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Autore: Akane    13/02/2013    3 recensioni
"Farò tutto ciò che serve e quando ci ritroveremo non sarò più nell’impossibilità di non riuscire a proteggerlo. Mai più. Per questo starò qua e farò tutto ciò che serve, ogni cosa e oltre. Per lui. Per Rufy."
Zoro chiede a Mihawk di diventare il suo maestro per rinforzarsi nell'arte della spada e questi dopo una prova di tutto rispetto da parte del ragazzo, accetta. Così Zoro e Mihawk restano due anni a contatto l'uno con l'altro. Come andrà la convivenza?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro | Coppie: Rufy/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sopra ogni cosa'
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*Ecco qua. Allora, forse non l'ho specificato, anzi sicuramente, ma questa fic in più rispetto al manga ha il lato erotico, un aspetto che a me manca quando leggo seppure devo dire che ci sta anche bene che non ci siano storie d'amore nella serie... insomma, è una cosa che va benissimo. Ad ogni modo qua ho voluto evidenziare oltre ad altri aspetti quali quelli relazionali e quelli da spadaccino, anche quelli erotici. Insomma, sono due uomini, non sono asessuati e soprattutto hanno gli impulsi come tutti. Vediamo che combinano. Dunque, fatto questa premessa preparatevi a questo miscuglio di elementi combinati insieme. Iniziano quelli che il maestro chiama test d'ingresso. In tutta onestà non so se le cose in quel caso avvengano in quel modo (chiara eh?) però ho usato la mia immaginazione che potrebbe essere inverosimile ma siccome è una delle caratteristiche principali del manga non mi preoccupo molto. Il prossimo capitolo lo metto sabato. Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO III:

MIRE?
 
sei cosi fredda
tieni le tue mani nelle mie
gli uomini saggi si stupiscono quando
gli uomini forti muoiono
mostrami come finire in buona maniera
mostrami quanto in realtà sei indifesa
soddisfa un vuoto dentro
bene, va tutto bene, proviamoci di nuovo”

- So Cold – Breaking Benjamin -

L’uno al cospetto dell’altro, Mihawk stava sottoponendo Zoro ad un severissimo esame visivo per capire tutto ciò in cui era carente e ciò che gli sarebbe stato essenziale.
Il più giovane era infatti a braccia conserte in evidente difensiva e con sguardo truce cercava di tenere d’occhio il più grande per quanto fosse possibile.
Mihawk gli girava intorno circospetto, serio e concentrato; era calmo ed esasperante nonché illeggibile. L’altro che di pazienza non ne aveva nemmeno un po’, sbuffò.
- Hai finito? Cosa, sono un fenomeno da baraccone? -
Alla fine con un tono di sufficienza, l'altro rispose fermandosi davanti:
- Fisicamente non sei messo male ma devi fare di meglio. Cominceremo col rafforzare il corpo ancora un po’, la parte in cui sei meno carente. Poi passeremo al resto. - Dopo di questo gli assegnò una serie di esercizi di rafforzamento uno più massacrante dell’altro, infine con poco interesse per la sua reazione, se ne andò.
Zoro non fece una piega, si era aspettato una cosa simile, tanto più che i propri stessi esercizi non erano poi tanto più leggeri.
Alzando le spalle decise che si sarebbe dato da fare subito, non esistevano lamentele né perdite di tempo e su questo era proprio d’accordo con lui. Non aveva tutto il tempo che voleva, due anni per diventare più forte non erano molti.
- Non mi piace come ti fissa! - Esclamò Perona cogliendolo di sorpresa proprio mentre si accingeva a correre. Zoro alzò lo sguardo e la vide sopra di lui, quindi snobbandola proseguì senza darle retta.
La cosa ovviamente alla ragazza fantasma non piacque quindi parandosi davanti, lo ribadì:
- Cos’è del termine ‘non mi piace come ti fissa’ che non capisci? - Era petulante, insistente e pesante. Alla fine Zoro capì che se non le avesse dato retta, gli avrebbe rotto l’anima per tutto il tempo degli allenamenti e lui odiava allenarsi con una che gli rompeva l’anima a quel modo!
- Perché, in che modo mi fissa? - Chiese come se fosse la cosa più inutile da sapere.
