Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: FlyingEagle    13/02/2013    5 recensioni
Universo alternativo in cui Santana passa quasi tutte le sue serate per locali ad ubriacarsi, in compagnia del suo gruppo di cui fanno parte Puck e Quinn. La sua vita le sembra un vicolo cieco e soffocante. Ma forse non tutto è perduto. Forse c'è ancora qualcuno da incontrare e che può cambiarle la vita. Tutto il resto è da scoprire ;)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AUOOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 37






Fece scorrere lentamente le dita sulla pelle pallida, inondata dalla luce della luna.
Il peso caldo di Brittany, abbandonata sopra di lei, le comunicava una strana sensazione come di sospensione, allentando il nodo che le stringeva il petto e dando tregua ai pensieri galoppanti che le affollavano la mente.
Averla così, tra le braccia, in quel momento, così concreta e vera, ancorata a lei, non le permetteva neanche di pensare ad un domani lontana da lei.
Solleticò appena la nuca dell'altra, intrecciando le dita ai suoi capelli chiari e sentì il corpo della ragazza tremare appena, lasciando un sospiro sulla sua pelle prima di rilassarsi.
Inclinò il capo, inspirando a pieni polmoni l'odore di Brittany, affondando il viso nei suoi capelli.
<< Se accettassi, mi aspetteresti? >>, sussurrò a un millimetro dal suo orecchio.
<< Se gli dicessi di sì, verresti con me? >>, si corresse, consapevole che l'altra non l'avrebbe sentita.
E forse solo per questo trovò il coraggio di lasciare che il dubbio si facesse spazio nella sua mente.
<>, ma sarebbe stato inutile fare alla bionda una domanda del genere.
Pur cercando di non arrendersi all'evidenza Santana, in cuor suo, sapeva cosa l'altra avrebbe risposto.
Ma se fosse stato così semplice la mora non sarebbe stata sveglia, con gli occhi spalancati nell'oscurità, travolta da mille pensieri tenuti a bada a fatica dalla presenza tranquillizzante della bionda.
Eppure l'altra li sentiva.
Erano lì, sulla soglia, ad aspettare un minimo segno di cedimento per travolgerla.
Non capiva cosa ci fosse di difficile, l'aveva detto alla bionda, non aveva intenzione di lasciarla indietro, non aveva intenzione di abbandonarla in un momento così difficile, né in nessun altro momento.
Sapeva che la bionda aveva bisogno di lei e sapeva di aver bisogno di Brittany a sua volta.
Ma un futuro così incerto, così sofferto, come quello che si parava dinanzi a loro non le permetteva di lasciarsi semplicemente alle spalle un'offerta così ghiotta.
Un'offerta troppo ghiotta, pensò sospirando.
Sapeva bene di non doversi fidare, eppure per qualche motivo voleva farlo.
Forse era più facile così, era stanca di lottare contro ogni folata di vento.
Si sentiva come l'ultimo filo integro subito prima che la corda si spezzi.
Cercava di non pensare a tutto ciò che c'era in ballo, ma “non pensare” non era mai stata la strategia vincente.
Aveva ”non pensato” quando aveva chiesto a Quinn di andare in quel locale gay.
Aveva ”non pensato” quando aveva usato Puck come una specie di compensazione dopo ogni nottata passata con la prima ragazza che ci stava.
Aveva ”non pensato” ogni volta che aveva finito per ferire Brittany e tutte le persone che tenevano a lei.
Un sospiro scivolò lento e silenzioso dalle sue labbra, accarezzando l'orecchio della bionda.
Anche quando si era arrampicata nella finestra di Brittany aveva ”non pensato” , però, e quella volta si era rivelata come una scelta decisamente azzeccata.
Chiuse gli occhi, soffocando un lamento nel profondo della sua gola, non volendo svegliare l'altra che dormiva placidamente sopra di lei.
Forse il vero problema era il pensare troppo? Beh, se anche fosse, certo non stava migliorando la situazione stando lì, sveglia, a rimuginare inutilmente.
L'unica cosa che la calmava era la sensazione della pelle di Brittany contro la sua e la dolce curva della sua schiena sotto le dita.
Posò un lieve bacio sulla guancia della bionda, tentando di svuotare la mente.
Quella notte era stata magica e Santana non aveva intenzione di rovinarla rimanendo sveglia ad ascoltare la paura deformare il battito del suo cuore.
