Fanfic su artisti musicali > Oasis
Segui la storia  |       
Autore: GasPanic    14/02/2013    1 recensioni
Maggie è una diciassettenne piena di quei problemi tipici della sua età, e per di più deve affrontare anche la dura realtà del trasferimento, non solo in una nuova città, ma addirittura in una nuova nazione: l'Inghilterra. Capitata a Manchester, nel quartiere di Burnage, Maggie incontrerà e imparerà a conoscere i fratelli Gallagher, in un contesto che si colloca prima degli Oasis.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nelle 48 ore successive, il telefono non cessò di squillare neanche per un momento. Maledissi Liam, per essere così insistente; maledissi me stessa, per essermi comportata come una bimba, e per continuare ad ostentare quel comportamento pur trovandolo incredibilmente fastidioso. Ragiona, Maggie, ragiona. Dischiusi gli occhi alla pallida luce del sole invernale, rigirandomi tra le coperte per scacciare quegli assillanti pensieri che ormai da due giorni infestavano la mia mente. Non che ci fosse molto di cui riflettere. Mi ero semplicemente comportata da stupida, ero la causa del mio stesso male. No, non poteva essere così semplice. Se da una parte questo ragionamento non faceva una piega, dall'altra pensavo che se c'era stato qualcosa ad indurmi ad un tale comportamento, lo dovevo trovare. Esci, smettila con queste paranoie. Dimentica tutto, stai con Liam. Forse avrei dovuto rispondergli... Ma come al solito, l'orgoglio ebbe la meglio. Prima o poi si sarebbe stancato, no? Rabbrividii, avanzando a piedi nudi in direzione del telefono. Un gesto brusco, e la casa ripiombò nel placido silenzio tipico della domenica mattina, rotto ogni tanto solo dal rumore di qualche rara auto di passaggio, o dallo spensierato cinguettio degli uccellini chissà dove là fuori. Sei fortunato che mio padre sia fuori per lavoro a Nottingham fino alla fine del mese, Gallagher, pensai seccata osservando la spina del telefono che giaceva abbandonata sul freddo pavimento di linoleum. Probabilmente avrei provato rimorso o senso di colpa, probabilmente lo feci. Ma i sentimenti che provavo erano così vari, e inscindibili che io stessa non riuscivo a capire come il mio cuore riuscisse a sopportarli.

All we seem to know is how to show the feelings that are wrong.

Questo è un avvertimento: se non ci parli subito comincerà a prendere seriamente in considerazione l'ipotesi che tu abbia una cotta per Noel” mi ammonì Paul, senza privarsi di quella vena allegra che tanto me lo rendeva simpatico. “Come se non l'avesse già fatto” bofonchiai, sistemandomi lo zaino in spalla. Mi ero fermata a parlare con il maggiore dei fratelli Gallagher, avendolo incrociato casualmente davanti a casa sua, mentre rientravo, a testa bassa, da una terribile e traumatica giornata scolastica. Il ragazzo mi rivolse un'occhiata allo stesso tempo rassegnata e amichevole, senza sapere cosa replicare. Ormai era diventato lui il mio confidente, dato che probabilmente gli altri due non li avrei mai capiti. Lo salutai con una certa fretta, il mio stomaco chiedeva pietà. Dopo un pasto veloce e decisamente cotto male, mi proposi di studiare per il resto del pomeriggio. Quale distrazione migliore dello studio, per tenere lontane le pene d'amore? Sfortunatamente, come al solito, il fato aveva qualcosa di diverso in serbo per me.


