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Autore: JSmith_    13/02/2013    15 recensioni
“Il suicidio è commesso ogni 40 secondi. Mi chiedo, se un giorno sarò uno di quei 40 secondi”.
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-Ehi sfigata, cosa leggi?- Ecco Maily, una delle cheerleader della scuola.
-N..niente.- Balbettò Nila, cercando di riporlo velocemente dentro il suo zaino. Però, Maily, fu più veloce e glielo strappò dalle mani.
-Uh, cos’è? Un diario segreto?- Chiese, anche se ovvia, guardando le due amiche che sghignazzarono. –Caro diario, oggi bla bla bla.- Lesse molto velocemente, mentre Nila era rimasta lì, immobile.
Si stava dando della stupida da sola perché non riusciva a strapparglielo dalle mani, perché non riusciva a fare nemmeno un passo. “Muoviti idiota, vuoi che legga tutto? Vuoi che legga quello?”
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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40 seconds.

 
 
 
“Il suicidio è commesso ogni 40 secondi. Mi chiedo, se un giorno sarò uno di quei 40 secondi”.
 
Nila chiuse il diario con quella frase, riponendolo al solito posto, sotto il materasso. Si alzò, camminando lentamente verso la finestra, appoggiando i gomiti sul piccolo davanzale di marmo, osservando il cielo.
Il suo papà era lassù, a sorvegliarla giorno e notte, mentre era costretta a vivere con la zia Dolores, che non la trattava nel migliore dei modi. Se lo ricordava bene: aveva i capelli castani, ricci, che facevano impazzire tutte le donne; e poi, i suoi occhi: verdi, verdi come lo smeraldo, quelli sì che se li ricordava bene. Si ricordava bene il suo papà con un sorriso perfetto, che ogni volta che sorrideva spuntavano le fossette, lo amava.
Peccato, però, che un giorno, un pirata della strada lo portò via, strappandolo per sempre dalle sue braccia.
Sospirò, andando a sedersi sul letto.
Di sua mamma, invece, non aveva che i capelli biondi e gli occhi azzurri, perché l’aveva, anzi li aveva abbandonati, con un uomo d’affari di nome Louis Tomlinson, ricco da far schifo, come diceva lei.
-E’ ora di andare a dormire, spegni la luce.- Disse sua zia, entrando in camera, con la solita voce dura.
E come sempre, Nila fu costretta ad eseguire i suoi ordini.
Spense la luce, come richiesto, e si sdraiò sotto le coperte, continuando a pensare al suo papà, sperando di rincontrarlo molto presto.
 
 
 
-..E se stasera, quando torno, non trovo la casa lucida ed in ordine, le prenderai.- Concluse la zia, chiudendo la porta di casa.
Nila sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.
Quella sera non aveva dormito; aveva pianto, rischiando perfino di svegliare la zia, il che avrebbe significato prenderle, di santa ragione. Aveva pensato al suo papà e, come se non bastasse, non aveva nemmeno studiato per la verifica che aveva quello stesso giorno.
Ed era anche molto importante.
Velocemente si mise i suoi soliti jeans, un maglione, legò i capelli in una coda alta e, con gli occhiali e lo zaino in spalla, uscì di casa dirigendosi verso la scuola.
Non solo a casa era un incubo, anche a scuola lo era. Aveva i compiti di quattro o cinque studenti a carico, con i suoi compresi, veniva presa in giro per il suo abbigliamento, di certo non dei migliori visto che la zia non prendeva uno stipendio altissimo ed aveva anche altri due figli a carico, e molte volte non pranzava, appunto per svolgere i compiti.
-Hai fatto i miei compiti?- Domandò Zayn, chiudendo di colpo l’armadietto della bionda, facendola spaventare.
-S..sì.- Balbettò, raccogliendo lo zaino.
Lentamente, estrasse il quaderno, consegnandoglielo con le mani tremanti e gli occhi fissi verso il basso, sperando che se ne fosse andato, ed anche in fretta.
-Questo non è il mio quaderno.- Ringhiò il ragazzo, facendo sobbalzare la bionda.
-C..come?- Chiese, aprendo nuovamente lo zaino.
Se quello non era il suo quaderno, allora dove lo aveva lasciato?
 
