro e fuori catini di acqua fredda.
Poi, alle prime luci del mattino, tutto tacque per un secondo e il giovane mago balzò in piedi. Un istante dopo la porta si aprì rivelando la direttrice e due inservienti.
La signora Cole aveva gli occhi bassi e fece un paio di passi avanti prima di rendersi conto della presenza del ragazzino. Lentamente gli si avvicinò e lo guardò dritto negli occhi, cosa che faceva di rado.
<< Allora? >> chiese Tom, agitato. << Signora Cole, mi dica, come sta? Posso vederla? >>
A quelle parole l’assistente più giovane si sciolse in lacrime silenziose e scappò via, seguita immediatamente dall’altra.
E il ragazzo capì.
<< Mi dispiace Tommy >> disse la signora Cole posandogli una mano sulla spalla. << Ma Caroline è mo... >>
<< NO! >>
In quell’istante tutte le lampade del palazzo esplosero e lo stesso fecero le finestre, le stoviglie e i bicchieri spargendo briciole di vetro e di ceramica ovunque.
Tom fece appena in tempo ad intravedere il letto candido e, tra le coltri stropicciate, la piccola testolina bionda della sua sorellina. Aveva gli occhi chiusi, il viso rilassato e pallido, mortalmente pallido. E il giovane mago sentì qualcosa rompersi dentro di sé, qualcosa che nemmeno la magia più potente avrebbe potuto rinsaldare. Aveva perso la sua famiglia, aveva perso il suo cuore.
Ed ora non gli restava che voltarsi e correre via. Via, lontano da quel posto e da quel mondo che gli aveva sottratto l’unica cosa che gli permetteva di vivere, l’unica persona che aveva ed avrebbe mai amato. La sua Caroline.
E mentre correva giù dalle rampe di scale e poi in strada, gli occhi talmente inondati di lacrime da non permettergli di vedere nemmeno ad un metro di distanza, la mente gli si riempì dell’immagine del corpo senza vita di Caroline e in quell’istante capì.
Capì che non l’avrebbe mai più rivista. Non avrebbe mai più sentito la sua risata cristallina, non avrebbe mai più sentito le sue piccole mani stringere le sue, non avrebbe mai più scompigliato quei capelli biondi, non avrebbe mai più immerso i suoi occhi scuri in quelli azzurri di lei.
E col tempo avrebbe dimenticato la sua voce, la sua risata, il suo volto. E alla sua morte, Caroline sarebbe morta con lui. Per sempre.
Caduta nell’oblio...
Persa...
Dimenticata...
Per sempre...
No. Non l’avrebbe permesso. Non avrebbe permesso a nessuno di portargli via il ricordo della sua Caroline. Non avrebbe permesso a nessuno di cancellare l’esistenza di quell’angelo volato via troppo presto.
Avrebbe trovato un modo per sfuggire alla morte perché lui...
Era un mago. Era speciale.



EDIT: il voto medio dei giudici è stato 9,875. :)
  
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