Maggie!” la voce di Liam mi raggiunse, allarmata, oltre il robusto portoncino di casa mia. Rimasi interdetta, non sapendo bene come comportarmi. “Apri cazzo, ti prego!”
Colsi una vena d'esaltazione e di gioia nella sua voce. Cosa poteva essere successo? Noel era stato rapito dagli alieni? Avanzai verso la porta, titubante, mentre dentro di me imperversava una specie di terza guerra mondiale tra l'impulso di spalancare la porta e baciare quello che potevo definire 'il mio ragazzo', e l'indecisione, che mi suggeriva di tenere il muso ancora per un po'.
Oh, al diavolo, pensai, spalancando il portoncino forse con troppo vigore. Evidentemente Liam non si aspettava che aprissi, perché per poco non bussò sulla mia faccia. Lo osservai con un sopracciglio inarcato, ostentando un esagerato scetticismo che effettivamente non mi apparteneva.
Lui mi guardò di rimando, fuori di se dalla gioia. Mi fissava, con un sorriso a trentadue denti che andava da orecchio a orecchio. “Smettila di fissarmi così, sembri un ebete”. Lo trassi a me, lasciandomi sfuggire una risata. Per una volta i sentimenti che provavo per Liam avevano avuto la meglio. “Mi sei mancata” sussurrò, staccandosi dalle mie labbra. “Mh. Come mai così felice?”, chiesi, riprendendo per un attimo il cipiglio stizzito che avevo ostentato fino a poco prima.
Morrissey!” esclamò, felice come un bambino. “E' un cantante.. E quindi?”
Per un attimo il sorriso scomparve dalle labbra di Liam, per poi ritornare subito dopo, come aprì bocca per replicare: “C'è un fottuto meet and greet giù alla Manchester University! Sai cosa significa?”
Scossi la testa. Dove voleva arrivare? Uno stupido autografo, e poi? “MORRISSEY!” Ripeté, allargando le braccia e rivolgendo gli occhi al cielo. “Non pensavo ti piacessero gli Smiths” sancii, incrociando le braccia sul petto. Liam nel frattempo si era già accomodato- o forse sarebbe meglio dire buttato- sul divano. “Sono degli idoli” disse più a se stesso che a me. “MA soprattutto Ourkid impazzisce per loro!”. Si alzò di scatto dal divano, sfregandosi avidamente le mani. “Cos'hai intenzione di fare?” scattai, sulla difensiva. Il suo sguardo si rabbuiò, poi quel barlume malizioso si riaccese nei suoi occhi. “Mi faccio fare l'autografo..”fece, pensieroso. “...e se vuole averlo, glielo vendo”. Gli colpii il braccio con una sberla, mentre si rotolava letteralmente dalle risate vedendo la velocità con cui il mio colorito era cambiato. “Certo che sei proprio uno stronzo!” sbottai, non senza un mezzo sorriso. “Vuoi thé?” gli chiesi dandogli le spalle, mentre rovistavo nello scolapiatti alla ricerca della mia tazza preferita. “No” replicò distrattamente, giocherellando con una ciocca dei miei capelli.

Dovreste darci un taglio con questa storia. Insomma, non avete più tre anni, cazzo”. Gridai per farmi sentire da Liam, cercando di sovrastare l'insopportabile brusio che regnava nella stanza. Mi sporsi in punta di piedi, cercando di individuare Morrissey in un punto imprecisato dall'altra parte della stanza, sicuramente nascosto da quell'enorme folla chiassosa. “Cazzo, nemmeno io lo vedo” si spazientì Liam, ignorando spudoratamente il mio consiglio. “Ti prendo in braccio?” chiese speranzoso. “Forse non è il caso” risposi intravedendo uno spiraglio attraverso il quale mi potevo facilmente intrufolare. “Da questa parte” dissi, tirandolo per una manica. Ci intrufolammo giusto in tempo; un ragazzetto magro e biondo, con il volto coperto di brufoli, si allontanava con aria soddisfatta dal tavolo cui sedeva Morrissey, che finalmente riuscivo a vedere. Un figo, non c'è che dire. Liam fece schioccare la lingua, soddisfatto. Quando finalmente arrivò il nostro turno, quasi dovetti trattenerlo per farlo stare un po' fermo. L'uomo che sedeva davanti a noi era indubbiamente affascinante. Sorrise, cordiale, con quel classico sorriso che le superstar 'educate' rivolgono ai loro fan. “Come ti chiami, signorina?” chiese, un pennarello nero sospeso a pochi centimetri dal foglio, in attesa. “M-Maggie” balbettai, avvampando. Liam al mio fianco guardava il musicista con occhi sgranati e pieni di meraviglia. Mi sorpresi del fatto che non avesse ancora aperto bocca. Ed eccolo lì, a mandare in frantumi le mie illusioni. “Morrissey, cazzo, non posso crederci! Sei il mio fottuto idolo da sempre, se quel coglione di Noel fosse qui rosicherebbe da matti!” vociò allegro. Morrissey continuò a guardarlo con un sorriso, pur avendo l'aria leggermente spaesata. Cercò il mio sguardo, a conferma che il mio ragazzo fosse matto, ed io per tutta risposta scoppiai a ridere. Chiacchierammo per dieci minuti buoni. La folla dietro cominciava a spazientirsi.

