Piuttosto che baciarti scappo!
Helen sospirò. Non
aveva avuto un’infanzia facile e non le faceva piacere ricordarlo.
« Come ben sai,
Bob, nella mia famiglia sono l’unica con dei poteri. Né mia madre né mio padre
ne hanno, e non è stato facile per loro accettarlo… »
Bob guardò la
moglie comprensivo e lei, con un po’ di fatica, trovò il coraggio per
continuare il discorso.
« Pare che avessi
pochi mesi quando i miei genitori notarono che qualcosa in me non andava. Mia
madre mi vide allungare le braccia per afferrare il biberon e mio padre la
ritrovò svenuta a terra… per mesi, quando lo
raccontava, venne accusata di essere una visionaria, forse a un certo punto
pensò davvero di esserlo. A un anno però ci ricascai, stavolta in presenza
anche di mio padre. Ovviamente a quel punto mi portarono da medici e
specialisti vari, convinti che si trattasse di una malattia. Nel frattempo,
però, per evitare scandali, mi tenevano chiusa in casa, lontano dagli altri
bambini e dai parenti. Erano altri tempi, dove una diceria o una voce poteva
davvero rovinare una famiglia… »
Bob l’abbracciò
teneramente. Helen si lasciò cullare per qualche secondo, per trovare la forza
di continuare.
« A forza di
girare da un medico all’altro, i miei genitori attirarono l’attenzione del
governo, che si offrì di aiutarmi a “gestire” i miei poteri in cambio di una
futura collaborazione come supereroina. Io ero entusiasta, ma i miei
rifiutarono. Non sono cose adatte a una
signorina, mi dicevano, la lotta al
crimine è una cosa da uomini, tu non ne saresti in grado, ti faresti solo
ammazzare, vuoi davvero darci una tomba su cui piangerti invece che dei bei
nipotini come tutte le persone normali? Normale…
quanto odiavo quella parola… »
« E poi? »
« Poi un giorno
combinai un guaio più grosso del solito. Avevo tredici anni e un signorino di buona
famiglia tentò di provarci con me a scuola. Sai, lo stereotipo della ragazzina,
all’epoca, lo faceva pensare che non mi sarei ribellata a quel bacio…
invece mi divincolai dalla sua stretta con i miei poteri e gli tirai un pugno
così forte che lo stesi! »
Bob rise: « Oh,
quanto avrei voluto vederti! »
Helen sorrise: «
Io invece non avevo il coraggio di farmi vedere dai miei! Avrei voluto sparire,
un po’ come la nostra Violetta! Anche se avevo agito per legittima difesa, a
loro non sarebbe importato. Avevo usato i miei poteri in pubblico, violando
ogni patto con loro. Temetti che mi rinchiudessero in casa per il resto della
vita. Così scappai. Rimasi in giro senza meta per cinque giorni, senza un soldo
in tasca, senza un posto dove andare… volevo andare
da quelli che mi avevano offerto di diventare una supereroina, ma non sapevo
dove cercarli. Incontrai invece un gruppo di scalmanati ubriachi con intenzioni
ben peggiori del bullo della scuola. »
Bob ascoltava con
attenzione in religioso silenzio.
« Non avevo la
forza fisica per stenderli tutti, ero solo una ragazzina, ma potevo scappare
con i miei poteri. Così feci, ma quelli continuarono a inseguirmi. Avevo
davvero paura. Non guardai nemmeno dove stavo andando. A un certo punto sentii
solo un tonfo alle mie spalle. Un supereroe, uno vero, li aveva stesi tutti.
Ricordo che il cuore mi batteva a mille quando si avvicinò a me… non sapevo cosa fare. Temevo mi riportasse dai miei
genitori, ma mi resi conto subito che non sarei riuscita a sfuggirgli. Lui mi
guardò, mi sorrise e mi disse che avevo uno splendido potere, di cui non dovevo
avere paura. Gli risposi che io non ne avevo, ma che i miei genitori sì. Lui mi
sorrise e mi riportò a casa. Parlo con i miei molto a lungo, anche se non so
cosa disse loro, visto che mio padre mi aveva chiuso in camera. Sta di fatto
che la mattina dopo alcuni uomini vennero a casa e mia madre mi disse che
avevano accettato che collaborassi con il governo. Speravano fosse una cosa
temporanea, ma credo invece che non mi abbiano mai perdonato la scelta di
diventare una vera supereroina a tempo pieno, soprattutto mio padre… mamma invece col tempo si è un po’ addolcita, ma
questo non le ha impedito di avere un infarto quando le ho detto che il mio
futuro marito sarebbe stato un altro supereroe! »
Bob rise: « Sì, in
effetti ho conosciuto mia suocera in ospedale… ma non
mi ha mai detto che ci era finita a causa mia! »
« Con gli anni ha
imparato ad affezionarsi a te… »
« Mi togli una
curiosità? Chi era il supereroe che ti ha salvata? »
Helen lo guardò
con aria furbetta: « Oh, lo conosci bene… adesso è in
pensione come supereroe, ma continua a lavorare per il governo. È un omino
piccolo, pelato, che ti ha tirato fuori dai guai più di una volta…
»
Bob sbiancò: « No… no, non ci credo… »
Helen annuì.
« Il folletto
grigio del governo… era un supereroe? »
La donna rise: « Uno
dei primi. »
« E in tutti
questi anni non me l’avete mai detto? Pazzesco… »
« Manchi solo tu,
Bob, raccontami la tua storia! »
Bob si accomodò
sulla poltrona: « Credo di avertela già detta, ma se ci tieni così tanto a risentirla… »
Ciao
a tutti! Tutti… pochi, purtroppo! Comunque, questa è
la mia versione della storia di Helen, con il cameo del povero funzionario del
governo che compare solo una volta nel film (no, non vi dirò che poteri ha… un po’ di suspense ci vuole!). Il prossimo, l’ultimo
capitolo, è completamente dedicato a Bob… spero che
vi piacerà!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata
92