Strinse le braccia intorno al corpo dell'altra e poté quasi giurare di sentire la stretta di Brittany farsi più salda intorno a lei.
Espirò, lentamente, calmandosi, tentando di svuotare la mente da tutti i pensieri e cercando di riempirla soltanto con i ricordi delle ore appena trascorse con la bionda.
Come sempre, quando si parlava dell'altra, la magia funzionò e Santana si ritrovò a scivolare dolcemente all'indietro, avvolta dal respiro regolare della sua ragazza e cullata dal battito del suo cuore contro il proprio.

Quando, il mattino successivo, si ritrovò la figura familiare di Quinn ad aspettarla al suo armadietto sapeva che la giornata non sarebbe passata così rapida ed indolore come sperava.
Giusto poco prima aveva dato fondo a tutta la propria forza di volontà per lasciare il proprio letto in cui Brittany ancora riposava placidamente.
Non poteva mentire: se Brittany fosse stata sveglia era certa che non sarebbe riuscita semplicemente ad andarsene.
Raggiunse la bionda, appoggiata pigramente sulla superficie metallica subito di fianco.
La guardava senza parlare, un'espressione singolare sul viso, indecifrabile e familiare allo stesso tempo.
<< Quinn, se hai qualcosa da dire sbrigati. Stamattina non è aria >>, brontolò la mora, tentando di inserire la giusta combinazione.
La bionda si staccò dagli armadietti, continuando a fissare Santana aprire l'anta e rovistare senza convinzione all'interno.
<< Non pensavo ti saresti presentata, stamattina. - la mora non rispose, continuando a rovistare nell'armadietto, - Volevo sapere com'era andata, ieri sera, e parlarti di una cosa. >>
Santana lanciò uno sguardo all'espressione calma della bionda, per poi girarsi nuovamente e lasciar scivolare alcuni secondi di silenzio immersi nel caos scolastico.
<< Tutto bene... Brittany e sua madre hanno parlato, non so di cosa precisamente, ma posso immaginarlo. Quella donna le deve delle spiegazioni, questo è poco ma sicuro, prima di tutto, comunque, deve buttare fuori di casa quell'animale di Stephen. Siamo dovute andare via subito, alla fine, quindi immagino che dovranno parlare per bene un'altra volta . >>, concluse sbadigliando.
La campana che segnalava l'inizio delle lezioni suonò e Santana si avviò, con una smorfia sul viso, verso la sua prima lezione.
<< Quindi sua madre cos'ha intenzione di fare? >>, chiese la bionda, seguendola lungo il corridoio.
<< Riguardo cosa? Te l'ho detto, non so i dettagli, ma credo che come minimo Stephen sparirà dal quadretto. O almeno spero... >>
<< Non sai come si svilupperanno le cose? >>
Santana si fermò bruscamente, voltandosi e andando quasi a sbattere con la bionda che aveva continuato a tallonarla fino ad allora.
<< Perché ti interessa così tanto? >>, domandò sollevando il sopracciglio perfettamente curato.
Era contenta che anche Quinn tenesse a Brittany, almeno avrebbe potuto contare anche sul suo aiuto, ma quel comportamento era strano.
E infatti, Quinn, sembrava stranamente a disagio sotto lo sguardo attento dell'altra.
<< È anche di questo che volevo parlarti, vieni con me, abbiamo bisogno di più calma. >>
La bionda aveva sul viso un'espressione fin troppo nervosa e il continuo agitarsi delle sue mani non prometteva bene.
Santana la seguì, in silenzio, senza domandarle nulla, neppure quando la bionda estrasse il cellulare dalla tasca, mandando un breve messaggio e intascandolo nuovamente.
Incrociò le braccia al petto fissando gli occhi sulla nuca dell'altra che, fin troppo chiaramente, era consapevole dello sguardo infuocato che la trafiggeva.
Quando arrivarono sotto gli spalti del campo da football Puck era già lì ad aspettarle, appoggiato ad uno dei sostegni, aspirando tranquillo dalla sigaretta.
Appena le vide arrivare si staccò dal palo e gettò a terra il mozzicone che aveva tra le labbra, venendo loro incontro con il solito ghigno rilassato stampato sul viso.
<< Santana! Che piacevole sorpresa... >>, la accolse, ridacchiando.
Ma Santana non era dell'umore giusto, in parte, o soprattutto, per la piacevole “imboscata” che i suoi amici le avevano teso.
