Mi chiamo Emma, Emma Wilson ho 19 anni,vivo nel West Midlands. Sono una studentessa universitaria che si è trasferita all'età di 16 anni per approfondire gli studi a  Wolverhampton e che da allora decide di rimanere lì. Ma non sapevo assolutamente che trasferendomi la mia vita a soli 16 anni sarebbe cambiata. Ma lasciate che vi spiego..


 

 

3 anni prima:

«Mamma hai messo il carica cabetterie in valigia? Cavolo mamma quello è importante.» Sono euforica finalmente parto,sola.. Ho vinto una borsa di studio e mi trasferirò a Wolverhampton e avrò una casa tutta mia. «Em-così mi chiamano amici e parenti- si ho messo tutto non stressarmi che già sono agitata io,mancano meno di 8 ore e poi..» stava dicendo mia madre guardando l'orologio fin quando non l'ho vista piangere.'ci risiamo' . «Mamma dai,nell'ultima settimana ti ho vista piangere circa trenta volte, mi sembra esagerato, è vero parto ma è per studiare mamma,STUDIARE.» - «Em, sono tua mamma perchè non potrei essere preoccupata? Non ti rivedrò per più di un anno.» stava dicendo mia mamma che aveva preso un fazzoletto e si stava asciugando le 'lacrime' che ho sempre odiato. A volte non so se finga o faccia veramente. Io e lei non abbiamo mai avuto un rapporto normale, anzi.. si litigava in continuazione,mi proibiva tante cose ma sono stata sempre un tipo ribelle e non ha mai funzionato, ho sempre lottato per avere ciò che adesso sta diventando realtà e le sue 'lacrime' non mi faranno cambiare idea. «Ma almeno promettimi una cosa..» stava ancora parlando.. - «Cosa mamma?» domando un pò spazientita e mettendo le ultime cose in valigia. - «Promettimi che mi chiamerai ogni giorno,che sentirò la tua voce ogni giorno.» poi si era alzata,nemmeno il tempo di capire che le sue braccia mi stringevano forte da farmi male,ma era un 'bel' male se così si può definire.Non mi aveva mai abbracciata così,anzi adesso che ci penso non mi aveva mai abbracciata, poi mi guarda, tira in su il naso e esce dalla stanza,ancora un pò in silenzio, il tempo di sentir svanire i suoi passi che mi sarebbero mancati per più di un anno.. 'Promettimi che mi chiamerai ogni giorno,che sentirò la tua voce ogni giorno' le sue parole risuonavano ancora nella mia testa eppure non le avevo promesso niente..

 

 

 

 

 

Mi trovo in aereo già da un'ora, mi hanno accompagnata mio padre,mia madre e mio fratello e per la prima volta vedevo la MIA FAMIGLIA al completo era strano a pensarci e a vederlo per chi mi conosceva. Ero un pò agitata e preoccupata e cominciavo a farmi paranoie ma nello stesso tempo ero felice,ero libera,ero sola, indipendente, pensando al fatto di poter  prendere le mie scelte da sola,farmi male,cadere e rialzarmi. Ormai loro erano lontani kilometri,Manhattan è una grande città ma avevo bisogno di respirare aria 'europea' e poi mi addormentai. «Signorina,signorina si svegli stiamo per arrivare.» a parlare era stata l'hostess. Mi rimisi al mio posto in fretta,avevo un dolore al collo, di sicuro avevo dormito in qualche posizione strana,ma ecco che una voce dall'interno ci avvisa di mettere le cinture perchè stiamo per atterrare e fu così che dopo qualche minuto mi ritrovo all'aereoporto di Wolverhampton con delle valigie in mano,l'aria stanca e il vento che mi scompiglia i capelli chiamando un taxi..