“-Cos’è sta roba?- Domandò la zia, prendendo un quaderno rosso.
-E’ il mio quaderno di scuola.- Rispose Nila, continuando a fare i compiti, ovviamente non per lei.”
 
-Allora, dov’è il mio quaderno?!- Ringhiò nuovamente Zayn, avvicinandosi a lei.
La bionda deglutì rumorosamente, cercando nello zaino, sperando veramente che fosse lì dentro perché, oh no, un’altra volta non avrebbe retto a quelle botte.
Quaderno di Maily, quaderno di Liam, quaderno di Niall, quaderno di Selena, il suo quaderno, ma del quaderno di Zayn non c’era traccia.
-S..senti io c..credo di averlo dimenticato sul tavolo della c..cucina.- Cercò di dire Nila, con la voce che tremava e le lacrime che, purtroppo, stavano per scendere.
Sicuramente.
-Ma davvero?- Disse lui, sbattendola contro gli armadietti, fissandola negli occhi.
-S..sì, scus..sa. Te lo porto d..domani, n..non succederà p..più.- Rispose, sperando che l’avrebbe lasciata andare.
-Peccato che mi servivano per oggi. Ma grazie a te mi metterà una effe, sei contenta?!- Urlò, sbattendola nuovamente contro gli armadietti.
Le scappò un gemito di dolore, causato dalla botta che, sicuramente, piano non era. Tutt’altro.
Zayn fece un sorrisetto sghembo, guardando prima alla sua destra, poi alla sua sinistra, per assicurarsi che non c’era nessuno e le sferrò un pugno in pancia, seguito da un calcio.
Lentamente, si accasciò a terra, posando una mano sul suo sterno, fissando il pavimento a terra con gli occhi sbarrati. Voleva gridare, voleva gridare per il dolore, voleva gridare perché qualcuno la sentisse ed andasse lì a soccorrerla, voleva essere salvata da qualcuno.
Ma era impossibile.
Le lacrime scorrevano veloci sul suo viso, sulle sue guance. I denti mordevano continuamente il labbro inferiore, per evitare che urlasse perché, lo sapeva, sarebbe accaduto di peggio.
Il moro si abbassò, fissandola negli occhi, per poi tirarle uno schiaffo.
-Se accade di nuovo una cosa così, giuro che sarà molto peggio di questo.- Concluse, allontanandosi.
Si asciugò velocemente le lacrime, alzandosi in piedi. Raccolse nuovamente tutta la sua roba, andando verso la classe.
Non era la prima volta che le prendeva perché non aveva fatto i compiti, ma mai da Zayn. Più frequentemente erano Liam e Niall, ma Zayn mai. Credeva, lo sentiva, che in quel ragazzo, dopotutto, non c’era solo cattiveria, c’era anche dolcezza e bontà.
Solo che non lo dava a vedere.
Ed il fatto che lui l’avesse ferita, fisicamente, l’aveva uccisa. Le aveva spezzato il cuore, anche se doveva aspettarselo. “E’ solo un bullo, come tutti gli altri, lascialo stare, Nila”, si disse mentalmente, cercando di dettarlo, di imporlo anche al suo cuore.
Ma la verità era che lei era follemente, pazzamente, incondizionatamente, innamorata di lui, ma né la sua mente, né nessun altro lo sapeva.
Solo il suo cuore che, dopo quell’accaduto, si era spezzato definitivamente.
Quando arrivò davanti a quella classe, trovò la porta chiusa. Alla prima ora aveva il professore di storia dell’arte, il quale non tollerava i ritardi quindi, si sedette sulla panchina lì di fianco, non voleva rischiare di fare una figuraccia davanti a tutta la classe. Cosa che le avrebbe fatto scendere ancora di più l’autostima, anche se era già sotto i piedi.
Si tolse gli occhiali, strofinandosi gli occhi. Era stanchissima; da circa un mese, non riusciva mai a dormire per almeno quattro ore di seguito la notte. A volte, piangeva perché non ce la faceva più; a volte, piangeva perché le mancavano i suoi genitori, il suo papà; a volte, semplicemente, perché non aveva nessuno da poter abbracciare.
Sospirò, rimandando indietro le lacrime, rimettendosi gli occhiali. Ultimamente, la vista era anche calata e le servivano degli occhiali nuovi, ma non se li poteva permettere, il che peggiorava tutto.
-Ciao.- La salutò qualcuno.
Nila alzò lo sguardo, ritrovandosi davanti un ragazzo dai capelli rossicci, un velo di barba, e gli occhi color nocciola.
-Ciao.- Rispose timidamente, abbassando lo sguardo.
-Sei rimasta fuori, eh?- Chiese, sorridendo.
-Sì, sono arrivata in ritardo.- Rispose, prendendo lo zaino e alzandosi.
-Non è suonata la sveglia?- Domandò, osservandola.
“Magari.”, pensò Nila, abbassando nuovamente lo sguardo, cercando di non scoppiare a piangere. Più pensava a quello che era successo pochi minuti prima, più il cuore si spezzava, più le lacrime si facevano sentire e più la voglia di gridare al mondo quello che accadeva cresceva.
“Sì, una sveglia che si chiama sovraccarico di compiti”, pensò ancora Nila, tenendo lo sguardo puntato sulle sue converse rovinate.
-S..sì.- Rispose poi, dopo qualche secondo.
-Va tutto bene?- Il rosso le alzò il viso con due dita, scontrandosi con i suoi occhi azzurri.
“No che non va tutto bene, cazzo. Non vi accorgete di me, di come soffro? Non vi accorgete di quello che devo sopportare tutti i giorni? Anzi, perché non fate qualcosa quando vedete che mi lasciano cinque quaderni in mano, perché?”, voleva urlarlo; voleva urlarlo a quel ragazzo, al mondo intero. Voleva sfogarsi anche lei, per una volta.
-Sì. Scusa, ora devo andare.- Concluse, lasciando lì da solo quel ragazzo dai capelli rossi.
 