<< Che significa questo? Ti serve qualcuno che mi tenga ferma, Fabray? >>
<< Santana, per favore, calmati. Puck è qui perché anche lui è d'accordo con me e volevamo farti capire che ciò che diciamo lo diciamo per il tuo bene! >>
<< Certo, e mi tendete questa specie di trappola - enfatizzò – perché in realtà mi volete tanto bene e non volete che il meglio per me! >>, continuò implacabile la mora, adirata dai modi dei suoi amici e sentendosi fin troppo messa alle strette, con le spalle al muro.
<< Adesso basta, ti conosco, Santana! - sbuffò la bionda – Fai così solo perché non te l'aspettavi, stai facendo i capricci. Noi vogliamo solo parlarti, stai calma! >>
<< Sta' attenta Fabray! >>
<< Santana, - si intromise Puck, mettendosi in mezzo alle due, le mani alzate in segno di resa – lo sai che non starei neanche qui a perdere tempo se non fosse una cosa seria. Vogliamo solo parlarti... >>
Contrariamente alle aspettative degli altri due, e persino delle proprie, Santana prese un paio di respiri e si calmò, non per questo, però, addolcendo lo sguardo con cui, a turno, perforava il cranio dei suoi due migliori amici.
Quinn borbottò qualcosa che suonò pericolosamente vicino ad un “ finalmente” alle orecchie della mora, che, però, decise di ignorarla e di lasciarla continuare.
<< Vogliamo solo sapere che intenzioni hai per il futuro, San. >>
<< Per il futuro? >>, rispose la mora, talmente perplessa da dimenticare di mantenere il tono minaccioso nella voce.
<< Non vorrai rimanere in quella camera d'albergo vita natural durante, spero! Sia tu che Brittany meritate di più. Tu puoi fare di più, puoi inseguire ciò che vuoi, il tuo sogno... o almeno puoi puntare più in alto di una squallida camera d'albergo e un lavoro come cameriera a vita! >>
<< Quinn, non credo che questi siano affari vostri. Al momento questa è l'unica soluzione possibile. >>
<< Ma se Brittany potesse tornare a casa... l'hai detto anche tu che ha parlato con sua madre e- >>
<< Non ho intenzione di lasciarla! >>, disse la mora esasperata. Perché tutti continuavano a non parlare di altro?
<< Non sarebbe come lasciarla, San! Anche lei sa che devi andare avanti, ti direbbe la stessa cosa, anzi, sono abbastanza sicura che te l'abbia già detto dalla reazione di prima! >>
<< Non sono affari tuoi, Quinn. >>
<< Sono affari nostri, invece. - si intromise Puck, improvvisamente - Non sono proprio il più adatto a parlare, ma Santana, neanche io ho mai pensato ad una soluzione simile, non se avevo qualche possibilità di fare altrimenti. >>
Santana rimase colpita dalle parole del ragazzo, non per il significato letterale che avevano in sé, ma per il peso che il ragazzo aveva dato loro, per lo sguardo con cui le aveva pronunciate e per la sua voce.
Sapeva che era serio, che non stava scherzando, una delle poche volte in cui Puck metteva da parte la propria spavalderia e ammetteva le proprie debolezze.
<< Sentite, capisco cosa volete dire e ammetto che anche Brittany mi ha detto una cosa simile, ma vi ho già risposto. Non ho intenzione di stare lontana di Brittany! >>
<< Ma forse per stare insieme dovete prima separarvi... >>, tentò Quinn, delicatamente.
<< Cazzate, per stare insieme si deve stare insieme, Quinn! Se la lascio adesso con che faccia mi ripresento? Non esiste proprio! >>
<< Ma se pure restassi cosa potresti offrirle? >>
<< Non lo so Quinn! Non sono una cazzo di indovina, non posso sapere come andranno le cose, ma persino in quella topaia dove sono ora mi sento più felice! >>
<< Lei avrà bisogno di cure, mano mano che le condizioni dei suoi occhi peggioreranno dovrà sottoporsi a terapie soltanto per arginare il problema, è inevitabile! Sai anche tu che sarà così, non serve un medico per capirlo. >>
Santana sentiva il sangue pulsargli nelle tempie, sapeva che le parole dei suoi amici avevano un senso, ma non riusciva ad accettarle, non vedeva come fosse possibile una totale mancanza di soluzioni.
Voleva soltanto stare con Brittany, perché non era possibile?
Avrebbe rinunciato a tutto per poterlo fare, eppure il proprio “tutto” sembrava non essere sufficiente.
