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Autore: chaska    13/02/2013    2 recensioni
A quali loro si riferisca lo capisci solo dopo, quando con la mano ti fa cenno di guardare al centro di tutta quella baraonda.
E allora noti il tuo capitano, Antonio Fernandez Carriedo è il suo nome, battersi come una belva contro un uomo che, ne sei sicuro, ha il suo pari lignaggio.
Scopri che si chiama Arthur Kirkland, e anche lui è capitano, solo della nave sbagliata, quella inglese.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Di epiche battaglie e infami destini. Forse.











Quando metti per la prima volta piede sulla San Felipe, l'ammiraglia per eccellenza dell'Armata Spagnola tutta, il mondo pare sconvolgersi.
Non c'è un attimo di quiete, che sia giorno o notte e in qualsiasi anfratto.
Il vento non ti dona pace, così come le onde che non smettono di sbatacchiare la maestosa nave su cui ora i tuoi piedi incerti barcollano a ogni spinta, ma che nonostante tutto devono essere pronti ad eseguire ogni ordine con cui tutti, e dico tutti, ti tempestano il capo.
In quell'anfratto di mondo ligneo, sembrano essersi congiunti il paradiso e l'inferno insieme e sembrano d'essersi messi d'accordo per il tuo peggio, ovviamente.
Ma nulla, e ripeto nulla, è minimamente paragonabile all'abbordaggio a un'altra nave -quasi come se in quel momento il paradiso non avesse tenuto agli accordi precedenti e se ne fosse scappato per quel giorno.
Eppure... beh, se la nave vittima -o madre?- del suddetto abbordaggio è la rinomata ammiraglia inglese, allora diventa tutta un'altra storia.
Perchè sì, ai tuoi occhi inesperti può forse non essere cambiato nulla, eppure presto sentirai una mano pressarti una spalla, e un'espressione sorridente lì ti aspetta sul volto del proprietario.
Allora ti farà notare come no, non è la solita solfa, quella. E' qualcosa di più -o meno, dipende dai punti di vista. Perchè se ci fai attenzione non è che ci sia poi tutta quella confusione a bordo, e le grida non sono poi così tanto d'orrore. Vedi cadere sul legno qualche pirata, sia d'origine spagnola che inglese, eppure dalle ferite non esce alcun sangue. A ben vedere, anzi, non c'è proprio alcuna ferita.

«E' per non farli sentire soli, sai, per far loro compagnia.»

A quali loro si riferisca lo capisci solo dopo, quando con la mano ti fa cenno di guardare al centro di tutta quella baraonda.
E allora noti il tuo capitano, Antonio Fernandez Carriedo è il suo nome, battersi come una belva contro un uomo che, ne sei sicuro, ha il suo pari lignaggio.
Scopri che si chiama Arthur Kirkland, e anche lui è capitano, solo della nave sbagliata, quella inglese.
E allora rimani incantato dalla loro epica battaglia, fatta dalle mosse più incredibili e mortali, pure quelle che credevi potessero essere relegate solo ai racconti di fantasia, ma che invece divengono reali sotto ai tuoi occhi.
Solo che un dubbio comincia ad attanagliarti, quando i soli ringhi che odi vengono dai due capitani, e guardandoti attorno noti come tutto il resto delle due ciurme si siano radunati attorno a quei due.
E allora ti fan notare come i colpi mirabolanti non colpiscano mai la carne avversaria, e che l'unico tessuto ad esser stracciato era quello delle loro vesti. Ma, soprattutto, noti come nei loro sguardi e ghigni degni dei più terrificanti demoni, si possa scorgere una nota di divertimento.
E allora la mano si posa nuovamente sulla tua spalla, facendoti voltare.

«E' ora di andare.»

«Di andare?»


«Sì, sono due megalomani, i nostri capitani, e tirano le cose per le lunghe, minimo per ore. E poi adesso è proprio il momento di andare a berci un goccio.»

E noti come ormai siete in pochi ad essere rimasti sul ponte della nave. Tutti s'erano radunati sulla nave inglese, perchè si sa, il loro rhum era cento volte migliore di quello spagnolo.

«E se ci attaccano?»

«Ragazzo, conosco quella marmaglia di idioti da quand'ero un moccioso, ed è sempre andata così. Cosa vuoi che accada?»

Volgi ancora uno sguardo ai due capitani e scuoti la testa mentre t'allontani verso l'inglese ammiraglia, e non puoi fare a meno di domandarti in che razza di ciurma sei andato a cacciarti.





«Sei un idiota.»

Le parole vagarono nell'aria, mentre un'odore pungente gli riempiva le narici. Quella volta Antonio non poteva proprio obbiettare.

«Che poi come ti è venuto in mente!»

«L'avevo sentito dire a un racconta storie. Volevo provare.»

Si scusò con un'alzata di spalle e nulla più. Non era solo colpa sua -e invece sì.

«Eppure te l'avevo detto che avevo un carico nuovo di rhum! Idiota!»

Antonio sospirò e non fece una piega, con ancora lo sguardo perso fra le nuvole.

«Senti, l'importante è che i nostri uomini stiano bene, no? E poi era solo una nave, ne avrai altre cento in porto.»

«ERA LA MIA MALEDETTA AMMIRAGLIA!»

Ed eccolo a gridare come una donnicciola isterica. Ah, Arthur non sarebbe mai cambiato, il che non sapeva se fosse esattamente una fortuna o no.

«Vi portiamo tutti a Marsiglia. E' vicina- »

Eppure, mentre lo spagnolo era totalmente perso in quelle considerazioni, Arthur digrignò i denti come la peggiore delle belve, e non sentendosi affatto considerato -la sua preziosa ammiraglia! Come l'avrebbe spiegato alla regina?!- gli buttò in faccia tutto il rhum contenuto dalla bottiglia che aveva in mano, inzuppando lo spagnolo.
Il silenzio calò fra i due, mentre si sentivano solamente gli incitamenti delle due ciurme mentre cercavano di salvare il salvabile e il legno della nave inglese bruciare, tutta colpa di una insospettabile palla di cannone vagante. Qualcuno aveva mai accennato a quanto potesse essere facilmente infiammabile il rhum ancora fresco? Ecco.

«TU! COME OSI SPRECARE IL MIO RHUM COSI'?»

«E'SPAGNOLO, A CHI VUOI CHE GLIENE IMPORTI!»

«MALEDETTO!»

E giù ad azzuffarsi a suon di pugni come ragazzini, mentre barcollavano malamente su una barchetta minuscola ai piedi dell'ancora per poco integra San Felipe.
Messi in punizione dalle loro stesse ciurme, che sorte priva di qualsiasi orgoglio.







«Ma non avete paura che si facciano del male?»

«Ragazzo, i secoli hanno reso le loro ossa di roccia e i loro cervelli inesistenti. Ogni tanto bisogna lasciarli giocare come bambini, sai, per farli riposare.
E ora torna al lavoro!»























Note: Seh. Volevo scrivere qualcosa di diverso dalle solite trame Spuk "ti odio-anch'io però poi finiamo a letto, 'k?" Così ho scritto quest'idiozia nonsense qua. Che poi sia letteralmente impossibile è un altro conto, ma volevo far fare ad Arthur e Antonio la cosa che più riesce loro meglio. Fare gli idioti, seh.
Che poi nel progetto originale doveva esserci aMMMore represso, un pizzico di angst e sirene random. E anche Fruk. Poi mi sono lasciata prendere la mano da quelle ciurme buzzurre. Cose che capitano.
...
Va bene, ho capito, è meglio se scappo subito, mh.
   
 
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