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Autore: margulka93    13/02/2013    0 recensioni
Capitoli revisionati e semi corretti. Enjoy!
Preservare la propria sanità mentale è un impresa facile. Diventa un po' complicato quando decidi di lasciare il posto in cui hai trascorso anni della tua vita per unirti a una ciurma di fuori di testa.
Se poi t'innamori di uno dei più rozzi e insensibili, ma che si fa coccolare dal nakama più coccoloso (Chopper, tanto per intenderci), delle domande inizi a fartele e solo nel portele gran parte della suddetta sanità mentale va cortesemente a farsi fottere.
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mugiwara, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tu mi appartieni. Stupido Marimo.

 
 


Gran brutta cosa l'orgoglio. Oltre a schiaffarti due grandi fette di Tonnofante sugli occhi, pare costringa a farti quasi ammazzare ad ogni battaglia. Che tu ti faccia squarciare il corpo dallo spadaccino più forte del mondo, che ti tronchi quasi le caviglie per strisciare verso i nemici o che ti sacrifichi per proteggere i tuoi nakama - arrivando ad un passo dalla morte - non smetterai mai di fare stronzate. Così, per il gusto di far preoccupare a morte la ciurma. E infondo a te cosa importa? Sono loro che penano al tuo posto, mentre tu occupi un bel lettino in infermeria e alla prima uscita ti strapperai le bende perché non sopporti l'idea di stare a riposo e riprenderti completamente.

Avete presente questo tipo di persone? No? Beati voi, io il sopraccitato tipo non riesco proprio a togliermelo dalla testa.

***

 



Inizio a odiare quest'isola sul serio, nonostante la mia permanenza qui si aggiri attorno alle due ore, giusto il tempo di rifornire la cambusa. Grazie all'acquario sulla Sunny e alle capacità di Usopp e Zoro di pescare – a dispetto delle sparizioni delle esche per colpa di un certo capitano – abbiamo sempre pesce freschissimo, ma il suddetto capitano diventa terribilmente insopportabile quando entra nella fase astinenza-da-carne. Ho fatto una bella scorta e i sacchetti sono pesanti tanto da farmi rimpiangere le bolle dell'arcipelago Sabaody.

Svolto l'angolo e mi ritrovo nuovamente davanti al negoziante dal quale ho fatto gli acquisti. Quest'ultimo mi rivolge un sorrisino sghembo e alza le spalle come a dire “rassegnati e compra una bussola”. Sospiro e faccio retro front. L'ho già detto che odio questo posto? Be' chi non la detesterebbe. I palazzi bianchissimi si affiancano a intervalli regolari e sono fastidiosamente uguali. Perfino i paesani paiono fatti con lo stampino perché ostentano la medesima espressione tranquilla, mentre i visitatori si guardano intorno confusi, con enormi cartine in mano.

Fortunatamente i miei nakama sono rimasti sulla nave, però riflettendoci non sono sicuro che un certo idiota sfregiato da centoventi milioni di berry se ne sia rimasto buono buono a poltrire sul ponte, sarà di sicuro a zonzo per la città a cercare di farsi catturare dalla marina. E comunque cercarlo su quest'isola sarebbe stata un'impresa titanica, contando che Zoro è uno che si perde addirittura sulla Sunny. Accidenti! Sto iniziando a preoccuparmi. E se non lo avessimo trovato mai più? E se si fosse mimetizzato così bene in questa foresta da non riuscire a distinguerlo da un masso ricoperto di muschio? E se... Un momento: foresta?!
Mi guardo intorno. Non so bene come, ma sono completamente circondato da alberi e piante che riflettono un unico colore: verde.
Mi lascio cadere su una roccia muschiata – verde –, appoggio i sacchetti stracolmi sull'erba – stupidamente verde – e mi porto le mani sulla nuca, nervosamente. Le guance prendono fuoco all'istante. Sono così cotto di lui che vengo attirato perfino dalle piante del colore assurdo dei suoi capelli. Sono innamorato, cotto, preoccupato per lo spadaccino più incosciente e masochista della terra e del mare. All'inizio avevo anche provato a far finta di nulla e continuare a corteggiare Nami e Robin, ma avevo rinunciato poco dopo. L'idea di stringere quelle due dee era imparagonabile al desiderio si sfiorare i suoi pettorali sfregiati, di toccare i suoi stupidi ciuffi da marimo...