Scusi, può fare una dedica anche a Noel?” chiesi con un filo di voce, quando Liam si era ormai già avviato altrove, verso un ragazzo che apparentemente conosceva. Morrissey annuì, scarabocchiando qualcosa su un foglio, che immediatamente dopo mi porse. “Grazie mille” cinguettai felice, infilandomi il foglietto in tasca e seguendo Liam, non prima di aver rivolto un ultimo sorriso radioso a Morrissey. “Lui è Paul, ma tu chiamalo Bonehead” annunciò Liam, quando mi ritrovai al suo fianco. Un ragazzo dai capelli neri mi tese la mano, abbozzando un sorriso. “Maggie, piacere”. Poi la coda avanzò, e noi ne approfittammo per sgattaiolare fuori dalla sala conferenze, tra una risata e l'altra.

 

Il mattino seguente, mi ritrovai, per l'ennesima volta, davanti al portoncino sgualcito di casa Gallagher. Premetti con veemenza l'indice sul campanello, poi gettai un'occhiata nervosa all'orologio che avevo al polso: le dieci meno un quarto. Mi strinsi nel cappotto. Non sapevo se i brividi che attraversavano il mio corpo fossero provocati dal freddo, dall'emozione o dalla febbre, che mi era salita proprio quella notte. 'Stai al caldo', mi aveva raccomandato mio padre al telefono la notte prima, mentre in diretta telefonica gli facevo la telecronaca della mia temperatura che saliva vertiginosamente, fino a toccare i 39 C°. Ma non mi importava. Non mi importava se in quel momento la testa mi girava, se probabilmente avrei cominciato a delirare da un momento all'altro. Dovevo farlo, ora o mai più. Il portoncino si socchiuse, intravidi solo un'iride chiara che mi scrutava indagatrice. “Liam non c'è” annunciò poi Noel imperturbabile, spalancando poi la porta ed ergendosi di fronte a me in tutta la sua altezza. Non che fosse così alto, per carità.

Mi schiarii la gola. “Non sono qui per Liam” dissi poi risoluta, per quanto risoluta possa sembrare una ragazzina dai capelli rossi stretta in un cappotto di tre taglie più grande, e con la febbre alta per giunta. Per tutta risposta inarcò un sopracciglio, incuriosito, osservandomi frugare nelle immense tasche del cappotto. “Probabilmente Liam avrà cercato di vendertelo...” esordii, poco convinta. “Sì, l'ha fatto”, mi interruppe lui, senza l'ombra di un sorriso. “Beh..” continuai, rigirandomi il foglietto stropicciato tra le mani. “Ci ho pensato io. So che non è molto, ma è sempre un autografo...”. Gli porsi il foglietto, lo sguardo fisso sui miei piedi, le guance che avvampavano, la testa che girava. Maggie, che ti succede? Non ti sarai presa una cotta per Noel? La vista cominciò a offuscarsi. Alzai lo sguardo sul mio interlocutore, desiderosa di vedere la sua reazione, ma il sorriso che gli si era dipinto in volto non appena aveva visto il pezzo di carta che gli porgevo si tramutò repentinamente in una smorfia preoccupata, non appena i suoi occhi si posarono sul mio viso. Ricordo solo di essermi ritrovata tra le sue braccia, inerme, con un gradevole aroma di Early Grey nelle narici. Poi, il buio. 





































Eccomi qui con un altro capitolo! Allora, ci tengo a precisare che non so da dove mi sia venuta l'idea di inserirci anche Morrissey. Non lo so proprio. Comunque, credo che questo capitolo rispetto agli altri sia un po' lunghetto (o no?) ma non è così male, dai. Lascia un po' di suspence, o almeno spero. Vabbè, buona lettura a tutti! Spero vi piaccia. A presto, mads!

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Oasis / Vai alla pagina dell'autore: GasPanic