Perona allora gli liberò la strada e tornò a volargli sopra soddisfatta continuando seccata a parlare:
- Come uno che ha mire! -
A Zoro questa parve proprio bella…
- Mire? -
E che mire poteva avere un uomo simile che aveva accettato di allenarlo solo per… bè, non l’aveva capito, ma di certo non per gentilezza e buon cuore!
- Sì, mire! Su di te! Ti scruta sempre anche quando non te ne accorgi e lo fa anche davanti a te; non te ne rendi conto? Ha mire su di te, quello! - Ora il tono era platealmente geloso, il che comunque non poteva escludere a priori che quella cosina volante avesse ragione.
Non che a Zoro importasse, infatti liquidandola frettolosamente, disse:
- Magari mi fissa male perché le ha su di te! - Quella era la più grande cavolata che avesse potuto dire, ma voleva solo togliersela di torno. Che quel Mihawk avesse mire non gli interessava se lo allenava come si doveva, il resto poteva andare a quel paese!
- Ma che diavolo dici? Quello mi odia! E perché pensi poi che ti abbia accettato come allievo? Gli interessi, ti dico! Ha mire su di te! Quanto scommetti che ho ragione? -
- Niente, non ho un soldo bucato e voglio solo allenarmi, quindi lasciami in pace! Mi importa solo che mi faccia da maestro! Vattene! - Alla fine la ebbe vinta poiché lei seccata ed offesa se ne andò brontolando istericamente.
Rimasto solo, suo malgrado, non poté che percepire effettivamente quello sguardo da falco su di sé. Non aveva idea di dove fosse appostato a fissarlo, però era certo che ci fosse. Nonostante questo non avrebbe deviato il suo percorso di un soffio, era ora di darsi da fare, non c’era spazio per sciocchezze inutili!
Anche lui aveva le sue regole, se era per questo.
 
Mihawk passò costantemente il suo tempo ad osservarlo, in parte per vedere come si comportava durante gli allenamenti e tenerlo sotto controllo, in parte perché era davvero interessante e giorno dopo giorno ne era sempre più consapevole. Non avrebbe mai accettato un allievo noioso, del resto.
Quando il fisico fu abbastanza forte, per esserne sicuro lo fermò dai soliti esercizi quotidiani massacranti prendendolo per il braccio. Risalì sulla pelle sudata per scivolare con le dita sulla spalla e sulla schiena. Si allenava ovviamente a torso nudo per essere più libero.
Zoro rabbrividì a quel tocco che non percepì solamente come un puro controllo tecnico ma come qualcosa di superfluo di cui avrebbe potuto fare a meno, tuttavia impassibile accolse il suo sguardo suggestivo e penetrante quando si fermò staccando la mano dal suo torace.
Era impossibile capire cosa gli passasse per la mente e per contro lui dimostrava tutto il suo fastidio. Se quello era il loro modo di comunicare, visto che entrambi odiavano i dialoghi, quello sarebbe stato.
- Bene, fisicamente sei a posto. Come prevedevo ci hai messo meno della norma, eri già a buon punto. Ma non è il corpo il tuo problema. - Si avvicinò fino a sfiorarlo, poi abbassando il tono come se di nuovo gli facesse una proposta poco pulita, disse: - Vediamo com’è la tua forza mentale. Mi pare di ricordare che avesse delle buone basi. L’avrai allenata adeguatamente in tutto questo tempo? - Era una domanda retorica perché era evidente che pensava non l’avesse fatto.
Zoro assottigliò lo sguardo raccogliendo quella che per lui era una sfida e alzando il mento indurito, rispose senza il minimo timore:
- Sono qua! Cosa devo fare? -
Mihawk lo fissò per un attimo in silenzio, infine si decise a dargli istruzioni.
- Il modo migliore per misurare la forza mentale è fare leva sulla resistenza fisica. Farai un bagno in una vasca di ghiaccio e ci dovrai rimanere il più a lungo possibile. A seconda di quanto ci resterai, io potrò capire a che punto sei. Però poi avrò da proporti un paio di altri test di resistenza. - Si girò per andarsene poi si fermò, si voltò a metà e aggiunse laconico: - S’intende. Tutto questo senza morire, altrimenti non serve a nulla! - Probabilmente quello doveva essere una battuta e brontolando che aveva un senso dell’umorismo pessimo -da che pulpito!-, lo seguì senza rispondere.