Cosa si fa quando semplicemente non se ne ha abbastanza?
Come ci si comporta quando l'unica cosa che puoi fare, a parte mollare, è la cosa sbagliata?
<< Siamo qui per aiutarti, San. Neanche noi vorremmo che tu lasciassi Brittany, o che voi due vi separaste... e poi nulla fa svegliare il Pucksauro come due- >>, aggiunse Puck, guadagnandosi un'occhiataccia e l'ennesimo colpo sulla nuca da parte della bionda.
<< Esatto, e mi riferisco solo all'aiutarti. - disse Quinn, riferendosi chiaramente alle parole del ragazzo di fianco a lei - non siamo qui soltanto per dirti ciò che già sai. Siamo qui anche per cercare di aiutarti, per cercare insieme un'altra soluzione. >>
<< Non c'è altra soluzione, credete che non ci abbia già pensato!? Forse non vi ricordate che non ho i soldi per andare al college, attualmente! Quindi cercare una soluzione è del tutto inutile... >>
<< Ma se riuscissi a trovare una borsa di studio per qualche università, forse... >>, propose Quinn, dubbiosa.
<< Sentite, apprezzo il vostro sforzo, ma non credo sia la decisione giusta quella di separarci. >>
<< Santana, lo dici solo perché hai paura di perderla, ma è- >>
Santana sollevò una mano, riportando il silenzio.
<< Non sarebbe così impossibile trovare una borsa di studio, in effetti... - continuò la mora – ieri sera ho incontrato il signor Ridley, abbiamo parlato e, fatemi dire, quell'uomo è completamente pazzo! O non sa dove mettere i suoi soldi o la vecchiaia porta davvero alla pazzia! Quella specie di Santana Claus mi ha offerto una borsa di studio e un lavoro nella sua testata giornalistica- >>
<< Quell'uomo ha un giornale? >>
<< Zitto, Noah, non è di questo che dovresti sorprenderti! Piuttosto, Santana, mi vuoi spiegare perché stai facendo tutte queste storie se hai praticamente tutto sistemato di già?! >>
<< La finite di interrompermi? - sbuffò adirata la latina – E poi non vi sembra un po' sospetto tutto questo filantropismo improvviso? E solo perché ho mandato a fanculo mio padre davanti a lui. Se non sapessi che a lui non frega nulla di me e non ci perderebbe tutto questo tempo direi che il motivo di questo improvviso avvicinamento è proprio mio padre. >>
Gli altri due stettero in silenzio per qualche secondo, poi Quinn prese la parola:
<< Beh, certo, è improvviso e la motivazione è abbastanza bizzarra, ma parlarci non ti costa niente. Va' da lui e cerca di capire le sue intenzioni, magari è sincero... e magari puoi fare un accordo per il quale questa “borsa di studio” consiste in assegni, liquidità! >>, concluse la bionda, sempre più agitata.
<< Non credo sia possibile, Quinn... >>, rispose Santana, sbuffando.
<< In più non mi va l'idea di dipendere finanziariamente da lui... e comunque il problema principale non viene risolto... >>
<< ED INVECE POTREBBE! - gridò improvvisamente Puck, sul viso l'espressione che doveva aver avuto Newton quando scoprì la gravità – Dato che ti vuole così tanto tra le sue fila potrebbe anche sborsare un po' di più in modo tale da permettere a Brittany di seguirti! >>
Quinn si voltò verso di lui, basita.
Anzi, completamente sbalordita non tanto dalla buona idea dell'altro, ma dal fatto che lei stessa non ci aveva pensato.
<< Non è una cattiva idea! >>, disse però, non volendo dare troppa soddisfazione al ragazzo che, però, già gonfiava il petto, fiero.
<< Ci ho già pensato, però... non credo che, ammettendo che vada tutto alla perfezione, Brittany mi segua. Ho... ho come l'impressione che lei voglia rimanere vicina a sua madre... - com'era difficile dare voce a quei dubbi, a quelle paure che la divoravano dall'interno! - soprattutto in questo momento che lei sembra voler mandare via Stephen. >>
Attimi di silenzio, in cui ognuno dei presenti, compresa Santana, lasciavano cadere, affondare le parole dentro di loro, atterrando con un suono sordo.
<< Ne sei sicura? >>, sussurrò Quinn, con tutta la delicatezza di cui era capace, come se la mora dovesse frantumarsi da un momento all'altro sotto il suo sguardo.
