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Autore: Clars_97    13/02/2013    0 recensioni
"Stavo rovistando nel cappotto in cerca delle mie cuffie, quando sentii una voce.
Era una voce maschile. In treno se ne sentono migliaia, soprattutto nei treni degli orari scolastici, ma quella fu l’unica voce che aveva la capacità di spiccare nel bel mezzo di altre milioni di chiacchiere assordanti."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 3.
 
Il giorno dopo era sabato. Finalmente quel giorno arrivò ed io ero emozionantissima.
La mattina, le mie amiche ed io non facemmo altro che parlare della serata che stava per arrivare. Era una montagna di tempo che non andavamo tutte insieme in discoteca e per me era molto importante. Iniziammo da cosa ci saremmo messe, fino ad arrivare a che ore saremmo tornate. Ci promettemmo di bere una valanga, anche perché era tanto tempo che non lo facevamo, cercando, però, di non andare fuori con il cervello e di non ubriacarci troppo, perché ci sarebbe stato il rischio di non ritornarci più. Perciò ci facemmo la promessa di non ubriacarci, anche se il limite di bere quanto volevamo non c’era.
Arrivate a destinazione, andammo a scuola eccitate per la serata e pensando che, ormai, rimanevano solo poche ore.
Finita la scuola, tornai a casa e, subito dopo aver pranzato, mi provai il mio fantastico vestito, di cui andavo matta, solo per il gusto di vedermelo addosso per la seconda volta e prima di utilizzarlo a buon fine. Me lo tolsi e feci una gran bella doccia. Poi mi profumai tutta “come si deve” e mi asciugai. Feci un po’ di compiti, solo per non avere lo stupido rimorso di non aver aperto per niente lo zaino e, a quel punto, era già arrivata l’ora di cena. Così andai a cenare molto rapidamente, sparecchiai e tornai subito su, senza perdere tempo inutilmente.
Erano le nove e mancavano solamente tre ore all’entrata in discoteca. Prima di mezz’ora circa dovevo assolutamente essere pronta, per il fatto che la discoteca distava molto da casa mia. Leopardi diceva che la vera e unica bella parte della festa è l’attesa della festa e secondo me aveva perfettamente ragione. Così, dopo il minuscolo pensiero di Leopardi nella mia testa, iniziai a prepararmi sul serio.
Partii dalla testa e cioè dai capelli. Decisi di fare un po’ di tutto: dai friseé ai boccoli, fino ad arrivare ad indossare una piccola molletta color oro. Misi un po’ di lacca e i capelli erano fatti. Mi misi le calze nere non troppo sottili, perché fuori si gelava dal freddo. Poi arrivò il grande momento di indossare il mio vestito, il più favoloso tra tutti quelli che, fino a quel momento, avevo tenuto tra le mie mani. Finalmente sentivo di poter andar bene e che quella serata sarebbe stata davvero importante per me.
Fu il momento delle scarpe. Le mie solite scarpe: nere, tacco dodici e con cui sapevo di poterci ballare e stare bene tutta la sera. Dopo mi truccai: semplicemente eyeliner e mascara, senza fare tanti intrugli, perché sapevo già come potevo essere ridotta alla fine della serata. Rossetto? No, lucidalabbra, anche perché che fosse stato fucsia, che fosse stato rosso, con il vestito che indossavo il rossetto non mi ci stava proprio bene. Per finire, qualche spolverata di fard, tanto per rendere la situazione meno bianca di come realmente era.
Arrivò il turno degli accessori, dove perdevo sempre la maggior parte del tempo. Mi provai, all’inizio, quasi tutti gli orecchini che potevo ricavare dal mio portagioielli, ma alla fine ne scelsi un paio davvero perfetti. Erano neri, grandi, vigorosi, a forma di goccia e con dei piccoli ciondoli attaccati che penzolavano. Decisi di non indossare alcuna collana, dato che gli orecchini brillavano molto e se mi mettevo anche una collana, l’insieme diventava troppo pesante. Guardai attentamente il mucchio di braccialetti che era sopra la scrivania ed esaminai che il braccialetto migliore era quello che mi aveva regalato mia madre per il compleanno. Era di colore oro, con tutti i brillantini attaccati, veramente stupendo. Nella mano opposta a dove avevo messo il braccialetto indossai un anello gigantesco che avevo comprato la settimana scorsa, appena tutto nero e con qualche brillantino sparso, di modo che, nonostante fosse stato nero, avrebbe potuto brillare lo stesso.
A quel punto potevo dire di essere pronta. Cercai, però, almeno un golf leggero da poter mettere sopra, nel caso sentissi freddo dentro. Poi decisi di portare solo il cellulare e un po’ di soldi per comprarmi da bere.
Erano le undici e venti quando uscì da camera mia, scesi le scale ed arrivai in salotto. Mia madre era lì ad aspettarmi: tremendamente assonnata, ma felice del fatto che quello era un momento importante non solo per me, ma anche per lei, perché avrebbe portato, per l’ennesima volta, sua figlia a ballare. Così presi il cappotto, guardai orgogliosamente mia madre e uscimmo insieme da casa.
  
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