Preparò la vasca di ghiaccio, si trovava in una stanza sotterranea dove la temperatura costante era comunque fredda, il ghiaccio si sarebbe mantenuto senza diventare un unico blocco sul corpo di Zoro.
Fermo a braccia conserte, gli indicò con un gesto di spogliarsi per infilarsi dentro. Quando il ragazzo fece cenno, senza il minimo turbamento, di togliersi anche la biancheria intima, Mihawk lo fermò seppure riluttante:
- Se vuoi essere inutilizzabile là sotto, poi, fai pure, ma io ti suggerirei di tenere almeno un pezzo di stoffa fra le tue parti intime ed il ghiaccio. -
Zoro percepì la malizia seppure notò nel fondo del suo sguardo un po’ di contrarietà… solo Shanks l’avrebbe tradotta.
Suo malgrado Zoro si infilò in silenzio nella vasca e accomodato non fece una piega.
Mihawk sapeva che aveva una buona resistenza, di conseguenza immaginando che all’inizio non avrebbe avuto problemi, se ne andò decidendo che tanto Perona gli sarebbe rimasta incollata tutto il tempo.
Così in effetti fu e nel non sopportarla più per quella parlantina fin troppo spiccata ma soprattutto per il tono capriccioso con cui si lamentava, Zoro riuscì dopo tanta fatica a mandarla via. Una volta solo poté concentrarsi per sopportare meglio il ghiaccio. Lo sentiva bruciargli la pelle ma l’insensibilità presto lo colse fino a fargli chiedere se poi sarebbe tornato come prima. Non era resistere il suo problema ma fermarsi in tempo e Mihawk presto se ne sarebbe accorto.
Mano a mano che il tempo trascorreva, lui faticava sempre più a mantenersi in sé, sentiva i sensi totalmente atrofizzati e completamente insensibile nel corpo, anche la mente cominciò presto ad essere sempre meno presente.
Decise di concentrarsi su qualcosa di caldo e piacevole, se sarebbe riuscito ad ingannare la propria mente e ad illuderla che il ghiaccio non era freddo, avrebbe resistito ancora. Cioè prima di morire!
Fu così che non dovette sforzarsi di cercare qualcosa di adatto, il pensiero più caldo era senza dubbio Rufy; lasciò da parte di proposito la situazione critica in cui erano, si concentrò su quello che in assoluto riusciva sempre a scalfarlo, a fargli circolare il sangue come impazzito. Lui e le notti passate insieme, notti che da troppo non ne avevano più, la sua bocca e la sua lingua che ingenuamente l’assaggiava, il modo in cui gli si dava, come l’esplorava, come esagerava in reazione a ciò che gli faceva, quando lo penetrava con desiderio impetuoso, come gridava chiamandolo eccitato.
Quando l’adrenalina circolò a folle intensità nel sangue che tornava a dargli vagamente sentore della propria pelle intorpidita, una voce tagliente e maliziosa lo interruppe:
- Tecnica interessante! -
Zoro aprì gli occhi e si infastidì nel vedere Mihawk al posto di Rufy. Quanto tempo era passato?
- Quale? - Chiese battendo i denti.
- Distrarre la mente su qualcosa di caldo e piacevole per non sentire il freddo… -
- Ma? - Per lui era chiaro che ci fosse un ‘ma’.
- Ma è tanto efficace quanto pericoloso. Se il pensiero è troppo intenso da sconnetterti totalmente, superi il tuo limite e puoi morire. -
Sembrava seriamente intenzionato a fargli davvero da maestro e Zoro decise di dargli retta, dopotutto gli aveva chiesto lui di insegnargli…
- E cosa dovrei fare? Non parliamo di forza mentale? -
Era sinceramente curioso di saperlo ma Myhawk sorrise sarcastico.
- E’ presto per questa parte della lezione. Siamo appena ai test d’ingresso. -
Zoro se ne risentì ma non diede segno di volersi muovere.