 
 
Al ritorno a casa, l’unica cosa che voleva fare Nila era scrivere sul suo diario. Quello era l’unico punto di sfogo che si poteva permettere, perché altri non ne avrebbe mai potuti avere.
Salì in camera, buttò lo zaino a terra ed alzò il materasso, prendendo il diario. Lo aprì, iniziando a scrivere tutto quello che le capitava per la testa, tutto quello che era accaduto nella giornata.
Scrisse di quello che era accaduto con Zayn, del suo cuore spezzato, dei suoi sogni infranti, anche se sapeva che non avrebbe mai potuto stare insieme, di quel ragazzo di capelli rossi, di quello che avrebbe dovuto fare, di tutto quello che si sentiva. Solo allora, fu veramente libera.
Solo allora poteva riposarsi.
Lo richiuse, passandosi una mano sul viso. Un’altra faticosa giornata di pulizie stava per iniziare. Scese al piano di sotto, iniziando a pulire la cucina, poi passò al salotto, ai bagni ed infine alla camera di sua zia.
Odiava con tutto il suo cuore entrare in quella camera, per un semplice motivo: prima era sua.
Prima, quella grande cameretta dalle pareti precedentemente rosa, diventate color crema, con un comodo letto a baldacchino, un grande armadio, piena di oggetti di lusso, era sua. Era tutto suo, quel ‘ben di Dio’, come lo chiamava lei. Peccato che, ora, la sua camera non era nient’altro che un misero buco in soffitta, con un letto, un comodino ed una scrivania in legno, a dir poco mal ridotta.
Sinceramente, non aveva mai capito perché sua zia si ostinasse a trattarla male; aveva pensato che magari il fatto di avere un’altra ragazza a carico, oppure di ricordarle la mamma Taylor, quella donna che di conseguenza, Nila lo sapeva, aveva fatto soffrire il padre Harry, che odiava tanto. Non lo sapeva, sapeva solo che l’odio era, sicuramente, ricambiato.
Iniziò a spolverare gli scaffali, poi passò a fare il letto, ed infine spazzò a terra, uscendo da quella stanza e chiudendo alle spalle una parte del suo passato.
Quando suo padre morì, aveva dieci anni, abbastanza grande da capire tutto quello che stava succedendo. E abbastanza grande da soffrire, come non mai.
Salì le scale della soffitta, socchiudendo leggermente la porta, coricandosi sul letto; prese il suo diario e lo aprì, rileggendo tutto quello che aveva scritto.
 
