Libri > I Miserabili
Segui la storia  |       
Autore: Morwen_Eledhwen    13/02/2013    3 recensioni
E se le cose fossero andate diversamente?
Storia ambientata durante e dopo la battaglia alla barricata, con un nuovo personaggio (che, diciamolo, ha una pesante cotta per Enjolras): Angèle, che si reca alla barricata in cerca di Éponine.
Gli si avvicinò e quella fastidiosa sensazione di inferiorità si impossessò di lei come tutte le volte in cui aveva assistito ai suoi pedanti comizi: si sentiva inutile in quella rivoluzione, inutile per il popolo francese, inutile per il povero Gavroche. Enjolras, invece, pareva un angelo portatore di salvezza.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Enjolras, Grantaire, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

II. You’re Standing in Your Grave
 

 


«Vieni qui!», lo chiamò lei a bassa voce, ma Grantaire era troppo confuso per obbedirle.
Se ne stava impalato sulla scala guardandosi intorno con aria smarrita.
Allora Angèle gli corse incontro e lo afferrò per un braccio, trascinandolo nel ripostiglio dopo aver scostato il pezzo di porta rimasto, e coprì anche lui con la bandiera.
«È già arrivata la fine?», le chiese sospirando.
Aveva compreso.
Angèle non rispose e si strinse a lui trattenendo i singhiozzi. In quel momento vide, attraverso il tessuto rosso, le sagome di Enjolras ed altri tre ragazzi che si precipitavano al piano di sopra, inseguiti da un gruppo di soldati. Questi ultimi, però, si fermarono prima delle scale, dove Angèle e Grantaire potevano vederli bene, e puntarono i fucili verso il soffitto.
Angèle trattenne il respiro.
Dopo alcuni secondi partì contemporaneamente da tutti i fucili una serie di colpi assordanti e, nell’istante che seguì, si udirono le urla di dolore e i tonfi provenire dal piano di sopra: i ragazzi non avevano avuto scampo.
Grantaire le strinse la mano e lei chiuse gli occhi, chiedendosi cosa significasse davvero morire. I soldati non ci avrebbero messo molto ad accorgersi di lei e Grantaire e non avrebbero avuto alcuna pietà, trucidandoli come avevano fatto con tutti gli altri. Angèle pensò ad Éponine, al piccolo Gavroche, a Marius ed infine ad Enjolras. Si chiese se li avrebbe davvero rivisti, una volta morta. Si chiese se esisteva davvero un paradiso o se la morte era semplicemente il momento in cui la vita veniva risucchiata dal nulla eterno.
«Di sopra!», urlò uno dei soldati, facendo cenno agli altri di seguirlo.
Angèle poteva sentire distintamente il battito del proprio cuore ed il respiro affannato di Grantaire.
All’improvviso una voce che pareva quella dell’ispettore Javert, conosciuto e temuto da tutti gli abitanti di quel miserabile quartiere, costrinse gli uomini che si stavano accingendo a salire le scale a fermarsi.
«Avete preso l’uomo di cui vi avevo parlato? È qui Jean Valjean?».
«No signore, qui solo studenti».
Poi qualcuno che si trovava sulla soglia della porta, alle spalle di Javert, disse: «Ispettore, io ho visto un uomo che fuggiva con un cadavere in spalla, ma l’ho perso di vista perché stavamo sparando ai ragazzi».
«Non dovevi lasciartelo scappare, dobbiamo prenderlo! Seguitemi!», ordinò Javert infastidito.
I soldati obbedirono e si voltarono per seguire l’ispettore, costretti a verificare più tardi l’effettivo decesso degli studenti al piano superiore.

Non appena furono usciti tutti dalla taverna, Grantaire sollevò il drappo che lo copriva e balzò in piedi.
«Dove vai?!», chiese Angèle a bassa voce, terrorizzata all’idea che i soldati potessero tornare.
«Da Enjolras, non me ne vado senza di lui».
«Sarà morto, non fare lo stupido», gli disse lei con voce tremante.
«Allora morirò al suo fianco», disse Grantaire mentre la scavalcava e si precipitava su per le scale.
Angèle rimase impietrita. Non sapeva se Grantaire parlasse così perché era ancora ubriaco o se intendesse veramente ciò che aveva appena detto. Le tornarono in mente i raduni organizzati da Enjolras, dove aveva più volte visto Grantaire aggirarsi fra i compagni con aria allegra, strappando grandi sorrisi persino all’austero Enjolras. Aveva anche chiacchierato un po’ con lei, una volta. Ma non era sicura che lui se lo ricordasse.
Rimasta sola, si chiese quante possibilità avesse di uscire viva da lì. Nessuna. I soldati sarebbero tornati e lei non avrebbe avuto scampo.
Avrebbe preferito morire di fianco a Grantaire, piuttosto che lì da sola, nel ripostiglio. Forse iniziava a comprendere la folle decisione del ragazzo.
Dopo alcuni secondi, però, vide qualcosa che avrebbe potuto essere facilmente scambiato per un vero e proprio miraggio: Grantaire stava scendendo le scale seguito da Enjolras. Quest’ultimo, con il viso e le vesti coperti di chiazze di sangue altrui, pareva uno spettro proveniente dall’oltretomba.
Senza pensare, si alzò in piedi liberandosi della bandiera e si diresse verso di loro.
 