<< Sì... anche se non ho avuto il coraggio di chiederle nulla. >>
E neanche aveva la forza di sollevare gli occhi dal terriccio scuro sotto le suole delle proprie scarpe.
Sapeva che sguardo le stavano lanciando i suoi amici in quel momento e non aveva voglia di rendersi conto di quanto disperata fosse la situazione dagli sguardi pieni di pietà dei suoi amici.
Ma in fondo nulla era ancora certo e il fatto che lei fosse così sicura di ciò che avrebbe fatto Brittany non significava che la bionda fosse in realtà intenzionata a fare quella scelta.
Ma in fondo, se avesse dovuto comportarsi proprio come Santana prevedeva, la mora non avrebbe mai potuto biasimarla.
Se si fosse trovata nella situazione di Brittany, con una madre volenterosa a correggere i propri errori e recuperare il tempo perduto, non sapeva se sarebbe stata pronta a rinunciarvi.
Avrebbe desiderato che Brittany la capisse, che le stesse vicino, ma non a costo del proprio futuro.
Scosse la testa con forza, tentando di scacciare ogni pensiero dalla sua testa: quelle riflessioni stavano portando ad una conclusione che la mora non riusciva ad accettare, che non era pronta o decisa ad affrontare.
<< Quindi i fatti sono questi - concluse, incrociando le braccia – e non ho cambiato idea. >>
Sollevò lo sguardo e lanciò un'occhiata ai suoi due amici che studiavano il terreno come lei qualche secondo prima.
<< È meglio andare, adesso. >>, concluse con un mezzo sospiro soffocato.
Aveva davvero sperato che i suoi amici potessero aiutarla a trovare un'ulteriore soluzione.
Era pronta a lasciare tutto e stare a Lima, con Brittany, ma non le sarebbe dispiaciuto poter trovare una soluzione che le assicurasse più stabilità.
Puck le passò di fianco, in silenzio, lasciandole una breve stretta sulla spalla mentre passava, un incoraggiamento apprezzato ma abbastanza irrilevante, per la mora.
<< Santana … >>, Quinn sembrava indecisa, timorosa, quasi, di parlare, come se stesse combattendo contro il proprio buonsenso.
<< Santana, hai parlato a Brittany di questo? >>
La mora fissò lo sguardo in quello limpido dell'altra, soppesando le diverse risposte.
Alla fine decise di essere sincera ma breve, quella conversazione ancora bruciava scomodamente dentro di sé.
<< Sì... e lei vuole che accetti. Ma non succederà. Mai. >>, concluse, enfatizzando l'ultima parola con uno sguardo eloquente, sperando che quella fosse l'ultima parola che Quinn la costringeva a tirare fuori tra le abrasioni di quella conversazione.
La sera precedente aveva capito quanto dipendesse dall'altra.
Aveva avuto così bisogno che Brittany le dicesse di restare, di lasciar andare quell'occasione, non solo per sapere se l'altra la volesse con sé, ma perché, e questa era la cosa che più le bruciava, lei stessa aveva dubbi, il suo stesso cuore era confuso.
Confuso perché sapeva di non poter restare per sempre bloccata lì, confusa perché sapeva che, dopo averla conosciuta, la vita senza Brittany sarebbe stata impossibile, confusa perché avrebbe dovuto fare una scelta e aveva paura di fare quella sbagliata, per quanto giusta potesse sembrarle.
Sentì lo sguardo di Quinn restare fisso sul suo viso, poteva quasi sentire le parole trattenute a stento, ma pensate fin troppo intensamente per passare inosservate.
Alla fine non riuscì più a reggere lo scrutinio della sua amica: si voltò e si incamminò verso la scuola, impaziente di voltare l'angolo e scollarsi quegli occhi intollerabilmente trasparenti di dosso.

Quella mattina si era rivelata essere una mattinata più calda del normale per quel periodo dell'anno e Brittany aveva pensato bene di uscire e prendere un po' d'aria, fintanto che non c'era pericolo di cadere a causa del ghiaccio.
Era rimasta per un po' a tracciare il perimetro della piccola locanda che era diventata casa di Santana e sua.
Casa nostra, pensò la bionda, con un sorriso luminoso.
Un sorriso che si affievolì subito quando un pensiero scomodo le si affacciò alla mente.
La scorsa notte era stata stupenda, amava davvero Santana, non aveva il minimo dubbio, ecco perché era stato così facile dimenticare i problemi e … amarla e basta.