 
 
-Sono a casa!- Urlò la zia, dal piano di sotto.
 Nila aprì lentamente gli occhi, ricordandosi che non aveva preparato la cena. Scese velocemente al piano di sotto, vedendo la zia con gli occhi in fiamme, mentre osservava la cucina linda, proprio come l’aveva lasciata.
-Signorinella, dov’è la cena?!- Chiese, avvicinandosi lentamente.
La bionda deglutì lentamente, indietreggiando.
-S..scusa z..zia, mi sono addormentata e..- Uno schiaffo.
-Ti sei addormentata? Oh, povera! Be’, io invece sono stata a lavoro a farmi il mazzo per poter portare a casa da mangiare!- Un altro schiaffo. –E per mantenere anche te, che non sei altro che un peso. Una stupida ragazzina.- Ancora un altro schiaffo.
Le lacrime di Nila, ormai, rigavano sul suo viso, ma poco importava; quello che la preoccupava, era la bottiglia di Whisky sul tavolo, vuota.
Aveva di nuovo bevuto e, come sempre, la picchiava. Non la feriva solo esteriormente, ma anche sentimentalmente.
“non sei altro che un peso”, voleva tanto risponderle che non era colpa sua se il suo amato papà era morto.
-Ora sparisci in camera tua, stupida.- Le ordinò, voltandosi di spalle, mentre Nila era con i lividi sulle braccia, le lacrime agli occhi, rannicchiata in un angolo della cucina. –Sei ancora lì?- Nessuno avrebbe capito, se avrebbero saputo quello che passava, dove trovava tutta quella forza.
Lentamente, si alzò, con una mano sul ventre e salì in camera, chiudendosi la porta alle spalle, sperando di dimenticare.
 
 
 
La mattina dopo, niente era andato meglio.
Si era svegliata in ritardo, aveva corso per arrivare a scuola, ed aveva rischiato di svenire. La prima ora, come il giorno prima, l’aveva passata fuori perché il professore non aveva accettato il suo ritardo quindi, si era anche presa un umiliazione davanti a tutta la classe.
-Perfetto.- Sussurrò, sedendosi su una panchina.
Aprì lo zaino, notando un oggetto di troppo: il suo diario. Probabilmente, lo aveva messo lì dentro per sbaglio, perché non lo voleva mai portare a scuola, talmente era prezioso.
-Ehi sfigata, cosa leggi?- Ecco Maily, una delle cheerleader della scuola.
-N..niente.- Balbettò Nila, cercando di riporlo velocemente dentro il suo zaino. Però, Maily, fu più veloce e glielo strappò dalle mani.
-Uh, cos’è? Un diario segreto?- Chiese, anche se ovvia, guardando le due amiche che sghignazzarono. –Caro diario, oggi bla bla bla.- Lesse molto velocemente, mentre Nila era rimasta lì, immobile.
Si stava dando della stupida da sola perché non riusciva a strapparglielo dalle mani, perché non riusciva a fare nemmeno un passo. “Muoviti idiota, vuoi che legga tutto? Vuoi che legga quello?”
-Ridammelo.- Disse, facendo un passo in avanti, mentre lei lo fece indietro. –Dai, ridammelo.- Cercò di convincerla nuovamente, ma non ci fu niente da fare.
Lo lanciò all’altra ragazza, che lo lanciò a Selena, che lo rilanciò a Maily e così via mentre Nila cercava di riprenderlo, ma invano.
-Vi prego!- Esclamò, riaggiustandosi gli occhiali sul naso. –E’ mio!- Esclamò ancora, ma senza risultati.
Il suono della campanella fece distrarre Nila, tanto da farle perdere la cognizione del tempo e non farle capire quello che stava accadendo. La massa di studenti iniziò ad entrare nei corridoi, c’era confusione, tanta confusione.
Si girò, sperando di trovare Maily o Selena, ma non ce ne era l’ombra. Si girò di dall’altra parte, ma c’erano solo studenti che ridevano tra di loro, che cambiavano i libri o che la guardavano come se fosse una pazza. Anzi, lo era. “Non sono pazza”, pensò, recuperando lo zaino, quando ricordò quell’oggetto fondamentale: il suo diario.
La campanella suonò nuovamente, costringendo Nila ad avviarsi nella sua classe che, però, non condivideva con nessuna di quelle tre.
La campanella che segnava l’inizio dell’intervallo suonò, riportando Nila sulla terra. Uscì velocemente dalla classe, alla ricerca di Maily e le sue amiche, sperando di trovarle il più presto possibile.
Corse nel teatro, nella palestra, nella mensa, ma non c’era traccia. “Il cortile, stupida”, si disse, per poi correre in quest’ultimo.
-Zayn mi ha picchiato, mi ha alzato le mani. Il mio cuore si è frantumato. Ne sono innamorata, dal primo giorno, anche se so che non mi noterà mai.- Miley era in piedi su una panchina, che stava leggendo il suo diario.
Improvvisamente, il cuore di Nila di fermò, i suoi occhi si sbarrarono e le lacrime iniziarono a scendere. La vergogna, si era impossessata di lei; non riusciva ad emettere nessun suono nessuna mossa. In quel momento, voleva solo scomparire. Non avrebbe retto, perché se lo sentiva, un’altra umiliazione, no.
-Eccola!- Esclamò Selena, indicando verso l’entrata dell’edificio.
Improvvisamente, tutti gli occhi furono puntati su di lei; tutti la guardavano, tutti ridevano, tutti la deridevano. Era solo una povera stupida che era innamorata di uno dei più ‘fighi’ della scuola, mentre lei era solo una sfigata. “Cosa pensavi di fare, eh?”, nuovamente, la vocina della sua coscienza tornò a farle visita.
Non bastavano solo le umiliazioni che gli procuravano gli altri, pure lei stessa si insultava, per un semplice motivo: perché certe cose le avrebbe potute evitare.
“Stupida, stupida, stupida e stupida”, si disse, mentre Zayn si alzò in piedi, guardandola con occhi di fuoco. Si avvicinò a lei, lanciandole il diario che, istintivamente strinse forte al suo petto ma, prima che potesse dire qualcosa, Nila era già scappata, perché era quella l’unica cosa che sapeva fare.
 