- Avanti, esci. Per oggi basta così. - Fece poi il maestro con fermezza sorprendendolo.
- Che? E perchè? Posso starci ancora… non devi vedere quanto resisto? -
Mihawk si avvicinò alla vasca consapevole che il suo corpo ormai era così insensibile che sarebbe stato impossibile muoversi.
Prima di prenderlo di peso contro la sua volontà, rispose chinandosi per guardarlo meglio negli occhi.
Zoro si sentì in soggezione e non si preoccupò di mascherarlo con un broncio, ma rimase colpito dalle sue parole:
- Devi imparare a conoscere te stesso ed i tuoi limiti. Da morto non servi a nulla. Se penso che sia l’ultimo mezzo per ottenere ciò che vuoi è un discorso, ma per un allenamento è solo uno spreco. Devi conoscerti per controllarti. -
- Da quanto sono dentro? -
- Tanto. Il tuo corpo non reggerà ancora. -
- Ma la mia mente sì! - Mihawk sorrise compiaciuto della sua testardaggine e dedizione, erano essenziali per uno spadaccino ma soprattutto per un allievo.
- La tua mente sì, ma fai poco senza il corpo. - Era decisamente una delle lezioni che avrebbe faticato ad insegnargli.
- I limiti esistono per essere superati. -
Aggiunse però Zoro che si sentiva effettivamente stremato.
- Sì, ma nel modo giusto, non morendoci nel tentativo. -
Non avrebbe ammesso repliche, anche perché la pazienza di rispondergli per dimostrargli la propria ragione, si stava esaurendo. Le cose stavano come diceva lui punto e basta, si era preso la briga di dirgli qualcosa in più solo perché in teoria doveva imparare. In teoria. Testardo com’era ci avrebbe messo più del previsto!
Zoro non trovò comunque niente da ribattere e Mihawk se ne compiacque decidendosi a prenderlo per le braccia e a sollevarlo di peso. Una volta fuori lo adagiò su una sedia, lo avvolse in un paio di asciugamani e se lo caricò sulla schiena senza chiedergli permessi.
Il suo corpo era completamente congestionato, come se Akainu avesse usato il suo potere, di conseguenza era come un morto. L’unica parte intatta era la testa, probabilmente gli organi stessi stavano faticano notevolmente per rimanere funzionanti e forse qualcosa aveva cessato di dare cenni vitali. Si sperava solo momentaneamente.
L’unico motivo per cui Zoro glielo permise fu, infatti, che non riusciva effettivamente a muoversi in alcun modo, anche se arrivava ancora a parlare.
- Non sono un sacco di patate! - Si lamentò truce infatti…
Mihawk ghignò di sottecchi ma non disse nulla.
Condotto in camera soppesò l’idea di dire a Perona di occuparsi di lui, ma sapendo della sua cotta preferì evitare. Quando fece per strofinarlo per asciugarlo e ridargli la sensibilità al corpo, Zoro aumentò i fulmini dagli occhi e potendo ancora solo parlare senza assolutamente la possibilità di muoversi e cacciarlo, borbottò:
- Posso farlo da solo! - L’altro smise di toccarlo, si tirò su e lo fissò scettico con le mani ai fianchi in segno di sfida:
- Ah sì? Fallo allora! Asciugati e vestiti! -
Zoro ci provò ma nemmeno con ogni sforzo possibile riuscì a muovere un solo muscolo, così dovette arrendersi capendo che sarebbe stato inutilizzabile per un bel po’, purtroppo.
A quel punto Mihawk subdolamente vittorioso tornò a chinarsi per continuare ad occuparsi del suo ottuso allievo lamentoso.
Con le mani cominciò a correre lungo il suo corpo, dal petto proseguì risensibilizzando gli organi più importanti. Passò con forza e decisione, quasi cattiveria pur di riattivare il sangue quasi del tutto fermo sotto la pelle. A volte lo schiaffeggiava.
Quando capì che gli asciugamani gli impedivano di capire il livello, gli aprì i teli senza pensarci passando direttamente sulla pelle cianotica e gelida.