Mi rannicchio, nascondendo il viso tra le braccia. Non so che temperatura abbiano raggiunto le mie guance, però dal calore che quasi mi fonde la camicia, presumo si aggiri attorno agli ottantamila gradi. Per non parlare della tonalità di rosso: papavero, peperone o direttamente viola?
Comunque ho dato un taglio ai comportamenti da maniaco, ottenendo parecchie occhiate preoccupate – Zoro compreso –, una lunga lista di terapie da Chopper e una dichiarazione d'amore di Nami, che, per ovvie ragioni, avevo rifiutato. Un rifiuto da gentiluomo, non ero mica Zoro, io. A proposito dello spadaccino, non ho fatto alcun passo in avanti con lui, anzi ho perso chilometri e chilometri di terreno. Ogni volta che si aggira mezzo nudo per il ponte devo nascondermi o rischio seriamente di rimanerci secco. Be' tanto per concludere lo evito il più possibile, tuttavia lo spio dalla cuci...

Un fruscio di foglie attira la mia attenzione. Alcune ombre corrono velocissime attorno a me, senza fermarsi. I miei occhi, nel tentativo di tenerli sotto tiro, saettano in tutte le direzioni, mandandomi in leggera confusione. Si fermano contemporaneamente, rannicchiati a quattro zampe, pronti a scattare. Sono vestiti di nero da capo a piedi, i loro visi sono semi coperti. Dei ninja, direi. Accendo una sigaretta. Datti una calmata, Sanji. Il fatto che siano dei ninja non vuol necessariamente dire che appartengano a lei.La cosa più importante è non coinvolgere la ciurma, né far capire loro che ne faccio parte. Il viso di Duval sugli avvisi di taglia le ha impedito di scovarmi e non vedo l'urgenza di informarla.

Li atterro con due calci ben piazzati e prendo a correre, senza nemmeno assicurarmi di averli messi KO. I rami mi squarciano la camicia – che cavolo, è nuova! – ma non posso rallentare. Devo tornare alla Sunny e convincere gli altri a salpare con una ragione qualsiasi. Corro così forte da non riuscire ad evitare un ramo che mi becca in pieno naso. Un secondo dopo ottanta più ottanta chili e quattro braccia mi immobilizzano e cado a faccia in giù, sul terreno chiazzato d'erba. Credo vogliano spalmarmi per terra, devo avere almeno una trentina di ninja su tutto il corpo. Riesco a malapena a respirare tra i grovigli di braccia e gambe.

«Quaranta contro uno non è molto corretto» risuona una voce che avrei preferito non riconoscere. I nemici sulla mia testa vengono scagliati lontano e ho una completa visuale di Zoro a petto nudo – ma vestirsi ogni tanto, no? – con due delle tre katane sguainate.
«Non ti vantavi di essere in grado di far fuori trentamila uomini sull'isola degli uomini-pesce, Mr. Naso Sanguinante?» mi canzona. Nonostante la mia voglia di stuprarlo seduta stante, il mio odio per lui schizza alle stelle. Che sbruffone.
«Taci» sibilo, mentre Zoro arriccia l'angolo della bocca in un ghigno soddisfatto. Maledizione, fa sempre così prima di combattere. «Stanne fuori, marimo».

Un centinaio di macchie nere si avventano su Zoro. I primi vengono immediatamente tramortiti, ma gli altri hanno la meglio su di lui e l'odore di sangue non tarda a violentare le mie narici. È ancora indebolito dall'ultima battaglia e i ninja sono decisamente forti, oltre ad essere numerosi.
Una sagoma piomba davanti a me, impedendomi di tenere sott'occhio l'idiota. Il nuovo arrivato ha un mantello bianco e un cappuccio che lascia scoperto parte del viso, dal naso in giù. Le labbra violacee sibilano qualcosa che assomiglia orribilmente a “cappello di paglia”.
«Smettila di agitarti» mormora, sfiorandomi i capelli con le dita. È una donna. Libero il braccio con uno strattone e le afferro una caviglia, nell'inutile tentativo di farla cadere. Lei mi mette un piede sulla testa e nello stesso momento sento un pizzico all'altezza del collo e flusso bollente scatenarsi da lì. Ho l'impressione che mi stia iniettando qualcosa. Merda. Sto perdendo progressivamente la sensibilità degli arti. La mia mano, ancora artigliata sulla sua gamba, crolla al terreno, non riesco a sentire neanche l'impatto.