Ma sempre per lo stesso motivo, perché la amava, quegli stessi problemi tornavano sempre a galla, chiedendole di confrontarsi con loro.
Da un lato non avrebbe voluto altro che gridare a Santana di non lasciarla, per nessun motivo, che l'avrebbe seguita in capo al mondo.
Ma era giusto?
Se decidesse di seguirla non potrebbe aiutare sua madre a ripartire, non potrebbe cogliere al volo quell'occasione di riavvicinarsi, di comprendersi nuovamente.
Era fondamentale quel momento perché non si creasse tra loro una spaccatura troppo profonda e troppo larga per poterla attraversare.
Inoltre, cosa più importante, Brittany non voleva finire per essere la compagna cieca di Santana, la palla al piede.
Era migliorata molto in quei mesi, aveva imparato a prendere le sue decisioni, ad alzare la testa, a confrontarsi, ad essere un po' più indipendente.
Ma non aveva mai imparato a fondo tutti i piccoli accorgimenti che avrebbero potuto rendere la sua vita più semplice anche senza la vista.
Non osava sperare di poter vedere Santana, un giorno, sapeva essere praticamente impossibile questo suo desiderio segreto, si accorgeva chiaramente di come, giorno dopo giorno, poco alla volta, quelle ombre si facessero più scure e totali e quei piccoli sprazzi di luce più sporadici e fiochi.
Sapeva di star scivolando una china in una discesa inarrestabile con le sue sole forze, ma cercava di non pensarci.
Cercava di pensare a Santana, ma anche pensare a lei portava mille domande:
e se si fosse stufata di lei, un giorno, sempre così piena di esigenze e bisognosa di aiuto?
Se avesse trovato una ragazza che poteva camminare in una stanza, per la prima volta, senza inciampare continuamente in ogni soprammobile?
Che avrebbe potuto occuparsi di lei quando ne aveva bisogno?
Era sicura dell'amore dell'altra, non ne dubitava, ma sapeva che erano ancora giovani e che, se le cose avessero continuato su quella strada, la situazione poteva soltanto peggiorare.
Voleva essere qualcuno che valesse abbastanza da stare al fianco di una come Santana, qualcuno che potesse apprezzare tutta la luce e il calore che emanava, interamente.
Voleva che Santana si costruisse un futuro che la facesse risaltare ancor di più come la persona straordinaria che era e lei non voleva essere l'ancora che la teneva lontana da tutto ciò, né voleva essere semplicemente la boa trasportata dalla corrente.
Voleva essere la vela, la parte più importante di quel futuro.
In quel modo non ci sarebbe stato nessun futuro di cui fare parte, nessuna Santana e nessuna Brittany.
Sarebbero sparite entrambe, inghiottite nella disillusione di una vita senza direzione.
Sentì il flebile borbottio di un televisore e fu così che si accorse che il suo girovagare l'aveva portata di fronte alla piccola stanzetta dislocata che altro non era che la “hall” della pensione.
E il proprietario doveva essere lì, come al solito.
Le mattine in cui non faceva troppo freddo o non pioveva, Brittany si ritrovava spesso a fare compagnia, e a goderne, a quel vecchio che, ormai, era diventato suo amico.
Non era un tipo di molte parole, ma ne pronunciava abbastanza per farle capire che apprezzava la sua compagnia e che era invitata a tornare quando volesse.
Brittany seguì a tentoni il muro ed era quasi arrivata alla maniglia della porta quando, alle sue spalle, sentì una voce familiare.
<< Brittany, aspetta! >>
<< Quinn? Cosa ci fai qui? Santana sta bene? >>, domandò la più alta, sorpresa dalla visita inaspettata.
<< Sì, tutto a posto. Mi ha raccontato cos'è successo ieri... va tutto bene? >>
Brittany sorrise, più di una goccia d'amarezza ad inquinarne la serenità.
<< Diciamo di sì... se ti ha detto tutto ti avrà anche detto come la penso a proposito della proposta che le è stata fatta. È di questo che si tratta, no? >>
Quinn si morse il labbro, nervosa.
Non poteva nasconderle la verità, era venuta lì soltanto per quel motivo, sperava soltanto che Brittany capisse e non la prendesse per il verso sbagliato.