Serio ed assorto non fece caso né alle espressioni contrariate di Zoro né ad eventuali imbarazzi o tensioni di sorta, fece solo il suo dovere, quello che era necessario. Quando sentì il suo torace reagire abbastanza, scese sulle gambe ignorando di proposito le braccia. Se gli avesse riattivato le braccia poi avrebbe potuto farlo da solo ma dopo essersi occupato del petto aveva cominciato a sentire un che di divertente. Beh, divertente era una parola grossa, poteva dire di non noioso.
Zoro voleva farlo fuori con quella sua famosa forza mentale, ringraziò il Cielo che non ne avesse ancora abbastanza per riuscirci. Shanks l’avrebbe fatto in un istante, ma a Shanks piaceva quando gli faceva certe cose…
Mihawk rimase completamente impassibile senza dargli a vedere quanto invece trovasse interessante quell’operazione e risalendo dai polpacci alle ginocchia e successivamente alle cosce, Zoro cominciò ad arrossire imbarazzato, prima magari era solo seccato ora cominciava a trovarci qualcosa di decisamente strano in tutto quello.
Cioè, fin dove intendeva sensibilizzarlo con le mani?
Gliel’avrebbe chiesto se non avesse temuto la sua risposta e arrabbiato per quel modo di sentirsi e per la sensazione di sottomissione che stava provando a cui avrebbe preferito morire, si morse il labbro furioso. Cosa poteva dirgli? Di piantarlo lì che faceva da solo? Le braccia non le muoveva e non le sentiva ancora…
Non sapeva a che gioco quel dannato stesse giocando, ma le parole di Perona gli risuonarono in mente potenti come se gliele avesse appena gridate.
Non servì a molto poiché con un sorrisino malizioso -ed ormai Mihawk non si penava nemmeno più per mantenere quell’aria seria e scostante!- disse alzando gli occhi dorati suggestivi sui suoi:
- Chissà come sei messo qua… - Disse finendo sfacciatamente con le dita sul suo inguine. Gli slip li aveva ancora ma erano bagnati e freddi e non stavano facendo un gran lavoro di riscaldamento. Avrebbe voluto dire di toglierglieli ma ormai era evidente che Perona aveva ragione e che quel tipo avesse mire su di lui.
Ma tutte a lui dovevano capitargli?, pensò allucinato senza staccarsi gli occhi da lì sotto.
Alla fine Mihawk non aspettò pareri, non gliene sarebbe importato comunque. Prese l’elastico e glieli tolse sfilandoglieli da sotto.
Le gambe erano ormai sulla via della sensibilità ma il sangue stava ancora lavorando per tornare a circolare come si doveva, di conseguenza non era ancora completamente attivo. Fra l'altro gli faceva male sentire quel formicolio potente quanto una mandria di bufali che gli correva sopra.
Voleva le sue braccia, voleva tornare a muovere le sue braccia.
Poteva mandarlo al diavolo e chi se ne importava dell’allenamento e degli insegnamenti?
Il pensiero però volò a Rufy e a quei due anni separati per rafforzarsi. L’unica sua speranza era quell’uomo, che gli piacesse o no e doveva cercare di resistere.
Quando fu completamente nudo constatò comunque che la stoffa gli aveva protetto la pelle delle parti intime giusto il necessario, l’unica parte probabilmente non bruciata su tutto il corpo ad eccezione della testa.
- Non sei male, ma penso che non senti ancora niente, vero? -
- E come diavolo faccio a saperlo? - Era ovvio che se nessuno lo toccava non poteva capire quanto male fosse, non poteva negare che gli interessasse saperlo ma avrebbe anche potuto constatarlo da solo quando avrebbe riavuto le proprie mani.
Mihawk parve prenderla per una gentile richiesta e come se effettivamente si sacrificasse per accontentarlo, senza turbare la sua maschera di tranquillità sul viso, lo toccò senza la minima esitazione. Glielo prese completamente in mano e senza aspettare ed anzi fissandolo crudelmente negli occhi, cominciò a muoversi sempre con decisione per fargli sentire.
Ci mise un po’, era effettivamente stato messo a dura prova, però dopo un paio di movimenti Zoro con sorpresa si sentì anche contento di tornare ad avere reazioni là sotto.