«Ti avevo detto di andartene».
Era la prima volta che Enjolras le rivolgeva la parola di sua spontanea volontà. Se la situazione fosse stata differente avrebbe potuto persino provare un brivido di soddisfazione, sebbene non le avesse detto nulla di gratificante. Ma la realtà era che di lì a poco sarebbe morta in un bagno di sangue.
«Che facciamo?», chiese Grantaire.
«Attendiamo la morte con dignità», rispose tranquillamente Enjolras.
Angèle non credeva alle sue orecchie: come era possibile affrontare l’idea della morte con tutta quella calma?
«Almeno tentiamo di fuggire!», disse colta dalla disperazione.
Enjolras sospirò alzando gli occhi al cielo, mentre incrociava le braccia e si voltava dall’altra parte.
Un’ondata di rabbia le invase il corpo. Era stanca di essere considerata una nullità o, peggio ancora, una stupida, da quel ragazzo, e per di più non aveva nessuna intenzione di morire per colpa sua. Al diavolo lui e la sua maledettissima rivoluzione.
«E va bene, voi restate pure qui», disse marciando verso l’uscita della taverna con aria stizzita.
Allungando cautamente la testa fuori dalla porta, vide alcuni soldati che, volgendole la schiena, stavano esaminando alcuni cadaveri vicino alla barricata. Non c’era traccia di Javert e degli uomini che avevano seguito Enjolras e compagni nella taverna poco prima.
Con il banalissimo pensiero ‘ora o mai più’, si lanciò in direzione della casa di Joséphine, mentre con la coda dell’occhio notò Grantaire che si precipitava dietro di lei trascinando l’amico per un braccio.
Giunta davanti alla porta, iniziò a bussare con tutta la forza che aveva in corpo urlando con voce tremante: «Sono Angèle, ti prego apri!».
Quasi nello stesso istante udì uno scalpitio dietro l’angolo e capì che, com’era inevitabile, i soldati l’avevano sentita.
Il cuore le stava battendo così velocemente che Angèle desiderò scoppiasse nel suo petto e la uccidesse, risparmiandole la vista dei fucili puntati contro di lei.
Perché Joséphine non avrebbe mai aperto in tempo.
Durante quello che fu un secondo esatto, ma che le parve un’eternità, sentì Grantaire stringerla contro la porta per proteggerla e vide Enjolras voltarsi per affrontare i soldati con aria di sfida.
Come in un sogno, in cui non si è del tutto consapevoli delle proprie azioni e la percezione della realtà appare piuttosto offuscata, Angèle udì uno sparo e vide Enjolras accasciarsi al suolo, mentre, nello stesso istante, la porta si apriva inghiottendo lei e Grantaire.
Sempre come in un sogno, vide Grantaire allungare le braccia ed afferrare il corpo di Enjolras, per trascinarlo all’interno dell’abitazione e chiudere immediatamente la porta, mentre i soldati sparavano di nuovo.
Fiotti di sangue sgorgavano da un punto tra il petto e la spalla di Enjolras, sotto la clavicola, e, inondandogli i vestiti, colavano sul pavimento. Ma lui pareva non accorgersene: giaceva inerte, con gli occhi chiusi.
Angèle si chiese se non si trattasse semplicemente di un incubo. Voleva svegliarsi e ritrovarsi nel suo letto, dimenticando tutto.
«Aprite o buttiamo giù la porta!».
Era la voce di Javert, sovrastata dal pianto del bambino di Joséphine.
«Dovete andarvene!», disse la donna sconvolta, osservando con orrore il corpo di Enjolras.
Il pianto del bambino si faceva sempre più forte, ma non riusciva a coprire i violenti colpi che rimbombavano sulla porta.
«Andatevene! Subito!», urlò Joséphine ad Angèle con tono disperato, mentre si dirigeva verso la porta per calmare i soldati.
Grantaire usò tutte le forze che gli erano rimaste per sollevare Enjolras e metterselo in spalla, aiutato da Angèle, prima di seguire la ragazza barcollando.

Dopo qualche secondo erano in strada, accolti da una folata di vento. Il sole illuminava i ciottoli sul terreno e i muri delle case, senza curarsi di loro.



------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Un grazie alle prime "recensitrici" (bellissima parola appena inventata), Chemical Lady e BlueSapphire! :)

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: Morwen_Eledhwen