«Ora stai fermo qui e guarda il tuo amichetto morire. Ci rivedremo prestissimo» sussurra lei, facendo un cenno ai suoi uomini.
I ninja che brulicano su Zoro come un formicaio su una preda succulenta svaniscono poco a poco. Lui è a braccia spalancate su un tronco pericolosamente inclinato, in una perfetta imitazione di un pugile suonato all'angolo del ring. Ha una brutta ferita sul petto, mentre il resto del corpo è pieno di tagli e lividi, altrettanto sanguinanti. È pallido in volto, ma respira regolarmente.
«Mi ricordi quanti litri di sangue hai? Così calcolo il tempo che ti rimane e provo a portarti da Chopper» gli dico, cercando di muovermi il più possibile per scaldare i muscoli e riprendere a camminare come si deve. Dai dannato braccio ti vuoi muovere?
«Sono in grado di cavarmela da solo, quindi sta' zitto».
«Certo, come no».
«Non ho bisogno del tuo aiuto, cuoco»
Plic. Plic. Plic.
Stille vermiglie si abbattono sull'erba, producendo un suono distinguibile tanto lieve quanto inquietante. Sento Zoro imprecare sottovoce.
Striscio verso di lui con la sola forza delle ginocchia, dal busto in su non sento ancora nulla, dannazione.
Lo squarcio sul petto dello spadaccino è ancora più spaventoso da vicino, l'occhio sfregiato è diventato violaceo e il labbro spaccato sta gocciolando. A parte questo, non ha niente di grave, il grandissimo idiota!
Tento di slacciarmi i bottoni della camicia, ma ho le dita intorpidite, così me la strappo letteralmente di dosso, la ripulisco dal terreno e la annodo attorno al suo corpo per rallentare il flusso. Rimetto le sue preziosissime katane al loro posto con grande sforzo, perché gliele avrei volentieri infilate giù per la gola.

«Che diavolo fai?» mi chiede, quando gli do le spalle.
«Poche chiacchiere e salta sopra, marimo di merda».
«Scordatelo, preferisco rimanere qua a crepare» sbotta, orgoglioso come sempre. Ripromettendomi di strozzarlo con le mie mani, lo carico a forza sulla schiena, però le mie ginocchia cedono e atterro a carponi.
«Non ce la farai, sei troppo mingherlino cuocastro».
«Tappati la boccaccia. È tutta colpa della sostanza che mi ha iniettato quella strega» mormoro, rialzandomi. Zoro sta per scivolare verso terra e si affretta a cingermi i fianchi con le gambe per non farmi intrecciare le mani sotto il suo sedere. Peccato. Prendo al volo i sacchetti della spesa e corro, sperando con tutto il cuore di non inciampare nelle radici.
«Sei ridotto da schifo, spadaccino da quattro soldi».
«Sto benissimo, idio...»
Un fiotto di sangue, preceduto da un colpo di tosse, si abbatte sulla mia spalla nuda e gli impedisce di completare la frase.
«Quei bastardi sono forti anche per te. Dobbiamo andare via da qui, poi penseremo a come batterli» borbotto più a me stesso che a lui. Nella mia testa non sento altro che i battiti impazziti del mio cuore e la mia saliva è totalmente azzerata, non riesco neanche a deglutire. Le braccia di Zoro – attorno al mio collo – allentano la presa. Anche se non mi sarebbe dispiaciuto per niente, in queste condizioni non sarei stato in grado di fargli la respirazione bocca a bocca.