Fu una sensazione stranissima perché le parti atrofizzate che venivano riattivate, all’inizio pompavano come se volessero staccarsi dal corpo fin quasi a fargli male ed in reazione al non sentire nulla, poi sentiva troppo. Trattandosi di una parte tanto sensibile si ritrovò oltre che effettivamente e dolorosamente attivo, anche incredibilmente eccitato e questo contrasto lo mandò in tilt facendogli premere la nuca sul cuscino e chiudere gli occhi in un abbandono istantaneo.
Mihawk che non aveva smesso di guardarlo inquisitore in viso con quel suo costante luccichio sensuale, alzò compiaciuto e sorpreso il sopracciglio a quella sua reazione inaspettata.
Stava probabilmente lottando con sé stesso per non provare un tale piacere, ma considerando che non dipendeva dalla sua volontà, ne poteva fare ben poco.
- Pia…piantala… - Ringhiò fra gli ansimi.
- Davvero? - Chiese insinuante Mihawk senza smettere di muovere la propria mano sul suo sesso che ormai funzionava senza il minimo problema.
- Sì! Funziona, è a posto, va che è una meraviglia! Mollami e sistemami le braccia, poi lasciami in pace! - Grugnì ancora fra un gemito e l’altro. Era la cosa più atroce che avesse mai provato. Il volerlo e non volerlo insieme, il sapere che non andava bene, il volere qualcun altro al suo posto, il non poter cambiare le cose, non poter ribellarsi, il dover sottostare e sopportare, il piacere che comunque si accendeva perché era un uomo, il godere e ribellarsi a ciò allo stesso tempo.
Voleva gemere ed insultarlo insieme e comunque cercava di controllarsi abbastanza per non offenderlo troppo perché era il suo maestro ed avevano appena iniziato.
Dannazione, aveva bisogno di lui ma così sarebbe impazzito!
Si morse a sangue il labbro e cercò di smettere di gemere e parlare, spaventato all’idea di potergli chiedere di continuare. Mihawk lo capì e compiaciuto di quella forza mentale alla ricerca di un controllo in uno stato simile, si sentì orgoglioso del suo allievo. Anche eccitato per ciò che vedeva ed aveva sotto mano, oltre che per il modo in cui combatteva e si opponeva senza però riuscirci a fondo e nemmeno volerlo del tutto.
Quando raggiunse il culmine, Zoro girò la testa di lato quanto più possibile, voleva nascondersi, si vergognava, si odiava per aver raggiunto l’orgasmo in quel modo per lui pietoso. Voleva sparire e Mihawk capendolo si riservò di inquadrare cosa provava e pensava più tardi, con calma, da solo.
Si asciugò la mano e tornò sulle braccia come niente fosse, con gran faccia tosta e come se nel mezzo non fosse successo niente.
Dalle spalle agli avambracci alle mani. Queste infine gliele prese insieme e gliele strofinò fra le proprie fino a che non le sentì di nuovo calde.
Fu Zoro sempre senza più guardarlo a ringhiargli:
- Sono a posto. Ti ringrazio. Ora ho bisogno di riposare, se non ci sono altri test per oggi… - Cercava di ricordarsi quali fossero i loro ruoli e le regole, sapeva che bastava un nulla per essere cacciato e non poteva che ripetersi che lui aveva bisogno di Mihawk.
L’altro si compiacque per quel controllo ferreo e capì che dopotutto aveva fatto davvero bene a prenderselo con sé, anche se ogni tanto poteva permettersi di giocare con lui e torturarlo per non annoiarsi, comunque ciò che erano rimaneva irremovibile.
Allievo e maestro.
Mihawk si tirò su dopo averlo coperto, lo vide ancora immobile seppure potesse muoversi, con il viso girato dall’altra parte ma in ascolto.
- No, per oggi basta così. Domani riprendiamo coi test. Riposa. -
Non aggiunse altro e laconico, senza far capire assolutamente nulla di sé, soprattutto perché avesse fatto una cosa simile, se ne andò in silenzio.
Zoro, una volta solo, si girò di fianco e coprendosi fin sopra alla testa indurì l’espressione del viso in una smorfia di odio.
Doveva solo resistere per due anni.
Solo due anni.
Poi sarebbe tornato da Rufy.
Ma due anni non sarebbero mai stati più lunghi di così.
   
 
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