 
 
-Perché, perché.- Urlò, appena si chiuse la porta, ed il male alle sue spalle.
Scivolò su di essa, continuando a piangere mentre i lividi che aveva lungo la schiena e la cassa toracica si facevano sentire.
-Perché.- Ripeté ancora, nascondendo il viso fra le gambe.
Alzò lentamente il viso, iniziando a fissare un punto indefinito. Iniziò a ricordare di come era finita lì, piangendo, di quello che aveva passato con la zia, del suo papà.
“Sono inutile, sono una stupida, a cosa serve vivere?”, si domandò, alzandosi lentamente.
Prese lo zaino, salendo in camera sua. Si chiuse la porta alle spalle, prese il suo diario, una penna ed iniziò a scrivere.
 
 
 

“Caro diario,
ormai non ha più senso dire come mi sento perché, vedi, non sento più niente. Sono morta, dentro.
Respiro inutilmente, spreco ossigeno, sono inutile, proprio come dicono tutti ed hanno ragione, sai? Non capisco perché mi trattengo ancora su questo schifo di mondo, quando potrei già essere altrove.
Anzi, sai una cosa? Voglio essere uno di quei 40 secondi. E lo sarò proprio adesso”.
 

 

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Ciao bellissime!

Lo so, questa OS è deprimente, tanto deprimente. Solo che la volevo scrivere, e l'ho fatto.
Non ho molte cose da dire, che perchè non voglio annoiarvi, solo: spero vi sia piaciuta e vi pregherei gentilmente di non copiare, davvero. Ci ho messo il cuore. Ma non solo per questa, per tutte le mie storie, perchè in ognuna comica, deprimente, schifosa, bella che possano essere, ci metto il cuore. 
Prometto che cambierò argomento la prossima volta, siccome ormai parlo solo di bullismo e suicidi, lo so, scusate, ma mi stanno tanto a cuore çç Giuro che la prossima os sarà diversa, ok? Ok c:
Vi saluto, un bacione! 

Jane x





 
   
 
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