<< Sì. So che non sono affari miei, ma Santana è la mia migliore amica ed è talmente testarda che ha bisogno che qualcuno la prenda a calci per farle fare la cosa giusta. >>
<< Lo so, Quinn. - disse l'altra, sorridendo – E non ho neanche dimenticato il nostro discorso, sta' tranquilla. >>*
<< Sono contenta... non avrei voluto ripeterlo per nulla al mondo. >>

<< Allora, vuoi dirmelo o no cos'è successo? Dove sta andando Santana? >>
Brittany sospirò, abbassando il capo.

<< Credo che sia andata da suo padre... >>, rispose esitante, già sentendo sullo stomaco, forte, il senso di colpa.
Le raccontò i fatti come erano accaduti, per filo e per segno, sperando soltanto che Quinn potesse aiutarla.
Rievocò molto poco piacevolmente le parole dure del signor Lopez, la reazione combattuta di Santana, quel modo decisamente timido di difendersi.
E poi la parte che più la metteva in imbarazzo: la propria reazione e la discussione avuta con la mora.
Non si pentiva di ciò che aveva detto o fatto, ma le dispiaceva aver discusso con Santana, soprattutto a causa di una persona che, evidentemente, non amava la latina tanto da accettarla.
Quando finì di riferire, tutto d'un fiato, ciò che era successo, stette semplicemente in silenzio, ad aspettare la reazione di Quinn.
Sentì un sospiro e sentì di potersi rilassare per un attimo, aveva l'insensata paura che Santana potesse fare qualcosa di stupido per colpa sua, insensata ma niente affatto improbabile.
<< Santana farà sicuramente una cazzata... >> si lamentò l'altra in un mugugno soffocato, come se stesse parlando attraverso le proprie mani.
E probabilmente era ciò che stava accadendo in quel momento, disegnandosi l'immagine di una Quinn disperata, col viso affondato nelle mani.
<< Mi dispiace... >>, disse Brittany, il senso di colpa e la preoccupazione in crescita esponenziale.
<< No... non preoccuparti. Non è colpa tua. È Santana che è impossibile. Starà facendo una scenata a suo padre in questo momento... >>
<< Cosa?! No, io non volevo questo! Volevo soltanto che non la trattasse così, non mi sembrava giusto, io... non voglio creare guai a Santana, già sono un peso per lei, voglio solo starle vicino, voglio- >>
<< Brittany, calmati. Non devi preoccuparti, Santana è una tipa tosta, sa cosa fare! E se si caccia nei casini la aiuteremo a tirarsene fuori. E non sei un peso, anzi. Hai aiutato molto Santana in queste ultime settimane, non puoi neanche immaginare quanto. E sono molto contenta di tutto ciò, ma... allo stesso tempo... >>, disse Quinn, in evidente difficoltà, la voce sottile che andava spegnendosi nell'ampio salone.
<< Potrei diventarlo? - completò la bionda, con un sorriso amaro - Se vogliamo dirla tutta è Santana che ha aiutato me e continua a farlo ogni giorno… non ho una casa in cui abitare, non posso completare gli studi, neanche arrivare al diploma, non riesco a cavarmela da sola neanche per salire una rampa di scale... >>.
<< Non è questo che intendevo... Tu non sarai mai un peso per lei, Britt, mai. Però potrebbe fare le scelte sbagliate, pur di starti a fianco e, per quanto sia contenta che Santana abbia finalmente trovato la persona giusta, so che quella stessa persona dovrà aprirle gli occhi, al momento giusto. >>
Rimasero zitte per alcuni secondi, soppesando quelle parole che non costituivano una novità vera e propria, ma erano come un sigillo, erano state dette, pronunciate, non potevano più essere ignorate, ora.
<< Lo so... -, si limitò a replicare, l'altra. - Santana non capirà mai... >>, aggiunse in un sussurro strozzato, mentre le lacrime sgorgavano copiose scorrendo sulle proprie gote arrossate.
In quell'anno oscuro, di preghiere e speranze vane, aveva imparato che i miracoli non avvengono e che devi lottare per riuscire a risalire.
Santana era stata la corda lanciata dal nulla.
Ora era fuori da quel precipizio, i suoi piedi non toccavano terra, ma il volo sarebbe finito, prima o poi, sarebbe dovuta tornare con i piedi per terra.
L'unica cosa che poteva tentare di fare era cadere in piedi e permettere a Santana di volare ancora un po', perché aveva guardato nel suo cuore e vi aveva scorto una dolcezza e una fragilità inaspettate.