«Perché stai correndo? Pensavo sapessi volare» prorompe Zoro.
Non mi prendo a calci solo perché ho un mezzo cadavere addosso che minaccia di schiattare da un secondo all'altro. Devo mantenerlo cosciente.
«Allora, non hai mai detto cosa è successo al tuo occhio sinistro».
«Ti pare il momento?!»
«Sì».
«È in un barattolo di vetro, volevo regalartelo per il tuo compleanno» sbotta lui, ironico.
«Quanto siamo simpatici, oggi».
Zoro non ribatte, sento la sua fronte crollare sulla mia spalla. «Oi, testa verde?»
Non risponde.

«Non azzardarti a rimetterci le penne per due ferite da nulla. Guarda che ti ammazzo. E ti cavo l'altro occhio. Stasera zuppa di marimo. Prenderò a calci il tuo culo fino a spappolartelo. Ah, non rispondi? Ti affetterò con le tue stupide spade e poi ti infilzerò come uno spiedino...»
Tutto quello che ottengo sono ringhi sommessi. Almeno ho la certezza che sia vivo, bella consolazione. Durante l'atterraggio sulla Sunny perdo la concentrazione e precipito in malo modo, sbattendo la pancia sull'erba ed evitando Usopp per un soffio.

«Chiamate un dottore! Un dottore!» grida Chopper, correndoci attorno. Appena mi tolgono Zoro di dosso, afferro la renna per lo zainetto e lo sollevo di peso, ponendolo accanto al paziente. Ha l'occhio destro semi chiuso, si intravede solo una sottile striscia di bianco, credo sia svenuto. La mia povera camicia è ormai vermiglia, striata qua e là di bianco. L'avevo capito dalla battaglia contro Arlong e avuto conferma dopo lo scontro con Orso Bartholomew che Zoro ha il triplo dei globuli rossi di un normale essere umano, ma ogni volta è una scena che mi mette i brividi. Raccapricciante, oserei dire.

«Non vi siete presi a pugni, vero?»
Nami è seduta di fronte a me e sta usando un fazzoletto inumidito per ripulirmi il naso.
«Credi sia strano che ne sia uscito solo con il naso sanguinante, mentre Zoro è in condizioni pietose?» le dico. Nami sorride e io la ricambio. Sebbene non mi interessi più, rimane sempre la mia dolcissima Nami-san. Anche se non lo è tanto quando ci molla uno dei suoi destri.
«Allora, che è successo?» domanda lei. Nami getta un'occhiata a Zoro e sobbalza, coprendosi la bocca con le mani. Chopper sta medicando il taglio e non è una scena per stomaci delicati. Metto una mano sugli occhi della navigatrice e la trascino in cucina, sia perché non voglio che svenga davanti a Chopper, distraendolo, sia perché Robin mi ha messo gli occhi addosso e non ho intenzione di sottopormi ad un interrogatorio. Non adesso.
Porgo a Nami una grossa fetta di torta al cioccolato e, mormorando “doccia”, sparisco nel bagno. Mi fermo davanti allo specchio: sono sporco di terreno e macchiato di rosso. M'infilo sotto il getto freddo, senza neanche premurarmi di sfilare i pantaloni.

Il suo sangue si coagula sotto i miei piedi e lo osservo sparire giù per lo scarico. Il mio pugno si abbatte così forte sulle mattonelle da creparne alcune. Li avrei ammazzati tutti. Con le mie mani. E le mie gambe. Poi avrei trucidato il signor non-scappo-dai-nemici-neanche-quando-mi-stanno-massacrando.

 

 

***ANGOLO AUTRICE:

Due grandissime premesse:

  1. È la mia prima storia tra Sanji e Zoro.

  2. Ho visto le ultime 102 puntate di One Piece e letto qualche ZoSan in giro.

Spero apprezziate e di non aver reso Sanji troppo OOC, a dir la verità non so bene quale sia il suo carattere. Ho 481 puntate da vedere, gente! Per Zoro mi sono arrangiata, diciamo che lo considero un Vegeta – molto più – malleabile.

Angolo pubblicità:

Sono parte del fandom di DragonBall da anni quindi se vi và passate in
Another Brief from the future.
Perché dovrei perdonarti?!

Al prossimo capitolo, un bacione!

Margulka93

   
 
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