<< … mi odierà... - continuò in un lamento soffocato a stento, - e non vorrà vedermi mai più, non importa quanto potrei aspettare... >>
Sentì le braccia di Quinn avvolgerla, cullarla, cercando di calmarla.
<< Non è detto -, le sussurrava, - anzi, sono sicura che capirà, prima o poi lo capirà. Forse prima di quanto non ci aspettiamo, forse non sarà necessario spingerla a fare la cosa giusta, forse la farà consapevole di doverlo fare. E non è detto che non possiate stare insieme anche mentre lei è al college, o si prepara una vita. Santana è in gamba, vedrai che ce la farete... >>
<< Lo so che è in gamba, ma ho paura – non riusciva a formulare un pensiero coerente, l'unica cosa di cui il suo cervello sembrava pieno era il pensiero di Santana che la odiava o che soffriva a causa sua - ... lei sarà lontana, probabilmente arrabbiata, cosa potrei fare se incontrasse qualcuna che la merita più di me? Se si accorgesse che non so neanche legarmi le scarpe, o uscire a comprare un gelato, o anche farle una stupida sorpresa, perché dipendo totalmente da lei? >>
Quinn stette in silenzio, qualche secondo, accarezzandole la schiena, cercando di calmarla, pensando alle parole della bionda e sentendo il peso della sua sofferenza fin troppo chiaramente.
<< Potresti impegnarti anche tu, allora. Diventare più indipendente, cercare di essere la donna che vorresti che Santana amasse e da cui fosse amata. Non è importante non poterla guardare, quando sai amarla in modo sincero. >>, concluse con un sorriso, soddisfatta dalle proprie parole.
Vide Brittany sorridere, il suo viso riprendere un po' di colore.
Quella prospettiva la rallegrava, non sapeva perché non ci aveva pensato già prima, ma l'idea di impegnarsi, migliorare e guadagnarsi l'amore di Santana era qualcosa che non la faceva sentire così schiava degli eventi.
In più avrebbe avuto più possibilità di potersi tenere stretta Santana, di non dover semplicemente aspettare il giorno in cui la latina le avesse detto che era finita e che amava un'altra.
Sollevò la testa, ma senza riuscire a fermare le lacrime né a mettere su un sorriso decente, per quanto ci provasse.
Alla fine si arrese e, tentando di asciugarsi gli occhi, sussurrò un: << Grazie... >>, a Quinn, che, come risposta, la strinse più forte.
Quella era l'unica replica che le doveva, Brittany non era arrabbiata con lei per questo suo immischiarsi, per aver buttato in tavola il tarlo più oscuro.
Era contenta di poterlo affrontare, perché ora sapeva cosa doveva fare e, alla fine, era tutto lì. Sapere.
Il resto, la parte più difficile, più dolorosa, più tormentata, non era passata, ma almeno sapeva quando sarebbe arrivata, poteva scegliere come affrontarla, benché preparata non lo sarebbe stata mai.
<< Quando lo dirai a Santana? >>, sussurrò Quinn, timorosa di vederla spezzarsi ancor di più.
Ma ciò non avvenne, l'altra bionda si limitò a scuotere la testa, sconsolata, segnalando di non sapere.
Quella era una domanda a cui non avrebbe saputo rispondere, neanche un secondo prima di parlare di questo problema con la mora.
L'avrebbe fatto quando sarebbe giunto il momento.
Era inevitabile, sarebbe successo.
Ma voleva ritardarlo il più possibile, benché si rendesse conto che sarebbe statoo come tentare di fermare una cascata a mani nude.
Alla fine si calmò, smise di piangere e il suo viso si asciugò.
Quando, dopo quella che sembrò un'eternità, la porta si spalancò, lasciando entrare una Santana sconvolta, il suo cuore era più fermo, più deciso, ed aveva un obiettivo, una direzione.




*NdA: per chi non avesse fatto il collegamento, trattandosi anche di parecchi capitoli fa, il discorso qui citato si colloca alla fine del capitolo 26.







Ecco qui il nuovo capitolo.
Mi dispiace averci messo così tanto, ma quest'ultimo periodo ci sono stati anche gli esami, quindi...
Comunque siamo qui, ditemi cosa ne pensate, credo che ormai rimangano pochi capitoli ancora, 3 massimo 4, se tutto va bene.
Aspetto i vostri pareri o le vostre perplessità xD
A presto!
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: FlyingEagle